
By Simon de Cyrène on 13 Settembre 2025 • ( 2 )
La Sacculina non uccide subito il granchio ma ne occupa gradualmente funzioni vitali e ne fa uno zombie con un corpo perfettamente funzionante malgrado la sacca riempita di parassiti. A sinistra un granchio sano, a destra lo zombie (immagine creata con Grok).
Tagliare uccide: la tentazione di “decapitare” Pietro è un’illusione letale
Precedentemente nel nostro post “Io sono un Pietrinauta” avevo concluso con questa frase: Il Petrinauta non è un idealista né un rassegnato: è un uomo che ha scelto, una volta per tutte, di non separarsi dalla barca che Cristo ha scelto. Non pretende chiarezza assoluta, né esige coerenza perfetta dai pastori: gli basta sapere che il Signore è con noi tutti i giorni, fino alla fine del mondo. E finché la barca avanza, tra le onde e i tradimenti, tra i silenzi e le confusione, egli non smette di remare. Perché sa che solo quella barca, e nessun’altra, è stata promessa come via di salvezza.
Leggendo i vari blog queste ultime settimane, ho notato che molti avvertono oggi una forma di dissonanza cognitiva rispetto a Sua Santità Leone XIV: parole e paramenti che suonano e appaiono rassicuranti, ma gesti concreti come le nomine che proseguono, per ora, lungo le linee gravemente erronee precedenti. Nei fatti c’è chi si aspetta dal Papa qualcosa che, forse, quella parte della struttura ecclesiale che ha assimilitato, coscientemente o no, l’Art. 1 di Traditiones Custodes, non può più offrire: un nesso senza soluzione di continuità con la Chiesa Cattolica di sempre.
Ovviamente, non sta a me di giudicare, ma giusto, da cattolico filosofo (il che è differente da un filosofo cattolico, come un cattolico teologo è ben altra cosa che un teologo cattolico) osservo quel che succede e cerco di capire i segni che il Signore ci manda in questi tempi torturati. Chissà, fantasiando non poco, siamo forse in quel tempo della profezia di Malachia dopo l’ultimo papa da lui previsto e che corrispose a Francesco, tempo dopo il quale le colline di Roma si sciogliono, quando nulla più rimane di saldo se non l’attesa del Ritorno del Cristo Vittorioso. Chissà! Ma di per sé, non è davvero importante per la nostra vita spirituale se questa rimane firmemente ancorata alla Santa e Unica Chiesa cattolica.
Ho cercato di elaborare un’analogia per tutte le persone che sarebbero sconcertate, tentate dal sedevacantismo o essendone fiere, o quelle altre che si ritrovano nella tristezza e mugugnano a causa di questa situazione storico-teologica nella quale ci troviamo: un’analogia che permetterebbe, secondo me, di continuare a vivere felici e fieri del Cristo in quanto cattolici, rimettendoci, mansueti, nella scia stessa della Provvidenza divina che guida la Sua Chiesa.
Ho, finalmente, trovato un’analogia nel mondo vivente per aiutarci a capire quel che avviene intorno a noi: questa analogia è la fase in cui il granchio cura l’esterna sacca parassitale della Sacculina credendola sua ed è come quando ci si abitua a un vocabolario ortodosso che però mantiene procedure e criteri di valutazione disfunzionali. E la soluzione, vedremo, non è cambiare slogan, ma recidere le radici: rimettere al centro i fini (salvezza delle anime, verità rivelata) e riallineare i mezzi (governo, disciplina, comunicazione) a quei fini.
Come la Sacculina non uccide subito il granchio ma ne occupa gradualmente funzioni vitali, così ideologie e prassi devianti possono insinuarsi nel corpo ecclesiale fino a condizionare gesti, linguaggi e priorità pastorali, senza per questo sopprimere la vita sacramentale e la santità che vi albergano. Il “capo” visibile resta parte del corpo anche quando completamente parassitato e disfunzinale perché governato dal parassita: decapitarlo (cioè separarsi da Pietro) vorrebbe dire uccidere il corpo. La tradizione cattolica conosce la resistenza filiale agli abusi e alle ambiguità, ma non conosce la rottura: “Pietro” si corregge dall’interno della comunione (cfr. Gal 2,11), non dall’esterno di una scissione che sia materiale o formale
Mappatura analogica delle fasi parasitarie: dal modernismo al post-concilio
Di seguito, fase per fase, l’analogo ecclesiale dalla fine dell’Ottocento al presente. L’obiettivo non è “spiegare tutto” con una sola causa, ma rendere intelligibile un processo storico-spirituale.
1) Insediamento larvale (giorni 1–2)
Biologia: la larva individua un punto vulnerabile del granchio suo futuro ospite e penetra.
Analogo ecclesiale: tra fine XIX e inizi XX secolo, il modernismo tenta l’ingresso attraverso fessure culturali e accademiche. La risposta magisteriale (es. Pascendi, 1907) alza difese; tuttavia permangono microfocolai in seminari, facoltà, centri editoriali. L’aggiornamento, in sé legittimo, diventa talvolta il vettore per introdurre presupposti estranei.
