Nella nostra traduzione da The Catholic Thing un interessante articolo di David Warren dello scorso 23 febbraio, sul filo conduttore della Speranza cristiana. Qui l'indice degli articoli sulla realtà distopica.
3 marzo 2024
La verità vince sempre, spesso più rapidamente di quanto ci aspettiamo. Questa è una visione ottimistica spesso sostenuta dalla Chiesa cattolica, anche nei momenti in cui è messa alla prova.
Non è una dottrina formale, né è mai stata una promessa di Cristo, che invece ci ha avvertito di non dare le cose per scontate (tranne la persecuzione). È quindi solo un parere pieno di speranza. Eppure ho più fiducia in esso che in tutti i vari esperti e tuttologi.
La speranza in sé non è un argomento a favore dell’autocompiacimento, bensì contro la disperazione. La virtù cristiana della speranza — come tutti gli altri misteri di grazia — presenta difficoltà alle menti rigidamente razionaliste e alla loro coscienza logica, intrisa di naturalismo.
Quando entra in azione, la speranza — virtù fondamentale cristiana — si dimostra sorprendentemente robusta. Ma nella nostra cultura eretica attuale, ciò non è facilmente comprensibile. in cosa dovremmo mai sperare?
La speranza è una virtù teologale, in un certo senso superiore a qualsiasi virtù cardinale. Le virtù “cardinali”, in effetti, possono ricevere una spiegazione razionale da parte delle persone intelligenti, cristiane o no. Nel perseguimento di un degno fine, si mettono “in mostra”. Sono virtù “ragionevoli”, facili da difendere.
Mentre le virtù “teologali” — fede, speranza, carità — non possono avere senso per l’uomo puramente razionale, per una mente formata sull’ideale della scienza “pura”, scrollandosi di dosso la religione. Una persona del genere deve essere un puro scettico e arrivare, per coerenza, al puro cinismo.
Le sue speranze possono essere riposte solo nelle piccole cose; nelle cose naturalistiche o materiali, incontrate per caso. È un turista in questo mondo, come lo sono tutti gli esseri umani. Senza le virtù teologali non può sperare di “scrivere a casa” per mezzo della preghiera. Le sue speranze per se stesso devono sempre dipendere dalla sua conoscenza umana. Sa che morirà. Niente può finire bene.
Il cattolico, e come lui anche altri fedeli cristiani ed ebrei, costruirà invece la propria risposta alla domanda: “Speranza in cosa?”, in ricordo della promessa divina.
“Venga il Tuo Regno” è la frase chiave del Padre Nostro in questo senso. È nella venuta del Suo Regno che è riposta la nostra speranza individuale e, per il cristiano, si tratta di una speranza in grande stile.
Non si tratta di una speranza “scientifica” che possa dimostrare la realtà e l’autenticità del Regno di Dio. Non siamo nemmeno nella posizione di poter speculare su questo. Ci viene DETTO che ciò è la realtà e noi o accettiamo o rifiutiamo ciò che ci è stato detto.
Immaginare che questo Regno POSSA esistere, è come immaginare che la terra possa esistere; che nonostante ogni riserva, le apparenze del qui e ora NON sono un velo di Maya o un’illusione, come vengono presentate nelle religioni orientali.
Desideriamo piuttosto essere salvati davvero. E lanciamo il nostro appello in questa vita complicata; nel qui e ora. È in questo appello di speranza che la vita nel mondo diventa vivida per noi. Il Regno di Dio è, per così dire, a portata di mano.
Naturalmente, qualsiasi concezione dell’immortalità diventa causa di una grande quantità di “scienza” speculativa. Le nostre percezioni ci infondono l’idea secondo cui ciò che sentiamo è reale e ciò che è reale continua. Che un essere umano abbia un corpo, che abbia memoria, che abbia il potere e la chiamata a essere un santo — lo diamo per vero, perché è così che stanno le cose qui e ora.
Quindi: “Sia fatta la Tua volontà come in Cielo così in terra”. Questa è un’altra frase che esprime la nostra speranza teologica — da non confondere con un’espressione di aspettativa. Il nostro compito, nell’avvicinamento al Cielo, deve iniziare qui e ora. Il nostro lavoro “è tagliato su misura per noi”.
La fede, la speranza e la carità vanno oltre la ragione, illuminando la via verso il Cielo. Queste non sono semplicemente cose in cui “credere”, ma cose da fare. In complemento, virtù cardinali come la prudenza offrono controlli razionali sul nostro “viaggio” o “pellegrinaggio”, ma sarebbero utili ovunque andassimo.
