lunedì 14 aprile 2025

Come sarà l’Assemblea Ecclesiale del 2028? Date un’occhiata a quella latinoamericana del 2021



[Il 25 novembre, Giornata Internazionale per l’Eliminazione della Violenza Contro le Donne, le religiose e le laiche presenti alla Messa serale dell’Assemblea Ecclesiale in corso a Città del Messico benedicono cardinali, vescovi e altri partecipanti dall’altareal termine della liturgia. Screenshot, https://youtu.be/qcWATjWooEs?t=4488 1:14:50]


(Prima Parte)

José Antonio Ureta e Julio Loredo

L’11 marzo, dal letto del Policlinico Gemelli - dove otto giorni prima si trovava in punto di morte - Papa Francesco ha convocato la Chiesa universale a riunirsi in un’assemblea ecclesiale nell’ottobre 2028. Entro quella data potremmo già avere un nuovo papa. Apparentemente, l’idea è di garantire che il Sinodo sulla Sinodalità raggiunga la fase conclusiva della sua “recezione”. Il Pontefice intende lasciare la sinodalità come eredità principale del suo pontificato.

Il Segretario Generale del Sinodo dei Vescovi, il cardinale maltese Mario Grech, ha dichiarato a Vatican News che questa assemblea ecclesiale sostituirà una nuova assemblea sinodale sulla sinodalità[1]. Qual è la differenza? Perché un’assemblea possa essere definita sinodale, la maggioranza dei partecipanti deve essere composta da vescovi. Come suggerisce il nome, ciò non è richiesto in un’assemblea ecclesiale che riunisce tutto il Popolo di Dio, formato principalmente da laici, in particolare donne.

Questa ipotesi - avanzata giustamente dal noto canonista p. Gerald Murray in un articolo per The CatholicThing[2] - trova conferma in un precedente meno noto: la Prima Assemblea Ecclesiale dell’America Latina e dei Caraibi. Essa si è svolta tra il 2019 e il 2021, culminando in un evento ibrido - in presenza e online - con più di mille delegati. Poiché erano ancora in vigore le restrizioni dovute alla pandemia di COVID-19, 966 delegati hanno partecipato online e 72 si sono riuniti di persona a Città del Messico dal 21 al 28 novembre 2021[3].

L’iniziativa per questa assemblea ecclesiale continentale è partita dallo stesso Papa Francesco. I responsabili del Consiglio Episcopale Latinoamericano e dei Caraibi (meglio noto con l’acronimo spagnolo CELAM) gli avevano chiesto il permesso di tenere la VI Conferenza Generale dell’Episcopato. Invece, il Pontefice propose (in modo “profetico,” secondo gli organizzatori) “di dare spazio a un processo più in linea con il nostro tempo: un incontro ecclesiale e sinodale, in cui tutto il Popolo di Dio potesse partecipare ed esprimersi,” in modo da “intraprendere nuove sfide pastorali.”[4]

Come si è visto, il numero di prelati in quell’incontro finale a Città del Messico era meno di un quarto dei partecipanti: soltanto 10 cardinali (1%) e 233 vescovi (21%). Aggiungendo 264 sacerdoti e diaconi (24%), i rappresentanti del clero erano in minoranza, poiché la maggioranza era composta da 428 laici e laiche (39%) e 160 religiosi e religiose (15%)[5].

Gli organizzatori erano orgogliosi di questa composizione: “È la prima volta che teniamo un’Assemblea Ecclesiale - e non soltanto un’Assemblea Episcopale - nella nostra Chiesa, in questa regione. In ciò sperimentiamo la novità dello Spirito che ci sorprende e ci conduce su nuovi cammini di conversione e rinnovamento personale, comunitario e istituzionale.”[6]

Fin dall’inizio, l’evento è stato considerato un’iniziativa pionieristica destinata a fungere da modello futuro per la Chiesa universale. “Sia Papa Francesco sia la Segreteria Generale del Sinodo dei Vescovi sono molto interessati ad ascoltare le esperienze e gli apprendimenti che emergono dallo sviluppo della Prima Assemblea Ecclesiale e dal processo di ascolto precedente alla sua realizzazione. Stiamo offrendo una novità alla Chiesa universale, tenendo per la prima volta un’Assemblea Ecclesiale in cui i vari settori del Popolo di Dio partecipano attivamente.”[7]

