mercoledì 20 marzo 2024

“Da una morte improvvisa e imprevista, risparmiaci, o Signore”



Sono lieta di condividere, nella nostra traduzione da da OnePeterFive, la meditazione settimanale di p. John Zuhlsdorf, sempre nutriente e illuminante, che ci consente di approfondire, durante l'ottava, i doni spirituali della domenica precedente [vedi]. Saltem Diebus Dominicis: prima domenica di Passione —
“Da una morte improvvisa e imprevista, risparmiaci, o Signore”.





20 marzo 2024

Saltem Diebus Dominicis: prima domenica di Passione 


Durante la Quaresima andiamo perdendo cose. Il sacro culto liturgico ci pota. Prima della festa della Risurrezione, la Santa Chiesa sperimenta la morte liturgica. La musica e i fiori sono i primi a scomparire, il Mercoledì delle Ceneri, insieme alla parola Alleluia. Oggi statue e immagini sono avvolte nel colore viola. Ecco perché la domenica odierna è talvolta chiamata Repus, da repositus, analogo ad absconditus o “nascosto”, perché questo è il giorno in cui le croci e le altre immagini che si trovano nelle chiese sono velate. 

L’ispirazione viene dalla fine del Vangelo, da Giovanni 8. Il Signore affronta l’accusa degli ebrei di essere posseduto da “un demonio”. Il brano si conclude con le Sue parole: “Prima che Abramo fosse, Io Sono”: quell’“Io Sono” è un attestato di divinità. Quando i Giudei hanno preso delle pietre per lapidarlo, “Iesus autem abscondit Se…” Gesù Si è nascosto. Di qui l’occultamento dell’immagine di Nostro Signore e di tutti gli altri santi. Tradizionalmente le croci possono essere coperte fino alla fine della celebrazione della Passione del Signore il Venerdì Santo e le immagini, come le statue, possono essere coperte fino all’inizio della Veglia pasquale.

Inoltre, come parte della potatura, da oggi nella forma più antica della Messa non si dice più il salmo “Iudica” nelle preghiere ai piedi dell’altare e il Gloria Patri al termine di alcune preghiere.

La potatura va più in profondità quando entriamo nel Triduo. Dopo la Messa del Giovedì Santo il Santissimo Sacramento è tolto dall’altare maggiore, che a sua volta è spogliato. Le campane sono sostituite da strumenti di legno. Il Venerdì Santo non c’è nemmeno la Messa. All’inizio della Veglia siamo privati della luce stessa! È come se la Chiesa stessa fosse completamente morta insieme al Signore nella Sua tomba. Questa morte liturgica della Chiesa rivela come Cristo si è spogliato della Sua gloria per salvarci dai nostri peccati e insegnarci chi siamo.

La Chiesa rinasce poi gloriosamente nella Veglia di Pasqua. Anticamente la Veglia veniva celebrata nel cuore della notte. Nell’oscurità, una sola scintilla era emessa dalla selce e diventava una fiamma. Tale fiamma si diffonde in tutta la Chiesa.

Se riusciamo a connetterci, col cuore e con la mente, con la liturgia della Chiesa, in cui questi sacri misteri sono rappresentati, la nostra ricettività attiva ci rende partecipi dei misteri salvifici della vita, morte e risurrezione di Cristo. Per risvegliare tale ricettività attiva dobbiamo essere membri battezzati della Chiesa ed essere in stato di grazia.

Questa prima domenica di Passione dà inizio al Tempo della Passione, che si estende attraverso queste dure settimane fino alla prima domenica dopo la prima luna piena della primavera dell’emisfero settentrionale. La Stazione Romana si trova a San Pietro sul Colle Vaticano, dove nei secoli passati i nuovi sacerdoti venivano ordinati all’alba dopo una veglia che durava tutta la notte. 

Il Vangelo di ieri, sabato, tratto da Gv 8, ha riportato l’affermazione di Nostro Signore: “Io Sono la luce del mondo” (v. 12), dopo che i possenti candelabri del Tempio, così alti che la loro luce si vedeva da tutta la città, erano stati spenti alla fine della settimana festiva di Sukkoth, ossia dei Tabernacoli. Entrando nel Tempo della Passione, un nuovo tema risuona nelle letture, sottolineando soprattutto la persecuzione di Cristo innocente e le trame contro Lui e i suoi seguaci, che sono stati minacciati di scomunica dalle sinagoghe per averLo seguito.

