2 LUGLIO 2024
AGGIORNAMENTO delle ore 9:30: tre ore dopo la pubblicazione di questo post, siamo venuti a sapere che la scultura crowning dell’artista Esther Strauß è stata distrutta «da un atto di vandalismo» (?!?) e «non è attualmente visitabile.
Sul sito ufficiale della Cattedrale di Linz si legge: «Lunedì 1º luglio, la scultura è stata distrutta in un atto di vandalismo di prima mattina – la testa della scultura è stata segata – e non può più essere ammirata nella sala d’arte del Mariä-Empfängnis-Dom. Il caso è stato denunciato alla polizia» (QUI).
Poi continua: «Le posizioni artistiche sono parte essenziale del progetto DonnaStage che, in occasione del centenario della consacrazione del Mariä-Empfängnis-Dom, esplora le questioni relative al ruolo della donna, all’immagine della famiglia e all’uguaglianza di genere attraverso installazioni artistiche, laboratori e discussioni. L’obiettivo è creare uno spazio per un discorso critico e promuovere la pluralità della religione e della Chiesa.
[…] L’artista Esther Strauß: “La maggior parte dei ritratti della Vergine Maria sono stati realizzati da uomini e quindi hanno spesso servito interessi patriarcali. La teologa Martina Resch l’ha riassunto in poche parole: Con la crowning, Maria si riappropria del suo corpo. Chi ha rimosso la testa dalla scultura è stato molto brutale. Per me questa violenza è espressione del fatto che ci sono ancora persone che mettono in discussione il diritto delle donne al proprio corpo. Dobbiamo prendere una posizione molto ferma contro questo”.
[…] Nell’anno dell’anniversario, la serie di eventi DonnaStage sta contribuendo in modo significativo a promuovere una cultura aperta al dialogo e a dare spazio a prospettive diverse».
Ci permettiamo di porre il quesito: atto di vandalismo o atto di autotutela della Verità, bellezza e buon gusto umiliati da una oscena e dissacrante immagine spacciata per opera d’arte ed asservita alla visione ideologica anti-cattolica, perdipiù installata in una Cattedrale cattolica?
* * *
Vi proponiamo – in nostra traduzione [MiL] – l’articolo pubblicato sul sito ufficiale della Cattedrale di Linz il 30 giugno, in cui si descrive la scultura posta nella sala d’arte della chiesa, la quale mostra la Madonna che partorisce «da una prospettiva femminista» (!?!).
In particolare la Turmkapelle West [Cappella della Torre Ovest: N.d.T.] del Mariä-Empfängnis-Dom [Duomo dell’Immacolata Concezione: N.d.T.] a Linz dal 27 giugno al 16 luglio è diventata uno spazio artistico in occasione del 100º anniversario della sua consacrazione ed attualmente è in mostra la scultura «crowning» di Esther Strauß come parte della serie «Künstlerische Positionen zur Heiligen Familie» [Posizioni artistiche sulla Sacra Famiglia: N.d.T.].
Innanzitutto occorre precisare che il titolo inglese dato all’opera – crowning – gioca su un’ambivalenza semantica: significa certamente «incoronazione», ma in lingua inglese il termine è usato anche per indicare la fase del parto in cui la testa del neonato inizia a spuntare, a comparire; e la posizione in cui è rappresentata la Madonna orienta fortemente verso l’inclusione, se non la preminenza, di questo secondo significato (nella traduzione si è voluto mantenere il termine inglese non tradotto).
Dalle fotografie pubblicate appare chiaramente una immagine – pur scientificamente, anzi ginecologicamente corretta – non solo di pessimo gusto (e già quindi inadatta ad essere ospitata in una Cattedrale), ma anche fortemente connotata da una finalità ideologica blasfema del tutto estranea alla tradizione artistica cattolica e – osiamo dire – anche in contrasto con la dottrina.
Infatti non si può non notare sul volto della Madonna gli evidenti segni dei dolori del parto; ma – per dogma solennemente proclamato da Papa Pio IX con la bolla Ineffabilis Deus – ella «fu preservata, per particolare grazia e privilegio di Dio onnipotente, in previsione dei meriti di Gesù Cristo Salvatore del genere umano, immune da ogni macchia di peccato originale fin dal primo istante del suo concepimento»; essendo quindi nata senza peccato originale (tra l’altro, la Cattedrale di Linz è proprio intitolata all’Immacolata Concezione), la Chiesa ha sempre creduto ed insegnato che abbia partorito senza dolori e senza alcuno spargimento di sangue («qui non ex sanguinibus»: Io. 1,13).
Che si tratti poi di un’opera essenzialmente ideologica è espresso senza neppure un tentativo di smussamento nello stesso articolo pubblicato sul sito della Cattedrale, che chiarisce la «prospettiva femminista» della statua.
