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by Aldo Maria Valli
di Martino Mora
Caro Valli,
nei primi anni di pontificato (2013-2014), Jorge Mario Bergoglio le sparava grosse nelle interviste che regolarmente concedeva a Eugenio Scalfari.
Subito dopo arrivava il “conservatore” di turno (all’epoca si distingueva, tra gli altri, Massimo Introvigne su “La Bussola”) che doveva rassicurare le plebi, e ci spiegava che il povero Bergoglio era stato raggirato da Scalfari, che ogni volta ne falsificava il pensiero.
Quando Bergoglio raccolse in un libro le sue interviste con Scalfari, anche gli allocchi capirono che quest’ultimo non aveva falsificato un bel niente.
Ora Robert Prevost utilizza lo stesso metodo con i James Martin e i monsignor Savino. Manda avanti loro a dire che il papa sostiene le cause LGBTQ. Il Vaticano non solo non smentisce minimamente, ma anzi ospita la baracconata arcobaleno che Bergoglio aveva voluto e che Prevost avrebbe potuto impedire.
E questo già spiega tutto.
Prevost non si esprime direttamente sull’argomento, perché se lo facesse perderebbe immediatamente una parte del fronte papolatrico conservatore. Ma allo stesso tempo si guarda bene dallo smentire i Martin e i Savino.
Questa ambiguità tra verità e menzogna è stomachevole.
by Aldo Maria Valli
di Martino Mora
Caro Valli,
nei primi anni di pontificato (2013-2014), Jorge Mario Bergoglio le sparava grosse nelle interviste che regolarmente concedeva a Eugenio Scalfari.
Subito dopo arrivava il “conservatore” di turno (all’epoca si distingueva, tra gli altri, Massimo Introvigne su “La Bussola”) che doveva rassicurare le plebi, e ci spiegava che il povero Bergoglio era stato raggirato da Scalfari, che ogni volta ne falsificava il pensiero.
Quando Bergoglio raccolse in un libro le sue interviste con Scalfari, anche gli allocchi capirono che quest’ultimo non aveva falsificato un bel niente.
Ora Robert Prevost utilizza lo stesso metodo con i James Martin e i monsignor Savino. Manda avanti loro a dire che il papa sostiene le cause LGBTQ. Il Vaticano non solo non smentisce minimamente, ma anzi ospita la baracconata arcobaleno che Bergoglio aveva voluto e che Prevost avrebbe potuto impedire.
E questo già spiega tutto.
Prevost non si esprime direttamente sull’argomento, perché se lo facesse perderebbe immediatamente una parte del fronte papolatrico conservatore. Ma allo stesso tempo si guarda bene dallo smentire i Martin e i Savino.
Questa ambiguità tra verità e menzogna è stomachevole.
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