2) Iniezione del “vermigone” (ore–giorni)
Biologia: l’agente vero entra nel sangue del granchio e sfugge all’immunità.
Analogo ecclesiale: slogan e presupposti (“pastorale contro dottrina”, “prassi prima della verità”) circolano come anestetici: disinnescano anticorpi teologici, presentando come carità ciò che relativizza il dogma, come misericordia ciò che sospende il giudizio di verità.
3) Messa a radice dell’“interna” (settimane)
Biologia: i rizomi raggiungono nervi, gonadi, fegato; assorbono risorse e bloccano la fertilità.
Analogo ecclesiale: fra anni ’30 e ’60 e soprattutto nel post-Concilio, le radici si diffondono in catechesi, formazione, liturgia: si privilegia il management al kerigma, la sociologia alla metafisica; si sterilizza la dottrina riducendola a esortazione motivazionale. L’autoriforma legittima diventa talvolta autodecostruzione.
4) Manipolazione comportamentale (mesi)
Biologia: il granchio è “zombificato”: perde aggressività, cura il sacco del parassita, dimentica i suoi istinti.
Analogo ecclesiale: perdita dell’istinto missionario, priorità comunicative e d’immagine, neutralizzazione della paternità/maternità spirituale. Il linguaggio si fa ambiguo: si “cura l’esterna” (processi, piani, eventi) più che l’adorazione e la confessione, si tutela la reputazione più della verità.
5) Emersione dell’“esterna” (mesi)
Biologia: compare il sacco giallo sotto l’addome: è la parte visibile, che il granchio protegge come fosse proprio uovo.
Analogo ecclesiale: emergono strutture visibilissime – consultazioni senza dottrina, documenti prolissi senza definizioni – che drenano energie dai sacramenti e dall’insegnamento chiaro. Il popolo è chiamato a incubare prassi che non nutrono la fede ma la logorano.
6) Rilascio larvale (mesi+)
Biologia: ondate di larve si disperdono: la macchina si autoreplica.
Analogo ecclesiale: moltiplicazione di linee guida, forum, reti e spin-off pastorali che replicano lo stesso lessico (flessibile, irenico, indecidibile), colonizzando diocesi e movimenti. La “novità” diventa criterio di legittimazione a prescindere dalla verità.
7) Declino dell’ospite (1–2 anni)
Biologia: cessano le mute, l’animale si consuma e muore.
Analogo ecclesiale: crollo delle vocazioni, rarefazione dei sacramenti, crisi della credibilità a causa di scandali gestiti in modo autoreferenziale. Eppure, come nel granchio, il corpo non muore finché la linfa circola: santi nascosti, famiglie fedeli, monasteri, parrocchie vive continuano a generare vita.
“Non si taglia la testa”: perché restare con Pietro
L’analogia insegna: strappare il sacco tardi uccide anche il granchio come anche , ovviamente, tagliare la testa zombificata. Così nella Chiesa: separarsi da Pietro, anche quando al vertice si percepisce una continuità di prassi problematiche, non guarisce; produce schisma e priva i fedeli dei canali ordinari della grazia. La via cattolica è un’altra:Comunione e parresia: rimanere nella barca, dicendo la verità con franchezza filiale (Gal 2,11), distinguendo obbedienza dovuta da cooperazione in atto ingiusto (che non è mai dovuta).
Gradi di assenso: non tutto il magistero esige lo stesso assenso; si può chiedere chiarimenti, sospendere l’adesione a letture eterodosse, appellarsi a istanze competenti.
Primato dei sacramenti: l’Eucaristia, la Confessione, l’adorazione e la catechesi solida immunizzano il corpo più di mille documenti.
Tradizione vivente: custodire la liturgia e la dottrina ricevute non come bandiere identitarie, ma come medicina che ridà forma all’organismo.
Cosa fare, concretamente (senza cadere nello zelo maldestro)Ritrovare gli anticorpi: studio del Catechismo, dei Concili, dei Dottori; formazione dei formatori; responsabilità dottrinale dei pastori.
Rimettere Dio al primo posto: adorazione eucaristica, confessione frequente, liturgia celebrata con verità e bellezza.
Parresia ordinata: domande chiare, rispetto delle forme, carità verso le persone, fermezza sulle cose.
Non sradicare la zizzania: evitare crociate che strappano anche il grano olte la zizania parassitaria; discernere i tempi di Dio. La mietitura non è opera nostra.
Conclusione: la parabola che ci salva la mano
Gesù ha già dato l’immagine decisiva: il campo con il buon grano e la zizzania. La tentazione di “pulire tutto e subito” sembra virtuosa; in realtà, è maldestra: estirpa insieme il bene e il male. L’analogia del granchio zombificato insegna prudenza e perseveranza: non tagliare la testa, perché il corpo morirebbe, ma ricostituire il corpo dall’interno, finché l’ospite non abbia più linfa da succhiare. Questo è il modo cattolico: fedeltà, pazienza, riforma vera; con Pietro, sotto Cristo, per la salvezza del mondo.
Nessun commento:
Posta un commento