venerdì 30 aprile 2021

Perché il progetto Bose è destinato a fallire






L’allontanamento di Enzo Bianchi, fondatore del “monastero” ecumenista di Bose, è una delle tante prove evidenti che quell’esperimento di nuovo (pseudo) monachesimo è destinato a fallire.





di Ines Angeli Murzaku (28-04-2021)

Il 18 febbraio 2021, sulla pagina del Monastero di Bose è stata pubblicata la seguente dichiarazione: “Con profonda amarezza la comunità di Bose ha preso atto che Fratel Enzo non si è recato a Cellole nel tempo indicato dal Decreto del Delegato Pontificio del 4 gennaio.”

Si tratta del più recente atto di disobbedienza da parte del fondatore di Bose, Fr. Enzo Bianchi, che con un Decreto Pontificio del 13 maggio 2020, gli è stato ordinato di lasciare definitivamente la comunità di Bose e trasferirsi a Cellole, fondata nel 2013, ma recentemente gli è stato ordinato di interrompere qualsiasi legame con Bose dopo che il fondatore e tre dei suoi seguaci dovevano vivere a Cellole extra domum – fuori casa. “Purtroppo la mano tesa” per spostare Bianchi fuori da Bose non è stata accettata, continua il comunicato del 18 febbraio 2021. A fine marzo, Crux riporta che Bianchi lascerà Bose al più presto da solo, quando la pandemia sarà finita e “non appena avrò trovato una sistemazione”.


Cosa era successo a Bose?

Nel 2019, i membri della comunità avevano espresso alla Santa Sede serie preoccupazioni riguardo all’esercizio dell’autorità del fondatore, che aveva portato a una situazione tesa e problematica nella comunità. Papa Francesco ha organizzato una Visita Apostolica (dal 6 dicembre 2019 al 6 gennaio 2020) alla comunità di Bose incaricando l’Abate Guillermo León Arboleda Tamayo, OSB, Padre Amedeo Cencini, e Madre Anne-Emmanuelle Devéche, OCSO, Badessa di Blauvac con il delicato compito di ascoltare e approfondire la situazione di tensione tra i membri di Bose.


Dopo un prolungato e attento discernimento e preghiera a seguito della visita la Santa Sede ha concluso che Fr. Enzo Bianchi, Fr. Goffredo Boselli, Fr. Lino Breda e Sr. Antonella Casiraghi, dovevano separarsi da Bose e trasferirsi in un’altra sede, venendo dimessi da tutte le loro attuali posizioni. La decisione è stata approvata “in forma speciale” dallo stesso Papa Francesco. Inoltre, la Santa Sede ha tracciato un percorso di futuro e di speranza per la comunità, proponendo alcuni principi guida per un processo di rinnovamento con la speranza di dare nuova vita e nuova direzione alla comunità.


Un nuovo monachesimo?

Nel 1963, quando era studente di ragioneria all’Università di Torino, Bianchi iniziò un gruppo serale di studio della Bibbia e di preghiera invitando studenti di diverse confessioni cristiane, tra cui cattolici, battisti e valdesi. Diversi seguaci iniziarono a trovare la vocazione per una vita di preghiera, comunità e celibato che portò Bianchi a cercare un posto tranquillo e remoto fuori dalla città di Torino. Affittò una piccola casa nell’isolato villaggio di Bose, dove lui e i suoi amici restaurarono la chiesa romanica di San Secondo di Magnano dell’XI secolo, che probabilmente faceva parte del convento benedettino.

Enzo Bianchi con l’abbé Pierre.

La comunità mista (uomini e donne), interconfessionale ed ecumenica di Bose iniziò quando finì il Vaticano II, l’8 dicembre 1965. Ovviamente, la comunità di Bose è un’interpretazione moderna del monachesimo cristiano, o una nuova forma di monachesimo ecumenico in cui i membri della comunità – uomini e donne di diverse confessioni – vivono una vita comunitaria di preghiera, lavoro e celibato. Secondo la regola 43 di Bose “la comunità non è confessionale ma è composta da membri di diverse confessioni cristiane. Ogni membro deve trovare nella comunità lo spazio per praticare la sua confessione di fede e l’accettazione della sua spiritualità”. Non c’è, secondo la Regola, bisogno di cambiare o convertirsi o cambiare denominazione, perché uno appartiene a Cristo attraverso la chiesa del suo battesimo fino alla fine. Di conseguenza, uno “riconosce i suoi pastori, i suoi ministeri nella loro diversità, e cercherà sempre di essere un segno di unità” (regola 41).


L’affermazione, quindi, è che la pienezza della vita cristiana si raggiunge nella denominazione a cui si appartiene. Ma questo va contro il decreto del Vaticano II sull’ecumenismo, che spiega che “è solo attraverso la Chiesa cattolica di Cristo, che è il mezzo onnicomprensivo di salvezza, che possono beneficiare pienamente dei mezzi di salvezza”. È nella Chiesa cattolica che “sussiste la pienezza del corpo di Cristo unito al suo capo; ciò implica che essa riceve da lui la pienezza dei mezzi di salvezza” secondo il Catechismo della Chiesa Cattolica (#830). In pratica, i non cattolici di Bose, seguendo la Regola, non possono accedere alla pienezza dei mezzi di salvezza.

Anche l’Eucaristia non viene celebrata ogni giorno a Bose, a causa della sensibilità ecumenica. Così, anche i cattolici della comunità di Bose sono costretti ad accettare un mezzo di salvezza ridotto come dimostrazione di rispetto verso altre confessioni che non hanno la stessa comprensione dell’Eucaristia.


Ecumenismo di Bose?


Il focus della comunità di Bose è l’ecumenismo, ma non è un’autentica unità dove le differenze teologiche, ecclesiologiche e storiche vengono discusse, pregate e vissute. C’è una diluizione delle reali differenze confessionali in nome della sequela di Cristo e del Vangelo, che punta a una comunità universale nebulosa o a un’associazione privata di fedeli, ma non a un monastero e a una comunità monastica unita nel loro cammino verso la teosi. L’ecumenismo di Bose è un ecumenismo di tipo minimalista molto lontano dall’autentico ecumenismo espresso nei documenti del Vaticano II.

Enzo Bianchi con l’allora patriarca ortodosso di Costantinopoli Atenagora.


È ironico e triste, quindi, come una comunità di fratelli e sorelle, che si vanta di essere nata il giorno stesso della chiusura del Vaticano II con la missione di continuare e applicare le decisioni del Concilio, neghi e interpreti male il suo insegnamento. A proposito di ironie, il giorno (22 luglio 2014) in cui Papa Francesco ha nominato Fr. Bianchi consultore del Pontificio Consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani, ecco come Bianchi ha risposto all’inaspettata nomina: “Il Papa riformerà il papato, e questo favorirà le relazioni con gli ortodossi”, aggiungendo che “la riforma del papato significa un nuovo equilibrio tra sinodalità e primato… Questo aiuterebbe a creare un nuovo stile del primato papale e del governo dei vescovi.”

Quello che Bianchi propone, francamente, è una decostruzione e diluizione del papato a favore della sinodalità.

Il 7 novembre 1967, il vescovo locale (di Biella), proibì le celebrazioni eucaristiche a Bose, a causa delle irregolarità e della presenza di non cattolici tra i seguaci e gli ospiti di Bianchi nelle celebrazioni liturgiche. Il divieto fu revocato un anno dopo, nel 1968, dal cardinale di Torino, Michele Pellegrino, che celebrò la messa nella nuova comunità il 29 giugno 1968. Da allora la carriera del fondatore di Bose è stata in ascesa, ricoprendo alcuni degli incarichi più prestigiosi negli ambienti ecclesiastici tra cui una nomina accademica nel Consiglio di Amministrazione della Fondazione Giovanni XXIII per le Scienze Religiose (La scuola di Bologna).



Tempo di rinnovamento?


Il monachesimo è stato nel cuore della Chiesa per millenni. Non si può capire la storia del cristianesimo senza fare riferimento al monachesimo e all’ideale monastico, che ha creato la civiltà occidentale e ha portato il rinnovamento, la conservazione e la continuazione dell’Occidente. Il monachesimo è stato la fonte esistenziale della cultura europea, come ha sottolineato Papa Benedetto XVI nel suo discorso al mondo della cultura al Collège de berardins di Parigi nel 2008.

L’esperimento di Bose, che ha cinquantatré anni, sta avendo una crisi di mezza età. Ciò che è urgentemente necessario a Bose è l’istituzionalizzazione, la struttura all’interno della Chiesa, e una regola monastica approvata che guidi la comunità monastica. Solo allora un autentico rinnovamento e una vera guarigione inizieranno sul serio.

catholicworldreport.com; traduzione: sabinopaciolla.com)




Arresti, minacce e divieti, così la Cina disattende l’accordo con il Vaticano

 






di Massimo Franco, 29 aprile 2021 

«Con i cinesi dobbiamo avere molta pazienza...». Le parole misurate del diplomatico vaticano velano a fatica l’irritazione della Santa Sede per il modo in cui le autorità di Pechino stanno interpretando, eufemismo per non applicando, l’accordo segreto rinnovato per un biennio nell’autunno scorso. Il testo non è mai stato reso noto per volontà della Cina. Si sa solo che dovrebbe servire a concordare la nomina dei vescovi. All’ombra di questa intesa, tuttavia, stipulata per la prima volta nel 2018, il Partito comunista cinese sta attuando una politica di repressione della libertà religiosa che punta a riaffermare il proprio potere.


Papa Francesco aveva deciso di «mettere un piede nella porta di un Paese che si sta chiudendo», come fu detto dai negoziatori vaticani, convinto che alla lunga avrebbe permesso al cattolicesimo di riattecchire; e che nel medio periodo avrebbe permesso di stabilire relazioni diplomatiche col regime di Xi Jinping. Gli ultimi mesi, però, delineano scenari diversi. Da tempo il Vaticano chiede di potere aprire un ufficio informale a Pechino: un paio di stanze per monitorare da vicino quanto sta accadendo, a cominciare dall’applicazione dell’intesa temporanea. Ma la richiesta è stata lasciata cadere.


