Riprendiamo le riflessioni che scaturiscono dalla pubblicazione di uno scritto di mons. Lefebvre che ci fornisce elementi già noti sull'autorità da riconoscere alla Messa antica, utili per ribadire e confermarne la diffusione, oggi che lo scalpore suscitato dalle sempre più accanite restrizioni, l'ha fatta conoscere e apprezzare dalla nuova generazione e alimenta la resistenza dei fedeli che vi sono legati.
L’autorità del rito tradizionale
Due considerazioni mettono in luce l'autorità della Messa detta di san Pio V: la sua origine e il privilegio unico di cui è beneficiata.
Due considerazioni mettono in luce l'autorità della Messa detta di san Pio V: la sua origine e il privilegio unico di cui è beneficiata.
Il rito tradizionale è di origine apostolica
1. Il Papa Paolo VI ha riconosciuto l'antichità della messa tradizionale
1. Il Papa Paolo VI ha riconosciuto l'antichità della messa tradizionale
Lo stesso Papa Paolo VI, nell’introduzione al nuovo rito, dice che la Messa di sempre che noi celebriamo risale a san Gregorio Magno1. Ma si può dire che risale agli Apostoli, quindi ben prima di san Gregorio Magno. I decreti del concilio di Trento affermano in modo molto chiaro che le preghiere della Messa, in particolare del Canone, risalgono presumibilmente agli Apostoli2.
Le parole del Canone della Messa sono certamente le parole più venerabili della nostra Tradizione. Secondo don Giuseppe Pace, è molto probabile che durante i quaranta giorni prima dell'Ascensione, Nostro Signore abbia insegnato ai suoi Apostoli almeno le parole della consacrazione. E sono queste parole che sono state conservate preziosamente nella Chiesa latina. La Santissima Vergine ha ricevuto la comunione dalle mani di san Giovanni dopo che il sacrificio della Messa era stato offerto. Essa non avrebbe mai tollerato che fossero dette delle parole non conformi a quelle pronunciate da Nostro Signore. Per anni ha assistito al sacrificio della Messa e si è comunicata. Bisogna pensare a tutto questo. Gli Apostoli avevano una fede indefettibile, erano ispirati. Ecco, tutto questo è la Tradizione 3.
2. San Pio V ha restaurato il rito «secondo la forma dei santi padri»
Se leggiamo con attenzione la Bolla che san Pio V ha pubblicato per ridare alla Messa il suo vero rito, il Papa chiede alla commissione dei cardinali che ha riunito di restaurare la Messa: «Restaurare il messale stesso secondo la norma e il rito antico dei Santi Padri» 4.
Cosa vuol dire san Pio V con «restaurare secondo le norme e il rito antico dei Santi Padri?». Ebbene, parla dei Padri dei primi secoli che furono nostri Padri nella fede. Così san Pio V non ha per nulla l’intenzione di creare una nuova Messa, ma di restaurare la Messa secondo i princìpi e la forma che essa aveva nei primi secoli. Vuole restaurare la Messa la cui origine risale ai nostri Santi Padri, «Sanctorum Patrum», nostri Padri nella fede, nostri Padri nella Tradizione. Il santo Papa vuole restaurare i santi misteri che Nostro Signore Gesù Cristo stesso ha istituito e che i nostri Santi Padri hanno trascritto integralmente e con una precisione dottrinale, nelle differenti preghiere che hanno ricevuto sia da Nostro Signore, sia dagli Apostoli, sia dai primi Padri della Chiesa 5.
Non possiamo leggere senza emozione ciò che dice il concilio di Trento [del rito tradizionale della Messa] 6: «E poiché le cose sante devono essere trattate santamente e questo è il sacrificio più santo, la Chiesa cattolica, perché esso possa essere offerto e ricevuto degnamente e con riverenza, ha stabilito da molti secoli il sacro Canone, talmente puro da ogni errore, da non contenere niente che non profumi estremamente di santità e di pietà e non innalzi a Dio la mente di quelli che lo offrono, formato com'è dalle parole stesse del Signore, da quanto hanno trasmesso gli apostoli e istituito piamente anche i santi pontefici» 7.