Invece, le virtù teologali sono oziose, inutili, per l'uomo che percorre il sentiero naturalista. A volte vengono menzionate in modo sentimentale, ma proprio per questo diventano semplici parole.
Ed Feser — un pensatore americano di rilievo — scrive altrove dei trionfi dell’eresia woke. Usa il termine “eresia” in modo abbastanza preciso, per significare qualcosa di più che “risposte errate a un quiz”.
Come Eric Voegelin, Hilaire Belloc e molti, molti altri nel corso dei secoli, non si abbandona alla vanità della “caccia all’eresia”, come se fosse una sorta di gioco ecclesiastico. Si confronta con qualcosa di reale e molto oscuro che è tornato a vivere nel nostro mondo “qui e ora” e lo sta capovolgendo.
Questa eresia è inequivocabilmente grande. Eppure si dimostrerà che inizia e finisce con il nulla, come hanno sempre fatto le empie eresie.
Ciò che a suo tempo abbiamo chiamato gnosticismo, manicheismo, albigianesimo, catarismo, etc., in passato prima ha resistito e poi è evaporato, lasciando in ogni caso una scia di distruzione terribile, molto tangibile. Anche il puritanesimo sembra essere andato e venuto. Nelle nostre società moderne e “secolarizzate”, varie ideologie socialiste e progressiste sono andate e venute.
Che sia “religiosa” o “laica”, in ogni caso l’eresia offre una parodia della religione giudaico-cristiana[1]. (Anche il comunismo lo ha fatto.)
L’eretico finge di offrire la pace, se i suoi termini vengono rispettati; e se vengono soddisfatti, instaurerà il caos.
Che sia confezionata come un culto post-religioso o come un movimento secolare alla moda, l’eresia woke presenta comunque essenzialmente la stessa lista di prodotti di TUTTE le precedenti grandi eresie. In modo significativo, nega la fioritura umana e ci mette sotto la guida di un ordine gnostico autoproclamato di “esperti” che ci dicono come vivere.
È la “rivoluzione” perpetua — ricorrente, come suggerisce la parola. Perché gira e ritorna, come la luna.
L’ideología woke è la follia attuale, la fase attuale. Ma può essere sconfitta per mezzo di un’autentica virtù cristiana. La speranza.
Non è una dottrina formale, né è mai stata una promessa di Cristo, che invece ci ha avvertito di non dare le cose per scontate (tranne la persecuzione). È quindi solo un parere pieno di speranza. Eppure ho più fiducia in esso che in tutti i vari esperti e tuttologi.
La speranza in sé non è un argomento a favore dell’autocompiacimento, bensì contro la disperazione. La virtù cristiana della speranza — come tutti gli altri misteri di grazia — presenta difficoltà alle menti rigidamente razionaliste e alla loro coscienza logica, intrisa di naturalismo.
Quando entra in azione, la speranza — virtù fondamentale cristiana — si dimostra sorprendentemente robusta. Ma nella nostra cultura eretica attuale, ciò non è facilmente comprensibile. in cosa dovremmo mai sperare?
La speranza è una virtù teologale, in un certo senso superiore a qualsiasi virtù cardinale. Le virtù “cardinali”, in effetti, possono ricevere una spiegazione razionale da parte delle persone intelligenti, cristiane o no. Nel perseguimento di un degno fine, si mettono “in mostra”. Sono virtù “ragionevoli”, facili da difendere.
Mentre le virtù “teologali” — fede, speranza, carità — non possono avere senso per l’uomo puramente razionale, per una mente formata sull’ideale della scienza “pura”, scrollandosi di dosso la religione. Una persona del genere deve essere un puro scettico e arrivare, per coerenza, al puro cinismo.
Le sue speranze possono essere riposte solo nelle piccole cose; nelle cose naturalistiche o materiali, incontrate per caso. È un turista in questo mondo, come lo sono tutti gli esseri umani. Senza le virtù teologali non può sperare di “scrivere a casa” per mezzo della preghiera. Le sue speranze per se stesso devono sempre dipendere dalla sua conoscenza umana. Sa che morirà. Niente può finire bene.
Il cattolico, e come lui anche altri fedeli cristiani ed ebrei, costruirà invece la propria risposta alla domanda: “Speranza in cosa?”, in ricordo della promessa divina.
