giovedì 4 settembre 2025

Demografia e piccoli centri. Le dimenticanze dei Vescovi



(Foto di Magda Kmiecik su Unsplash)



Di Paolo Piro, 4 2025

Il 25 agosto scorso, 139 fra Cardinali Vescovi e Abati delle aree interne, si sono riuniti a Benevento per trattare il tema “L’abbandono delle aree interne italiane”. In una parola il dramma del crollo demografico italiano e della sua prima linea, i piccoli centri che hanno la più accentuata vocazione allo spopolamento il nostro Paese conta 7896 comuni, dei quali 2.700 (34% del totale) con meno di 2.000 abitanti. 340 non arrivano a cinquecento abitanti, 590 a mille e la loro dimensione media è di circa 900 abitanti.

Tali municipalità sono per lo più situate nell’interland e nelle zone montuose. Poiché la maggior parte dei comuni con cinquantamila abitanti si trova in pianura, scorrendo i dati, “si può concludere che è scendendo di quota che un po’ di vivacità demografica sopravvive, non salendo”. Le regioni con il maggior numero di piccoli comuni sono Molise, Valle d’Aosta, Piemonte, Abruzzo, Liguria, Sardegna, Trentino, Basilicata, Calabria. La demografia ci dice che “lo spopolamento…. Procede dall’alto verso il basso, ed è nelle pianure che incontra delle resistenze, piuttosto che nelle montagne e nelle colline”.

Dall’incontro, al quale ha partecipato il Presidente della CEI Card. Matteo Zuppi, è scaturito un appello rivolto al Paese e, soprattutto, al Governo ed al Parlamento ai quali si dice: “non possiamo e non dobbiamo rassegnarci a sancire la morte di una parte significativa della nazione… una sfida che la politica deve saper cogliere se non vuole assistere al proprio fallimento”. Insomma la CEI affida un compito al governo e critica il suo Piano strategico nazionale delle aree interne, giudicato un modo per assistere ad un suicidio “ed alla morte felice dei territori”. Sembra che i vescovi abbiano posto uno dei punti sul quale verificare, a fine mandato – 2027, l’operato del centro destra al governo.

Nell’aprile 2023, Papa Francesco aveva dichiarato: «Ci sono Paesi in Europa che non voglio menzionare per non creare problemi diplomatici, che hanno piccole città o villaggi che sono quasi vuoti. Città che hanno solo una ventina di anziani che ci vivono. Campi incolti. Questi Paesi stanno vivendo un inverno demografico e hanno un’età media anche di 46 anni, ma non accolgono migranti. Quindi diventano sempre più vecchi». Potrebbe essere una soluzione! “In questi luoghi dove la vita rischia di finire essa può invece assumere una qualità superiore” continuano i vescovi “guardarli con lo stesso spirito con cui ci si pone al capezzale di un morente sarebbe – oltre che segno di grave miopia politica – un torto fatto alla nazione intera poiché un territorio non presidiato dall’uomo è sottoposto a una pressione maggiore delle forze della natura!”.

Certo è straordinario notare come l’episcopato italiano non ricordi l’apporto che la 194, dal 1978 ad oggi, ha dato alla demografia, milioni di aborti e, quindi, milioni di cittadini in meno, per non parlare della menzione del concetto di “nazione” che i vescovi citano dopo l’appello estivo di Zuppi a cancellare ogni confine. Forse è bene ricordare che senza confini non c’è Stato ed ogni nazione senza uno stato, tende all’estinzione. Infine la citazione dell’uomo come regolatore della Natura è stupefacente, decenni di propaganda ecclesiale di stampo ambientalista distrutti da una frase “un territorio non presidiato dall’uomo è sottoposto a una pressione maggiore delle forze della natura!”. Viva il realismo!

Desta ancor più stupore l’accendersi improvviso dei vescovi per il tema demografico lì dove non c’è possibilità di eventi “natalizi”, posto che la media dell’età italiana supera i 48 anni, e nei piccoli centri va abbondantemente al di là di tale media. Allora quale idea proporrebbe la CEI per ripopolare i paesi di montagna? È lecito pensare che il Card. Zuppi avesse in mente gli immigrati? Purtroppo, è lecito perché su Avvenire, ha commentato l’appello dicendo “È una parte del futuro per tutto il Paese, non c’è futuro senza accoglienza”. Sempre su Avvenire Zuppi insite: “Accoglienza degli stranieri, protezione degli anziani e reti contro l’individualismo. Passa da qui la sopravvivenza delle aree interne del Paese”. Non una parola su divorzio e aborto che hanno devastato matrimonio e famiglia, solo migranti, accoglienza ed esami da superare per il governo Meloni, forse per meglio inchiodarlo nella campagna elettorale del 2027.

Quello degli stranieri è un chiodo fisso della CEI, che non tiene conto dei numeri perché l’apporto degli stranieri non risolve né modifica il trend demografico negativo “facendo 100 il totale delle nascite attuali in Italia, abbiamo che 15 di queste sono dovute a genitori entrambi stranieri, 7 a coppie in cui un genitore è straniero, e dunque complessivamente 22 sono nascite da almeno un genitore straniero”. L’Italia è campione europeo nella concessione della cittadinanza, oltre 1milione700mila al 2020, ma questo non incide, insomma non sono gli immigrati che risolvono il problema demografico. Forse i vescovi dovrebbero meglio considerare i dati della realtà offrendo la loro collaborazione alla società italiana svolgendo il ruolo che gli è tipico, quello di motore di avviamento motivazionale ed ideale, valoriale, morale e profetico invece di suggerire iniziative modello “piano quinquennale”, che come i “piani pastorali” di solito, risolvono ben poco perché partono da una idea invece che dalla realtà.


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