Le autorità cinesi hanno fatto presente che esiste già la Legazione apostolica a Hong Kong; e che potrebbe essere chiusa da un giorno all’altro, se fosse sospettata in qualche modo di appoggiare le proteste nell’ex colonia britannica: la recente legge sulla sicurezza permette di equipararle a un attentato alla sicurezza nazionale. Nei mesi scorsi alcuni esponenti cattolici nell’editoria e in politica sono stati intimiditi o arrestati. «Si gioca sul principio dell’ “interferenza straniera”. Il no all’apertura di un nostro ufficio a Pechino», spiegano alla Segreteria di Stato vaticana, «dice quanto lontane siano le relazioni diplomatiche tra noi e loro».


D’altronde non si tratta di un segnale isolato. Il Partito comunista vuole essere «padrone della questione religiosa». Per questo vengono chiusi gli orfanotrofi gestiti dalle suore. «Eppure hanno una lunga tradizione. Nei decenni passati le madri portavano lì le neonate femmine al tempo della politica del figlio unico», raccontano in Vaticano, «per evitare che fossero uccise. Soprattutto nelle comunità contadine erano considerate solo una bocca in più da sfamare». Quanto all’indurimento dei controlli degli ultimi mesi, i genitori non possono andare in chiesa con i bambini: bisogna avere compiuto diciotto anni. La polizia ferma le famiglie fuori, e si impegna a tenere i figli o le figlie fino a quando la messa è finita: pratica temutissima.


Si parla di telecamere digitali installate all’interno dei luoghi religiosi per schedare i fedeli. Asia News, la rivista dei missionari del PIME, ha appena pubblicato un articolo del direttore Bernardo Cervellera. Titolo: «Una multa per la messa del vescovo sotterraneo. Tradito l’Accordo sino-vaticano». Si parla di un fedele multato per avere ospitato monsignor Shao Zhumin nella sua cappella privata. «Il prelato», si legge, «riconosciuto dalla Santa Sede ma non dal Partito, è bollato come emissario di una “istituzione straniera”». E la colpa di chi gli ha fatto dire la messa sarebbe quella di avere «facilitato attività religiose illegali».


Cervellera, direttore di Asianews dal 2003, lascerà a metà maggio: al suo posto arriverà padre Mario Ghezzi, direttore del Pime di Milano, dove si trasferirà la redazione. È stato destinato a Hong Kong, dopo una tappa a Taiwan dove prenderà lezioni di mandarino per affinare il suo cinese. E sarà interessante vedere se e quanto potrà ancora scrivere sulla Cina. I suoi articoli sono stati sempre considerati troppo ostili al regime. Su questo ha avuto contrasti e tensioni anche con la Segreteria di Stato e i negoziatori vaticani, che lo considerano in sintonia col cardinale Zen, critico irriducibile dell’accordo voluto da Francesco e dal suo «primo ministro», il cardinale Pietro Parolin.


Il missionario è tra quanti vedono il patto segreto con Pechino come un grimaldello cinese per cancellare la chiesa sotterranea fedele al Papa; e che ritiene improbabile la sopravvivenza degli accordi oltre la soglia dell’attuale pontificato. In realtà, quanto accade conferma piuttosto una situazione in bilico, e «partiti» pro e anticinesi presenti all’interno della chiesa cattolica. Con un elemento di incertezza in più, dovuto all’arrivo del democratico Joe Biden alla Casa Bianca. La sua presidenza potrebbe porre alla Santa Sede più problemi di quanti ne abbia creati nei rapporti con la Cina il predecessore, Donald Trump.


La rozzezza della sua Amministrazione si vide quando il segretario di Stato trumpiano, Mike Pompeo, attaccò frontalmente il Vaticano per l’accordo segreto, costringendolo di fatto a rinnovarlo per non apparire subalterno agli Stati Uniti. Ma adesso, con l’insistenza strategica e sottile di Biden sulla libertà religiosa e i diritti umani violati sistematicamente in Cina, si tratti di cristiani o di musulmani, la posizione della Santa Sede diventa meno facile. I rapporti tra Francesco e il presidente Usa appaiono più cordiali e convergenti rispetto a Trump. Ma la situazione si è come rovesciata.


Ora, il problema per le autorità cattoliche non sembra più quello di non allinearsi alla strategia anticinese della Casa Bianca, richiesta a tutto l’Occidente e agli alleati asiatici. Semmai, diventa quello di non apparire subalterno o comunque troppo cedevole nei confronti di Pechino: un esercizio di equilibrio che promette di richiedere un ulteriore sforzo di pazienza verso una Cina assertiva, nervosa e tentata di scaricare all’esterno, magari anche sulle relazioni col Vaticano, i suoi problemi domestici. Per il Partito comunista, è sempre stata una questione usata strumentalmente nello scontro ideologico al proprio interno.





fonte 




giovedì 29 aprile 2021

Ddl Zan, la resa dei vescovi affretta la dittatura Lgbt






LIBERTÀ RELIGIOSA

Una Nota della CEI (Conferenza Episcopale Italiana) chiede solo dei miglioramenti al disegno di legge contro omofobia e transfobia e invita al dialogo senza pregiudiziali, dando così disco verde all'approvazione del ddl che, nel frattempo, è stato calendarizzato al Senato dopo settimane di polemiche e rinvii. Il testo della Nota CEI è l'espressione di una Chiesa impaurita, che rinuncia ad affermare la Verità, con un forte complesso di inferiorità davanti al mondo.




Riccardo Cascioli, 29-04-2021

Sarà pure una coincidenza, però appena dopo la pubblicazione ieri mattina della Nota dei vescovi italiani (CEI) sul ddl Zan, si è sbloccata la situazione in Senato e il disegno di legge su omofobia e transfobia, dopo settimane di stallo e polemiche, ha avuto il via libera per la discussione in Commissione Giustizia del Senato.

La calendarizzazione al Senato del ddl Zan, che alla Camera è già stato approvato lo scorso 4 novembre, è passata con 13 voti contro 11, ovvero con il voto contrario del centrodestra. L’esame del testo inizierà quindi entro maggio e relatore sarà il presidente della Commissione Giustizia, il leghista Andrea Ostellari, che era stato accusato dalla sinistra in queste settimane di fare ostruzionismo, ritardando la calendarizzazione.

Ciò che rende particolarmente sgradevole la coincidenza tra la Nota della presidenza della CEI e la calendarizzazione del provvedimento, è l’atteggiamento remissivo e sottomesso dei vescovi italiani, che sembrano quasi chiedere scusa per la loro esistenza. In pratica la CEI non ha alcuna obiezione al fatto che una legge di questo genere sia considerata necessaria; non si preoccupa troppo del fatto che introdurrebbe il reato di opinione (e anche di pensiero), solo un cenno al fatto che la discriminazione non si combatte «con l’intolleranza».

No, la presidenza della CEI chiede soltanto di discutere maggiormente il ddl e di migliorarlo tenendo conto che il testo ha suscitato dei «dubbi (…) condivisi da persone di diversi orizzonti politici e culturali». Che tipo di dubbi? Sostanzialmente il fatto che il testo del ddl mette «in questione la realtà della differenza tra uomo e donna», argomento sostenuto anche da settori del femminismo. E infatti ieri il sito di Avvenire, il quotidiano della CEI, accanto alla notizia dell’approvazione della discussione in Senato, metteva il parere della “femminista genovese” Sandra Morano che lamenta la volontà di superare il sesso biologico.

Certo, è un tema importante quello dell’ideologia di genere, ma non solo nella Nota CEI non la si nomina esplicitamente, ma neanche si fa cenno all’aspetto più inquietante: ovvero l’indottrinamento gender a scuola fin dall’infanzia, quella odiosa “colonizzazione ideologica” più volte denunciata con forza da papa Francesco.

Soprattutto non si ha il coraggio di affrontare il nodo centrale del ddl Zan: cioè che il vero scopo della legge è di impedire ogni voce contraria all’ideologia gender e all’agenda Lgbt…. Così la Nota CEI asseconda la falsa idea che ci sia davvero in Italia una emergenza omofobia e transfobia, dilungandosi sul «tempo di discriminazioni e violenze» in cui viviamo e che trova più esposti questi «nostri fratelli e sorelle», quando ufficialmente in Italia si registra appena una media di 26.5 crimini d’odio l’anno legati all’orientamento sessuale; fa anche finta che lo scopo della legge sia effettivamente punire le eventuali violenze contro omosessuali e transessuali, quando è ben noto che ci sono leggi a sufficienza che lo fanno già.

Così la Nota tace sull’attentato alla libertà di opinione e di espressione che il ddl Zan comporta, attentato che tocca al cuore anche la libertà della Chiesa. La legge non è ancora in vigore ma già sono numerose le intimidazioni che abbiamo registrato contro quei pochi preti che hanno ancora il coraggio di dire la verità sull’uomo e sulla famiglia. E purtroppo, dobbiamo dire, questi preti non trovano adeguata difesa da parte dei rispettivi vescovi. In ogni caso già oggi affermare pubblicamente che esiste una sola famiglia, naturale, fondata sul matrimonio tra un uomo e una donna, è un’azione ad alto rischio, malgrado sia scritto nella Costituzione. Così è opporsi al riconoscimento delle unioni omosessuali, all’adozione da parte di coppie gay e ora anche all’utero in affitto.

È un disegno di legge che ha solo una motivazione ideologica, che per sua natura non accetta il confronto con la realtà né può accettare soluzioni di compromesso. È frutto di una ideologia violenta e totalitaria, e i nostri vescovi, con un filo di voce, dicono “Parliamone”, “Facciamo pure la legge, ma per favore, smussiamo un po’ gli angoli”. È l’immagine di una Chiesa impaurita, timorosa e incapace di affermare la Verità, una Chiesa con un forte complesso di inferiorità davanti al mondo.

Ovvio che una Nota come quella diffusa ieri suoni come un via libera alla legge e indebolisce i già pochi che in Parlamento cercano di organizzare una resistenza. Per non parlare dei cattolici che testimoniano nella società e nel loro lavoro la fedeltà alla concezione di uomo e di famiglia rivelataci da Cristo. Sembra la replica di quanto accaduto con la legge Cirinnà.

