Lettera
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by Aldo Maria Valli
Caro Valli,
la formazione religiosa dei giovani è un tema assai delicato che, mai come ai nostri tempi, deve fare i conti con lo tsunami provocato dagli sconvolgimenti tellurici che stanno travagliando il mondo cattolico. La nuova chiesa targata Bergoglio sta infatti ulteriormente aggravando un quadro già da tempo sconfortante sul chi ha la missione di curare la crescita cristiana di bambini e ragazzi e sul come viene realizzato tale compito. Ecco a riguardo una significativa perla offerta dall’Agesci, l’Associazione guide e scout cattolici (!) italiani, storico movimento che oggi “educa e accompagna alla fede” circa 180 mila virgulti dell’italico stivale.
A fine agosto si terrà a Verona l’incontro nazionale delle Comunità Capi (la famosa Route); l’occasione è anche quella del cinquantesimo anniversario della fondazione dell’Agesci che, nel 1974, venne creata dalla fusione delle due anime del movimento: quella maschile (Asci) e quella femminile (Agi).
È molto “edificante”, rispetto al tema posto all’inizio, quanto scrive il giornale dei vescovi a proposito di questo evento. Eccone un breve estratto.
A fare da collante alla quattro giorni della Route (18 mila partecipanti) sarà il tema della felicità, che ritorna anche nel titolo di questo appuntamento: Generazioni di felicità.
Otto sono le “prospettive” da cui si guarderà alla felicità, ciascuna con un proprio percorso specifico: Felici di accogliere, Felici di vivere una vita giusta, Felici di prendersi cura e custodire, Felici di generare speranza, Felici di fare esperienza di Dio, Felici di essere appassionati, Felici di lavorare per la pace, Felici di essere profeti di un mondo nuovo.
Un programma veramente interessante, non c’è che dire, totalmente coerente con i dettami della nuova chiesa universale di stampo bergogliesco. Sugli otto temi proposti, infatti, solo in uno di essi appare la parola Dio. Ma c’è veramente da chiedersi di quale dio si tratterà. Probabilmente sarà il risultato di un melting pot sincretistico in cui mescolare di tutto, dalla pachamama al divino Zoroastro, dal dio della dichiarazione di Abu Dhabi a Buddha, passando forse per il Golgota. Gli altri sette temi sono invece altamente potabili per qualsiasi tipo di associazione, setta, gruppo o organizzazione che sta al cattolicesimo come un bradipo sta ad un giaguaro e che si ispira al meglio dell’attuale universo politically correct: accoglienza indiscriminata, multietnicità, eco-ambientalismo talebano, pacifismo a senso unico, mondialismo unificante, neo-new age, diritti arcobaleno eccetera.
A governare come meglio non si potrebbe questa assise, due pezzi da novanta: colui che celebrerà la messa conclusiva del 25 agosto, l’onnipresente Zuppi – che se non incontra almeno due volte la settimana un esponente politico della sinistra si sente male – e uno dei due presidenti del Comitato centrale Agesci, Francesco Scoppola. Per chi non lo sapesse egli è stato per anni capo ufficio dello staff e del cerimoniale dell’ex presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti. Niente di male, ci mancherebbe altro. Si vuole solo sottolineare l’ennesima saldatura di certo cattolicesimo laico (e non solo) con la sinistra italiana. Un legame solidissimo, ostentato senza alcuna reticenza anche nella recente settimana sociale svoltasi a Trieste. D’altra parte la presenza nello scenario Agesci, dal 1974 in poi, di esponenti più o meno legati alle varie sigle politiche generatesi dalla dissoluzione del Pci è sempre stata una costante del movimento. In tale contesto anche l’annunciata presenza di don Ciotti risulta pienamente in linea con lo “spirito” della kermesse veronese.
A dimostrazione che quanto sinora affermato non è frutto di malevoli interpretazioni di noi sparuti dissenzienti, ecco una dichiarazione virgolettata del presidente Scoppola, così come riportata nel già citato quotidiano Cei:
[L’incontro di Verona] non è semplicemente il ricordare un importante anniversario, ma il ribadire come la nostra associazione in questo momento è al servizio del Paese, della Chiesa e della società. Non un evento a sé stante, ma un’occasione per collocare l’associazione per i prossimi cinquant’anni in campo non solo educativo, ma soprattutto politico, intendendo la politica come la cura del proprio territorio», un momento per «fermarsi a ragionare su domande e risposte da offrire ai propri ragazzi nel contesto storico attuale.