Come in passato, e in particolare nella Conferenza di Medellín del 1968[8], “la Chiesa in questa regione è stata pioniera in molti ambiti di recezione del Concilio Vaticano II e continua a esserlo.” Dato che “un frutto molto importante del Sinodo per l’Amazzonia è stata la costituzione della Conferenza Ecclesiale dell’Amazzonia (CEAMA), un organismo ecclesiale senza precedenti nella Chiesa universale, nato nel giugno 2020 e che il 17 ottobre 2021 è stato eretto canonicamente da Papa Francesco.”[9] È evidente che la novità risiede nel fatto che si tratta di una conferenza ecclesiale e non episcopale, come quelle esistenti in tutto il mondo. Inoltre, lo stesso CELAM è in fase di ristrutturazione, e così “si stanno ponendo le basi per una Chiesa sinodale nella regione.”[10] In altre parole, è probabile che il CELAM cessi di essere una conferenza episcopale e diventi un consiglio ecclesiale composto da tutti i battezzati.

Quali sono i fondamenti teologici di questo cambiamento copernicano nelle strutture della Chiesa? Sono gli stessi che abbiamo denunciato nel nostro studio del 2023, Processo Sinodale: Vaso di Pandora[11]. Nel documento che sintetizza le proposte della fase di ascolto dell’Assemblea Ecclesiale si afferma che la conversione pastorale di cui ha bisogno la Chiesa latinoamericana dev’essere compresa “a partire da un’ecclesiologia caratterizzata dall’immagine del Popolo di Dio,” il quale “comprende tutti i suoi membri come soggetti nella Chiesa,” “ha un carattere sacerdotale e profetico attraverso il battesimo,” ed “è configurato dai ‘carismi’ con una ricchezza molteplice e variegata di doni,” in modo che tutti i fedeli possiedano “un istinto di fede — sensus fidei — che li aiuti a discernere ciò che è veramente da Dio.” Ne consegue che “la sinodalità non può essere solo un concetto o un evento particolare, ma deve incarnarsi sia nelle strutture sia nei processi ecclesiali,” poiché è “un modo naturale di essere Chiesa,” dove i laici “sono parte attiva e creativa nell’esecuzione dei progetti pastorali a beneficio della comunità.”[12]

La prima fase di ascolto dell’Assemblea Ecclesiale, svoltasi tra aprile e agosto del 2021, mirava “a discernere i segni dei tempi e ad accogliere i clamori e le speranze dei poveri, di nostra sorella madre terra e di tutto il Popolo di Dio.” Secondo gli organizzatori, hanno partecipato circa 70.000 persone: 47.000 in “diversi spazi comunitari” (cioè, riunioni di gruppo), 8.500 come contributi personali e 14.000 nei forum di riflessione tematici[13].

In un articolo per La Civiltà Cattolica, il cardinale gesuita peruviano Pedro Barreto e il laico messicano Mauricio Lopez, cofondatore della Rete Ecclesiale Panamazzonica ed ex presidente mondiale delle Comunità di Vita Cristiana (una sorta di terz’ordine laicale gesuita), hanno tracciato una valutazione finale. La loro testimonianza è significativa perché il cardinale Barreto faceva parte della commissione di animazione dell’Assemblea Ecclesiale, mentre Mauricio Lopez ne era il coordinatore della commissione di ascolto. Nell’articolo riconoscono che questi 70.000 partecipanti rappresentano un numero modesto, se rapportato ai 350 milioni di cattolici presenti nella regione. Tuttavia, lo ritengono un numero significativo, considerando che la consultazione si è svolta in piena epidemia di Covid e, soprattutto, se confrontato con “recenti esperienze ecclesiali in cui la partecipazione si è ridotta a poche decine di persone, quasi sempre provenienti dalle strutture ufficiali.”[14]

Ciononostante, il cardinale Barreto e Mauricio Lopez riconoscono di non essere riusciti a coinvolgere più profondamente le voci degli “improbabili” e che, nelle delegazioni inviate in Messico, “ha prevalso la tentazione di delegare a gruppi più istituzionalizzati o più vicini al pensiero di coloro che occupano posizioni di leadership nella Chiesa.” Inoltre, “avrebbero dovuto svolgere il ruolo di rappresentanti delle diverse voci della Chiesa nei loro Paesi, ma in molti casi così non è stato.”[15] Nulla di nuovo sotto il sole, poiché è quanto accaduto anche nel clamoroso Cammino Sinodale tedesco e nelle varie fasi del Sinodo sulla Sinodalità, con la differenza che questi due autori lo riconoscono.

