martedì 4 gennaio 2022

Sant’Angela da Foligno e l'importanza della confessione ben fatta





Il primo insegnamento che ci lascia questa grande mistica, patrona delle vedove e delle persone afflitte da tentazioni sessuali, è l’importanza di una confessione ben fatta, fonte di rigenerazione per ogni cristiano e che per lei segnò l’inizio della conversione





04-01-2022

Il primo insegnamento che ci lascia questa grande mistica, vissuta in Umbria un paio di decenni dopo san Francesco d’Assisi, è l’importanza di una confessione ben fatta, fonte di rigenerazione per ogni cristiano e che per lei segnò l’inizio della conversione. Sant’Angela da Foligno (1248-1309) era cresciuta in una famiglia benestante e dopo il matrimonio in gioventù aveva trascorso una vita «selvaggia, adultera e sacrilega», come si legge nel Memoriale scritto dal suo confessore. Una vita mondana tra agi e piaceri vari, che l’avevano condotta a «conoscere il peccato» fino a quando un giorno decise di andare a confessarsi ma «la vergogna le impedì di fare una confessione completa e per questo rimase nel tormento».

Tutto passò dopo una fervida preghiera a san Francesco, che le apparve in sogno, e la confessione completa che ne seguì, intorno al 1285, quando era già in età adulta. Iniziò allora a vivere in penitenza, coltivando il distacco dalle cose, dagli affetti e dall’amor proprio, mentre si attirava le critiche di alcuni familiari. Quando, nel giro di poco tempo, le morirono la madre, il marito e i figli, Angela decise di entrare nel Terzo Ordine Francescano per abbandonarsi totalmente a Cristo, meditando sulla Sua Passione e passando ore davanti al Crocifisso, come negli stessi anni aveva preso a fare un’altra mistica, santa Margherita da Cortona, con un percorso esistenziale molto simile.

L’esperienza culminante della sua crescita spirituale avvenne verso il 1291 durante un pellegrinaggio ad Assisi, quando Angela ebbe prima un lungo dialogo con lo Spirito Santo e poi in chiesa, mentre pregava «ben sveglia», una manifestazione indescrivibile della Trinità («ho visto una cosa piena, una maestà immensa, che non so dire, ma mi sembrava che era ogni bene»), che nell’istante in cui finì le fece urlare: «Amore non conosciuto, perché?». Il suo Memoriale - visionato da dotti dell’epoca come il cardinale Giacomo Colonna, che lo approvò - raffigura in trenta passi il cammino dell’anima verso l’intima unione con Dio, possibile attraverso il superamento delle tentazioni, la rinuncia, la meditazione dei misteri di Cristo, l’amore per l’Eucaristia e l’accettazione della croce. In questo innalzamento l’iniziativa principale è sempre di Dio, purché trovi l’anima disposta ad accoglierlo e abbracciare la Sua volontà.

L’umiltà, i sacramenti e la preghiera furono perciò il nutrimento spirituale che Angela, venerata per secoli come «Maestra dei teologi», beatificata nel 1693 e canonizzata il 9 ottobre 2013 per equipollenza (possibile per decreto promulgato dal pontefice quando ricorrono le condizioni di antichità del culto, costante e generale attestazione delle virtù e ininterrotta fama di prodigi), cercò di trasmettere al cenacolo di «filioli» che si riunirono attorno a lei, attratti dalla sua testimonianza di vita alla sequela di Cristo «che si è fatto e si fa ancora via in questo mondo; via… veracissima e diritta e breve».






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