giovedì 10 aprile 2025

Le idee di Teilhard de Chardin trovano risonanza in Vaticano a 70 anni dalla sua morte





Pubblicato 9 aprile 2025


Le opere del controverso gesuita francese furono formalmente censurate dal Vaticano nel 1962.



di Edward Pentin (08-04-2025)

Il 70° anniversario della morte, avvenuta il 10 aprile, del padre Pierre Teilhard de Chardin, il controverso gesuita francese le cui opere furono formalmente censurate dal Vaticano nel 1962, ha offerto ulteriori motivi a quanti simpatizzano con il suo pensiero — tra cui papa Francesco e alti funzionari del Vaticano — di celebrare la sua vita e la sua eredità.

Gli ultimi sforzi, che hanno portato a un’effettiva riabilitazione di Teilhard — come veniva familiarmente chiamato — sono stati pubblicati in un articolo di due pagine nell’edizione del 27 marzo del quotidiano semi-ufficiale del Vaticano, L’Osservatore Romano. Tra i sei articoli contenuti nell’omaggio del quotidiano, che esaltavano il defunto filosofo e paleontologo definendolo, tra gli altri attributi, un “pensatore brillante e stimolante” e un “Mosè del XX secolo“, c’erano diversi articoli su una nuova biografia favorevole pubblicata il 31 marzo dalla casa editrice del Vaticano, la Libreria Editrice Vaticana.

Intitolata Pierre Teilhard de Chardin. A Biography, l’autrice Mercè Prats ha esaminato le opere di Teilhard “in un momento in cui le domande sul futuro del pianeta sono sempre più importanti”, si legge nella presentazione del libro. “L’appassionata ricerca di Teilhard de Chardin può essere vista attraverso il prisma dell’ecologia, seguendo la sua prospettiva sempre fiduciosa”, prosegue. Si tratta del secondo importante lavoro di Prats su Teilhard.

Prats è uno storico dei monoteismi presso il Laboratorio di studi sul monoteismo di Parigi e membro del British Teilhard Network.

Questa sua ultima opera, con prefazione del cardinale José Tolentino de Mendonça, prefetto del Dicastero per l’Educazione e la Cultura, è stata pubblicata sia sull’edizione de L’Osservatore Romano sia online tramite Vatican Media.

Il padre gesuita Antonio Spadaro, stretto confidente di Papa Francesco e sottosegretario del Dicastero per l’Istruzione e la Cultura, è stato in prima linea nella promozione di Teilhard negli ultimi anni. La scorsa settimana è intervenuto alla presentazione del libro di Prats a Roma e alla curia diocesana di Verona, descrivendo Teilhard come un poeta che parla “quello che è, e sarà, il linguaggio del futuro”.

Il quotidiano vaticano ha continuato a recensire positivamente Teilhard il 29 marzo, pubblicando un articolo su un simposio nella Basilica di San Giovanni in Laterano a Roma, a cui ha partecipato anche P. Spadaro come relatore. Ha citato Giuseppe De Rita, fondatore del Censis, un istituto italiano di ricerca socioeconomica, che ha parlato favorevolmente di Teilhard durante l’evento; De Rita ha affermato una visione decisamente progressista della Chiesa e della società e ha caldeggiato l’adozione del “soggettivismo”.

Critiche di lunga data

Le opere di Teilhard — morto all’età di 73 anni per un infarto la domenica di Pasqua, il 10 aprile 1955, dopo aver assistito alla messa nella cattedrale di San Patrizio a New York — hanno suscitato nel corso degli anni notevoli critiche sia di natura teologica che filosofica.

Il monitum (“ammonimento”) del Sant’Uffizio del 1962 affermava che le opere teologiche di Teilhard — che non hanno mai ricevuto l’imprimatur della Chiesa — contenevano “tali ambiguità, e persino gravi errori, da offendere la dottrina cattolica”. Esortava inoltre i pastori della Chiesa a proteggere “le menti, in particolare dei giovani” dai suoi scritti. Studi recenti sembrano confermare il suo “fermo impegno” per l’eugenetica e le sue discutibili opinioni sulla razza. In una dichiarazione del 1981, Papa Giovanni Paolo II ribadì che il monitum rimaneva in vigore.

I teologi di pensiero ortodosso lo hanno a lungo considerato niente meno che un eretico.

Dietrich von Hildebrand descrisse il suo pensiero come “irrimediabilmente in contrasto con il cristianesimo“ e persino Jacques Maritain lo definì “un uomo di grande immaginazione“ ma non un filosofo o un teologo serio, mentre il defunto sacerdote e scrittore cattolico Malachi Martin concluse, studiando gli scritti di Teilhard, che aveva perso la fede cattolica.

Nonostante ciò, durante questo pontificato, si sono verificati frequenti tentativi di riabilitare il controverso gesuita francese. Papa Francesco ha aperto la strada in questo senso, elogiando la visione teologica di Teilhard in una nota a piè di pagina della sua enciclica Laudato Si’ del 2015, definendolo “spesso frainteso“ in un’omelia in Mongolia nel 2023 e descrivendolo il mese scorso come “audace e ispiratore” in un messaggio alla Pontificia Accademia per la Vita.

Nel 2017, i partecipanti dell’allora Pontificio Consiglio della Cultura elogiarono formalmente la “visione profetica” di Teilhard, in quanto fonte di ispirazione per teologi e scienziati di tutto il mondo, e chiesero a Papa Francesco di revocare il monitum del 1962.