La commissione di ascolto coordinata da Mauricio Lopez ha preparato una Sintesi narrativa: Ascolto nella Prima Assemblea Ecclesiale dell’America Latina e dei Caraibi[16], che ha raccolto gli interventi principali in più di duecento pagine e in seguito ha elaborato il già menzionato Documento per il discernimento comunitario, messo a disposizione di tutti i partecipanti dell’Assemblea Ecclesiale. Questa Sintesi è preziosa perché raccoglie, in modo non filtrato, ciò che il sensus fidei del Popolo di Dio starebbe dicendo alla Chiesa sotto il soffio dello Spirito Santo. Rappresenta una vera miniera di informazioni riguardo ai cambiamenti radicali che la nomenklatura ecclesiastica e i suoi sostenitori a vari livelli cercano di introdurre nella Chiesa.

Per rendere la lettura più agevole, i temi presentati in questo documento sono esposti in modo diverso rispetto all’ordine scelto dal comitato di coordinamento. Tutti i testi sono tratti dalla citata Sintesi narrativa. Vengono indicati soltanto i numeri di pagina, risparmiando al lettore la fatica di dover saltare tra i riferimenti di tante note, dal momento che pochi potranno consultare l’originale spagnolo.

1. Clericalismo

Come era prevedibile, il tema 2.7, “Clericalismo,” all’interno del blocco tematico 2 (“Illuminare-discernere la realtà”) (p. 82), ha costituito il carburante emotivo per instillare una sorta di lotta di classe tra laici e clero nella Chiesa. La cosiddetta piaga del clericalismo “dà un potere eccessivo al clero e ostacola il cammino verso una Chiesa sinodale in uscita” (p. 110). Secondo la Sintesi, “è ancora molto presente un modello di Chiesa piramidale, gerarchico, che ignora la ricchezza della diversità di ministeri e carismi, impedisce un modello comunitario di animazione e lascia fuori dai ruoli di servizio molti membri che sostengono la missione” (p. 108). Nel tema 4.7, “Laici,” si insiste sul fatto che la struttura gerarchica “porta all’esclusione dei laici” (p. 184). Il Forum 31 dedicato ai laici è ancora più veemente nella critica: “Noi laici siamo la grande maggioranza del Popolo di Dio. La nostra dignità ci viene dal Battesimo. La nostra vocazione non è meno degna di quella dei consacrati. Siamo, pertanto, soggetti ecclesiali e protagonisti della missione nei processi decisionali. Non dobbiamo accettare di essere considerati collaboratori dei consacrati, poiché abbiamo una corresponsabilità ecclesiale e sociale che si esprime nel cammino sinodale” (p. 185).

Al contrario, le Comunità Cristiane di Base (CCB) “sono un modo di [essere] Chiesa che resiste al clericalismo” (p. 108) perché in esse, “vi è un risveglio, soprattutto dei laici, nel riconoscere la propria dignità e il proprio ruolo ministeriale nella Chiesa, nello spirito del Concilio Vaticano II” (p. 108). Esse contribuiscono a “superare la divisione/opposizione tra clero e laici per passare a un’autocomprensione carismatica delle comunità ecclesiali dal binomio comunità-ministeri così da rendere possibile la conversione sinodale, per superare il clericalismo” (p. 211). Le CCB sono l’opposto delle parrocchie tradizionali, che presentano “scarsa partecipazione effettiva dei laici nelle decisioni parrocchiali (spazi consultivi o direttivi), o nella Chiesa in generale” (p. 109).

Per combattere il clericalismo, “la prima cosa che deve essere rivalutata è il riconoscimento della condizione battesimale di ogni seguace di Gesù, per la quale siamo tutti chiamati. Siamo tutti sacerdoti, profeti e re indipendentemente dai sacramenti” (p. 111), e quindi “dobbiamo passare dalla struttura di potere piramidale a un’altra immagine, con maggiore orizzontalità e fraternità, in cui prevalga la dignità egualitaria ricevuta attraverso il Battesimo e l’esperienza viva della vita comunitaria” (p. 111). Ciò richiede “cambiamenti nelle strutture ecclesiastiche che promuovano la partecipazione del popolo di Dio a tutti i livelli” (p. 112).

