di Pierfrancesco Nardini
C’è un fenomeno sempre più frequente tra i ragazzi, anche giovanissimi: la bestemmia.
Questo peccato è, ovviamente, da condannare in assoluto, non solo per i giovani ma per tutte le età. È però sempre più frequente sentire ragazzi, sempre più giovani, che lo fanno, anche molto spesso, a volte quasi come fosse un vero e proprio intercalare.
A molti potrà sembrare qualcosa di ben poco conto rispetto ad altri problemi, come ad esempio quello delle chat erotiche (vedi qui). Forse per altri non sarà nemmeno un problema.
È, invece, un grande problema, perché è uno dei segnali della sensibile diminuzione, se non proprio della perdita della fede per molti, da cui poi scaturisce la perdita del senso del peccato e della sua gravità.
Se questi ragazzi continuano a bestemmiare, viene il dubbio che all’interno delle famiglie non ci sia chi li rimproveri (non sembra verosimile che i genitori non se ne accorgano mai, così come non possono essere tutti casi di ribellione). L’unica spiegazione di un eventuale mancato rimprovero è che manchi la consapevolezza della gravità.
Questo processo ha come conseguenza, appunto, di far perdere il significato di certe cose, di non far conoscere più il senso della fede, così da arrivare a non preoccuparsi più di ciò che è peccato. O, come oggi sembra per molti, purtroppo anche all’interno della Chiesa, di ciò che una volta era peccato, ma che oggi non è più ritenuto tale.
Alla luce di questo viene anche il dubbio, che vale anche per molti adulti: sanno cos’è la bestemmia? Sanno Chi bestemmiano? Credono, soprattutto, in Chi bestemmiano?
Si dovrebbero sempre fare delle domande (quasi standard) quando si sente qualcuno bestemmiare.
“Credi in Dio?”; “No”; “Allora perchè bestemmi? Chi bestemmi? Qualcuno che non credi esista? Bestemmi il nulla?”. Molto spesso può essere utile…
“Credi in Dio?”; “Sì”; “Allora perché lo bestemmi?”. Qui a volte capita di trovare chi risponde “non l’ho bestemmiato”, allora si può far notare ad esempio che, non solo lo ha nominato invano, ma, ben più grave, la parola “mannaggia” significa “maledizione”, o argomentazioni simili. Altre volte rispondono “vabbè, è un intercalare, mica è grave”. Si può quindi far notare la “coincidenza” con il secondo Comandamento e la maggior gravità rispetto a quello. Anche in questo caso molto spesso si fa centro.
Non possiamo qui entrare nel tema della reale e piena avvertenza (necessaria per il peccato mortale). Men che meno si vuole entrare nel foro interno di ogni singolo. Ci soffermiamo solo a notare come, nonostante tutto, è ancora avvertita istintivamente da tante persone, anche lontani dalla fede, come cosa grave, almeno come cosa deplorevole. Ed anche che è bestemmia non solo quella classica, ma anche altro, che sembra oggettivamente più difficile fare senza un minimo di avvertenza.
La bestemmia, infatti, è semplice (disprezzo di Dio) o imprecativa (si augura un male a Dio). Può essere però ereticale, quando «attribuisce a Dio qualche difetto o colpa» (cattiveria, imperfezione), «nega qualche suo attributo o la sua esistenza». Anche il “semplice” negare l’esistenza di Dio rientra, dunque, in questo peccato. È ereticale anche «attribuire al demonio qualità e poteri propri di Dio» (citazioni da Dragone, Spiegazione del Catechismo di San Pio X, CLS, 2009, n. 181).
E comunque, indipendentemente dalla piena avvertenza, la bestemmia è comunque una offesa a Dio, che tale rimane pur se fatta inavvertitamente (ci saranno meno “conseguenze” per chi la dice, ma l’offesa rimane).
Per questo insistiamo così tanto sulla formazione. Molte volte è davvero poco quel che serve per conoscere/approfondire la propria fede ed evitare di peccare. A volte basta leggere il Catechismo (quello di San Pio X, magari). Il Santo di Riese è chiarissimo: «La bestemmia è grande peccato, perché ingiuria e scherno di Dio o dei suoi Santi, e spesso anche orribile eresia» (n. 181).
È un peccato gravissimo perché contravviene al secondo Comandamento, ma va anche oltre, contrastando con il massimo comandamento dell’amare Dio. È anche contrario alla virtù della religione (obbligo di onorare il Signore).
La Chiesa ha sempre insegnato la gravità di questo peccato. Impossibile fare un elenco delle tante citazioni possibili. È utile però, ricordare quel che dicevano due santi molto conosciuti per rendere l’idea che dai primi secoli ai tempi nostri è sempre stato così.
San Giovanni Crisostomo (334-407): «Per la bestemmia vengono sulla terra le guerre, le carestie, i terremoti, le pestilenze. Il bestemmiatore attira il castigo di Dio su se stesso, sulla sua famiglia e sulla società: Dio, per la bestemmia, spesso punisce gli uomini in generale, ma a volte punisce anche il singolo in particolare. Pur se nel corso della vita ci sono dei bestemmiatori che non vengono puniti dalla giustizia di Dio, alla fine della vita nessuno sfuggirà alla sua sentenza» (Annali).
San Pio da Pietrelcina (1887-1968): «La bestemmia attira la maledizione di Dio sulla tua casa ed è la via più sicura per andare all’inferno» (Epistolario).
