martedì 5 agosto 2025

San Charbel Makhlouf, miracoli e Messa Tradizionale a Napoli



A Napoli San Charbel moltiplica l’olio dove la Messa in latino era stata cacciata per sempre. Don Lino Silvestri: «Il prodigio è avvenuto nelle mie mani, l’olio del santo non si esaurisce mai».
QUI Informazione Cattolica.







Roberto M., 5 agosto 2025

Nel pomeriggio del 24 luglio 2025, nella chiesa di San Ferdinando di Palazzo a Napoli — la stessa che ha custodito da sempre la celebrazione della Messa in Rito Antico, sospesa col Covid e da lì proibita per sempre —, durante la Messa in onore del monaco taumaturgo San Charbel Makhlouf, il flacone dell’olio benedetto — usato per l’unzione di oltre 500 fedeli — si sarebbe svuotato e poi riempito di nuovo. 

Il rettore, mons. Pasquale Silvestri, ha messo per iscritto l’accaduto: «Il prodigio è avvenuto nelle mie mani. L’olio del santo non si esaurisce mai. L’ampolla è sempre piena»; e ha aggiunto: «Alla fine chiusi il flacone […] quando lo misi di nuovo nella cassaforte, mi accorsi che era di nuovo pieno. Non potevo credere ai miei occhi… non sono un fanatico di miracoli, ma in questo caso c’è stata produzione di materia, è una cosa molto seria». Il sacerdote ha poi riferito di aver già provveduto a segnalare l’evento alla postulazione del santo, come previsto dal Diritto Canonico. (fonti: qui, qui e qui).

C’è una chiesa, a Napoli, che da secoli custodisce il cuore della regalità dei sui antichi regnanti e della tradizione cattolica: San Ferdinando di Palazzo. Per anni vi ha pulsato una vita liturgica profonda, segnata dalla Messa in rito antico, celebrata da un coetus fidelium stabile, erede di una tradizione ininterrotta che univa le pietre dell’edificio al respiro millenario della Chiesa. Poi, improvvisamente, la porta si è chiusa: prima le misure di prevenzione sanitaria imposte durante il Covid — volute e difese sotto il pontificato di Francesco fino alla serrata delle chiese e alla negazione dei sacramenti — poi la decisione del rettore, don Lino Silvestri, di cancellare la celebrazione tridentina, “cacciando” quel gruppo di fedeli che lì aveva trovato casa (cronaca dei fatti: qui).

Due ferite: la sospensione delle Messe nel momento di maggior bisogno spirituale e l’allontanamento del rito più antico e sacro che la Chiesa possieda, quello in cui il miracolo dell’eucaristia — il più grande di tutti i prodigi — avviene coram Deo, nel silenzio adorante di un popolo che sa ancora inginocchiarsi e non osa toccarlo con mani.

Eppure, proprio in quella stessa chiesa, con lo stesso sacerdote, è accaduto un segno che rompe ogni logica di chiusura e paura: il miracolo dell’olio di San Charbel. Il 24 luglio 2025, festa del taumaturgo libanese, oltre cinquecento persone hanno ricevuto l’unzione con l’olio benedetto alla sua tomba. L’ampolla, secondo la testimonianza prudente ma chiara di mons. Silvestri, si è svuotata fino all’ultima goccia, per poi riempirsi di nuovo, da sola, alla fine della distribuzione. Un fatto inspiegabile, avvenuto davanti a centinaia di testimoni, che nessun comunicato ufficiale potrà mai ridurre a suggestione.

Qui non c’è la logica dell’uomo, ma la potenza di Dio. Qui non c’è la “prudenza sanitaria” che chiude le chiese, ma la carità sovrabbondante di un santo che moltiplica l’olio come un tempo Cristo moltiplicava i pani. Qui il Sacro torna a manifestarsi nonostante gli sforzi di tenerlo ai margini, e lo fa in quel luogo stesso da cui era stata allontanata la forma liturgica che più di ogni altra esprime la trascendenza: il Vetus Ordo.

Questo miracolo è più che un segno di guarigione fisica: è un monito. Ci ricorda che il Sacro non si può cancellare con un decreto, e che l’olio che guarisce è lo stesso che unge i re, consacra i sacerdoti e prepara i martiri. Ci dice che se abbiamo osato chiudere i tabernacoli e silenziare l’altare, Dio può riaprirli con la forza disarmante di un prodigio. Un invito a riaprire quelle porte, a rialzare coram Deo l’altare antico, a lasciare che il mistero di Dio torni a splendere in tutta la sua potenza.





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