Si capisce molto bene che le preghiere, che sono state certamente composte dagli Apostoli, siano state preservate preziosamente dai cristiani, dai sacerdoti che le hanno trasmesse fedelmente gli uni dopo gli altri, per conservarle; ed è per questo che tutti i testi che parlano della Messa latina si riferiscono sempre alla Messa della Tradizione, della Tradizione apostolica 8.
Ci sono delle case editrici in Austria che hanno fatto delle meravigliose riproduzioni di antichi sacramentari. E in questi sacramentari, sovente, si ritrovano, qualche volta dall’offertorio, in ogni caso a partire dal Canone, le preghiere del rito romano.
Tutto è stato riprodotto con mezzi moderni, in una maniera assolutamente splendida. Si vede, chiaramente, che è esattamente lo stesso Canone che oggi utilizziamo noi! Tutti i segni di croce, tutte le genuflessioni sono identiche a quelle che oggi facciamo noi. Alcuni di questi sacramentari risalgono all'VIII secolo, dunque non vi è nessun cambiamento. Ecco le preghiere che per secoli, santi, papi, tutti coloro che seguivano il rito romano, hanno detto 9.
3. San Pio V non ha elaborato una nuova Messa
La Messa detta di san Pio V non è, dunque, una nuova Messa. Il santo Papa non ha detto: «Per conformarci allo spirito del nostro tempo, allo spirito dell’uomo moderno, facciamo una Messa che si chiamerà “Messa di Pio V”»!".
Lo stesso san Gregorio Magno non ha inventato la Messa che noi oggi celebriamo. Ha probabilmente agito nello stesso modo del concilio di Trento e di san Pio V. Ha eliminato ciò che era stato aggiunto e ha conservato tutto ciò che egli stimava dover essere mantenuto e fissato definitivamente nel santo sacrificio della Messa 11.
Ascoltiamo a volte certe discussioni tra i nostri fedeli che vogliono conservare la Tradizione, che parlano della Messa di Giovanni XXIII, della Messa di san Pio X, della Messa di san Pio V. In realtà, non esiste la Messa di Giovanni XXIII, la Messa di san Pio X, e nemmeno la Messa di san Pio V 12. «La Messa di san Pio V» non è, in verità, un buon termine da usare. Bisognerebbe dire: la Messa di sempre, la Messa cattolica, perché questa Messa risale a san Gregorio Magno e ai tempi apostolici 13.
La nostra santa Messa è essenzialmente la stessa detta da Giovanni XXIII, da san Pio X, da san Pio V. Se vi è stata una riforma, questa riforma ha fermamente voluto mantenere le forme della Messa secondo i nostri Santi Padri. Anche la pretesa riforma di Giovanni XXIII, che non è una vera riforma, è stata voluta ugualmente per rittovare la forma originaria della nostra santa Messa 14.
Lo stesso san Gregorio Magno non ha inventato la Messa che noi oggi celebriamo. Ha probabilmente agito nello stesso modo del concilio di Trento e di san Pio V. Ha eliminato ciò che era stato aggiunto e ha conservato tutto ciò che egli stimava dover essere mantenuto e fissato definitivamente nel santo sacrificio della Messa 11.
Ascoltiamo a volte certe discussioni tra i nostri fedeli che vogliono conservare la Tradizione, che parlano della Messa di Giovanni XXIII, della Messa di san Pio X, della Messa di san Pio V. In realtà, non esiste la Messa di Giovanni XXIII, la Messa di san Pio X, e nemmeno la Messa di san Pio V 12. «La Messa di san Pio V» non è, in verità, un buon termine da usare. Bisognerebbe dire: la Messa di sempre, la Messa cattolica, perché questa Messa risale a san Gregorio Magno e ai tempi apostolici 13.
La nostra santa Messa è essenzialmente la stessa detta da Giovanni XXIII, da san Pio X, da san Pio V. Se vi è stata una riforma, questa riforma ha fermamente voluto mantenere le forme della Messa secondo i nostri Santi Padri. Anche la pretesa riforma di Giovanni XXIII, che non è una vera riforma, è stata voluta ugualmente per rittovare la forma originaria della nostra santa Messa 14.