2. Sinodalità

Ovviamente, la panacea per risolvere il clericalismo è la sinodalità, tema trattato al punto 2.8 (p. 115). Il segno di speranza più rilevante è la stessa assemblea ecclesiale, che si dirige verso l’obiettivo di una Chiesa sinodale del XXI secolo, la quale vede “tutte le persone con uguale dignità come figli di Dio, senza clericalismo, che si è istituito come una casta o classe superiore, e confidando che lo Spirito parli attraverso tutti gli uomini e le donne” (p. 115); di conseguenza, “ascolta la voce di tutto il popolo di Dio,” aiutandolo a “uscire dalle strutture rigide che racchiudono la Chiesa” (p. 115). Questa uscita è imperativa perché “meno sono democratiche e partecipative le strutture delle organizzazioni, più esse sono inclini ad abusi di ogni genere” (p. 115). Inoltre, “l’autogestione comunitaria” realizza il sogno di “una Chiesa di comunità” (p. 115). Per “uscire da una Chiesa monarchica,” occorre chiedersi: “È possibile che questa struttura ecclesiale consenta la nascita della sinodalità?” (p. 115), poiché “si riconosce la necessità di costruire nuove strutture ecclesiali in cui la democrazia sia intesa come un modo di organizzarci con limiti nell’esercizio del potere, con responsabilità nel suo esercizio e con spazi di decisione condivisi e dialogati” (p. 115). Per questo si lamenta che “non esistono traguardi o strumenti per rendere visibile questo grande cambiamento ‘copernicano’ nelle strutture della Chiesa” (p. 115) perché ciò che conta è “accogliere il grande cambiamento nella struttura della Chiesa e permettere che avvenga questo cambiamento desiderato da tutti” (p. 116), demolendo così “le strutture ecclesiali anticristiane che producono clericalismo” (p. 116).

3. Femminismo ministeriale

La lotta di classe laici-clero diventa particolarmente virulenta nel tema 2.5, intitolato “Donne” (p. 95), in cui si afferma che “ciò che fa più male” (p. 95) riguardo la situazione della donna nell’ambito ecclesiale è il fatto che “alcune autorità, in molti casi, sono conservatrici, maschiliste e clericaliste” (p. 95), poiché “una teologia patriarcale, che non è liberatrice, non prende in considerazione il pensiero delle donne e non si è adeguata alla nuova realtà, ed è ancora presente in molti spazi ecclesiali” (p. 99).

Secondo la Sintesi narrativa, la posizione di inferiorità delle donne nella Chiesa deriva dal fatto che “la struttura ascendente gerarchica della Chiesa è un nodo cieco; è una struttura ereditata dal Medioevo,” per cui “bisogna lavorare per generare una struttura più comunitaria e una dinamica differente” (p. 99) e “smantellare la Chiesa maschilista e patriarcale” (p. 100), poiché “il formato medievale e patriarcale che ha plasmato la Chiesa di ieri” (p. 100) persiste tuttora nelle diocesi e “il clero non vuole cedere il potere affinché le donne partecipino alla corresponsabilità alla pari” (p. 100). Come affermato più avanti nel tema 2.7, il clericalismo “si esprime in strutture pensate da uomini e per uomini (con tratti maschilisti), perdendo la ricchezza dell’apporto femminile in molti ambiti” (p. 108).

Di conseguenza, “non esiste una riflessione seria sulla possibilità di ricevere ministeri ordinati per le donne benché la Chiesa sia popolata in maggioranza da donne” (p. 95). Pertanto, è necessario “riconoscere l’operato e i servizi delle donne nella Chiesa istituendo ministeri, incluso il sacerdozio e il diaconato, non nell’attuale schema clericale ma a partire da un’esperienza sinodale” (p. 101). Ciò si traduce nella proposta specifica di “chiedere modifiche al diritto canonico e alla struttura ecclesiale affinché le donne possano assumere ministeri ecclesiali/riflettere seriamente e aprirsi alla possibilità di ministeri ordinati (diaconato, ministero presbiterale) al servizio della Chiesa dei poveri” (p. 97).

Parlando di diaconato, la Sintesi afferma che uno degli aspetti principali emersi durante il forum tematico sull’argomento è che “per pensare alle donne e al diaconato, bisogna cambiare gli immaginari; serve disimparare paradigmi e decostruire modelli obsoleti di relazioni tra uomini e donne, [e] non considerarlo come un’ordinazione sacerdotale. Superare la Chiesa gerarchica piramidale, ‘kyriarcale’[17] e sacerdotale per diventare una Chiesa di comunione inclusiva e ministeriale. È fondamentale cambiare queste strutture di pensiero per fare passi avanti e includere di nuovo le donne” (p. 188).

