di Cristina Siccardi,24 Luglio 2024
Il 26 luglio ricorre la festività di sant’Anna, la madre di Maria Vergine. Di lei nulla si dice nei Vangeli canonici, mentre alcune notizie sono riportate nei Vangeli apocrifi. Grazie alla tradizione della Chiesa ci sono diverse cose da raccontare.
Tratti agiografici vengono riportati per la prima volta negli apocrifi Protovangelo di Giacomo e Vangelo dello pseudo-Matteo e ulteriori arricchimenti sono stati aggiunti nel corso dei secoli, fino ad arrivare alla Legenda Aurea dell’arcivescovo domenicano Jacopo da Varazze (1230 ca.-1298). Da rilevare che diversi santi orientali hanno predicato sul tema della madre della Madonna, come san Giovanni Damasceno (670/680-749), sant’Epifanio di Salamina (310 ca.-403), san Sofronio di Gerusalemme (560 ca.-638). Le vicende della santa furono poi raccolte nel De Laudibus Sanctissime Matris Annae tractatus del 1494 e nel 1584 papa Gregorio XIII (1501/1502-1585) estese la festività di sant’Anna a tutta la Chiesa cattolica.
Il suo sposo Gioacchino, uomo virtuoso e molto ricco della tribù del Regno di Giuda e della stirpe di Davide, era sterile e, umiliato pubblicamente, in quanto si vedeva rifiutare le offerte al Tempio per non aver dato figli ad Israele, mentre la serva di Anna lo ingiuriava, egli decise di ritirarsi nel deserto, dove digiunò e pregò. La tradizione racconta che, mentre erano separati, un angelo apparve sia ad Anna che a Gioacchino per annunciare loro l’imminente concepimento di una creatura e, quindi, si incontrarono alla Porta Aurea di Gerusalemme. A questo riguardo, è celeberrima la rappresentazione pittorica di Giotto con il suo Incontro di Anna e Gioacchino alla Porta d’Oro, che si trova nella Cappella degli Scrovegni a Padova, in cui viene riprodotto un casto bacio fra gli sposi, considerato come l’immacolato concepimento di Maria.
Il prodigio della nascita di un figlio ricordava numerose nascite insperate dell’Antico Testamento: virgulti della grazia divina e non della carne. Come Samuele, anche Maria Vergine sarà presentata e consacrata al Tempio di Gerusalemme.
Sempre secondo la tradizione Anna e Gioacchino con Maria Bambina abitavano a Gerusalemme nei pressi dell’attuale Porta dei Leoni, nella parte nord-orientale della città vecchia, laddove si trovano i resti della piscina di Betzaeta. Oggi nel luogo dove abitarono Gioacchino, Anna e Maria sorge la chiesa di Sant’Anna, costruita dai crociati nel XII secolo.
Ancora secondo la tradizione della Chiesa la salma di sant’Anna venne portata in Provenza dai santi Lazzaro, Marta e Maria o, secondo altre fonti, da sant’Auspicio, primo vescovo di Apt (regione della Provenza-Alpi-Costa Azzurra) – qui inviato alla fine del I secolo e morto martire nell’anno 102 – luogo in cui le reliquie della madre di Maria Santissima furono poi sotterrate in profondità, per paura delle invasioni arabe, sotto la cattedrale. Carlo Magno (742-814), dopo aver vinto sui saraceni, andò a pregare nella Cathédrale Sainte-Anne d’Apt la domenica di Pasqua del 792. Su indicazione di un ragazzo cieco, sordo e muto dalla nascita, si scavò in un punto preciso della stessa cattedrale e venne alla luce una cripta illuminata da una lampada, che non aveva mai cessato di ardere davanti alla tomba di sant’Anna, nonostante l’assenza d’aria. Il giovane guarì subito dalle sue infermità e il santuario divenne una popolarissima meta di pellegrinaggi, nonché sacro luogo legato a numerose indulgenze concesse da papa Adriano I.
Secondo un’altra tradizione le reliquie di sant’Anna furono salvate dalla distruzione dal centurione Longino. I resti vennero conservati in Terra Santa finché alcuni monaci li traslarono in Francia. A causa delle incursioni arabe, l’intero corpo fu chiuso in una bara di cipresso e murato per precauzione in una cappella scavata sotto la nascente cattedrale di Apt. Molti anni dopo avvenne il ritrovamento, preceduto e seguito, secondo le narrazioni, da diversi miracoli che portarono all’identificazione del corpo, grazie soprattutto ad una scritta in greco. In seguito ne avvenne la smembratura e divisione fra aristocratici e clero. Attualmente il cranio di sant’Anna è custodito all’interno della Cappella Palatina del castello dei Ventimiglia a Castelbuono, in provincia di Palermo. Nella chiesa della Santissima Trinità di Castelbuono si trovano invece due statue settecentesche di ottima fattura, con paramenti in tessuto, che raffigurano sant’Anna e san Gioacchino, e fra loro due Maria Bambina, la Corredentrice, che, non a caso, ricorda molto Gesù Bambino con la corona sul capo, ma in aggiunta dodici stelle e ai suoi piedi la luna.