Il privilegio perpetuo del rito «di san Pio V»
1. La messa tradizionale non è mai stata vietata
Alcuni mi rimproverano la fedeltà alla Messa cattolica di tradizione immemorabile [...] che S.S. Paolo VI non ha mai vietato. Per lo meno, ci sarebbe voluto un atto legislativo chiaro ed emanato dal Papa in persona; lo si citi se esiste, ma non si esibisca un testo introdotto furtivamente tra la prima e la seconda edizione della Costituzione apostolica del Papa Paolo VI del 3 aprile 1969 o falsificata nella traduzione 15.
Questa Messa [detta di san Pio V] non è stata interdetta 16 e non può esserlo. San Pio V che, lo ripetiamo, non l’ha inventata, ma ha «ristabilito il Messale conforme alla regola antica e ai riti dei Santi Padri», ci dà tutte le garanzie contenute nella Bolla Quo Primum, firmata il 14 luglio 1570: «Abbiamo deciso e dichiariamo che Superiori, Amministratori, Canonici, Cappellani e altri sacerdoti a qualsiasi titolo designati, o Religiosi di qualsiasi Ordine, non possono essere tenuti a celebrare la Messa diversamente da come Noi l'abbiamo fissata, e che mai e in alcun tempo assolutamente nessuno potrà ostacolarli e costringerli ad abbandonare questo Messale o abrogare la presente istruzione o modificarla, ma che essa resterà sempre in vigore e valida, in tutta la sua forza. [...] Se tuttavia qualcuno si permettesse una tale alterazione, sappia che incorrerebbe nell’indignazione di Dio Onnipotente e dei suoi beati Apostoli Pietro e Paolo» 17.
2. La Messa tradizionale è canonizzataLa Messa antica è stata canonizzata dal concilio di Trento e da san Pio V.
Che cos'è una Messa canonizzata? Quando il Papa canonizza un santo, sono le virtù di quel santo e il culto che a lui si deve rendere che egli canonizza. La canonizzazione di un santo è un decreto disciplinare che regola il culto che si deve avere verso quel santo: il culto di dulìa. Per la Messa si tratta della stessa cosa. Non è né il Papa san Pio V, né il concilio di Trento che hanno fatto la Messa. Hanno semplicemente constatato che, già da molti secoli, — la maggior parte delle preghiere risaliva ai tempi apostolici — questa Messa ha mostrato, con la pratica ininterrotta da più di dodici secoli, con i frutti di santità che essa ha prodotto, che era santa. Se san Pio V ha canonizzato questa Messa, lo ha fatto perché pensava che era santa, che era per sempre portatrice di grazia, che avrebbe sempre edificato la Chiesa 18.
Questa Messa [detta di san Pio V] non è stata interdetta 16 e non può esserlo. San Pio V che, lo ripetiamo, non l’ha inventata, ma ha «ristabilito il Messale conforme alla regola antica e ai riti dei Santi Padri», ci dà tutte le garanzie contenute nella Bolla Quo Primum, firmata il 14 luglio 1570: «Abbiamo deciso e dichiariamo che Superiori, Amministratori, Canonici, Cappellani e altri sacerdoti a qualsiasi titolo designati, o Religiosi di qualsiasi Ordine, non possono essere tenuti a celebrare la Messa diversamente da come Noi l'abbiamo fissata, e che mai e in alcun tempo assolutamente nessuno potrà ostacolarli e costringerli ad abbandonare questo Messale o abrogare la presente istruzione o modificarla, ma che essa resterà sempre in vigore e valida, in tutta la sua forza. [...] Se tuttavia qualcuno si permettesse una tale alterazione, sappia che incorrerebbe nell’indignazione di Dio Onnipotente e dei suoi beati Apostoli Pietro e Paolo» 17.