Come potranno le scuole cattoliche impedire l’invasione dell’ideologia gender nei programmi scolastici e resistere all’imposizione di attivisti Lgbt… per lezioni sulla sessualità? Come faranno gli psicologi ad aiutare le persone che vivono con disagio l’attrazione verso le persone dello stesso sesso? Cosa succederà ai giornalisti e ai docenti che non si rassegneranno alla menzogna? E come faranno i preti – quelli che ancora lo fanno – a insegnare il progetto di Dio sull’uomo e sulla donna?

Soli e abbandonati a se stessi, nei tribunali si troveranno accusati anche da preti e vescovi. Già succede, con la legge Zan diventerà normale.




mercoledì 28 aprile 2021

Un manifesto pubblicizza l'aborto




Articolo pubblicato a nome delle Aggregazioni laicali della Diocesi di Pistoia nelle agenzie di stampa in riferimento ad un manifesto (che preferiamo non mostrare) di promozione dell'aborto farmacologico (con la pillola RU486) che viene presentato come una "meravigliosa conquista per la salute della donna". 



28/04/2021

“Che la vita sia sacra è ovvio: è un principio più forte ancora che ogni principio della democrazia.” P.P. Pasolini

Un manifesto in questi giorni, in questo tempo pasquale durante il quale i cristiani celebrano la resurrezione e la vita, pubblicizza l'aborto farmacologico. Un'iniziativa promossa dall'Unione degli atei e degli agnostici razionalisti con la quale hanno tappezzato le principali città d'Italia e anche Pistoia. Un’evidente provocazione presentata come una “scoperta scientifica meravigliosa” a favore della donna.

In questi tempi sempre più diffusamente si invoca la tutela dell’ambiente, degli animali, il rispetto di tutte le forme di vita, ed è cresciuta anche l’attenzione alla salute dell’umanità messi in pericolo dall’inquinamento dell’aria, dell'acqua, del cibo per opera dell’uomo stesso.

Perché -dunque-  sostanze chimiche che, come un veleno, hanno la capacità di uccidere un embrione possono essere reclamizzate come un farmaco sicuro e da assumere senza problemi? Non si tratta piuttosto di una falsificazione della realtà e di un messaggio fuorviante e menzognero soprattutto per le giovani donne? Giuseppe Noia, docente di Medicina dell’età prenatale all’Università Cattolica del Sacro Cuore, direttore dell’Unità operativa perinatale del Policlinico Gemelli afferma che la pillola Ru486 “non è né sicura, né indolore, né semplice da usare.”

Allo stesso modo, i progressi medici scientifici legati alle nuove tecnologie mettono in evidenza il meraviglioso -questo sì che è meraviglioso- processo di sviluppo della vita umana e la relazione tra madre e figlio che inizia fin dal grembo materno.  “Ancora una volta – sottolinea il professor Noia – non si vuole vedere il grande miracolo della relazione tra madre e figlio che si instaura fin dai primi istanti, dimostrato dalla scienza e testimoniato dalla sofferenza di tante donne dopo un aborto spontaneo a 7-8 settimane di gestazione. Ne ho seguite più di 400 e tutte mi hanno confidato un profondo dolore incompreso dagli altri; il dramma di una lacerazione che è indipendente dall’età gestazionale o dalle dimensioni del feto, legata alla perdita della presenza di un figlio.” Una mamma aiutata dal Movimento per la Vita racconta come la sua scelta iniziale di abortire fosse determinata dall’angoscia per una situazione familiare precaria e racconta: i fatti della vita possono anche portarci alla disperazione ma bisogna cercare aiuto e non rimanere chiusi in una stanza come volevo fare io! Grazie a chi mi ha voluto bene, sono riuscita a fare la scelta che già dentro di me era scritta.” La scelta della vita.

Non serve avere una fede religiosa per capire ciò che la retta ragione e il buon senso possono vedere con evidenza: che giudicare l’aborto -a prescindere dalla metodica con la quale esso sia compiuto- una conquista è una grande mistificazione della realtà.

L'aborto farmacologico consiste nella somministrazione di una pillola, la RU 486, che provoca la morte del nascituro e, con ulteriori farmaci, ne avviene l’espulsione: un processo che talvolta “può durare fino a due settimane, mentre il British Medical Journal riferisce che nel 56 % dei casi in età gestazionale elevata la donna subisce l’esperienza devastante di vedere l’embrione espulso con tutto il sacchetto gestazionale” (Noia). Un’esperienza del genere come non può non avere effetti negativi sulla salute della donna?

In conclusione, propagandare l’aborto come un progresso non può che essere frutto di un modo di pensare del tutto ideologizzato, “che l’aborto sia un diritto e una conquista – scrive il nostro vescovo– per questi è una verità incontrovertibile, non negoziabile, una tetragona sicurezza dogmatica” dalla cui posizione ci dissociamo proprio in nome della scienza e della ragione, nonché della fede, che percepisce la vita un grande dono di Dio. “Io credo – continua – che anche uno spirito laico autenticamente tale, pur non credente, dovrebbe essere abitato dal dubbio; dovrebbe porsi delle domande e giungere per lo meno a dire che l’aborto è comunque sempre un dramma che andrebbe evitato e che migliore sarebbe una società dove non ci fosse più.”


Aggregazioni laicali della Diocesi di Pistoia 










martedì 27 aprile 2021

Un appello dai nostri fratelli cattolici di Germania, Austria e Svizzera







Carissima Costanza e Carissimi amici del Monastero Wi-Fi,
diffondete questo nostro appello…



È molto difficile per noi cattolici residenti in Austria vivere la nostra fede, ma non a causa dell’ateismo o di altri credi religiosi…é la chiesa “pseudo-cattolica” che ci perseguita. Non credo che possiate rendervi conto del problema della “nuova chiesa” che in Germania, Austria e Svizzera sta crescendo in seno alla Chiesa Cattolica. Non é solo un problema dottrinale o morale: é un gravissimo problema umano. Sono 17 anni che mio marito ed io (insieme ad un altro paio di famiglie) tentiamo di sopravvivere, anche chiedendo aiuto ai vertici della Chiesa Cattolica (fino al Papa). Tutto invano. Ormai, anche i sacerdoti che proclamavano la Parola di Cristo si stanno “convertendo” a ciò che loro stessi chiamano (con orgoglio, ahimé) la “chiesa di mezzo”, di cui fanno parte movimenti come Maria 2.0, Maria Magdalena, Iniziativa Parrocchiale (fieramente disobbedienti a Roma), Gioventù Cattolica, Movimento femminile cattolico…tutto ben pubblicizzato dalle Diocesi e sostenuto finanziariamnte dalla simoniaca tassa del Kirchenbeitrag (paghi e puoi ricevere i Sacramenti, non paghi, sei scomunicato e sbattezzato).

Tutte queste realtà sono sostenute dai Vescovi e promuovono ideologie pericolose: matrimoni tra persone dello stesso sesso (incluse le adozioni), donne prete, aborti permessi in certe circostanze, eucarestia ai divorziati, meno Messe, abolizione del Sacramento della Confessione, etc…. Parlare con questa “chiesa di mezzo” (ribadisco, fortemente sostenuta dai Vescovi e dai sacerdoti, che invece letteralmente detestano il rito antico che qui é lentamente in crescita) fa venire la pelle d’oca. Il dolore che provo ogni volta che li ascolto é indescrivibile.

La maggioranza sono persone frustrate, piene di rabbia e rancore nei confronti della Chiesa Madre, convinti di seguire un Gesù che stanno spogliando di tutto. Le donne poi sono inviperite: pretendono posizioni importanti, riconoscimenti anche finanziari e, anche qui ad Innsbruck, organizzano scioperi “ecclesiali”. Sí, sembra assurdo, ma é così: invitano tutti, anche i sacerdoti, a non celebrare la Messa in Chiesa, ma solo una preghiera silenziosa fuori; ad astenersi da qualsiasi “lavoro” (perchè per loro seguire Cristo é un lavoro come un altro) in Chiesa per diverse settimane all’anno e protestare nelle piazze per ottenere riconoscimenti e ringraziamenti mondani. La rabbia nei loro gesti e nelle loro parole ricorda quelle dei film sul nazismo. Dopo 17 anni di lotte e lacrime, cominciamo a pensare che questo popolo stia ancora pagando nell’anima gli errori commessi da Lutero a Hitler… La durezza degli sguardi di alcuni sacerdoti e consacrate, che repotavamo amici, mentre proviamo a ricordare loro con mitezza (letteralmente in ginocchio e con le lacrime agli occhi) il messaggio meraviglioso del Vangelo é inquietante. Questa “chiesa di mezzo” é una chiesa profondamente infelice e moribonda.

Oltre ad essere aggressiva e con il cuore pietrificato. Ci fanno una pena incredibile. Vi supplichiamo di unirvi a noi nel pregare per loro, perché come Lutero provocò un terremoto 500 anni fa, ora sta accadendo qualcosa di peggio e colpirà tutta la Chiesa Universale, proprio a causa del silenzio di chi dovrebbe correggere (e sa, perché vi assicuriamo che sa…abbiamo scritto lettere a cardinali, sacerdoti, al Papa stesso…). Questa “chiesa di mezzo”, mescolata ai valori di questo mondo, sta distruggendo il Regno di Dio più di quanto non facciano gli atei o i credenti di altre confessioni. La situazione é grave! Lo gridiamo da anni, ma tutti continuano a lodare Cardinali come Schönborn, che é uno dei leader di questa nuova chiesa protestante ma che si definsce cattolica. Parlando con loro capisci che hanno un obiettivo preciso: svuotare la dottrina dal di dentro. Un sacerdote mi ha detto queste testuali parole, urlandomele in faccia senza troppi complimenti: “lo scisma c’é già, ma non sarà MAI ufficiale. È un no go. Non vogliamo e non possiamo uscire dalla Chiesa di Roma!”. Le idee dei teologi tedeschi (perché tutti i movimenti citati sopra sono in mano ai teologi, figli di Kung e Rahner, sepolto nella Chiesa dei Gesuiti di Innsbruck) hanno già sostituito quelle della Tradizione, ma non si dice apertamente, proprio perché loro vogliono essere definiti cattolici: loro vogliono una chiesa cattolica diversa. Con loro intendo la stragrandissima maggioranza dei credenti di lingua tedesca, guidati da sacerdoti, Vescovi e Cardinali che ormai sono usciti dal cammino della fede e credono solo in loro stessi. Nelle scuole cattoliche si insegna già che gli omosessuali hanno diritto di sposarsi (d’altronde, sulle facciate delle Chiese sventolano bandiere arcobaleno), addirittura affermando che la Chiesa di Roma é retrograda, cattiva, dura… Mio figlio ne é testimone suo malgrado ed é venuto a casa sconvolto.

