
Posted By: admin 21 Agosto 2025
1. La vera conoscenza, che è sapienza, ha necessità di una precondizione che non ha bisogno di essere dimostrata, ovvero che la realtà non si può negare. Nella buona filosofia si riconosce il valore imprescindibile del cosiddetto “senso comune”, cioè di quell’insieme di evidenze che sono talmente evidenti (chiediamo scusa per la ripetizione) da non poter essere negate, pena l’impossibilità di contraddirsi. Si pensi all’affermazione che oggi va per la maggiore: la verità non esiste… e poi guai a chi osa negare questa stessa affermazione che s’impone comunque come verità, cioè la verità che non esiste la verità.
2. Il cattolicesimo postconciliare mostra tutta la sua astrattezza negando la centralità della Croce. Parole come: sacrificio, espiazione, riparazione…ormai sono totalmente sparite dalle predicazioni, dalle omelie e dalle catechesi. Il Cristianesimo è stato spolpato del suo interno, del suo cuore, che è appunto la Croce, segno distintivo del Cristianesimo stesso: il Segno della Croce.
3. Ed è in questo che si capisce quanto il cattolicesimo postconciliare sia tutto nella pura astrazione, nella negazione del reale, nell’odio (oseremmo dire) nei confronti della realtà stessa. Ciò perché la Croce se si può negare intellettualisticamente, non la si può negare intelligentemente. Essa non è sparita, ma continua ad essere presente (eccome!) nella Storia. Il dolore c’è, la sofferenza c’è, la morte c’è. E quali rispose, a queste “croci”, possono essere davvero persuasive se non il riconoscere e l’abbandonarsi alla Croce di Cristo?
4. Ecco dunque che la malattia del cattolicesimo postconciliare è una malattia dell’intelligenza. E’ una malattia che ha come sintomo il pretendere di trascurare ciò che è evidente, e immergendo così tutto nel delirio e nell’alienazione. Si parla, si parla, si scrivono documenti su documenti…ma la Croce di Cristo rimane sempre lì, centrale nella Storia, con tutti dolori e le sofferenze che non spariscono.
1. La vera conoscenza, che è sapienza, ha necessità di una precondizione che non ha bisogno di essere dimostrata, ovvero che la realtà non si può negare. Nella buona filosofia si riconosce il valore imprescindibile del cosiddetto “senso comune”, cioè di quell’insieme di evidenze che sono talmente evidenti (chiediamo scusa per la ripetizione) da non poter essere negate, pena l’impossibilità di contraddirsi. Si pensi all’affermazione che oggi va per la maggiore: la verità non esiste… e poi guai a chi osa negare questa stessa affermazione che s’impone comunque come verità, cioè la verità che non esiste la verità.
2. Il cattolicesimo postconciliare mostra tutta la sua astrattezza negando la centralità della Croce. Parole come: sacrificio, espiazione, riparazione…ormai sono totalmente sparite dalle predicazioni, dalle omelie e dalle catechesi. Il Cristianesimo è stato spolpato del suo interno, del suo cuore, che è appunto la Croce, segno distintivo del Cristianesimo stesso: il Segno della Croce.
3. Ed è in questo che si capisce quanto il cattolicesimo postconciliare sia tutto nella pura astrazione, nella negazione del reale, nell’odio (oseremmo dire) nei confronti della realtà stessa. Ciò perché la Croce se si può negare intellettualisticamente, non la si può negare intelligentemente. Essa non è sparita, ma continua ad essere presente (eccome!) nella Storia. Il dolore c’è, la sofferenza c’è, la morte c’è. E quali rispose, a queste “croci”, possono essere davvero persuasive se non il riconoscere e l’abbandonarsi alla Croce di Cristo?
4. Ecco dunque che la malattia del cattolicesimo postconciliare è una malattia dell’intelligenza. E’ una malattia che ha come sintomo il pretendere di trascurare ciò che è evidente, e immergendo così tutto nel delirio e nell’alienazione. Si parla, si parla, si scrivono documenti su documenti…ma la Croce di Cristo rimane sempre lì, centrale nella Storia, con tutti dolori e le sofferenze che non spariscono.
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