L'Italia dalle chiese ormai vuote, per il sociologo Diotallevi
tra poco sarà uno shock e le donne abbandonano di più la fede
© Fornito da Il Messaggero
Storia di Franca Giansoldati
Calo consistente, drastica diminuzione, declino accelerato. Il trend negativo è avviato ormai da decenni e per la Chiesa la situazione ora mostra un punto di non ritorno. I sociologi parlano di «sbiadimento dei riti religiosi» poiché coinvolgono «una quota sempre minore di popolazione italiana», ma anche perché la fede «ha una influenza statisticamente rilevabile sempre assai circoscritta e debole (quanto ormai nulla) sui comportamenti dichiarati di coloro che si definiscono praticanti regolari», ovvero coloro che vanno a messa con una certa regolarità e si affidano ai sacramenti, trasmettendo la fede ai figli. Si tratta di un fenomeno complesso, certamente non nuovo, che si è consolidato col tempo e che a partire dal lockdown - con la decisione della Cei di diffondere le messe non in presenza, utilizzando i social - si è stabilizzato. In pratica lo sdoganamento delle messe in tv avrebbe accelerato un processo in fieri che a guardare le statistiche e le prospettive degli esperti, sembrerebbe di non ritorno.
Il sociologo Luca Diotallevi ha appena dato alle stampe un libro intitolato La messa è sbiadita (Rubettino, 117 pagine, 13 euro) in cui analizza il processo storico della scristianizzazione nazionale arrivando alla conclusione che in Italia per la Chiesa si è materializzato l'incubo peggiore: un futuro con le chiese semi vuote. Diotallevi si interroga anche sugli «effetti del pontificato bergogliano» ma al momento, scrive, «la frequenza alle messe da parte dei fedeli non ha fatto registrare segnali di controtendenza né in termini quantitativi ne in termini morfologici nè in relazione alle trasformazioni già in atto della composizione dell'universo dei praticanti regolari». Come dire che il trend era già in corso ben prima dell'arrivo di Francesco.
A determinare una frattura nella trasmissione della fece certamente l'allontanamento delle donne dalla Chiesa. Diotallevi annota puntuale che in Italia «è la donna che tradizionalmente è la protagonista della trasmissione delle pratiche e delle credenze religiose alle giovani religioni, la trasmissione della fede dipende soprattutto da loro, ma la fuga delle donne meno anziane dalla ritualità religiosa in atto ormai da alcuni decenni, è gravida di alcune conseguenze sul presente e ancora più sul futuro della religione in Italia e dunque anche della società e della cultura di questo paese».
E ancora. «Il progressivo distacco tra donne e riti religiosi del tipo considerato altera e quasi cancella un tratto costitutivo della religione italiana. Le donne stanno disertando i riti altamente istituzionalizzati a un ritmo più veloce di quello degli uomini. Spesso il passo indietro compiuto dalle donne è molto più ampio di quello compiuto dai pari età uomini». Da tempo le statistiche rispecchiano un quadro allarmante. Scrive l'autore: «Dato che gli anziani praticano più degli individui di età giovane e dato che questa forbice per molti lustri si è andata allargando, la percezione superficiale della quantità di presenti ai riti religiosi non rende bene la drasticità del calo e le sue implicazioni per l'immediato futuro. Ciò che altera la percezione è l'invecchiamento medio della popolazione». Diotallevi sottolinea che il vero «shock percettivo è rimandato a quando le classi di età più anziane usciranno di scena». Solo allora le chiese saranno effettivamente semivuote se non vuote.
Il Messaggero
Nessun commento:
Posta un commento