Non solo, essi promuovono dai 12 anni in sù l’uso di preservativi e fanno una campagna vaccinale martellante contro il papilloma virus (dimenticando completamente la prevenzione, anche di tutte le altre malattie fisiche e spirituali sessualmente trasmesse). Il catechismo ufficiale non si insegna più; ne hanno diffusi altri più alla moda. La confessione personale viene sconsigliata (soprattutto ai bambini ed ai giovani); viene promossa una sorta di chiacchierata comunitaria in cui ognuno si pente di che cosa non si sa, poiché, parola di un sacerdote, il peccato qui non si può più nominare. La nuova chiesa parla solo di debolezza e fragilità, di cui i poveri ragazzi non hanno nessuna colpa. Si organizzano solo tante sfilate di donne (tra cui molte consacrate con tanto di velo e cartelloni) che parlano in mezzo alla città di donne Sante del passato con lo scopo ESPLICITO di essere considerate al pari (o migliori) degli uomini, di poter diventare sacerdotesse stipendiate e di concedere ai loro eventuali mariti lo stesso privilegio… Ed ai sacerdoti di sposarsi (magari con quelle tra loro che sono ancora zitelle o che sono consacrate). Alcune di noi sono state addirittura caldamente invitate a partecipare, poiché tre le organizzatrici ci sono diverse “diaconesse” (non lo sapevate, qui ci sono già da un pezzo) parrocchiali e teologhe (molto frustrate, parole loro, per doversi accontentare di essere solo teologhe, a causa della chiesa maschilista). Il Vescovo della nostra Diocesi le sostiene con molta forza, tanto da aver fatto appendere uno striscione gigante sulla facciata del duomo con queste parole “Finché Dio ha la barba sarò femminista”. Non solo, ne andava tanto fiero da essersi fatto intervistare per spiegare ancor meglio il suo gesto. Potremmo andare avanti ancora per molto… ma vi chiedo di leggere la preghiera infuocata di San Luigi Gringnon di Monfort (in fondo) per capire a che punto di afflizione ci troviamo. La speranza non ci manca, poiché sappiamo che gli afflitti saranno consolati e Cristo ha vinto il mondo.

Ma la Chiesa Madre non può continuare a fare finta di niente: Cristo soffre amaramente a causa di questi uomini di Dio che lo tradiscono ogni giorno di più, invitando tanti suoi figli al peccato, anche quello mortale. Quello che ci fa stare male sono le anime… che sono visibilmente frustrate, infelici, arrabbiate con tutto. E questa rabbia sta diffondendosi a macchia d’olio. Vi preghiamo, in nome di Maria Santissima, del Suo Cuore Immacolato che soffre immensamente, unitevi a noi in una crociata di preghiera per impedire che sempre più anime vengano ingannate dai Ministri di Cristo. Per pregare per questi Ministri che sono divenuti merceneari, perchè hanno abbandonato la loro vocazione a seguire Cristo. Hanno rifiutato la Croce! E così non potranno godere della Resurrezione.

Pregate perché si riversi su di loro la Misericordia infinita scaturita dalla Croce e, come il centurione, tornino a vedere. Noi pecorelle siamo sfinite… Combattere contro ideologie apertamente anticlericali é dura, ma vi assicuriamo che resistere alle stesse ideologie quando sono gli amici (nel senso usato da Gesù con Giuda) a cercare di importele con una durezza che non potete immaginare, é davvero sfiancante. Abbiamo bisogno che la Madre Chiesa venga in nostro aiuto e si unisca a noi in questa resistenza, ci rifornisca di viveri (qui ormai trovare una Liturgia sana é difficilissimo; noi siamo tornati al rito antico di comunità come San Pio X e Fraternità San Pietro per assistere alla Messa) e ci mostri il Suo affetto materno, invece di continuare a ripeterci che “la Chiesa tedesca va bene così, che sono chiacchiere, pettegolezzi, che non si può criticare la chiesa…”.
Facciamo nostre la parole di Santa Caterina da Siena:

“E perciò, se io parlo quello che pare che sia troppo e suoni presunzione; il dolore e l’amore mi scusi dinnazi a Dio e alla Santità vostra.
Ché, dovunque io mi volgo, non ho dove riposare il capo mio.
Se io mi volgo costì (che dove è Cristo, debba esser vita aeterna); e io vedo che nel luogo vostro, che sete Cristo in terra, si vede l’inferno di molte iniquità, col veleno dell’amore proprio …
Riluca nel petto vostro la margarita della santa giustizia, senza veruno timore”.


Facciamo nostra la Sua supplica ad un grande prelato:

“Aprite l’occhio e guardate la perversità della morte che è venuta nel mondo, e singularmente nel corpo della Santa Chiesa. Oime’, scoppi lo cuore e l’anima vostra a vedere tante offese di Dio! … Ahimé, basta tacere! gridate con centomila lingue. Vedo che, per lo tacere, lo mondo è guasto, la Sposa di Cristo è impallidita”.


Prendeteteci sul serio, ve ne preghiamo! Sosteneteci con le parole e le preghiere! Che il Signore ci doni sacerdoti Santi! Che il Signore non permetta che noi, i nostri figli cadiamo in tentazione, ma ci liberi dal Male! L’aria che tira qui non promette nulla di buono…é davvero avvelentata ed é foriera di una tempesta che si preannuncia terribile, a tutti i livelli. E che si riverserà su tutta l’Europa.
E allora, con San Luigi Grignon di Montfort, ormai allo stremo “gridiamo” piangendo:
Perché così pochi soldati sotto la tua bandiera? Quasi nessuno griderà in mezzo ai suoi fratelli per lo zelo della tua gloria come san Michele: Chi è come Dio? (49).
Lasciami allora gridare dappertutto: Al fuoco! al fuoco! al fuoco!… Aiuto! aiuto! aiuto!… C’è fuoco nella casa di Dio! C’è fuoco nelle anime! C’è fuoco perfino nel santuario… Aiuto! […]

[29] Chi sta con il Signore, venga da me! (51). Tutti i buoni sacerdoti sparsi nel mondo cristiano, sia che si trovino tuttora in pieno combattimento o si siano ritirati dalla mischia nei deserti e nelle solitudini, vengano e si uniscano a noi (52). Formiamo insieme, sotto la bandiera della croce, un esercito schierato e pronto alla battaglia, per attaccare compatti i nemici di Dio che han già dato l’allarme: suonano l’allarme, fremono (53), digrignano i denti (54), sono sempre più numerosi (55).

“Spezziamo le loro catene, gettiamo via i loro legami”. Se ne ride chi abita i cieli, li schernisce dall’alto il Signore (56).
[30] Sorga Dio, i suoi nemici si disperdano! (57). Svegliati, perché dormi, Signore? Déstati! (58). Signore, alzati! Perché fingi di dormire? Alzati con tutta la tua onnipotenza, misericordia e giustizia. Formati una compagnia scelta di guardie del corpo, per proteggere la tua casa, difendere la tua gloria e salvare le anime, affinché ci sia un solo ovile e un solo pastore (59) e tutti possano glorificarti nel tuo tempio (60). Amen.

DIO SOLO!

Elena insieme a Martina, Miriam, Federica, Enrico, Günther, Philipp, Mauro, David, Gabriel, Samuel, Eric, Matilda, Elena…










lunedì 26 aprile 2021

Francia: la talare, un "indicatore" di salute della Chiesa in aumento





Sempre più giovani preti diocesani di Novus Ordo in Francia indossano la tonaca, riferisce FamilleChretienne.fr (19 aprile).

Don Laurent Gastineau, un giovane prete ordinato nel 2014 per la diocesi di Séez ha detto che nella sua zona nel 2014 solo due preti indossavano la tonaca; ora ci sono dieci preti in tonaca: metà del clero locale.

Arte Houssard, produttore francese di tonache su misura, ha visto un aumento delle vendite del 145% dal 1999 al 2016.

“Abbiamo sempre avuto clienti, soprattutto tradizionalisti a cui possiamo aggiungere la nuova generazione di preti [di Novus Ordo] che vogliono indossare la tonaca, anche se non la indossano tutti i giorni," dice il manager del negozio di Parigi.

Francesco non sarà contento di questo sviluppo; tuttavia, l'uso o meno della tonaca è un indicatore della salute o del declino della Chiesa.

Foto: © Lawrence OP, CC BY-NC-ND, #newsDspawinuni







Le parrocchie chiudono, ma il calo dei sacerdoti non è la causa




 25 marzo 2021  di Andrea Zambrano 



Troppo comodo dare la colpa alla penuria di sacerdoti. Più difficile andare alla radice del problema. Che è il seguente: perché calano i sacerdoti? La domanda è capitale, è la domanda del secolo perché dalla risposta dipenderà molto del futuro della Chiesa che probabilmente arriverà ad avvicinarsi tanto così al quesito, altrettanto capitale, che Gesù fece ai discepoli prima di ascendere al Cielo: «Ma, quando tornerà il Figlio dell’uomo troverà la fede?». La domanda viene da porsela leggendo le cronache locali che diventano per forza globali perché interessano più o meno tutto l’Occidente.