Logicamente, i partecipanti al forum ritengono “di SOMMA IMPORTANZA che i ministeri e gli incarichi attuali (specialmente il sacerdozio e il diaconato) siano condivisi indipendentemente dal sesso, nella certezza che lo Spirito Santo agisca attraverso il servitore o la servitrice, a prescindere dalla sua sessualità” (p. 187). Inoltre, ribadiscono: “Una Chiesa sinodale è quella che ascolta lo Spirito e nella quale i ruoli e le funzioni si assumono in base ai carismi, non al genere” (p. 189).

Perciò, nella fase di ascolto dell’Assemblea Ecclesiale, i partecipanti guardano con speranza alla “presenza dei movimenti femministi nella vita della Chiesa o a essa correlati” (p. 95) e all’“inclusione reale e paritaria come prossime e protagoniste,” garantendo “alle donne nella Chiesa voce e voto in luoghi nei quali non li hanno” (p. 97).

Un passo ulteriore sarebbe consentire la predicazione: “Il fatto che solo gli uomini possano pronunciare l’omelia è un’appropriazione dello Spirito. Negare alle donne la capacità di rispondere alla propria vocazione è violenza e un affronto allo Spirito. La Chiesa desidera essere una voce morale nel mondo, ma negare alle donne la piena appartenenza alla Chiesa significa permettere che gli uomini continuino a esercitare violenza sulle donne nella società” (p.189).

Le donne teologhe possono dare un grande contributo perché “le teologie elaborate dalle donne, incluse le teologie femministe in dialogo con il femminismo e la prospettiva di genere, presentano critiche alla visione androcentrica e offrono prospettive di trasformazione per una Chiesa più inclusiva, che ampli gli spazi per le donne” (p. 101).

Una selezione di “Voci del Popolo di Dio” sostiene tali richieste. Tra le perle presentate vi è questa testimonianza: “Includere una volta per tutte le donne nella liturgia, nel processo decisionale e nella gestione della Teologia, ossia nel governo della Chiesa e delle sue comunità, con pari diritti e doveri” (p. 98).

4. Donne benedicono liturgicamente cardinali e vescovi

La partecipazione delle donne alla liturgia ha trovato una realizzazione concreta durante la Messa serale del quarto giorno dell’Assemblea Ecclesiale, coincisa con la Giornata Internazionale delle Nazioni Unite per l’Eliminazione della Violenza Contro le Donne. Al termine della celebrazione, il cardinale guatemalteco Álvaro Ramazzini, che presiedeva la liturgia, ha letto un testo già predisposto invitando le donne presenti a salire all’altare affinché noi partecipanti “potessimo ricevere da loro una preghiera di benedizione,” esprimendo così “l’uguaglianza esistente tra uomini e donne battezzati.” Riconoscendo la natura insolita del suo gesto, ha aggiunto: “Normalmente siamo sempre noi uomini a benedire, giusto? Se siete d’accordo, invertiamo la cosa in questo momento,” come segno del cammino sinodale e dell’impegno a eliminare ogni violenza contro le donne. Ha concluso: “Chiediamo a tutte le donne dell’assemblea di benedirci, noi cardinali, vescovi, sacerdoti e diaconi, pastori delle nostre comunità cristiane.”[18]

Detto questo, il cardinale e i concelebranti sono scesi dall’altare, sul quale sono salite le donne. Alzando le braccia in stile evangelico, hanno impartito la benedizione utilizzando una formula preparata in precedenza, letta a microfono da una di loro. Tutti i presenti, compresi gli ecclesiastici, hanno chinato umilmente il capo durante la benedizione (vedi foto). Infine, uno dei vescovi concelebranti ha chiesto alle donne di accompagnarli nella processione d’uscita, riservando loro il posto d’onore tra il clero e i concelebranti stessi.



NOTE

[1] Vedi Andrea Tornielli, “Grech: un percorso che aiuta le Chiese a coinvolgere tutti con stile sinodale”, VaticanNews.va, 15 marzo 2025, https://www.vaticannews.va/it/vaticano/news/2025-03/cardinale-grech-intervista-sinodo-assemblea-ecclesiale-2028.html

[2] Vedi Gerald E. Murray, “Processes, Accompaniment, Implementation: Synodality Forever!” The CatholicThing, 20 marzo 2025, https://www.thecatholicthing.org/2025/03/20/processes-accompaniment-implementation-synodality-forever/.