2. La Messa tradizionale è canonizzataLa Messa antica è stata canonizzata dal concilio di Trento e da san Pio V.
Che cos'è una Messa canonizzata? Quando il Papa canonizza un santo, sono le virtù di quel santo e il culto che a lui si deve rendere che egli canonizza. La canonizzazione di un santo è un decreto disciplinare che regola il culto che si deve avere verso quel santo: il culto di dulìa. Per la Messa si tratta della stessa cosa. Non è né il Papa san Pio V, né il concilio di Trento che hanno fatto la Messa. Hanno semplicemente constatato che, già da molti secoli, — la maggior parte delle preghiere risaliva ai tempi apostolici — questa Messa ha mostrato, con la pratica ininterrotta da più di dodici secoli, con i frutti di santità che essa ha prodotto, che era santa. Se san Pio V ha canonizzato questa Messa, lo ha fatto perché pensava che era santa, che era per sempre portatrice di grazia, che avrebbe sempre edificato la Chiesa 18.
3. La canonizzazione della Messa tradizionale è da considerare infallibile
Per questo, personalmente, sono persuaso che l’atto di san Pio V sia un atto infallibile, perché egli, per confermare la santità di questa Messa, si basa su un concilio e su tutta la Tradizione. Come si canonizza un santo, san Pio V ha canonizzato questa Messa ed è in conseguenza di questo che ha potuto accordare l’indulto, il privilegio dato ai sacerdoti, affermando: «Mai — in perpetuum — si potrà impedire a un sacerdote di dire questa Messa; nessun sacerdote che dice questa Messa potrà mai incorrere per questo motivo in censure, in condanne, in qualunque basilica o cappella o chiesa che sia» 19.
4. Un Papa può annullare la Bolla «Quo primum»?
La bolla «Quo Primum» porta, almeno in una certa misura, tutte le caratteristiche dell’infallibilità. Io non penso che un Papa possa annullarla 20.
5. Obiezione sull'impossibilità di annullare la Bolla «Quo primum»
Riguardo all’impossibilità di annullare la Bolla «Quo Primum» di san Pio V, ricevetti un’obiezione da un sacerdote di Ginevra che mi disse: «Lei invoca la Bolla di san Pio V; ma guardi che la Bolla che san Pio V ha fatto per il breviario è esattamente la stessa e comunque il Papa san Pio X ha cambiato il breviario e ha fatto una Bolla simile a quella di san Pio V».
Innanzitutto, bisogna dire che san Pio X non ha fatto che rinnovare e riprendere ciò che san Pio V aveva fatto: egli non ha praticamente cambiato nulla. Inoltre, se le formule finali sono identiche, all’interno stesso del testo, le formule impiegate per la perpetuità della Messa di san Pio V non sono quelle utilizzate per il breviario, o non lo sono del tutto allo stesso modo.
Per questo è bene qualche volta rileggere la Bolla di san Pio V che trovate all’inizio di tutti i messali romani. Rileggetela. Queste parole sono veramente convincenti. Traduco rapidamente il latino come lo si trova nella Bolla 21. Il Santo Padre dice che questa Bolla può essere utilizzata liberamente e lecitamente per sempre e concede in perpetuo il privilegio di cantare o dire delle Messe basse in qualsivoglia chiesa senza alcun scrupolo di coscienza e senza timore di incorrere in alcuna pena, alcun avviso contrario o alcuna censura. Questo dice il Papa: «Noi lo concediamo e l’accordiamo in perpetuo».
Il Papa riprende in seguito e precisa ulteriormente il suo pensiero. Si direbbe che è stato veramente profeta e che ha previsto il tempo in cui questa Messa sarebbe stata attaccata. Si direbbe che prevedendo questo, ha eliminato ogni scrupolo di coscienza per i sacerdoti che avrebbero continuato a dire questa Messa. Nessun Prelato, nessun Amministratore, nessun Canonico, né Cappellano né nessun altro, qualunque nome abbia 23 potranno obbligare i sacerdoti secolari o di qualsiasi ordine regolare a dire la Messa diversamente da come il Papa l’ha stabilita e nessuno potrà essere obbligato a cambiare alcunché a questo messale. «Neque ad missale hoc immutandum a quolibet cogi ac compelli praesentes litterae ullo unquam tempore — mai — ullo unquam tempore» 24. Perché san Pio V ha preso una simile decisione vincolante per l'avvenire? Perché si sentiva sostenuto da tutta la Tradizione 25.