L’artista stessa – alla domanda sul motivo per cui, nella storia dell’arte, non esiste alcuna immagine di Maria che partorisce – risponde che «questo ha a che fare con il fatto che le dee madri dei primi tempi si sono “trasformate in una Dea Madre a-sessuale” nel Cristianesimo, che serve come “una nuova immagine ideale della madre o della donna per le relazioni di potere patriarcali”»… poteva mancare il «patriarcato»?
Se non bastasse, continua: «Allo stesso tempo “l’enorme capacità creativa delle donne è stata ridotta a una capacità biologica di partorire che non vale più la pena di menzionare, dichiarando questa forza come una debolezza allo stesso tempo, non solo escludendo la nascita e il lavoro di cura dal pensiero del progresso, ma in realtà opponendosi ad esso e quindi emarginandolo”»… assicuriamo che l’originale «supercazzola» tedesca non è più comprensibile della traduzione italiana!
Insomma, il sunto di tutto il più trito armamentario vetero-femminista, per poi giungere a spiegare il vero significato di tutta l’operazione che ha portato alla scultura di Maria partoriente, che «è completamente se stessa. È al centro del suo potere – e anche al centro della sua indipendenza»… come fare strame, in un dol colpo, di tutti i racconti evangelici.
E non è certo un caso che il Vescovo di Linz sia mons. Manfred Scheuer, il più importante curatore fallimentare della Chiesa austriaca (ne abbiamo recentemente trattato QUI, QUI e QUI).
L.V.
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La scultura crowning nello spazio artistico mostra Maria che partorisce
L’artista Esther Strauß, che vive a Vienna e in Tirolo, mostra la scultura di una donna che partorisce seduta su una roccia su un basamento al centro della sala. L’opera fa riferimento al presepe del Mariä-Empfängnis-Dom, completato nel 1913 da Sebastian Osterrieder, uno dei più grandi presepi al mondo con quaranta figure in legno di tiglio. Esther Strauß, il cui lavoro artistico è specificamente dedicato alle lacune e ai misteri, riprende lo spazio vuoto della nascita di Cristo da una prospettiva femminista con la figura della crowning, circa 110 anni dopo il completamento del presepe. Oltre alle due figure di Maria che fanno parte del presepe della Cattedrale – la Maria inginocchiata con le mani giunte accanto al bambino nella culla, che viene allestita alla vigilia di Natale, e la Maria seduta con il bambino Gesù in grembo, che appare all’Epifania – Esther Strauß ha creato una terza figura di Maria: Maria che partorisce.
«Forse Maria è la donna al mondo di cui esiste il maggior numero di dipinti, disegni e sculture; ce ne saranno migliaia e migliaia. La maggior parte di queste immagini sono state realizzate da uomini. Perché l’immagine che manca spicca tra tutte? La Natività, che milioni di persone celebrano il 24 dicembre, non è raffigurata in nessun dipinto o scultura. Quando parliamo della nascita di Cristo, immaginiamo un bambino in una mangiatoia, ma non la madre che lo partorisce», dice l’artista, che si pone anche delle domande: «Questo ha a che fare con il fatto che – come scrive la storica dell’arte Ann-Katrin Günzel – le dee madri dei primi tempi si sono “trasformate in una Dea Madre a-sessuale” nel Cristianesimo, che serve come “una nuova immagine ideale della madre o della donna per le relazioni di potere patriarcali”? Che allo stesso tempo “l’enorme capacità creativa delle donne è stata ridotta a una capacità biologica di partorire che non vale più la pena di menzionare, dichiarando questa forza come una debolezza allo stesso tempo, non solo escludendo la nascita e il lavoro di cura dal pensiero del progresso, ma in realtà opponendosi ad esso e quindi emarginandolo”?».
La figura crowning è stato creato in collaborazione con altri due artisti in un processo di sette mesi di lotta per la forma e l’espressione. La scultrice Theresa Limberger ha scolpito e dipinto la figura prima che venisse patinata dall’artista e restauratrice Klara Kohler. In aspetti come l’abbigliamento e le mani, la «terza» Maria riecheggia le due figure storiche della Vergine Maria nel presepe, ma è comunque diversa per effetto e carisma: «La terza Maria è completamente se stessa. È al centro del suo potere – e anche al centro della sua indipendenza», afferma Esther Strauß.
Tra l’altro, l’artista ha un rapporto speciale con il Mariä-Empfängnis-Dom: nel 2008 è stata la prima donna eremita della torre a trasferirsi nella Türmerstube [sala della torre: N.d.T.].
Cliccare QUI per maggiori informazioni su Esther Strauß.
La scultura crowning può essere ammirata fino al 16 luglio 2024 nel Kunstraum (Turmkapelle West) durante gli orari di apertura del Mariä-Empfängnis-Dom (dalle ore 8:00 alle ore 19:00).
