martedì 29 aprile 2025

L'encomio post-mortem della Massoneria al Papa






Di Don Marco Begato, 28 Apr 2025

Papa Francesco era un massone? Era affiliato a qualche loggia? Era un fratello? Uno dei loro?

Ecco alcune domande che da anni rimbalzano nella rete, ma che sono riemerse in questi giorni, quando la Gran Loggia d’Italia degli Antichi Liberi Accettati Muratori (ALAM) ha pubblicato una lettera di cordoglio e di stima per il Pontefice.

È la prova inequivocabile che il Papa ha lavorato per la Massoneria e con la Massoneria? O al contrario, come mi ha personalmente scritto un amico, è il tentativo della Massoneria di tendere un ultimo agguato, meschino, strumentalizzando gesti e testi del Papa defunto fino a farne uno dei loro?

Due cose sono sicure.

La prima è che il Papa ora non potrà in nessun modo rispondere e replicare all’ALAM.

La seconda è che il Papa da vivo non ha mai replicato né preso le distanze da quegli esponenti di area non cattolica, che ne raccoglievano e forse manipolavano interviste o dichiarazioni. Si pensi agli incontri con Eugenio Scalfari, Emma Bonino e Fabio Fazio, per restare in ambito italiano.

Ma c’è altro che possiamo dire con assoluta sicurezza e riguarda il commento che si può fare al testo dell’ALAM, mettendo da parte le interrogazioni circa i rapporti effettivi tra Papa Francesco e la Massoneria.

Il Gran Maestro Luciano Romoli elenca alcuni valori, che a detta sua emergono dal Pontificato appena concluso:

“i valori della fratellanza, dell’umiltà e della ricerca di un umanesimo planetario”,

“una profonda risonanza con i principi della Massoneria: la centralità della persona, il rispetto per la dignità di ogni individuo, la costruzione di una comunità solidale, il perseguimento del bene comune”,

“Libertà, Uguaglianza e Fratellanza è il triplice asset valoriale della Massoneria”,

“Superare le divisioni, le ideologie, il pensiero unico per riconoscere la ricchezza delle differenze e costruire un’umanità unita nella diversità”,

“Una fede capace di interrogarsi, di accogliere il dubbio e di dialogare, che troviamo anche nel metodo iniziatico massonico, fondato su un cammino libero da dogmi, sostanziato dalla ricerca incessante della verità”,

“costruzione massonica del “Tempio interiore”, basata su tolleranza, solidarietà e resistenza contro l’odio e l’ignoranza”,

“una “coscienza planetaria”, che riconosca l’umanità come una comunità di destino”,

Assonanze tra cristianesimo cattolico e massoneria ne possiamo trovare, come se ne possono trovare con approccio comparativo tra cattolicesimo e pressoché ogni altra visione religiosa o filosofica. L’elemento fondamentale da mettere in luce è però un altro: cosa contraddistingue effettivamente la visione cattolica?

La differenza specifica del cattolicesimo sta nel suo essere completamente rivolto a Gesù Cristo, vero Dio e vero uomo, di cui segue e tramanda con interezza l’insegnamento e il comandamento, specialmente l’invito del Risorto di andare nel mondo e insegnare alle genti la verità rivelata e battezzare nel nome della SS. Trinità.

Il dialogo, la tolleranza, la capacità di interrogarsi, la coscienza planetaria e gli altri elementi su elencati possono essere, nel migliore dei casi, funzionali a introdurre l’insegnamento e ad avvicinare al battesimo. In tal senso possono essere accolti. Nella misura in cui invece lo scopo di evangelizzazione si trova da essi impedito, quegli elementi decadono e perdono interesse.

Abbiamo esempio di questo nella condotta stessa del Salvatore. Il Signore Gesù per tre anni ha incontrato persone e dialogato con esse, senza evitare contesti dottrinalmente o moralmente ambigui. Ricordiamo per esempio i dialoghi notturni con Nicodemo (Gv 3), quello scandaloso con la Samaritana (Gv 4), nonché gli svariati momenti di confronto con sconosciuti o discepoli. Ma in certi momenti il Signore non ha dialogato, e generalmente ciò avveniva quando gli interlocutori volevano solo metterlo alla prova e quando non erano disposti ad accogliere la verità: nell’episodio dell’adultera Gesù si china silenzioso a scrivere sulla sabbia (Gv 8); evade le domande dei farisei tendenziosi (Lc 20); ai discepoli increduli dice “volete andarvene anche voi?” (Gv 6); davanti a Erode e a Pilato tace (Mc 15). E ordinariamente ricorre a parabole affinché gli uditori “ascoltando non comprendano” (Mc 4).

In definitiva la lezione di Gesù in termini di accoglienza e dialogo dimostra che questi aspetti non sono assoluti, né prioritari. Essi sono finalizzati all’annuncio della verità e all’instaurazione del nuovo Regno spirituale, quel Regno che ha soppiantato il culto del Tempio di Gerusalemme (Gv 4) e ci ha messo di divenire Tempio dello Spirito Santo (1Cor 6), che è l’opposto del massonico “Tempio interiore” (Eb 7).

Qual è dunque l’unica sicurezza che possiamo trarre dalle parole del Gran Maestro Luciano Romoli?

Possiamo dire con certezza che il Papa ha voluto allinearsi ai valori massonici? Non possiamo.

Possiamo dire che il Papa abbia appiattito l’insegnamento cattolico al livello della visione massonica? Non poteva farlo, il Papa è custode e non proprietario del depositum fidei.

Possiamo negare che il Papa volesse cercare effettivamente un dialogo con la Massoneria e il Mondo, al fine di preparare un terreno a una più efficace evangelizzazione? Non possiamo negarlo.

Possiamo dire, accogliendo la precedente, che tale progetto sia riuscito? Per rispondere bisognerà rilevare quanti uomini abbiano maturato o matureranno autentiche conversioni cristiane cattoliche a partire dalla strategia di Papa Francesco.

Cosa possiamo dire con assoluta certezza? Che per i cattolici la strategia di dialogo, tanto cara al Romoli, è per sua natura temporanea e strumentale; quindi essa è destinata a passare; potrebbe forse estendersi ancora per brevi periodi, ma non potrà mai rappresentare il CREDO della Chiesa Cattolica, né la sua identità, né la sua missione. La congiuntura tra Cattolicesimo e Massoneria è per definizione accidentale e transeunte.

Cosa ci auguriamo con passione? Che il dialogo tra Papa Francesco e la Massoneria, di cui si è intravista una assonanza, porti alla conversione autentica di molti fratelli dell’ALAM e degli altri riti nel mondo.

Di cosa non ci dimenticheremo? Delle condanne autorevoli espresse dalla Chiesa contro la Massoneria (da Clemente XII 1738, al CJC 1917, al card. Ratzinger 1983).

Chi non tradiremo? Il Signore Gesù Cristo, vero Dio e vero uomo.

Di cosa non avremo timore? Del fatto che durante la storia qualche Pontefice possa eventualmente rinnegare nostro Signore; quand’anche dovesse accadere, il Signore stesso risanerà il suo Vicario con uno sguardo (“il Signore guardò Pietro” Lc 22), una domanda (“mi ami tu?”, Gv 21) e con una promessa (“un altro ti porterà dove tu non vuoi”, Idem).

don Marco Begato

(Foto: Pixabay)



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