6. La costituzione «Missale romanum» non vieta la Messa tridentina
Volendo supporre che il Papa possa intervenire su questo indulto perpetuo, occorrerebbe lo facesse con un atto altrettanto solenne. La Costituzione apostolica «Missale Romanum» del 3 aprile 1969 autorizza la messa «detta di Paolo VI», ma non contiene alcuna interdizione, espressamente formulata, della Messa tridentina 26, A questo proposito, il cardinale Ottaviani poteva dire nel 1971: «Il rito tridentino della Messa non è, che io sappia, abolito». Mons. Adam che pretendeva, nell'assemblea plenaria dei vescovi svizzeri, che la Costituzione «Missale Romanum» avesse vietato di celebrare, salvo indulto, secondo il rito di san Pio V, ha dovuto ritrattare, dopo essere stato invitato a dire in quali termini sarebbe stata pronunciata questa interdizione 27.
7. Un prete non può essere censurato perché dice la messa tradizionale
Ne risulta che se un sacerdote fosse censurato, o magari scomunicato per questa ragione, la condanna sarebbe assolutamente invalida. San Pio V ha canonizzato questa santa Messa; ora un Papa non può revocare una canonizzazione e a maggior ragione ritornare su quella di un santo. Possiamo celebrare in tutta tranquillità e i fedeli assistervi senza il minimo pensiero recondito, sapendo per di più che essa è il miglior modo di conservare la fede 28.
Custodire la Messa di sempre
1. Scegliere tra l'apparente obbedienza e la conservazione della fede
Custodire la Messa di sempre
1. Scegliere tra l'apparente obbedienza e la conservazione della fede
Due religioni si affrontano. Ci troviamo in una situazione drammatica, in cui è impossibile non fare una scelta. Tale scelta però non è fra l'obbedienza e la disobbedienza. Ciò che ci propongono, ciò a cui siamo espressamente invitati, ciò per cui ci perseguitano, si riduce a scegliere una parvenza di obbedienza 29.
Dobbiamo scegliere tra un’apparenza di obbedienza — perché il Santo Padre non può domandarci di abbandonare la nostra fede, questo è assolutamente impossibile — e la conservazione della nostra fede. Ebbene, noi scegliamo di non abbandonare la nostra fede. In questo, non possiamo sbagliare.
La Chiesa non può essere nell’errore in ciò che ha insegnato per duemila anni, È per questo che siamo attaccati alla Tradizione che si è espressa in maniera meravigliosa e in un modo definitivo, come ha confermato il Papa san Pio V, nel santo sacrificio della Messa 30.
Già san Paolo dice a Timoteo: «O Timoteo, custodisci il deposito» 31. Questo deposito della fede, stava formandosi da qualche decina di anni e san Paolo, riferendosi all'infanzia di Timoteo, aggiunge: «Resta nella sincera fede, quale prima albergava in tua nonna Loide e in tua madre Eunice»” 32. Ora l’infanzia di ‘Timoteo risale circa alla morte di Nostro Signore Gesù Cristo. Quindi san Paolo dice già a Timoteo di custodire ciò che ha appreso da sua nonna e da sua madre: il catechismo e tutto ciò che la Chiesa ha insegnato. Rispetta, dice san Paolo a Timoteo, e resta in ciò che tu hai appreso da loro.
Allora, se san Paolo dice questo in un tempo in cui il deposito della fede si stava appena formando, in cui la Rivelazione era appena conosciuta nel mondo, a maggior ragione noi dobbiamo custodire ciò che ci è stato insegnato, ciò che la Chiesa, da venti secoli, ha insegnato ai suoi figli. Non possiamo separarci dalla nostra santa religione” 33.
