martedì 2 settembre 2025

Modernismo sociale, l’errore che sempre ritorna





Il fumo di Satana - Pubblicato 1 settembre 2025


La lettera apostolica Notre Charge Apostolique di San Pio X come bussola per discernere il presente.



di Ester Maria Ledda (01-09-2025)

Il 25 agosto scorso è ricorso il 115mo anniversario della Lettera apostolica di San Pio X intitolata Notre charge apostolique con la quale si condannava il modernismo sociale.

È triste che questa lettera apostolica non venga ricordata quanto merita, perché — a mio giudizio — è la chiave per comprendere gli errori che sono purtroppo diventati comuni dagli anni Sessanta del XX secolo e che probabilmente sono i più nefasti per la Dottrina sociale della Chiesa.

Profeticamente San Pio X condannava ciò che scrisse anni dopo Jacques Maritain nel suo celeberrimo libro Umanesimo integrale, ovvero l’edificazione di una nuova cristianità fondata non sulla Regalità sociale di Cristo ma sulla dignità della persona umana.

Uno degli errori della pastorale — anche sociale — contemporanea è proprio quello di dare la precedenza alla difesa della dignità della persona umana anziché occuparsi della salvezza della sua anima.

Del resto non bisogna mai dimenticare che il concetto cattolico di dignità della persona umana è agli antipodi di quello della modernità, come spiega San Pio X nella suddetta Lettera apostolica. Per la modernità la dignità deriva dalla liberazione, in particolare con tre emancipazioni: emancipazione politica, le persone dovrebbero governare se stesse; emancipazione economica, i lavoratori dovrebbero essere liberi dallo sfruttamento; emancipazione intellettuale, ognuno dovrebbe essere libero di pensare per sé senza che una casta dominante gli dica cosa credere.

È una visione di radicale uguaglianza e autonomia personale. E la reazione del Papa? La definì un “sogno pericoloso”. Questa ricerca della totale autonomia – sosteneva – non era affatto una via per la dignità, era una via per l’illusione, una fantasia che avrebbe lasciato l’umanità totalmente persa, senza una guida, e pronta ad essere divorata dall’errore e dalle passioni. Per la modernità — e il modernismo sociale — l’essere umano ideale è la persona autonoma, padrona di sé stessa, che obbedisce solo a sé stessa. Ma per il Papa, la vera dignità non si trovava nell’essere indipendenti, ma nell’umile obbedienza all’autorità di Dio, proprio come dimostrano i santi.

Un altro errore che San Pio X condannava nella Notre Charge Apostolique è ciò che oggi viene chiamata “fratellanza universale”. Essendo Dio il Creatore di tutti gli uomini, essi debbono collaborare fra di loro, indipendentemente dalla razza, dalla cultura e persino dalla religione, purché condividano il generoso ideale di rendere il mondo migliore per tutta l’umanità, non solo per la Chiesa. Questa attenzione al terreno comune è una pericolosa illusione. Non si può semplicemente avere una vera fratellanza — spiegava San Pio X — senza l’unità nella fede cattolica. Qualsiasi altro tipo di unità è solo un sentimento sterile, una bella sensazione in superficie, ma che non può assolutamente durare.

Attenzione, perché San Pio X denunciava come ingannevole e illusorio anche lo slogan preferito dei pastoralisti ed ecumenisti contemporanei: cercare ciò unisce, non ciò che divide. San Pio X non ha paura di usare parole forti per smascherare questo diabolico inganno: è un “miserabile tributario del grande movimento dell’apostasia”.

Il modernismo sociale è una nuova religione mondiale senza regole, senza gerarchia e senza verità: una minaccia diretta alla Chiesa Cattolica, perché vuole cercare di conciliare l’inconciliabile, cioè il Cattolicesimo con la modernità modellata dalla rivoluzione francese.

A questo diabolico progetto di creare una società totalmente nuova, una società del futuro costruita su nuovi principi che pensavano avrebbero portato a un incredibile progresso umano, la risposta del grande Papa santo e profeta fu categorica: non c’è bisogno di inventare una nuova società umana. Il progetto per la società perfetta, la civiltà cristiana, esiste già. La missione della Chiesa non è creare qualcosa di nuovo per l’umanità, ma restaurare in Cristo tutte le cose. Qualsiasi progetto sociale che non fosse esplicitamente e fondamentalmente cattolico è semplicemente destinato al fallimento. La civiltà non era qualcosa che si reinventa basandosi su vaghi ideali. È qualcosa che si deve ripristinare sulle solide fondamenta della Chiesa.

Quindi — concludo — per un cattolico adoperarsi prima per l’umanità e poi, forse, per la Chiesa, è una trappola da cui solo con la riscoperta dalla Dottrina sociale si può uscire.

Forse il nuovo papa è stato ispirato dall’Alto nella scelta del nome Leone.

(Fonte: Osservatorio Card. Van Thuan)






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