Oggi tocca alla Spagna, precisamente alla Diocesi di Barcellona, che passerà da 208 a 48 parrocchie in poco tempo. Destino che la vede ricalcare le orme dell’Olanda, dove, nella sola Diocesi di Utrecht, il cardinale Arcivescovo Eijk oggi conta appena 20 parrocchie (leggere il libro intervista di Andrea Galli col porporato Dio vive in Olanda QUI).

E destino che vivono più o meno drammaticamente tutte le diocesi del Vecchio mondo, dall’Italia alla Francia dove un sito ha contato il numero dei sacerdoti transalpini che sono stati ordinati nel 2020: appena 91, 126 se si considera quelli che andranno nelle varie congregazioni o in Africa o quelli della galassia tradizionalista, che tengono più degli altri.

Il punto è che Gesù, dipartendo, non si è chiesto se troverà ancora sacerdoti, ma se troverà la fede. Perché è quello il motore che dà avviamento a tutto, non i sacerdoti sono il frutto, semmai, di un cammino di evangelizzazione che inizia con il curare come un fiore prezioso la famiglia.

D’altra parte, che cosa ci aspettiamo? Prendiamo nell’ordine Olanda, Francia e Spagna, i paesi finora più interessati dall’impoverimento e dalla chiusura delle parrocchie (non illudiamoci, perché presto sarà il turno dell’Italia). Si tratta dei paesi che più di ogni altro in Europa hanno portato avanti agende politiche sovvertitrici dell’ordine naturale e sociale. La Spagna che approva l’eutanasia non è diversa dall’Olanda delle false libertà e dalla Francia dei falsissimi diritti. Sono tutti paesi dove l’agenda laicista si è imposta prima di altri e dove ha potuto macinare con le sue ruote schiacciasassi il progresso della libertà con legislazioni sempre più permissive su aborto, divorzio, eutanasia, educazione gender. Sono stati, per certi versi, gli apripista. E questi sono i frutti.

Ma il problema non è la carenza di sacerdoti, perché fosse quello il problema la ricetta ci è già stata suggerita: pregate il padrone della messe perché mandi operai. Solo che nessuno prega più. E nessuno prega più per le cosiddette nuove vocazioni perché ad essere finita è la fede, non gli uomini che la dovrebbero difendere. Che cosa dovrebbe fare un vescovo, invece di allargare le braccia e chiudere i portoni della chiesa se non chiedersi: dove abbiamo sbagliato? Abbiamo inseguito il mondo con le sue seduzioni, cercando di adattarci noi al suo linguaggio per essere più inclusivi. Forse dovremmo interrogarci.

Nessuno dice che questa sia una ricetta facile, ma almeno non nascondiamoci dietro comode scuse, come se a provocare la penuria di sacerdoti fosse stata una pandemia sconosciuta. Se fosse così rimedieremmo con nuovi operai. Se la c’è la benzina, il motore cammina. Il problema è che siamo ormai in riserva e la stazione di servizio non si vede ancora all’orizzonte.


Foto Imagoeconomica






fonte 




domenica 25 aprile 2021

I diversi tipi di profezia e il ruolo della libertà e della penitenza nello stornare i castighi


La distruzione di Sodoma





La profezia di minaccia o condizionata
Il potere enorme della libera volontà e della penitenza





Don Stefano Carusi

Iddio conosce il futuro e può liberamente scegliere di rivelare eventi futuri, ivi comprese le catastrofi che possono abbattersi sul mondo, lo ha fatto in passato sia nella Rivelazione pubblica (si pensi alla distruzione di Gerusalemme, alla strage e alla dispersione del popolo ebraico, profetizzate da Gesù e puntualmente realizzatesi nel 70 d. C.) o nella Rivelazione privata (si pensi a quanto annunciato a Fatima e già puntualmente realizzatosi, come la fine della Prima Guerra mondiale e lo scoppio della Seconda, la diffusione dei funesti errori del Comunismo e quanto ancora non è giunto a compimento, come il Terzo Segreto).

Il piano della Provvidenza non disdegna affatto di aggiungere alla cosiddetta Rivelazione pubblica - la Tradizione e la Scrittura - le Rivelazioni private autentiche, che possono contenere anch’esse degli avvertimenti per la Chiesa o per le nazioni perché si rimettano sulla retta via. Così fa spesso Dio nell’Antico Testamento, mettendo in guardia Israele per la sua infedeltà e minacciando il giusto castigo se il popolo non si converte. In alcuni casi quindi l’avvenimento profeticamente annunziato si distingue dalla sua realizzazione effettiva, senza che ciò significhi che la predizione è falsa. Questa precisazione si rende particolarmente necessaria in un’epoca che conosce degli avvertimenti profetici anche autorevolmente approvati dalla Chiesa. Un’epoca inoltre che - per la sua grave infedeltà - è oggettivamente e tragicamente meritevole di castighi sia nel mondo che nella Chiesa. E, se da un lato ci può essere la tendenza razionalista a disprezzare le profezie e gli avvertimenti del Cielo ignorandoli orgogliosamente, dall’altro può svilupparsi una tendenza a rassegnarsi passivamente ad futuro imminente castigo, nella convinzione dell’ineluttabilità delle pene annunciate. Razionalismo e indifferentismo da un lato, soprannaturalismo disordinato e pigrizia spirituale dall’altro, concorrono, per vie diverse, a negare la cooperazione alla salvezza che Dio chiede al nostro libero arbitrio.

In questo articolo vorremmo offrire una breve spiegazione della distinzione fra i diversi tipi di profezia secondo San Tommaso, soffermandoci proprio sulla profezia di minaccia, messa in relazione al piano della misericordiosa Provvidenza di Dio, perché risalti tutto il potere che Dio affida alla nostra libera volontà nello stornare o nel ridurre i castighi ed emerga quindi tutta la responsabilità di ciascuno di noi, non solo dei grandi prelati o dei governanti in genere, ma anche del più piccolo dei fedeli.


Profezia di prescienza e profezia di minaccia


San Tommaso d’Aquino nella Summa Theologiae, alla questione 174 della Secunda Secundae, dopo aver affrontato la natura, la causa e il modo della conoscenza profetica, si occupa dei diversi tipi di profezia. Nel corpus del primo articolo1 afferma che vi sono profezie che descrivono l’avvenimento futuro così come esso avverrà con assoluta certezza, e vi sono altre profezie che descrivono quel che l’infallibile scienza divina rivela non tanto sulla sicura realizzazione dell’evento, quanto sull’ineluttabile rapporto fra causa ed effetto2.

San Tommaso tanto nella Summa Theologiae che nel De Veritate parla nel dettaglio di tre tipologie di profezia: di predestinazione, di prescienza, di minaccia. Quando Dio rivela degli eventi che si compiranno per opera della sola potenza divina, come la Risurrezione di Lazzaro o il concepimento verginale di Cristo3, sta rivelando degli eventi che “non dipendono da noi” ma da Lui solo, si ha la profezia di predestinazione. Il termine stesso di predestinazione sottolinea il fatto che è Dio che “prepara” e non un'altra causa, le libere scelte degli uomini non sono coinvolte direttamente nel compimento di tali cose, Dio “destina” e stabilisce alcuni eventi appunto4. Vi sono poi degli eventi futuri che, pur essendo legati al libero arbitrio dell’uomo, vengono rivelati da Dio esattamente così come si compiranno. E ciò non già per una forma di “predestinazione”, non già perché Dio ha stabilito così, Egli non condiziona le volontà al bene o al male. Dio, conoscendo da tutta l’eternità quel che il libero arbitrio dell’uomo sceglierà, può rivelarne le conseguenze così come effettivamente avverranno. Dio vede passato presente e futuro in un solo sguardo, rivela quindi quell’avvenimento futuro - che è “futuro” solo per la conoscenza di noi uomini - così come effettivamente si realizzerà, ma l’evento si realizzerà in ragione di una libera scelta dell’uomo. E’ questa la profezia di prescienza, che sarebbe più corretto chiamare di “scienza” perché in Dio non c’è un “pre-conoscere”, un “conoscere in anticipo”, ma solo un “conoscere”5. La chiamiamo di “pre-scienza” solo per meglio distinguerla, tenendo conto del nostro tipo di conoscenza che è nel tempo e nella successione.

Vi è poi anche un altro tipo di profezia, ed è appunto quello cui facciamo particolare riferimento, ed essa non è la descrizione dell’evento fausto o infausto come effettivamente si produrrà, ma è la rivelazione del fatto che in presenza di determinate condizioni il futuro sarà ineluttabilmente in un determinato modo. Perciò la si può chiamare profezia “di minaccia” o “condizionata”. La sua realizzazione non è per forza di cose quel che viene “minacciato”, ma l’esito dipende dagli uomini e dalle loro scelte. In questo caso Dio non rivela contestualmente quale sarà la libera scelta degli uomini, ma rivela solo che se gli uomini persisteranno in quella condotta (causa), la punizione sarà ineluttabilmente quella annunciata (effetto). Scrive l’Aquinate : “E in tal modo s’intende la profezia di minaccia: la quale non sempre si compie, ma per mezzo di essa si preannunzia il rapporto di causa e effetto”6. Dio rivela solo, appunto, il rapporto causa-effetto.

Se quella situazione perdura, tale sarà l’esito perché tale è l’orientamento : “Quando la rivelazione fatta al profeta non riguarda se non l’ordinazione delle cause, si parla di profezia di minaccia. In effetti, in questo caso null’altro è rivelato al profeta se non questo: tenuto conto di ciò che ora esiste, tale persona si orienta verso questa cosa o verso quest’altra”7.

Citiamo alcuni esempi: 1) Profezia di predestinazione. Il fatto che Dio avesse scelto che il Salvatore sarebbe nato da una Vergine per la salvezza di tutti, viene annunciato ai profeti e si realizzerà indipendentemente dalla condotta di Israele. E’ quel che Dio ha “destinato”. 2) Profezia di prescienza. La profezia della distruzione di Gerusalemme avverrà con certezza, tuttavia essa non è “ineluttabilmente predestinata”, ma dipende dal rifiuto volontario di Cristo da parte del popolo eletto, essa è legata alla libera volontà d’Israele che Dio conosce, pur senza condizionare, e che rivela in anticipo. 3) Profezia di minaccia. Vi sono profezie il cui esito è rivelato in maniera solo condizionata: “se non farete penitenza, perirete tutti” (Lc 13,5). C’è un “se”, non tutti periremo se faremo penitenza. C’è una minaccia che scaturisce dalla misericordia di Dio, che desidera il bene e minaccia la punizione con largo anticipo, dando la possibilità di emendarsi.