Il pellegrinaggio a Sainte-Anne d’Auray, in Bretagna, secondo luogo di pellegrinaggio in Francia dopo il santuario di Lourdes, ha un’origine diversa. Fra il 1623 e il 1625 un contadino bretone, che non sapeva né leggere, né scrivere, ma era molto pio e molto considerato dalla sua comunità, Yves Nicolazic (1591-1645), ebbe delle apparizioni di sant’Anna. Una notte, con suo cognato, videro una dama bianca con una candela in mano al campo del Bocenno. Il 25 luglio 1624, alla vigilia della festa di sant’Anna, la dama gli apparve di nuovo: era notte e lo accompagnò a casa con una torcia in mano. Gli disse con chiarezza: «Yves Nicolazic, non aver paura. Sono Anna, madre di Maria. Dì al tuo sacerdote che nel pezzo di terra chiamato Bocenno, c’era una volta una cappella a mio nome. Voglio che venga ricostruita il più presto possibile e che tu ne abbia cura perché Dio desidera che io sia onorata lì» (cfr. Storia del Santuario di Sainte Anne d’Auray, https://www.sainteanne-sanctuaire.com/?mode=histoire&langue=en). Sant’Anna chiese dunque che venisse riscostruita una cappella a lei consacrata, laddove già era esistita, ma che era stata distrutta intorno al 700. La storia di Yves Nicolazic e delle apparizioni di sant’Anna sono ben note e ben attestate, soprattutto con la dichiarazione da lui stesso sostenuta davanti a Sir Jacques Bullion il 12 marzo 1625 nel presbiterio di Pluneret (diocesi di Gwened), dove Yves era nato.
Nella notte fra il 7 e l’8 marzo 1625, sant’Anna si presentò nuovamente e raccomandò al veggente di prendere con sé i suoi vicini e di seguire la luce di una fiaccola; fu allora che egli trovò un’antica statua di sant’Anna in legno. Tre giorni dopo, i pellegrini iniziarono ad arrivare per pregare davanti al simulacro. Nonostante le riserve del parroco, la prima messa ufficiale fu celebrata per decisione del vescovo di Gwened (Vannes) il 26 luglio 1625 e vinte le prime resistenze del clero, nel 1627 fu eretto un santuario. Il servo di Dio Yves Nicolazic (il 27 novembre 1937 venne aperta un’inchiesta diocesana preliminare per la sua beatificazione) era dai suoi contemporanei chiamato «il Costruttore», in quanto lui stesso diresse i lavori e prestò la sua forza alla costruzione della basilica, che venne affidata ai Carmelitani e fu arricchita di numerose indulgenze dai Pontefici. Ma durante la Rivoluzione francese, nel 1792, in pieno sabba giacobino, la statua fu fatta a pezzi e bruciata. Tuttavia, una mano pietosa salvò il volto, ancora oggi incassato nel piedistallo della statua attuale.
Sant’Anna è la patrona e il modello delle madri di famiglia e di tutte le attività legate alla dimensione della domesticità: tessitori, sarte, merlettaie, rigattieri… ma è anche patrona dei marinai e a migliaia sono gli ex-voto che si trovano a Sainte-Anne-d’Auray. Lei che partorì senza dolore, come narra ancora la tradizione, l’Immacolata figlia, concepita senza peccato, è patrona delle donne incinte, delle puerpere e delle nutrici. A Roma si benedicevano i ceri di sant’Anna, che le donne accendevano durante i loro parti. Ma è anche patrona delle istitutrici, infatti è spesso ritratta nell’atto di insegnare a leggere a Maria Bambina. Le attività di moglie, madre, governante della casa, istruttrice che sant’Anna esplicò perfettamente, sono quelle di cui molte donne del nostro tempo si vergognano o difettano, avendo sottomesso se stesse alle idee femministe e anticristiane. E poi, ma non certo per ultimo, anzi, è il vertice dei suoi meriti, secondo una lettura profondamente teologica, sant’Anna è anche patrona dei falegnami e degli ebanisti, avendo realizzato e modellato in sua figlia il primo Tabernacolo che custodì Nostro Signore Gesù Cristo.
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