Dio è Verità, Bontà e Bellezza
Il Cammino dei Tre Sentieri
C’è un fenomeno sempre più frequente tra i ragazzi, anche giovanissimi: la bestemmia.
Questo peccato è, ovviamente, da condannare in assoluto, non solo per i giovani ma per tutte le età. È però sempre più frequente sentire ragazzi, sempre più giovani, che lo fanno, anche molto spesso, a volte quasi come fosse un vero e proprio intercalare.
A molti potrà sembrare qualcosa di ben poco conto rispetto ad altri problemi, come ad esempio quello delle chat erotiche (vedi qui). Forse per altri non sarà nemmeno un problema.
È, invece, un grande problema, perché è uno dei segnali della sensibile diminuzione, se non proprio della perdita della fede per molti, da cui poi scaturisce la perdita del senso del peccato e della sua gravità.
Se questi ragazzi continuano a bestemmiare, viene il dubbio che all’interno delle famiglie non ci sia chi li rimproveri (non sembra verosimile che i genitori non se ne accorgano mai, così come non possono essere tutti casi di ribellione). L’unica spiegazione di un eventuale mancato rimprovero è che manchi la consapevolezza della gravità.
Questo processo ha come conseguenza, appunto, di far perdere il significato di certe cose, di non far conoscere più il senso della fede, così da arrivare a non preoccuparsi più di ciò che è peccato. O, come oggi sembra per molti, purtroppo anche all’interno della Chiesa, di ciò che una volta era peccato, ma che oggi non è più ritenuto tale.
Alla luce di questo viene anche il dubbio, che vale anche per molti adulti: sanno cos’è la bestemmia? Sanno Chi bestemmiano? Credono, soprattutto, in Chi bestemmiano?
Si dovrebbero sempre fare delle domande (quasi standard) quando si sente qualcuno bestemmiare.
“Credi in Dio?”; “No”; “Allora perchè bestemmi? Chi bestemmi? Qualcuno che non credi esista? Bestemmi il nulla?”. Molto spesso può essere utile…
“Credi in Dio?”; “Sì”; “Allora perché lo bestemmi?”. Qui a volte capita di trovare chi risponde “non l’ho bestemmiato”, allora si può far notare ad esempio che, non solo lo ha nominato invano, ma, ben più grave, la parola “mannaggia” significa “maledizione”, o argomentazioni simili. Altre volte rispondono “vabbè, è un intercalare, mica è grave”. Si può quindi far notare la “coincidenza” con il secondo Comandamento e la maggior gravità rispetto a quello. Anche in questo caso molto spesso si fa centro.
Non possiamo qui entrare nel tema della reale e piena avvertenza (necessaria per il peccato mortale). Men che meno si vuole entrare nel foro interno di ogni singolo. Ci soffermiamo solo a notare come, nonostante tutto, è ancora avvertita istintivamente da tante persone, anche lontani dalla fede, come cosa grave, almeno come cosa deplorevole. Ed anche che è bestemmia non solo quella classica, ma anche altro, che sembra oggettivamente più difficile fare senza un minimo di avvertenza.
La bestemmia, infatti, è semplice (disprezzo di Dio) o imprecativa (si augura un male a Dio). Può essere però ereticale, quando «attribuisce a Dio qualche difetto o colpa» (cattiveria, imperfezione), «nega qualche suo attributo o la sua esistenza». Anche il “semplice” negare l’esistenza di Dio rientra, dunque, in questo peccato. È ereticale anche «attribuire al demonio qualità e poteri propri di Dio» (citazioni da Dragone, Spiegazione del Catechismo di San Pio X, CLS, 2009, n. 181).
E comunque, indipendentemente dalla piena avvertenza, la bestemmia è comunque una offesa a Dio, che tale rimane pur se fatta inavvertitamente (ci saranno meno “conseguenze” per chi la dice, ma l’offesa rimane).
Per questo insistiamo così tanto sulla formazione. Molte volte è davvero poco quel che serve per conoscere/approfondire la propria fede ed evitare di peccare. A volte basta leggere il Catechismo (quello di San Pio X, magari). Il Santo di Riese è chiarissimo: «La bestemmia è grande peccato, perché ingiuria e scherno di Dio o dei suoi Santi, e spesso anche orribile eresia» (n. 181).
È un peccato gravissimo perché contravviene al secondo Comandamento, ma va anche oltre, contrastando con il massimo comandamento dell’amare Dio. È anche contrario alla virtù della religione (obbligo di onorare il Signore).
La Chiesa ha sempre insegnato la gravità di questo peccato. Impossibile fare un elenco delle tante citazioni possibili. È utile però, ricordare quel che dicevano due santi molto conosciuti per rendere l’idea che dai primi secoli ai tempi nostri è sempre stato così.
San Giovanni Crisostomo (334-407): «Per la bestemmia vengono sulla terra le guerre, le carestie, i terremoti, le pestilenze. Il bestemmiatore attira il castigo di Dio su se stesso, sulla sua famiglia e sulla società: Dio, per la bestemmia, spesso punisce gli uomini in generale, ma a volte punisce anche il singolo in particolare. Pur se nel corso della vita ci sono dei bestemmiatori che non vengono puniti dalla giustizia di Dio, alla fine della vita nessuno sfuggirà alla sua sentenza» (Annali).
San Pio da Pietrelcina (1887-1968): «La bestemmia attira la maledizione di Dio sulla tua casa ed è la via più sicura per andare all’inferno» (Epistolario).
Dio è Verità, Bontà e Bellezza
Il Cammino dei Tre Sentieri
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