Il Vangelo si conclude con l’immagine di Cristo che Si nasconde ed esce illeso dal tentativo di aggressione dei Giudei che stavano per lapidarlo per la Sua “bestemmia”. Il Vangelo però inizia con le parole provocatorie del Signore agli ebrei: “Chi di voi può convincermi di peccato?” (Gv 8, 46). Nell’epistola di oggi, tratta da Ebrei 9, san Paolo chiama Cristo Sommo Sacerdote di un tabernacolo increato. In Ebrei 7 Paolo scrive:

“Tale era infatti il sommo sacerdote che ci occorreva: santo, innocente, senza macchia, separato dai peccatori ed elevato sopra i cieli” (v. 26).E San Giovanni scrive nella sua prima Lettera:
“Se diciamo che siamo senza peccato, inganniamo noi stessi e la verità non è in noi. […] Se diciamo che non abbiamo peccato, facciamo di Lui un bugiardo e la Sua parola non è in noi” (1 Gv 1, 8.10). Ma un momento. Cosa dice il versetto 9, che ho tagliato fuori?
“Se riconosciamo i nostri peccati, Egli Che è fedele e giusto ci perdonerà i peccati e ci purificherà da ogni colpa”.

Cristo Stesso sottolinea l’importanza della confessione dei peccati, perché nell’Ultima Cena:

“Dopo aver detto questo, alitò su di loro e disse: ‘Ricevete lo Spirito Santo; a chi rimetterete i peccati saranno rimessi e a chi non li rimetterete, resteranno non rimessi’” (Gv 20, 22-23).

Cerchiamo di essere chiari su questo punto. Cristo ha preso le cose comuni della vita e ha usato la loro materialità per donarci i sette sacramenti. Una delle cose più comuni e naturali nella condizione umana è il bisogno di sfogarsi, di raccontare i propri guai. Cristo ha istituito il sacramento della Penitenza o Riconciliazione. 

La forma del sacramento è la pronuncia delle parole di assoluzione da parte di un sacerdote validamente ordinato — alter Christus… un altro Cristo — che ha la “facoltà” o autorizzazione ad usare il suo potere di perdonare. Oggetto del sacramento è il racconto dei peccati. Pertanto, per sapere cosa deve essere perdonato, i peccati devono essere raccontati al sacerdote. Un sacerdote confessore non può conoscere i segreti più nascosti, a meno che il peccatore non li riveli. Di qui la necessità della confessione verbale di tutti i peccati mortali al sacerdote, della loro natura (cosa comportava il peccato) e frequenza.

Per essere perdonati, dobbiamo confessare tutti i peccati mortali nella specie e nel numero senza nasconderli deliberatamente. Ciò richiede un esame di coscienza fermo e risoluto riguardo ai nostri atti in pensieri, parole, opere o omissioni. Come ha espresso il Concilio di Trento:

“Considerando che tutti i peccati mortali, anche quelli di pensiero, rendono gli uomini figli dell'ira e nemici di Dio, è necessario chiedere a Dio il perdono di tutti i peccati con una confessione aperta e modesta; […] coloro che agiscono diversamente, e consapevolmente celano alcuni peccati, non antepongono nulla alla grazia divina per essere perdonati per mezzo del sacerdote” (Sess. 14, cap. 5).

Dobbiamo confessare i peccati mortali che ricordiamo dopo un attento esame di coscienza. Se non identifichiamo o ricordiamo nessun peccato mortale, possiamo confessare i peccati veniali o quelli passati e perdonati con una valida confessione e assoluzione. Sono perdonati anche i peccati che non sono stati identificati o ricordati. Tuttavia, se in seguito si ricorda qualcosa, ciò dovrebbe essere presentato nella confessione successiva.