“Venga il Tuo Regno” è la frase chiave del Padre Nostro in questo senso. È nella venuta del Suo Regno che è riposta la nostra speranza individuale e, per il cristiano, si tratta di una speranza in grande stile.
Non si tratta di una speranza “scientifica” che possa dimostrare la realtà e l’autenticità del Regno di Dio. Non siamo nemmeno nella posizione di poter speculare su questo. Ci viene DETTO che ciò è la realtà e noi o accettiamo o rifiutiamo ciò che ci è stato detto.
Immaginare che questo Regno POSSA esistere, è come immaginare che la terra possa esistere; che nonostante ogni riserva, le apparenze del qui e ora NON sono un velo di Maya o un’illusione, come vengono presentate nelle religioni orientali.
Desideriamo piuttosto essere salvati davvero. E lanciamo il nostro appello in questa vita complicata; nel qui e ora. È in questo appello di speranza che la vita nel mondo diventa vivida per noi. Il Regno di Dio è, per così dire, a portata di mano.
Naturalmente, qualsiasi concezione dell’immortalità diventa causa di una grande quantità di “scienza” speculativa. Le nostre percezioni ci infondono l’idea secondo cui ciò che sentiamo è reale e ciò che è reale continua. Che un essere umano abbia un corpo, che abbia memoria, che abbia il potere e la chiamata a essere un santo — lo diamo per vero, perché è così che stanno le cose qui e ora.
Quindi: “Sia fatta la Tua volontà come in Cielo così in terra”. Questa è un’altra frase che esprime la nostra speranza teologica — da non confondere con un’espressione di aspettativa. Il nostro compito, nell’avvicinamento al Cielo, deve iniziare qui e ora. Il nostro lavoro “è tagliato su misura per noi”.
La fede, la speranza e la carità vanno oltre la ragione, illuminando la via verso il Cielo. Queste non sono semplicemente cose in cui “credere”, ma cose da fare. In complemento, virtù cardinali come la prudenza offrono controlli razionali sul nostro “viaggio” o “pellegrinaggio”, ma sarebbero utili ovunque andassimo.
Invece, le virtù teologali sono oziose, inutili, per l'uomo che percorre il sentiero naturalista. A volte vengono menzionate in modo sentimentale, ma proprio per questo diventano semplici parole.
Ed Feser — un pensatore americano di rilievo — scrive altrove dei trionfi dell’eresia woke. Usa il termine “eresia” in modo abbastanza preciso, per significare qualcosa di più che “risposte errate a un quiz”.
Come Eric Voegelin, Hilaire Belloc e molti, molti altri nel corso dei secoli, non si abbandona alla vanità della “caccia all’eresia”, come se fosse una sorta di gioco ecclesiastico. Si confronta con qualcosa di reale e molto oscuro che è tornato a vivere nel nostro mondo “qui e ora” e lo sta capovolgendo.
Questa eresia è inequivocabilmente grande. Eppure si dimostrerà che inizia e finisce con il nulla, come hanno sempre fatto le empie eresie.
Ciò che a suo tempo abbiamo chiamato gnosticismo, manicheismo, albigianesimo, catarismo, etc., in passato prima ha resistito e poi è evaporato, lasciando in ogni caso una scia di distruzione terribile, molto tangibile. Anche il puritanesimo sembra essere andato e venuto. Nelle nostre società moderne e “secolarizzate”, varie ideologie socialiste e progressiste sono andate e venute.
Che sia “religiosa” o “laica”, in ogni caso l’eresia offre una parodia della religione giudaico-cristiana[1]. (Anche il comunismo lo ha fatto.)
L’eretico finge di offrire la pace, se i suoi termini vengono rispettati; e se vengono soddisfatti, instaurerà il caos.
Che sia confezionata come un culto post-religioso o come un movimento secolare alla moda, l’eresia woke presenta comunque essenzialmente la stessa lista di prodotti di TUTTE le precedenti grandi eresie. In modo significativo, nega la fioritura umana e ci mette sotto la guida di un ordine gnostico autoproclamato di “esperti” che ci dicono come vivere.
È la “rivoluzione” perpetua — ricorrente, come suggerisce la parola. Perché gira e ritorna, come la luna.
L’ideología woke è la follia attuale, la fase attuale. Ma può essere sconfitta per mezzo di un’autentica virtù cristiana. La speranza.
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[1] Ci risiamo: da quando in qua esiste UNA religione “giudaico-cristiana”?. — N.d.T.
[1] Ci risiamo: da quando in qua esiste UNA religione “giudaico-cristiana”?. — N.d.T.
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