di Giuliano Guzzo, 18 Gennaio 2022
Il nuovo anno si apre con una lezione che nuova invece non è – di fatto pure molto amara – e tuttavia, al tempo stesso, motivo di riflessione. Il riferimento è alla continuazione, se non all’inasprimento, della guerra – culturale e non solo – al cristianesimo, ormai ben radicata in Occidente. Il riscontro più chiaro, al riguardo, ci viene dalla Francia dove, a partire 1° gennaio, sono stati già almeno otto gli episodi di chiese profanate, statue decapitate e atti di vandalismo a danno di luoghi sacri.
Un inizio 2022 che ha letteralmente sconvolto i giornalisti attenti al fenomeno, come per esempio Charlotte d’Ornellas del settimanale Valeurs Actuells, mentre i grandi media d’Oltralpe, come dire, sembrano distratti. E pensare che il fenomeno dell’odio anticristiano da quelle parti è ampiamente radicato. Già il 2020, infatti, si aprì sempre in Francia con almeno otto statue della Vergine Maria fatte oggetto di vandalismo in quattro centri del sud. E ancor prima, nel 2019, in terra francese, si consumarono oltre 1.000 – 1.052, per l’esattezza – attacchi ai luoghi di culto cristiani, secondo quanto registrato dalle stesse statistiche ufficiali Ministero dell’Interno.
Inutile precisare che il problema, qui, non è però certo solo francese. Investe l’intero mondo occidentale, Usa compresi; e qualche alto prelato inizia, proprio per questo, ad alzare la voce. Ne è un esempio la dura dichiarazione rilasciata nei giorni scorsi dal cardinale Timothy Dolan di New York prima della Giornata della libertà religiosa, che cadeva domenica.
«Per quasi due anni», sono state la parole esatte di Dolan, «i vescovi degli Stati Uniti hanno notato una preoccupante tendenza al vandalismo nelle chiese cattoliche e alla distruzione delle statue». E ancora: «Un attacco a un luogo di culto è certamente un attacco ad una particolare comunità che vi si raduna. Ma è pure un attacco al principio fondamentale dell’America quale luogo in cui tutte le persone possono praticare liberamente la propria fede; ed è un attacco allo spirito umano, che desidera conoscere la verità su Dio». Parole chiarissime, non c’è che dire.
Dove sta il motivo di riflessione, di cui si parlava in apertura, in tutto questo? Viene non da un libro, non da una dichiarazione di chicchessia bensì da un fatto, a suo modo piccolo, forse pure marginale, ma in realtà molto eloquente. Stiamo parlando, sempre con riferimento agli Usa, a quanto riportato dalla Catholic New Agency a Bob e Tina McLaren. I signori McLaren sono una famiglia cattolica che, negli ultimi giorni dell’anno scorso, è stata costretta a fuggire dal quartiere di Superior, nel corso dell’incendio che ha colpito il Colorado a fine 2021, appunto, distruggendo oltre 500 abitazioni.
Nel corso della fuga della famiglia, con tanto di figlia e nipoti al seguito, la signora Tina si era augurata che almeno la loro abitazione, in cui tutto in nucleo risiedeva dal 1992, sarebbe stata risparmiata dalle fiamme. Speranza vana, purtroppo: anche la loro casa è andata distrutta. Dove sta, allora, la ragione di riflessione? Semplice: nel fatto che non una, cosa che comunque avrebbe fatto pensare, bensì tre statue che la famiglia McLaren aveva nella sua proprietà – una di san Giuda, due della vergine Maria – siano, loro soltanto, sopravvissute alla devastazione dell’incendio.
Un episodio al quanto singolare che, naturalmente, ha fatto molto pensare i signori McLaren, ma anche, a ben vedere, dovrebbe – ecco il punto – far pensare anche noi, a proposito d’un dettaglio che, in realtà, dettaglio non è: e cioè il fatto che quelle statue cristiane sempre più vandalizzate, in Occidente, non sono semplici statue. Sono invece le sole vere rocce di società altrimenti liquefatte e destinate a sfaldarsi sempre più.
Un motivo in più, allora, per prendere sul serio le esortazioni di chi – vescovi o meno – considera gravissimo ciò che sta accadendo con la distruzione di luoghi e simboli cristiani; per il semplice fatto, ora dovrebbe essere chiaro, che quelli non sono simboli. Sono, al contrario, le sole ancore rimaste ad un mondo che si crede prospero ed evoluto quando, invece, in realtà, senza di esse è destinato a brancolare nel buio; e, viene da aggiungere, a farsi solo del male.