Abbiamo la fede nel successore di Pietro, ma come dice Pio IX nella sua Costituzione dogmatica «Pastor Æternus», al Concilio Vaticano I, il Papa ha ricevuto lo Spirito Santo non per predicare delle verità nuove, ma per mantenere noi nella fede di sempre 34. Ed è per questo che siamo persuasi che mantenendo queste tradizioni, noi manifestiamo il nostro amore, la nostra docilità, la nostra obbedienza al successore di Pietro 35.
Dobbiamo dire no a questa ondata di neo-modernismo e di neo-protestantesimo. Non si può dire che si accetta una parte e che si rifiuta l’altra; questo non è possibile, perché tutto deve essere conservato. Per questo scegliamo ciò che è sempre stato insegnato e facciamo i sordi nei confronti delle novità distruttrici della Chiesa 36.
2. Non dobbiamo dubitare della legittimità della nostra posizione
Dobbiamo assolutamente mantenere la nostra fermezza, la nostra opposizione e non dubitare un solo istante della legittimità della nostra posizione. Non possiamo restare indifferenti davanti al degrado della fede, dei costumi, della liturgia. Questo è impossibile! 37. Non vogliamo separarci dalla Chiesa; al contrario, vogliamo che la Chiesa continui! Una Chiesa che rompe con il suo passato non è più la Chiesa cattolica.
Non c'è che una Chiesa cattolica, quella che continua la Tradizione; per questo non esito a dire: voi siete la Chiesa cattolica! Perché? Perché voi continuate ciò che la Chiesa ha sempre fatto 38. Vi si tratterà da scismatici, ma voi non siete scismatici. Coloro che abbandonano la fede della Chiesa, che non credono più nella presenza reale di Nostro Signore Gesù Cristo, che non credono più al peccato originale, che non credono più nella grazia santificante, che non credono più negli angeli e nei demoni, sono loro che si separano dalla Chiesa 39.
3. Custodire la fede mantenendo la Messa di sempre
Qual è il mezzo per mantenere la fede cattolica? Mantenere la vostra santa Messa. Essa è la pietra fondamentale della Chiesa, è il tesoro che Nostro Signore Gesù Cristo ci ha donato. «Questo è il Calice del mio Sangue, della nuova ed eterna Alleanza» 40. Il Sangue di Nostro Signore sparso per la remissione dei nostri peccati: ecco il testamento di Nostro Signore Gesù Cristo. Manteniamo la Messa, non perché è in rito latino, ma perché essa racchiude esplicitamente le verità della fede (ci sono Messe dette in altri riti, ma questi riti contengono tutte le verità della nostra fede cattolica e le proclamano) 41.
Dobbiamo essere uniti con tutta l’anima, con tutto il cuore al santo sacrificio della Messa, perché è in essa che troveremo veramente ciò che l’amore di Dio ha fatto per noi. Perché se c’è una testimonianza dell'amore di Dio per noi, è proprio Nostro Signore Gesù Cristo crocifisso sulla Croce. Cosa poteva fare di più Nostro Signore che immolarsi sulla Croce per riscattarci dai nostri peccati? 42.
Non possiamo abbandonare il culto di Nostro Signore Gesù Cristo e anche se è in una sala come questa, che avete cercato di rendere più degna possibile, dove vi riunite, voi continuate la Chiesa cattolica. È ciò che diceva già sant’Atanasio a coloro che lo criticavano perché voleva mantenere la Tradizione: «Voi avete conservato le chiese, noi abbiamo conservato la fede. Tenetevi le chiese se volete, tenetevi i templi, ma noi teniamo la fede». È ciò che voi ripetete da questa sala: «Tenetevi le vostre chiese, poiché ci impedite di adorare veramente Nostro Signore Gesù Cristo. Noi vogliamo conservare la fede, vogliamo continuare la Chiesa». Così manifestate di volervi riunire intorno all’altare, intorno al santo sacrificio della Messa, attorno ai sacerdoti che realizzano la liturgia come la Chiesa l’ha sempre realizzata, per conservare la vostra fede e la fede dei vostri figli. È il più grande servizio che possiate rendere alla Chiesa, sperando che un giorno — eh sì! — possiate ripopolare le vostre chiese, le chiese che sono state costruite per questo culto e non per un culto che assomiglia a quello protestante 43. Vogliamo serbare la fede cattolica per mezzo della Messa cattolica, e non per mezzo di una messa ecumenica ancorché valida, non eretica, ma «favens haeresim», che favorisce l'eresia 44.