Inutile dire – visto il contesto e i personaggi coinvolti – di quale campo educativo e politico, di quale cura del territorio e (soprattutto) di quali risposte offrire ai malcapitati lupetti e coccinelle si sta parlando. Pure significativo è il collocare il movimento prima di tutto a servizio del Paese e solo secondariamente della Chiesa. Terrificante infine, per tutti coloro che non si identificano con questo mondo, è anche la prospettiva temporale del progetto scoutistico proposto da Scoppola: mezzo secolo di presenza, azione e indottrinamento. Una studiata, preordinata e pianificata strategia di manipolazione di giovani menti in formazione, realizzata con la poderosa fanteria di 18 mila educatori (o commissari politici, fate voi). Forse solo Lenin e Stalin, nel passato, riuscirono a far meglio. Lo zio Adolf, per fortuna, durò molto meno.
Ma alla fine perché sorprendersi? In fondo ciò che da decenni identifica l’Agesci come uno dei più solidi bracci politici progressisti della Chiesa è la medesima realtà che accomuna diverse stelle della galassia laico-cattolica italiana: dal Movimento cristiano dei lavoratori alle Acli, dalla comunità di Sant’Egidio a Pax Christi. E la lista potrebbe continuare. È il “popolo di Dio” di quest’inizio di ventunesimo secolo le cui istanze, tutte immanentiste, riempiono da anni i diktat dell’agenda bergogliana. È con questo triste scenario che come cattolici contro-rivoluzionari dobbiamo confrontarci, quello contro cui dobbiamo combattere.
by Aldo Maria Valli
Caro Valli,
la formazione religiosa dei giovani è un tema assai delicato che, mai come ai nostri tempi, deve fare i conti con lo tsunami provocato dagli sconvolgimenti tellurici che stanno travagliando il mondo cattolico. La nuova chiesa targata Bergoglio sta infatti ulteriormente aggravando un quadro già da tempo sconfortante sul chi ha la missione di curare la crescita cristiana di bambini e ragazzi e sul come viene realizzato tale compito. Ecco a riguardo una significativa perla offerta dall’Agesci, l’Associazione guide e scout cattolici (!) italiani, storico movimento che oggi “educa e accompagna alla fede” circa 180 mila virgulti dell’italico stivale.
A fine agosto si terrà a Verona l’incontro nazionale delle Comunità Capi (la famosa Route); l’occasione è anche quella del cinquantesimo anniversario della fondazione dell’Agesci che, nel 1974, venne creata dalla fusione delle due anime del movimento: quella maschile (Asci) e quella femminile (Agi).
È molto “edificante”, rispetto al tema posto all’inizio, quanto scrive il giornale dei vescovi a proposito di questo evento. Eccone un breve estratto.
A fare da collante alla quattro giorni della Route (18 mila partecipanti) sarà il tema della felicità, che ritorna anche nel titolo di questo appuntamento: Generazioni di felicità.
Otto sono le “prospettive” da cui si guarderà alla felicità, ciascuna con un proprio percorso specifico: Felici di accogliere, Felici di vivere una vita giusta, Felici di prendersi cura e custodire, Felici di generare speranza, Felici di fare esperienza di Dio, Felici di essere appassionati, Felici di lavorare per la pace, Felici di essere profeti di un mondo nuovo.
Un programma veramente interessante, non c’è che dire, totalmente coerente con i dettami della nuova chiesa universale di stampo bergogliesco. Sugli otto temi proposti, infatti, solo in uno di essi appare la parola Dio. Ma c’è veramente da chiedersi di quale dio si tratterà. Probabilmente sarà il risultato di un melting pot sincretistico in cui mescolare di tutto, dalla pachamama al divino Zoroastro, dal dio della dichiarazione di Abu Dhabi a Buddha, passando forse per il Golgota. Gli altri sette temi sono invece altamente potabili per qualsiasi tipo di associazione, setta, gruppo o organizzazione che sta al cattolicesimo come un bradipo sta ad un giaguaro e che si ispira al meglio dell’attuale universo politically correct: accoglienza indiscriminata, multietnicità, eco-ambientalismo talebano, pacifismo a senso unico, mondialismo unificante, neo-new age, diritti arcobaleno eccetera.