All’inaugurazione della mostra, il 27 giugno 2024, i teologi Martina Resch (Katholische Privat-Universität Linz) e Andreas Telser (Universität Wien) hanno affrontato il contesto teologico dell’opera nella loro introduzione. «Perché un bambino nasca, è necessario un “allargamento” fisico, ma anche emotivo. In inglese si usa la parola “crowning” per indicare il momento in cui la dilatazione è massima e la testa del neonato diventa visibile. Esther Strauß apre una visione finora non considerata, addirittura omessa, di Maria come donna che partorisce. Questo è teologicamente significativo, poiché l’arrivo di Dio nell’uomo Gesù di Nazareth è e rimane dipendente dalla forza umana di Maria e dal suo legame con la terra al momento della nascita e oltre», dice Telser. «L’opera è un forte impegno per l’incarnazione di Dio. La storia della salvezza non inizia con Gesù, ma con l’Annunciazione, e diventa vivida nel momento in cui nasce una nuova vita», spiega Martina Resch.
Maria Reitter-Kollmann, storica dell’arte e presidente della Linzer Diözesankunstvereins [Associazione diocesana d’arte di Linz: N.d.T.], ha presentato la tradizione iconografica che circonda la nascita di Cristo – le raffigurazioni di Maria nella speranza, Maria nel parto e Maria che allatta. Dopo il Concilio di Efeso del 431 e la conferma dogmatica di Maria come Madre di Dio, come «Θεοτόκος» [Theotókos: Genitrice di Dio: N.d.T.], Maria è stata raffigurata nell’arte bizantina come una figura reclinata con il bambino. La relazione emotiva tra madre e figlio non compare fino al XIII secolo. «Con la rappresentazione molto accurata della Maria Theotókos partoriente di Esther Strauß, lo spazio vuoto nella grotta del presepe del Mariä-Empfängnis-Dom può ora essere riempito – nell’immaginazione dello spettatore», ha detto la storica dell’arte all’inaugurazione.
Ecco alcune impressioni fotografiche
Fonte
La figura crowning è stato creato in collaborazione con altri due artisti in un processo di sette mesi di lotta per la forma e l’espressione. La scultrice Theresa Limberger ha scolpito e dipinto la figura prima che venisse patinata dall’artista e restauratrice Klara Kohler. In aspetti come l’abbigliamento e le mani, la «terza» Maria riecheggia le due figure storiche della Vergine Maria nel presepe, ma è comunque diversa per effetto e carisma: «La terza Maria è completamente se stessa. È al centro del suo potere – e anche al centro della sua indipendenza», afferma Esther Strauß.
Tra l’altro, l’artista ha un rapporto speciale con il Mariä-Empfängnis-Dom: nel 2008 è stata la prima donna eremita della torre a trasferirsi nella Türmerstube [sala della torre: N.d.T.].
Cliccare QUI per maggiori informazioni su Esther Strauß.
La scultura crowning può essere ammirata fino al 16 luglio 2024 nel Kunstraum (Turmkapelle West) durante gli orari di apertura del Mariä-Empfängnis-Dom (dalle ore 8:00 alle ore 19:00).
All’inaugurazione della mostra, il 27 giugno 2024, i teologi Martina Resch (Katholische Privat-Universität Linz) e Andreas Telser (Universität Wien) hanno affrontato il contesto teologico dell’opera nella loro introduzione. «Perché un bambino nasca, è necessario un “allargamento” fisico, ma anche emotivo. In inglese si usa la parola “crowning” per indicare il momento in cui la dilatazione è massima e la testa del neonato diventa visibile. Esther Strauß apre una visione finora non considerata, addirittura omessa, di Maria come donna che partorisce. Questo è teologicamente significativo, poiché l’arrivo di Dio nell’uomo Gesù di Nazareth è e rimane dipendente dalla forza umana di Maria e dal suo legame con la terra al momento della nascita e oltre», dice Telser. «L’opera è un forte impegno per l’incarnazione di Dio. La storia della salvezza non inizia con Gesù, ma con l’Annunciazione, e diventa vivida nel momento in cui nasce una nuova vita», spiega Martina Resch.
Maria Reitter-Kollmann, storica dell’arte e presidente della Linzer Diözesankunstvereins [Associazione diocesana d’arte di Linz: N.d.T.], ha presentato la tradizione iconografica che circonda la nascita di Cristo – le raffigurazioni di Maria nella speranza, Maria nel parto e Maria che allatta. Dopo il Concilio di Efeso del 431 e la conferma dogmatica di Maria come Madre di Dio, come «Θεοτόκος» [Theotókos: Genitrice di Dio: N.d.T.], Maria è stata raffigurata nell’arte bizantina come una figura reclinata con il bambino. La relazione emotiva tra madre e figlio non compare fino al XIII secolo. «Con la rappresentazione molto accurata della Maria Theotókos partoriente di Esther Strauß, lo spazio vuoto nella grotta del presepe del Mariä-Empfängnis-Dom può ora essere riempito – nell’immaginazione dello spettatore», ha detto la storica dell’arte all’inaugurazione.
Ecco alcune impressioni fotografiche
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