Quindi se la profezia non si verifica non era falsa, ma l’esito della minaccia non si è verificato perché sono cambiati gli orientamenti degli uomini, quindi la profezia si compie sempre perfettamente anche nell’altro caso: gli uomini essendosi convertiti non saranno puniti, quella condizione di colpa venendo meno, viene meno anche il castigo rivelato da Dio e che ad essa era, questo sì, “ineluttabilmente” collegato. Dio non ha "mutato consiglio", se ha legato quella causa a quell’effetto e ha così annunciato agli uomini, questo legame non muterà: “la profezia di minaccia ha assolutamente un’immutabile verità: non riguardo agli avvenimenti delle cose, ma in merito all’ordine delle cause all’evento e che ci sia quest’ordine predetto dal profeta è cosa necessaria sebbene in certe occasioni l’evento non si produca”8.

A volte quindi la minaccia non si avvera, ma ciò non può avvenire perché Dio “ha cambiato idea”, come certo modernismo panteista ed evoluzionista affermerebbe. Dio non muta e Dio non inganna gli uomini, e se un castigo - come l’eterna dannazione per il peccatore che muore impenitente - è annunziato, avverrà così. Dio “non muta consiglio” dice San Tommaso9, ma può e vuole “mutare la sentenza”, ovvero vuole e favorisce che gli uomini cambino, in guisa tale che la sentenza di condanna possa essere ritirata o attenuata, perché l’ordine delle cose da Lui stabilito ha una verità immutabile, mentre mutabili sono le creature e l’orientamento delle loro volontà10. E Dio tiene conto di questo mutabilità, che implica anche il possibile miglioramento e quindi una sentenza mitigata11 laddove non c’è ostinazione.




“Altri quaranta giorni e Ninive sarà distrutta”

“Fu rivolta a Giona una seconda volta questa parola del Signore”: «Alzati, và a Ninive la grande città e annunzia loro quanto ti dirò». Giona si alzò e andò a Ninive secondo la parola del Signore. […] «Ancora quaranta giorni e Ninive sarà distrutta». I cittadini di Ninive credettero a Dio e bandirono un digiuno, vestirono il sacco, dal più grande al più piccolo.[…] Dio vide le loro opere, che cioè si erano convertiti dalla loro condotta malvagia, e Dio si impietosì riguardo al male che aveva minacciato di fare loro e non lo fece” (Gio 3, 1-10).

Dio “è lento all’ira” dice il Libro dell’Esodo (34, 6), anche perché laddove la malizia degli uomini avesse ampiamente e ostinatamente meritato il castigo, la sua ira diverrebbe implacabile. E lo sarà tanto di più quanto più ci avrà avvertito, quanto più sarà venuto a cercarci “una seconda volta”. Dopo tanti avvisi inoltre il castigo sarebbe doppiamente meritato, primo per la condotta in sé malvagia e secondo per l’ostinazione ai suoi ammonimenti. Ed è proprio questa la logica dottrinale dei castighi minacciati, non ultimo dalle Apparizioni mariane autentiche del Novecento, Fatima in primis.

Dio ha legato al nostro libero arbitrio quel premio o quel castigo, poiché incontrovertibile è il nesso fra il castigo e l’ammonimento, al punto tale che qualora il castigo si dovesse realizzare non potremo dire che è avvenuto per altre cause. Così è per i dannati nell’Inferno, li rode quel tarlo che ripete loro “se brucio eternamente quaggiù è per causa mia”.

Quindi se l’attuale situazione nella Chiesa e nel mondo intimorisce - giustamente - anche in ragione di quanto annunciato dalle profezie approvate dall’autorità ecclesiastica e la cui realizzazione sembra vicina proprio per l’ostinazione delle nostre volontà, lungi dallo scoraggiarsi o dal rassegnarsi solo all’attesa degli eventi, resta un rimedio per tutti. Fare come gli abitanti di Ninive e non come quelli di Sodoma. C’è un’attività che tutti possiamo esercitare in qualsiasi situazione, ed è quella della conversione permanente perché quei castighi, inesorabilmente promessi se gli uomini persistono nel rifiuto della legge divina, possono altrettanto inesorabilmente essere evitati o ridotti proprio per quel citato rapporto causa-effetto, poiché come dice l’adagio rimuovendo la causa si rimuove l’effetto (remota causa removetur effectus).

In più va ricordato in proposito proprio a tali minacce profetiche, che Dio pur non “mutando consiglio” non vincola la sua clemenza a calcoli da razionalismo matematico. E anche la Scrittura ci ricorda che non richiede in strettissima giustizia la conversione di tutto il popolo perché esso non sia punito, ma - quando la conversione del Capo e con esso di tutta la società sembra impossibile - apprezza anche la conversione e l’offerta di quei pochi che vogliono offrirsi. Il dogma della Comunione dei Santi fa sì che quei benefici guadagnati da pochi si riversino su tutti. Così intercedeva Abramo per Sodoma (Gn 18, 20-33): «“Se vi saranno cinquanta giusti in questa città periranno anch’essi? Non risparmierai tu la città se vi si troveranno?” (…) Gli rispose il Signore: “Se troverò in Sodoma, in tutta la città cinquanta giusti, perdonerò in grazia di loro a tutta la città”. Ed Abramo continuò: “[…] che farai se sono cinque meno di cinquanta? Se sono quarantacinque distruggerai tutta la città?”. Disse il Signore: “Non la distruggerò se ve ne trovo quarantacinque”». Ed Abramo insiste, se fossero solo quaranta, se fossero solo trenta e se fossero solo venti? E ad ogni volta risponde il Signore che “per amore di quei giusti non distruggerà la città” ed infine “Ti supplico Signore non t’adirare se parlo ancora una volta. E se fossero solo dieci?”. Disse: “per quei dieci non la distruggerò”. Ma Sodoma non ascoltò.















1 San Tommaso d’Aquino, Summa Theologiae (S. Th.), IIa IIae, q. 174, a. 1, c.


2 Ibidem.


3 In merito alla volontarietà della risposta della Madonna e al Suo ruolo nell’Incarnazione, cfr. San Tommaso d’Aquino, De Veritate (De Ver.), q. XII, art. 10, ad 6.


4 “Unde et praedestinatio quasi quaedam Dei praeparatio dicitur, hoc autem praeparat quod facturus est ipse, non quod alius”, Ibidem.


5 Ibidem, ad 2.


6 S. Th., IIa IIae, q. 174, a. 1, c.. “Et sic accipitur prophetia comminationis: quae non semper impletur, sed per eam praenuntiatur ordo causae ad effectum”.


7 “Cum ergo fit prophetae revelatio solummodo de ordine causarum, dicitur prophetia comminationis: tunc enim nihil aliud prophetae revelatur nisi quod secundum ea quae nunc sunt talis ad hoc vel illud est ordinatus”, De Ver., q. XII, art. 10, c. Secondo la traduzione di Padre Bonino: «Lors donc que la révélation faite au prophète ne porte que sur l’ordination des causes, on parle de prophétie de menace. en effet, dans ce cas il n’est rien révélé au prophète que ceci: compte tenu de ce qui existe maintenant, telle personne s’oriente vers ceci ou vers cela», Thomas d’Aquin, Questions Disputées sur la vérité, Question XII La Prophétie (De Prophetia), Paris 2006, p. 141.


8 De Ver., q. XII, art. 11, ad 2.


9 De Ver., q. XII, art. 11, ad 3.


10 Ibidem.


11 “Pronior est ad relaxandum poenam quam ad subthraendum promissa beneficia”, S. Th., IIa IIae, q. 174, art. 1, ad 2.





Pubblicato da Disputationes Theologicae






sabato 24 aprile 2021

La piccola martire dell'Eucarestia nella Cina comunista




«Nulla di grande ha un grande inizio»
(Joseph de Maistre)



LA PICCOLA CINESE MARTIRE PER L'EUCARISTIA



Fulton Sheen prese ispirazione dalla storia di Li, la bambina che difese Gesù dai comunisti cinesi (VIDEO: La piccola martire dell'eucaristia)


di Suor Emmanuel Maillard


Quando nel 1979 Dio ha chiamato a sé il suo servo Fulton Sheen, milioni di americani lo hanno pianto e si sono sentiti orfani. Per anni, su tutti i mezzi mediatici possibili, lo avevano ascoltato attentamente, affascinati. Dotato di un carisma rarissimo, Mons. Sheen abbinava l'arte di parlare alla potenza che gli veniva dallo Spirito Santo. Lo si ascoltava? Si sapeva allora che Dio era vivo, magnifico e desiderabile. Bishop Sheen diffondeva una tale luce che tutte le radio se lo contendevano, certe che avrebbe fatto superare di gran lunga tutti gli indici di ascolto registrati fino ad allora. La sua famosa serie televisiva La vita vale la pena di essere vissuta raggiungeva circa trenta milioni di telespettatori ogni settimana.
Questo grande arcivescovo, aveva un segreto. [...]
Per capire dobbiamo trasferirci in Cina, nell'epoca più dura delle repressione comunista, negli anni cinquanta...


