martedì 12 agosto 2025

Un fedele scrive al suo vescovo. Che fine ha fatto il giudizio divino?



11 agosto 2025


Saved in: Blog
by Aldo Maria Valli


di Fabio Nones

Eccellenza monsignor Lauro Tisi,

grazie per la sua lettera pastorale “Al di là”. Devo dire che l’argomento mi ha sorpreso e interessato. Sono stato molto felice e riconoscente che lei sia passato a trovare mio cognato, malato di SLA, durante la sua visita pastorale a Sover, il mio paese di nascita. Belle anche le testimonianze di fede vissuta alle soglie della morte che riporta nella lettera. Ho apprezzato inoltre l’insistenza sul dono di sé che fa pregustare già in questa vita il cielo.

Tuttavia, ho qualche perplessità e tante domande che vorrei umilmente condividere. Lei stesso nella lettera dice che ascoltare è bello e quindi ho fiducia. Lo faccio non per polemica, ma con grande rispetto perché in coscienza credo sia giusto farle sentire il mio disagio.

Ecco le mie domande.

A un certo punto lei dice, citando Rahner: “La vita terrena non termina con la morte, ma trova il suo compimento nel ‘mondo che verrà’, dove l’essere umano sarà pienamente capace di Dio (capax Dei), ma anche in continua crescita nella scoperta di un amore ogni giorno nuovo”.

Vale per tutti? Indipendentemente dalle scelte di vita?

Dei quattro Novissimi (morte, giudizio, inferno e paradiso) ne rimangono solo due (morte e paradiso)? E il giudizio? E l’inferno?

Lei dice che i corpi risorgeranno per una comunione d’amore.

So che questo accadrà alla fine dei tempi, ma sarà uguale per tutti? Quindi coloro che adesso bombardano le donne e i bambini in fila per gli aiuti umanitari a Gaza, banchetteranno in cielo, senza bisogno di pentimento, assieme a madre Teresa di Calcutta?

E la giustizia di Dio? L’aldilà descritto da Rahner come esplosione di libertà è a senso unico? Libertà non significa anche poter dire di no a Dio fino alla fine? Non esiste più la possibilità della ostinazione nel male dell’impenitenza finale? Tutti salvi, dunque, anche senza bisogno di conversione?

E il purgatorio? A che pro la preghiera per i defunti?

A che pro le messe di suffragio? A che pro le indulgenze?

Nel capitolo sul giudizio lei scrive che Gesù in certi passi severi usa volutamente un linguaggio esasperato per scuotere le coscienze. In effetti, Gesù nomina la geenna almeno sessanta volte. Solo un modo di dire? Possiamo stare tranquilli?

Come può il giudizio finale di Gesù essere interpretato solo come un appello a evitare la mediocrità? Gesù ha pagato con la vita la riapertura ai credenti del regno dei cieli chiuso a causa del peccato originale.

Non dobbiamo più corrispondere anche noi alla grazia santificante contro la triplice concupiscenza, tremenda eredità di cui è infetta la stirpe di Adamo? Dobbiamo voltare pagina in nome del Dio “leggero e meraviglioso” che perdona tutti a buon mercato?

Mi perdoni la franchezza, ma volevo condividere i miei dubbi in nome di una fraterna parresia, sicuro di trovare ascolto nel suo cuore di padre.

Con grande rispetto e stima bacio le sue mani consacrate.





Nessun commento:

Posta un commento