È necessario confessare anche il numero di volte in cui è stato commesso il peccato mortale. Se non lo ricordiamo esattamente, dovremmo fornire una stima onesta. Inoltre, alcune circostanze modificheranno la gravità della colpa di un atto oggettivamente peccaminoso, compreso il carattere e il numero delle altre persone coinvolte. Come ha spiegato il Concilio di Trento:

“Le circostanze che cambiano la specie del peccato devono necessariamente essere spiegate nella confessione, perché senza di esse i peccati stessi non sono interamente esposti dai penitenti, né sono conosciuti chiaramente dai giudici, quali non possono altrimenti valutare giustamente la gravità dei delitti e imporre ai penitenti la punizione che deve essere inflitta a causa di essi” (Sess. 4. can. 5).

Ad esempio, il furto è peccato mortale, ma il furto di qualcosa di sacro è anche sacrilegio; la fornicazione è un peccato, ma il rapporto sessuale consumato quando uno o entrambi sono sposati è adulterio, il sesso con un parente stretto è incesto mentre il sesso con una persona dello stesso sesso è sodomia e “grida vendetta al cielo” (cfr. Gd 1, 4).

Come punto di partenza è vivamente consigliato l’utilizzo di una buona lista stampata per l’esame di coscienza. Inoltre, il problema della memoria è in parte risolto da un esame frequente, anche notturno, con la confessione tanto frequente quanto è necessario. Potete trovare consigli per fare una buona confessione QUI.

Il sacramento della Penitenza è ciò che Cristo ha voluto che noi usiamo per ricevere il perdono dei peccati in circostanze ordinarie. Non può essere trascurato o rinviato senza correre un pericolo spirituale, poiché non conosciamo il giorno e l’ora in cui ci presenteremo davanti al Giusto Giudice.
Voi, cari lettori, avete un’anima immortale.

Una delle cose più importanti che preghiamo nelle Litanie dei Santi [qui] — coloro che conoscono e usano solo il Novus Ordo forse non l’hanno mai sentita [vedi sui tagli nelle formule liturgiche] — è:
“A subitanea et improvisa morte… Da una morte improvvisa e imprevista, risparmiaci, o Signore”.
Una morte improvvisa può essere una benedizione. Una morte improvvisa e imprevista è una prospettiva terrificante.

Imprevista significa senza accesso ai sacramenti, senza la possibilità di confessarsi, di essere assolti o unti, di ricevere il Viatico e la Benedizione Apostolica.

Non sappiamo quando scadrà il nostro tempo. Potrebbe essere presto. Potrebbe essere imprevisto.

Provate a immaginare per un momento i primi istanti di un’anima appena consegnata all’inferno. Provate a immaginare lo shock della realizzazione nascente: “Non è possibile che questo succeda a me!”.
Ma lo è.

Cari lettori, mentre sfrecciamo insieme lungo questa strada della vita, è mio compito, dato da Dio, sforzarmi di mantenere il maggior numero possibile di voi sulla corsia del paradiso e fuori dall'uscita dell’inferno.

Non posso spingervi in un confessionale. Non posso ascoltare le vostre confessioni e assolvervi via internet.
Pertanto, dai glifi elettronici di questa pagina web, vi imploro:

ANDATE A CONFESSARVI.

Confessate TUTTI i vostri peccati mortali sia nella loro specie (quali erano) che nel loro numero (quante volte, anche se dovete fare una stima). Non nascondete mai, mai e poi mai di proposito un peccato mortale di cui siete pienamente consapevoli. Anche se sembra terribilmente imbarazzante, confessatelo senza giri di parole. Non esiste un peccato così grave che voi, piccoli mortali, possiate commettere e che Dio Onnipotente non possa e non voglia perdonare, a condizione che lo confessiate e invochiate la Sua misericordia. Quindi, confessatelo e basta. Il prete non penserà male di voi. Resterà colpito dalla vostra sincerità. Non può raccontarlo a nessuno.

Infine, aiutate il sacerdote facendo una buona confessione. Mi chiedo se i laici capiscano quanto le loro buone confessioni aiutino lo stesso sacerdote a fare la propria buona confessione. Per questo chiudo di cuore con un: “Grazie per esservi confessati”.


[Traduzione a cura di Chiesa e post-concilio]
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