DAMMI SEMPRE IL PANE QUOTIDIANO

In una scuola parrocchiale, i bambini recitano solennemente le loro preghiere e suor Euphrasie è contenta: due mesi prima molti hanno potuto fare la comunione, e l'hanno fatta con serietà, dal profondo del cuore. Sorride alla domanda della piccola Li, di dieci anni: "Perché il Signore Gesù non ci ha insegnato a dire: ‘Dacci oggi il nostro riso quotidiano'?. I bambini mangiano riso al mattino, a mezzogiorno e alla sera, come rispondere a una simile domanda?
"È che... pane vuol dire Eucaristia, aveva risposto la religiosa. È vero che suor Euphrasie brillava più per il suo cuore che per la sua teologia! "Tu chiedi al buon Gesù la comunione quotidiana. Per il tuo corpo hai bisogno del riso. la la tua anima, che vale più del corpo, ha fame di questo pane che è il Pane di Vita!.
Nel mese di Maggio, quando Li fa la prima comunione, dice a Gesù nel suo cuore: "Dammi sempre il pane quotidiano, perché la mia anima viva e stia bene!. Da allora Li va a fare la comunione tutti i giorni. Ma si rende conto che i "cattivi (i senza Dio fra i comunisti) possono in ogni istante impedirle di ricevere Gesù nella comunione. Allora prega ardentemente perché questo non accada mai.
Orbene, un giorno sono entrati in classe e seduta stante si sono rivolti ai bambini: "Dateci subito i vostri idoli!. Li sapeva bene cosa voleva dire questo. I bambini, terrorizzati, hanno dovuto consegnare le loro immagini sacre accuratamente dipinte. Poi il commissario ha strappato il crocifisso dal muro con un gesto pieno di collera, lo ha gettato per terra e lo ha calpestato gridando: "La nuova Cina non tollererà più queste superstizioni grossolane!.
La piccola Li, che amava tanto la sua immagine del Buon Pastore, ha cercato di nasconderla nel corpetto, era l'immagine della sua prima comunione! Uno schiaffo sonoro le ha fatto perdere l'equilibrio ed è caduta per terra. Il commissario ha chiamato il padre della bambina e ha fatto in modo di umiliarlo prima di legarlo saldamente.


L'AMORE PER GESÙ EUCARISTIA

Quello stesso giorno, tutti gli abitanti del villaggio catturati dalla polizia si sono stipati in chiesa per un nuovo tipo di "sermone urlato dal commissario, che ridicolizzava le missionarie e gli "agenti dell'imperialismo americano... Poi con voce rimbombante ha ordinato ai miliziani di sfondare il tabernacolo. L'assemblea ha trattenuto il fiato e ha pregato ardentemente.
Voltato verso la folla l'uomo ha gridato: "Vedremo ora se il vostro Cristo sa difendersi. Ecco che cosa ne faccio della vostra ‘presenza reale'. Trucchi del Vaticano per sfruttarvi meglio!. Così dicendo ha afferrato il ciborio e ha gettato tutte le ostie sulle mattonelle. I fedeli, frastornati, sono indietreggiati soffocando un grido.
La piccola Li resta raggelata. Oh, cosa hanno fatto del Pane? Il suo cuoricino retto e innocente inizia a sanguinare dinanzi alle ostie sparse sul pavimento. Non ci sarà nessuno per difendere Gesù? Il commissario se ne fa beffe, una risata grassa inframmezza le sue bestemmie. Li piange in silenzio.
"E ora fuori, andatevene!, urla il commissario, "e guai a chi osa tornare in quest'antro di superstizioni!. La chiesa si svuota. Ma, oltre agli angeli adoratori sempre presenti attorno a Gesù Ostia, un testimone si trova lì e non perde niente della scena che si svolge sotto i suoi occhi. È padre Luc, delle Missioni Estere. Nascosto dai parrocchiani in un bugigattolo del coro, dispone di una finestrella che dà sulla chiesa. Sprofonda in una preghiera riparatrice e soffre perché non può muoversi: un gesto da parte sua e i parrocchiani, che l'hanno nascosto lì, sarebbero arrestati per tradimento.
"Signore Gesù, abbi pietà di te stesso, prega con angoscia, "impedisci questo sacrilegio! Signore Gesù!. A un tratto uno scricchiolio rompe il silenzio pesante della Chiesa. La porta si apre lentamente. È la piccola Li. Ha appena dieci anni ed ecco che si avvicina all'altare, con i suoi passettini da cinese. Padre Luc trema per lei: può essere uccisa in ogni istante! Ma non può comunicare con lei, può solo guardare e supplicare tutti i santi del cielo di risparmiare quella bambina. La piccola si prostra e adora in silenzio, come le ha insegnato suor Euphrasie. Sa che occorre preparare il proprio cuore prima di ricevere Gesù. Con le mani giunte, rivolge una preghiera misteriosa al suo caro Gesù maltrattato e abbandonato. Poi padre Luc vede che si abbassa e, carponi, raccoglie un'ostia con la lingua. Eccola ora in ginocchio, con gli occhi chiusi e rivolti all'interno verso il suo visitatore celeste. Ogni secondo è assai pesante, padre Luc teme il peggio... Se solo potesse parlarle! Ma la bambina se ne va lentamente com'è arrivata, quasi saltellando.


SALVARE TUTTE LE OSTIE

Le "epurazioni continuano e la brigata mobile dei servizi d'ordine perlustra tutto il villaggio e dintorni. Quella è la sorte della "Nuova Cina. Fra i contadini, nessuno osa muoversi. Rincantucciati nelle loro capanne di bambù, ignorano tutto del futuro.
Eppure la nostra piccola Li scappa per ritrovare il suo Pane Vivo in chiesa e, riproducendo esattamente la scena del giorno prima, prende un'ostia con la lingua e scompare. Padre Luc morde il freno. Perché non le prende tutte? Lui conosce il numero delle ostie: trentadue. Li non sa dunque che può raccoglierne parecchie contemporaneamente? No, non lo sa. Suor Euphrasie era stata molto chiara: "Una sola ostia al giorno è sufficiente. E non si tocca l'ostia, la si riceve sulla lingua!. La piccola si conforma alle regole.
Un giorno resta ormai solo un'ostia. All'alba la bambina si infila come al solito in chiesa e si avvicina all'altare. Si inginocchia e prega vicino all'ostia. Allora padre Luc soffoca un grido. Un miliziano, in piedi nel vano della porta, punta la rivoltella. Si sente solo un colpo secco, seguito da un grosso scoppio di risa. La bambina si accascia subito.
Padre Luc la crede morta, ma no, vede che striscia con difficoltà verso l'ostia e ci preme sopra la bocca. Qualche soprassalto convulso, seguito dall'improvviso rilassamento.
La piccola Li è morta. Ha salvato tutte le ostie! [...]


IL SEGRETO DI FULTON SHEEN

Due mesi prima di morire, all'età di ottantaquattro anni, Mons. Fulton Sheen ha rivelato infine il suo segreto al grande pubblico, durante un'intervista su una catena televisiva internazionale.
Sua Eccellenza - gli ha chiesto il giornalista - lei ha ispirato milioni di persone in tutto il mondo, ma lei da chi è stato ispirato? Da un papa?
Non è un papa - ha risposto - né un cardinale, né un altro vescovo. Nemmeno un sacerdote o una religiosa! Mi ha ispirato una piccola cinese di dieci anni.
Allora Mons. Sheen ha raccontato la storia della piccola Li. Consegnava così il suo testamento intimo. L'amore di quella bambina per Gesù nell'Eucaristia, ha aggiunto, lo aveva talmente impressionato che il giorno in cui la scoprì fece questa promessa al Signore: ogni giorno della sua vita, qualunque cosa fosse accaduta, avrebbe fatto un'ora di adorazione davanti al Santissimo Sacramento. Orbene, non solo Mons. Sheen ha mantenuto la promessa, ma non ha mai perso un'occasione per promuovere l'amore per Gesù nell'Eucaristia. Senza stancarsi, invitava i credenti a fare ogni giorno "un'ora santa davanti al Santissimo Sacramento.
Per lui non c'erano dubbi: quella bambina sconosciuta e povera del profondo della Cina era la scintilla che aveva permesso l'immensa fecondità del suo apostolato. Quel giorno, davanti agli schermi televisivi, tutta l'America ha capito che i milioni di cuori toccati da questo grande predicatore - era lei, la piccola Li! Le conversioni innumerevoli ottenute da quel gigante mediatico - era lei e il suo cuoricino puro! Quei milioni di adoratori "appostati davanti al Santissimo Sacramento da quel vescovo santo - era lei e le sue trentadue visite eroiche a Gesù gettato sul pavimento! Quella fioritura di consacrazioni e vocazioni suscitate dal più popolare prelato americano - era lei, la piccola martire cinese, e le sue nozze di sangue con l'Agnello.


Nota di BastaBugie: nel seguente video (durata: 8 minuti) dal titolo "Impariamo dalla piccola Li, martire dell'Eucaristia" Padre Bruno De Cristofaro ICMS racconta la storia della piccola martire cinese Li affinché sia chiaro cosa significhi rispettare la Santa Eucaristia.





Titolo originale: La piccola cinese martire per l'Eucaristia
Fonte: Il bambino nascosto, Editrice Shalom
Pubblicato su BastaBugie n. 709


venerdì 23 aprile 2021

Secolarizzazione e laicismo, ma anche riscoperta della fede e ritorno alla Messa antica. Tutte le sorprese (istruttive) del caso Svezia








di Solène Tadié

Nell’immaginario collettivo la Svezia è spesso associata alla massima espressione del progressismo culturale e del processo di secolarizzazione che si è diffuso in tutto l’Occidente nel secolo scorso.

I dati ufficiali servono a consolidare tale percezione. In effetti, la Svezia, che nel corso degli ultimi cinque secoli è stata prevalentemente luterana, è uno dei paesi meno religiosi del mondo, insieme a Cina, Giappone, Estonia, Norvegia e Repubblica Ceca. Meno di uno svedese su cinque dichiara di essere religioso (rispetto a più della metà degli americani) e, sebbene il 58% degli svedesi si dichiari membro della Chiesa luterana di Svezia, solo il 19% del 58% dichiara di essere religioso.

Le principali notizie relative alla religione sulla Svezia diffuse dai media internazionali negli ultimi anni (come segnalazioni di incendi dolosi e atti vandalici nelle chiese, declino della libertà religiosa e della libertà di istruzione) sembrano confermare ulteriormente questa tendenza preoccupante, ma un esame più rigoroso delle dinamiche attuali osservabili nel Paese mostra una realtà più complessa.