Il nuovo anno si apre con una lezione che nuova invece non è – di fatto pure molto amara – e tuttavia, al tempo stesso, motivo di riflessione. Il riferimento è alla continuazione, se non all’inasprimento, della guerra – culturale e non solo – al cristianesimo, ormai ben radicata in Occidente. Il riscontro più chiaro, al riguardo, ci viene dalla Francia dove, a partire 1° gennaio, sono stati già almeno otto gli episodi di chiese profanate, statue decapitate e atti di vandalismo a danno di luoghi sacri.
Un inizio 2022 che ha letteralmente sconvolto i giornalisti attenti al fenomeno, come per esempio Charlotte d’Ornellas del settimanale Valeurs Actuells, mentre i grandi media d’Oltralpe, come dire, sembrano distratti. E pensare che il fenomeno dell’odio anticristiano da quelle parti è ampiamente radicato. Già il 2020, infatti, si aprì sempre in Francia con almeno otto statue della Vergine Maria fatte oggetto di vandalismo in quattro centri del sud. E ancor prima, nel 2019, in terra francese, si consumarono oltre 1.000 – 1.052, per l’esattezza – attacchi ai luoghi di culto cristiani, secondo quanto registrato dalle stesse statistiche ufficiali Ministero dell’Interno.
Inutile precisare che il problema, qui, non è però certo solo francese. Investe l’intero mondo occidentale, Usa compresi; e qualche alto prelato inizia, proprio per questo, ad alzare la voce. Ne è un esempio la dura dichiarazione rilasciata nei giorni scorsi dal cardinale Timothy Dolan di New York prima della Giornata della libertà religiosa, che cadeva domenica.
«Per quasi due anni», sono state la parole esatte di Dolan, «i vescovi degli Stati Uniti hanno notato una preoccupante tendenza al vandalismo nelle chiese cattoliche e alla distruzione delle statue». E ancora: «Un attacco a un luogo di culto è certamente un attacco ad una particolare comunità che vi si raduna. Ma è pure un attacco al principio fondamentale dell’America quale luogo in cui tutte le persone possono praticare liberamente la propria fede; ed è un attacco allo spirito umano, che desidera conoscere la verità su Dio». Parole chiarissime, non c’è che dire.
Dove sta il motivo di riflessione, di cui si parlava in apertura, in tutto questo? Viene non da un libro, non da una dichiarazione di chicchessia bensì da un fatto, a suo modo piccolo, forse pure marginale, ma in realtà molto eloquente. Stiamo parlando, sempre con riferimento agli Usa, a quanto riportato dalla Catholic New Agency a Bob e Tina McLaren. I signori McLaren sono una famiglia cattolica che, negli ultimi giorni dell’anno scorso, è stata costretta a fuggire dal quartiere di Superior, nel corso dell’incendio che ha colpito il Colorado a fine 2021, appunto, distruggendo oltre 500 abitazioni.
Nel corso della fuga della famiglia, con tanto di figlia e nipoti al seguito, la signora Tina si era augurata che almeno la loro abitazione, in cui tutto in nucleo risiedeva dal 1992, sarebbe stata risparmiata dalle fiamme. Speranza vana, purtroppo: anche la loro casa è andata distrutta. Dove sta, allora, la ragione di riflessione? Semplice: nel fatto che non una, cosa che comunque avrebbe fatto pensare, bensì tre statue che la famiglia McLaren aveva nella sua proprietà – una di san Giuda, due della vergine Maria – siano, loro soltanto, sopravvissute alla devastazione dell’incendio.
Un episodio al quanto singolare che, naturalmente, ha fatto molto pensare i signori McLaren, ma anche, a ben vedere, dovrebbe – ecco il punto – far pensare anche noi, a proposito d’un dettaglio che, in realtà, dettaglio non è: e cioè il fatto che quelle statue cristiane sempre più vandalizzate, in Occidente, non sono semplici statue. Sono invece le sole vere rocce di società altrimenti liquefatte e destinate a sfaldarsi sempre più.
Un motivo in più, allora, per prendere sul serio le esortazioni di chi – vescovi o meno – considera gravissimo ciò che sta accadendo con la distruzione di luoghi e simboli cristiani; per il semplice fatto, ora dovrebbe essere chiaro, che quelli non sono simboli. Sono, al contrario, le sole ancore rimaste ad un mondo che si crede prospero ed evoluto quando, invece, in realtà, senza di esse è destinato a brancolare nel buio; e, viene da aggiungere, a farsi solo del male.
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