[3] Vedi Ricardo Barreto, S.J. e Mauricio López Oropeza, “The First Ecclesial Assembly of Latin America and the Caribbean: Experiences of a SynodalProcess”,La Civiltà Cattolica, 21 febbraio 2022, https://www.laciviltacattolica.com/the-first-ecclesial-assembly-of-latin-america-and-the-caribbean-experiences-of-a-synodal-process/.

[4] Toward a Synodal Church Going Forth Into the Periphery: Reflections and Pastoral Proposals Drawn From the First Ecclesial Assembly for Latin America and the Caribbean, trans. María Luisa Valencia Duarte (Bogotá: CELAM, 2022), 8, https://asambleaeclesial.lat/wp-content/uploads/2022/10/ingles.pdf.

[5] Vedi Toward a Synodal Church, 15.

[6] Document for Community Discernment: At the First Ecclesiastical Assembly of Latin America and the Caribbean (Mexico City: CELAM, 2021), no. 1, p. 7 (ebook), consultato l’8 aprile 2025, https://synod.org.pl/wp-content/uploads/2022/10/ddc-angielski-amerykanski.pdf

[7] Document for Community Discernment, no. 8, p. 11.

[8] La Seconda Conferenza Generale dell’Episcopato Latinoamericano, svoltasi a Medellín nel 1968, fu una pietra miliare nella storia della Chiesa dell’America Latina. Sottolineò la “scelta preferenziale per i poveri,” in nome della quale i vescovi adottarono un discorso influenzato da categorie marxiste, promossero una lettura socio-politica del Vangelo e incoraggiarono un’ecclesiologia incentrata sulla lotta di classe e sulla liberazione materiale. In questo modo, indebolirono la dimensione soprannaturale della fede e favorirono posizioni rivoluzionarie. Medellín aprì la porta alla teologia della liberazione, i cui effetti nocivi inclusero la politicizzazione del clero e la migrazione di milioni di laici cattolici verso sette evangeliche di orientamento conservatore.

[9] Document for Community Discernment, nos. 8, 9, pp. 11, 12.

[10] Document for Community Discernment, no. 9, p. 12.

[11] José Antonio Ureta e Julio Loredo, Processo Sinodale, un Vaso di Pandora: 100 domande e risposte, (Associazione Tradizione Famiglia Proprietà, 2023), https://issuu.com/atfp/docs/processo_sinodale_un_vaso_di_pandora

[12] Document for Community Discernment, nos. 5, 16, 18, pp.16 and 18

[13] Document for Community Discernment, nos. 30, 32, p. 24.

[14] Barreto and López, “The First Ecclesial Assembly.”

[15] Barreto and López.

[16] Comité de Escucha, Síntesis narrativa: La escucha en la 1era. Asamblea Eclesial para América Latina y el Caribe—CELAM—Voces del Pueblo de Dios, 21 settembre 2021, https://diocesisdeirapuato.org/wp-content/uploads/2021/11/Sintesis-Narrativa-FINAL-1-1.pdf.

[17] Nella teoria femminista, “kyriarcale” è una parola coniata da Elisabeth Schüssler Fiorenza nel 1992. Descrive la sua teoria di sistemi interconnessi, interagenti e auto-rinforzanti di dominazione e sottomissione, che includono sessismo, razzismo, abilismo, ageismo (incluso l’adultismo), antisemitismo, omofobia, classismo, ingiustizia economica, colonialismo, militarismo, etnocentrismo, specismo e altre forme di gerarchie dominanti in cui la subordinazione di una persona o di un gruppo a un altro viene interiorizzata e istituzionalizzata. Cfr. Wikipedia contributors, “Kyriarchy,” Wikipedia, The Free Encyclopedia, https://en.wikipedia.org/w/index.php?title=Kyriarchy&oldid=1277650420 (consultato l’8 aprile 2025).

[18] “Un grupo de mujeresbendice a losobispos y sacerdotes en una misa,”
Infovaticana, 3 dicembre 2021, https://infovaticana.com/2021/12/03/un-grupo-de-mujeres-bendice-a-los-obispos-y-sacerdotes-en-una-misa/.






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