Una comunità cattolica internazionale in crescita

Contrariamente alle aspettative, la rapida evoluzione del panorama culturale e religioso della Svezia, generata dall’immigrazione, sta effettivamente giocando a favore della Chiesa cattolica. Infatti, il cattolicesimo (secondo una stima fornita dai sacerdoti locali al National Catholic Register) è, con l’Islam, l’unica religione in crescita nel Paese, con una media di tremila nuovi fedeli ogni anno: l’equivalente di un’intera parrocchia.


Gli ultimi dati ufficiali pubblicati dal Vaticano nell’ottobre 2016, in occasione della visita di papa Francesco in Svezia, hanno documentato la presenza sul territorio nazionale di 113 mila cattolici, pari all’1,15% della popolazione. Il Paese conta quarantacinque parrocchie, una diocesi, due vescovi, 141 sacerdoti, 253 religiosi e 419 catechisti.

In questo contesto, l’aumento del numero di fedeli, la maggioranza dei quali sono immigrati (principalmente da Europa dell’Est, Africa, Medio Oriente e Asia meridionale) porta anche una serie di sfide, come sottolinea Anders Arborelius, il primo cardinale svedese nella storia.

“In questo clima molto secolarizzato – spiega il cardinale – la sfida costante è occuparsi dei cattolici che vengono dall’estero e cercare di aiutarli a integrarsi nelle nostre parrocchie, aiutando anche i loro figli a rimanere attivi nella Chiesa È una sfida continua sostenerli nella crescita in unità con la nostra Chiesa locale”.

Questa nuova realtà spinge anche i pochi cattolici autoctoni a adattarsi e integrarsi con la maggioranza dei cattolici provenienti dall’estero. E il clero – composto principalmente da sacerdoti stranieri – non fa eccezione.

“La maggior parte di loro – dice il cardinale – proviene dalla Polonia, circa sessantacinque sacerdoti, ma abbiamo anche più di una dozzina di sacerdoti delle Chiese orientali, mentre più del 10% delle nostre parrocchie ha un parroco africano. Siamo molto grati ai sacerdoti che sono venuti da altri paesi per ingrossare le nostre fila, ed è sorprendente vedere che è possibile per una comunità di fedeli essere unita attraverso la fede, così da diventare una famiglia in Cristo”.

Secondo il cardinale Arborelius, questa dinamica di crescita sembra aver beneficiato anche della pandemia di coronavirus, che fin dall’inizio della crisi sanitaria ha coinciso con un crescente interesse per le questioni religiose tra la popolazione. “Alcune persone hanno iniziato a pregare e a chiedere una guida, e le autorità sono anche più desiderose di collaborare con noi”.

Affrontare una triplice ostilità

Sebbene il cardinale svedese abbia sottolineato i suoi buoni rapporti con le autorità pubbliche, non tutti i cattolici locali condividono la sua visione positiva. Alcuni, infatti, denunciano una crescente ostilità nei confronti dei cristiani in tutto il Paese. Tale ostilità si manifesta in modi diversi, secondo il leader giovanile cattolico Max Martin Skalenius, ventitré anni, che ha potuto valutare di persona la situazione, spiega, quando ha organizzato una marcia pro-vita nel 2019 nella diocesi di Göteborg: “Ero molto preoccupato perché abbiamo ricevuto diverse minacce anonime da estremisti di sinistra che dicevano che avrebbero pugnalato e ucciso tutti”.

A suo avviso, queste minacce estremiste più o meno isolate sono alimentate da una mentalità più generale radicata nella maggior parte delle istituzioni ufficiali, a cominciare dalla scuola, che esercita un’influenza sui bambini sin dalla più tenera età.

“Quando avevo undici anni ho ricevuto un’educazione sessuale, mi è stato detto come eseguire un aborto, come mettere i preservativi, cos’è la transessualità e così via”, dice Skalenius. “Allo stesso tempo, sempre più voci da sinistra si alzano contro le poche scuole cattoliche che abbiamo: vogliono chiuderle, spesso prendendo a pretesto le deviazioni delle scuole musulmane e sostenendo che, per uguaglianza, anche le scuole cattoliche dovrebbe essere soppresse”.

L’home schooling nel paese è severamente vietato e una legge del 2017 ha reso obbligatorio anche l’asilo nido statale.

Pur riconoscendo queste realtà, don Tobias Unnerstål, parroco svedese della chiesa di Cristo Re a Göteborg, recentemente profanata dai vandali, ritiene che il fenomeno non sia cresciuto solo negli ultimi mesi, ma si sia gradualmente sviluppato a partire dagli anni Ottanta in seguito allo sconvolgimento sociale degli anni Settanta. Il parroco, cinquantasei anni, non ricorda di aver mai assistito a nessun tipo di cristianofobia nella sua giovinezza. Dice: “All’epoca, quando la polizia doveva comunicare la morte di qualcuno portava con sé un pastore locale. A differenza di oggi, il cristianesimo era ancora pienamente parte della società”.

A suo avviso, ora c’è una chiara volontà, da parte di alcuni attivisti e di istituzioni pubbliche, di rendere invisibili le religioni. “Militanti atei e altri attivisti delle cosiddette società umanistiche hanno lavorato molto duramente per assicurarsi che le religioni non avessero più alcun ruolo, in particolare nelle scuole”.

Allo stesso tempo, un’altra sfida per i cristiani è l’ascesa dell’Islam radicale (la Svezia è il secondo Paese in Europa, dopo la Francia, con la quota più alta di musulmani nella popolazione).

Il giovane leader cattolico Skalenius dice che sempre più giovani musulmani, nella loro ricerca di punti di riferimento e identità, stanno diventando più arrabbiati contro la cultura svedese e contro il cristianesimo nel suo insieme: “Abbiamo anche avuto diversi episodi di cristiani evangelici che sono stati picchiati da musulmani per aver predicato in aree prevalentemente musulmane”.

I cattolici stanno anche sperimentando la sfiducia di alcuni nazionalisti svedesi, che tendono a vedere il cattolicesimo come una religione importata. Poiché, come sottolinea Clemens Cavallin, professore associato di religione, filosofia ed etica alla Nord University e professore associato di studi religiosi all’Università di Göteborg, la Chiesa cattolica svedese del Paese è composta quasi al 90% di immigrati, alcuni nazionalisti svedesi, nel tentativo di ricreare un forte legame tra il cristianesimo e lo Stato svedese, stanno cercando di ripristinare una posizione privilegiata per la Chiesa luterana di Svezia. La libertà religiosa, osserva il docente, è stata introdotta nel paese non prima degli anni Cinquanta e in precedenza, quando il Paese era superpotenza regionale, nel XVII secolo, il cattolicesimo era considerato nemico dello Stato confessionale luterano svedese.


Impeto di tradizionalismo

Queste condizioni avverse sembrano aver dato luogo tra i cattolici a un fenomeno ancora più sconosciuto e inaspettato: il desiderio della liturgia tradizionale. In effetti, la loro posizione di minoranza in Svezia, un Paese che vive un dilagante relativismo e secolarismo, sembra spronarli a tornare alle radici della loro fede.



Sebbene non ci siano dati ufficiali sulla portata di questa tendenza, l’interesse per la liturgia tradizionale si sta notando in diverse parrocchie, in particolare quella di don Unnerstål a Göteborg (la seconda città del Paese), dove si celebra la santa Messa vetus ordo.

Don Unnerstål, che ha scoperto la liturgia tradizionale durante gli studi a Cambridge negli anni Ottanta, nella sua parrocchia ha assistito a una crescente partecipazione a queste celebrazioni negli ultimi sette anni, anche con l’arrivo di fedeli da molti paesi diversi. “Espatriati dagli Stati Uniti, dalla Francia e dalla Repubblica Ceca – racconta – si sono effettivamente trasferiti qui per questo motivo preciso”.

Un altro fattore importante che spiega il successo della liturgia tradizionale, aggiunge il sacerdote, è la profonda sete di bellezza che anima innumerevoli persone, in un mondo occidentale in cui la bellezza è stata sempre più scartata a favore di varie ideologie.

E come in molti altri Paesi europei, anche in Svezia il desiderio della liturgia tradizionale proviene principalmente dai giovani, che cercano di riscoprire il passato della Chiesa cattolica. Un passato rispetto al quale la Svezia non è certamente da meno nel confronto con altre nazioni, come attestano i suoi numerosi grandi santi cattolici (in particolare Brigida di Svezia, patrona d’Europa) e i suoi siti religiosi.

È in linea con questa volontà di far rivivere la secolare cultura svedese che Max Martin Skalenius ha fondato nel 2016 la Helige Eriks Legion, organizzazione tradizionalista, ufficialmente riconosciuta dalla Chiesa cattolica svedese, che conta circa duecento membri, si rivolge principalmente a giovani cattolici e propone una vita comunitaria organizzata attorno a pellegrinaggi, attività culturali, santa Messa tradizionale e gruppi di preghiera. Un’organizzazione equivalente per le donne, la Filiae Reginae Scandinaviae, è stata lanciata un anno fa.

Spiega Skalenius: “Vogliamo rendere le persone consapevoli del fatto che abbiamo una meravigliosa storia cattolica, che la Svezia è stata cattolica più a lungo di quanto lo sia stata qualsiasi altra realtà. Queste due organizzazioni sono in costante crescita e vediamo tanto entusiasmo da parte dei nostri membri, perché possono dare una dimensione più alta alla loro vita”.

Mentre alcune autorità religiose locali inizialmente erano sospettose nei confronti di questi gruppi di giovani cattolici che promuovono la liturgia cattolica tradizionale, in seguito hanno riconsiderato la loro posizione.

“Il cardinale Arborelius – dice Skalenius – ha mostrato il suo apprezzamento per noi. Ora molti ecclesiastici vedono i frutti della nostra organizzazione e quindi abbiamo con loro un’ottima collaborazione. Contrariamente a quanto si potrebbe pensare, il clero nato in Svezia non sta sprofondando nelle attuali tendenze progressiste che spesso vediamo in paesi come la Germania, probabilmente a causa della vera e propria follia di cui siamo stati testimoni nel resto del Paese in passato. I sacerdoti stanno diventando più fedeli, più severi, più tradizionali, e questo ci dà speranza”.

Fonte: National Catholic Register