Nella prefazione alla biografia di Prats, il cardinale Tolentino de Mendonça ha descritto Teilhard come “una delle figure più affascinanti e complesse del pensiero del XX secolo”. Il cardinale portoghese, noto per la sua poesia e le sue tendenze progressiste, ha affermato che l’opera di Teilhard “si trova all’intersezione tra scienza, teologia e filosofia” e rappresenta “un audace tentativo di integrare l’evoluzione cosmica con una visione spirituale dell’universo”. Ha descritto il suo pensiero come una “sintesi originale” che sfida “le tradizionali dicotomie tra fede e ragione, natura e spirito, tempo ed eternità”. La “teoria dell’evoluzione” era centrale nel pensiero di Teilhard, ha proseguito il Cardinale, aggiungendo che vedeva l’evoluzione non semplicemente come un processo biologico, “ma come un movimento cosmico che coinvolge tutta la creazione”. Il gesuita francese credeva che l’universo “sia animato da una forza interiore che lo spinge verso il punto omega, termine coniato da Teilhard per indicare l’apice dell’evoluzione, dove la coscienza umana e quella divina si uniscono in armonia”. Tale “audacia nel reinterpretare la fede cattolica” alla luce delle scoperte scientifiche “ha provocato reazioni contrastanti all’interno della Chiesa”, ha riconosciuto il cardinale Tolentino de Mendonça.

Ha ricordato (che) il monitum del 1962 (non è mai stato abolito), ma ha anche correttamente osservato che i papi Paolo VI, Giovanni Paolo II e Benedetto XVI hanno avuto parole positive da dire su di lui (Benedetto ammirava la creatività e le intuizioni teologiche di Teilhard, ma manteneva riserve su alcuni aspetti dell’opera di Teilhard, in particolare le sue potenziali ambiguità e deviazioni dalla dottrina ortodossa).

Il cardinale Tolentino de Mendonça ha poi elogiato Prats per aver riletto le idee di Teilhard “alla luce delle sfide del mondo contemporaneo” e per la sua capacità “di dialogare con temi attuali, come la crisi ecologica, la globalizzazione e la ricerca di significato spirituale nell’era tecnologica”.

Le risonanze di Teilhard oggi

Le idee di Teilhard hanno chiaramente trovato risonanza con il Vaticano odierno e si avvicinano a molte delle sue priorità. Malachi Martin ha spiegato nel suo libro The Jesuits come l’alienazione di Teilhard dal capitalismo lo abbia orientato verso «il popolo», che «il marxismo non presentava alcuna vera difficoltà» per lui e che era contrario alla rigidità dottrinale, criticando una volta seccamente l’arcivescovo Fulton Sheen per aver visto «la religione senza misteri, tranne quelli della teologia», e commentando che, per Sheen, «tutto è rivelato».

Martin ha anche evidenziato quello che considerava il bersaglio principale di Teilhard, favorito, a suo dire, da «tutti i veri modernisti», ovvero «la sua gerarchia di vescovi unita al Papa come capo» – un’osservazione non dissimile dalle critiche odierne al Sinodo sulla sinodalità. Per Martin, la gerarchia della Chiesa «non sopravviverebbe al teilhardismo».

Egli affermò che il cambiamento richiesto alla Chiesa da Teilhard «era totale» e che nel suo «Dio dell’evoluzione», Teilhard vedeva tutto come in perpetuo flusso – un’osservazione che riecheggia la convinzione che Francesco stia promuovendo una “Chiesa della società liquida“.

Teilhard, scrisse Martin, «non credeva nel “Dio morto” di Nietzsche, e non nel Dio immutabile della Chiesa, ma in “un Dio che cambia”». Questo, disse, portò Teilhard a credere che tutto nella Chiesa «deve essere ripensato» e che essa dovesse «allearsi con la scienza perché “ciò aiuterebbe a rimuovere gli ostacoli che impediscono alla Chiesa di conoscere la propria verità”».

Dopo aver analizzato la sua pietà personale e la pratica della fede religiosa (notò che Teilhard una volta aveva descritto il soprannaturale come «un’idea mostruosa»), Martin concluse che, «è abbastanza ovvio che Teilhard avesse smesso di credere in quanto cattolico», e dedusse che, in parte dalle sue teorie, emergeva la screditata teologia della liberazione.

Nella sua celebre critica a Teilhard del 1967, intitolata Il cavallo di Troia nella città di Dio, von Hildebrand lo accusò di promuovere un naturalismo crasso che subordinava l’anima individuale ai processi cosmici e ignorava il destino soprannaturale dell’umanità. Trovava inquietanti le tendenze panteistiche di Teilhard, in particolare la sua rappresentazione di Cristo come una figura legata ai processi evolutivi piuttosto che come il Redentore dell’umanità. «Solo dopo aver letto diverse opere di Teilhard», scrisse, «mi resi pienamente conto delle implicazioni catastrofiche delle sue idee filosofiche e dell’assoluta incompatibilità della sua finzione teologica — come la chiama Etienne Gilson [storico e filosofo del XX secolo] — con la rivelazione cristiana e la dottrina della Chiesa».

I convinti sostenitori di Teilhard naturalmente respingono tali critiche, ma i pericoli spirituali degli scritti di Teilhard, quelli che hanno portato al monitum del Vaticano, restano per molti validi oggi come lo erano allora.



Traduzione a cura della redazione del blog anticattocomunismo dal National Catholic Register



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