A governare come meglio non si potrebbe questa assise, due pezzi da novanta: colui che celebrerà la messa conclusiva del 25 agosto, l’onnipresente Zuppi – che se non incontra almeno due volte la settimana un esponente politico della sinistra si sente male – e uno dei due presidenti del Comitato centrale Agesci, Francesco Scoppola. Per chi non lo sapesse egli è stato per anni capo ufficio dello staff e del cerimoniale dell’ex presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti. Niente di male, ci mancherebbe altro. Si vuole solo sottolineare l’ennesima saldatura di certo cattolicesimo laico (e non solo) con la sinistra italiana. Un legame solidissimo, ostentato senza alcuna reticenza anche nella recente settimana sociale svoltasi a Trieste. D’altra parte la presenza nello scenario Agesci, dal 1974 in poi, di esponenti più o meno legati alle varie sigle politiche generatesi dalla dissoluzione del Pci è sempre stata una costante del movimento. In tale contesto anche l’annunciata presenza di don Ciotti risulta pienamente in linea con lo “spirito” della kermesse veronese.
A dimostrazione che quanto sinora affermato non è frutto di malevoli interpretazioni di noi sparuti dissenzienti, ecco una dichiarazione virgolettata del presidente Scoppola, così come riportata nel già citato quotidiano Cei:
[L’incontro di Verona] non è semplicemente il ricordare un importante anniversario, ma il ribadire come la nostra associazione in questo momento è al servizio del Paese, della Chiesa e della società. Non un evento a sé stante, ma un’occasione per collocare l’associazione per i prossimi cinquant’anni in campo non solo educativo, ma soprattutto politico, intendendo la politica come la cura del proprio territorio», un momento per «fermarsi a ragionare su domande e risposte da offrire ai propri ragazzi nel contesto storico attuale.
Inutile dire – visto il contesto e i personaggi coinvolti – di quale campo educativo e politico, di quale cura del territorio e (soprattutto) di quali risposte offrire ai malcapitati lupetti e coccinelle si sta parlando. Pure significativo è il collocare il movimento prima di tutto a servizio del Paese e solo secondariamente della Chiesa. Terrificante infine, per tutti coloro che non si identificano con questo mondo, è anche la prospettiva temporale del progetto scoutistico proposto da Scoppola: mezzo secolo di presenza, azione e indottrinamento. Una studiata, preordinata e pianificata strategia di manipolazione di giovani menti in formazione, realizzata con la poderosa fanteria di 18 mila educatori (o commissari politici, fate voi). Forse solo Lenin e Stalin, nel passato, riuscirono a far meglio. Lo zio Adolf, per fortuna, durò molto meno.
Ma alla fine perché sorprendersi? In fondo ciò che da decenni identifica l’Agesci come uno dei più solidi bracci politici progressisti della Chiesa è la medesima realtà che accomuna diverse stelle della galassia laico-cattolica italiana: dal Movimento cristiano dei lavoratori alle Acli, dalla comunità di Sant’Egidio a Pax Christi. E la lista potrebbe continuare. È il “popolo di Dio” di quest’inizio di ventunesimo secolo le cui istanze, tutte immanentiste, riempiono da anni i diktat dell’agenda bergogliana. È con questo triste scenario che come cattolici contro-rivoluzionari dobbiamo confrontarci, quello contro cui dobbiamo combattere.
Ed ora ecco a voi una piccola storiella di chiusura.
Mamma 1: “Ciao Stefania, dove vai così di corsa?”
Mamma 2: “Ciao Giulia, sto andando in parrocchia per partecipare alla prima riunione dei genitori con i capi del gruppo dei lupetti. Sai, ho iscritto Gianluca agli scout”.
Mamma 1: “Hai fatto proprio bene. La parrocchia è uno dei pochi posti sicuri rimasti per i nostri figli”.
Mamma 2: “Già, e vedessi Gianluca com’è contento. A casa ormai ci dà lezioni sulla raccolta differenziata e il mangiare vegano per salvare l’ambiente. E ci ha anche insegnato delle nuove preghiere che prima non esistevano. Alcune però sono proprio strane!”
Lettera firmata
Mamma 1: “Ciao Stefania, dove vai così di corsa?”
Mamma 2: “Ciao Giulia, sto andando in parrocchia per partecipare alla prima riunione dei genitori con i capi del gruppo dei lupetti. Sai, ho iscritto Gianluca agli scout”.
Mamma 1: “Hai fatto proprio bene. La parrocchia è uno dei pochi posti sicuri rimasti per i nostri figli”.
Mamma 2: “Già, e vedessi Gianluca com’è contento. A casa ormai ci dà lezioni sulla raccolta differenziata e il mangiare vegano per salvare l’ambiente. E ci ha anche insegnato delle nuove preghiere che prima non esistevano. Alcune però sono proprio strane!”
Lettera firmata
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