Il solo atteggiamento logico per custodire la fede cattolica è di mantenere la Messa cattolica, questa Messa cattolica che è contraria allo spirito del concilio, contraria all’ecumenismo, contraria alla collegialità, contraria al liberalismo che si trova nel concilio. La nostra Messa è la Messa del sacrificio e non vi è che un solo sacrificio che ci apre la porta del Cielo: «Tu devicto mortis aculeo...», «Tu liberandoci dalle catene dell’inferno, ci hai condotti in Cielo con la Croce» 45.
La Croce è la via che ci porta in Cielo. Il sacrificio di Nostro Signore è la via regale che ci porta all’eternità. Non ce n’è un’altra 46. Celebrare il nostro santo sacrificio secondo la tradizione dei nostri Santi Padri, degli Apostoli e di coloro che li hanno seguiti, che ci hanno trasmesso questo rito, che è stato restaurato da san Pio V, da san Pio X, da Giovanni XXIII: ecco ciò che conta per noi 47.
4. Fedeltà malgrado la persecuzione
In poco tempo fui del tutto persuaso che il mio attaccamento alla Messa di sempre ci avrebbe valso delle difficoltà con Roma. In effetti, ci hanno sempre spinto ad abbandonare la Messa. Mons. Mamie, nella sua lettera che mi informava illegalmente della soppressione della Fraternità 48, ci rimproverava prima di tutto di restare legati all’antica liturgia. Nel 1976, gli emissari del Vaticano mi ripetevano: «Dica la nuova messa e tutto si risolverà» 49. È proprio la loro insistenza nel cercare di farmi commettere questa empietà che mi ha confermato nel mio progetto di procedere alle ordinazioni che mi si voleva vietare di fare. Ma, l’ho ricordato tante volte, prima ancora che emergesse la questione delle ordinazioni è il nostro rifiuto della nuova messa che ci è valsa la persecuzione 50.
Ci dispiace infinitamente, è un dolore immenso per noi il pensare che siamo in difficoltà con Roma a causa della nostra fede!
Com'è possibile questo? È una cosa che supera la nostra immaginazione, una cosa che mai avremmo potuto credere, soprattutto nella nostra infanzia, quando tutto era in armonia, quando la Chiesa aveva nella sua unità generale la stessa fede, aveva gli stessi sacramenti, lo stesso sacrificio della Messa, lo stesso catechismo.
Ecco tutto d’un colpo la divisione, la lacerazione. I cristiani sono lacerati nelle loro famiglie, nelle loro case, i figli ugualmente, a causa di questa divisione nella Chiesa, di questa nuova religione che insegnano e praticano. Dei sacerdoti muoiono prematuramente, dilaniati nel loro cuore e nella loro anima, non sapendo più cosa fare: o sottomettersi all’obbedienza e perdere in qualche modo la fede della loro infanzia e della loro giovinezza e rinunciare alle promesse che hanno fatto al momento dell’ordinazione, quando hanno pronunciato il giuramento anti-modernista, o avere l’impressione di separarsi da colui che è il nostro padre, il Papa, da colui che è il successore di san Pietro. Che tormento per i sacerdoti! Molti sacerdoti sono morti prematuramente di dolore. Dei sacerdoti sono ora cacciati dalle loro chiese, perseguitati perché dicono la Messa di sempre 51.
Allora, anche se noi dobbiamo soffrire, soffriamo dunque per la nostra fede! Non siamo i primi: quanti martiri, prima di noi, hanno sofferto per salvare la fede! Se dobbiamo soffrire il martirio morale di essere, in qualche modo, puniti e censurati da coloro che dovrebbero essere nostri padri nella fede, sopportiamo questa sofferenza, ma custodiamo innanzitutto la nostra fede! Il Buon Dio lo vuole, la Santissima Vergine Maria lo vuole.
La Vergine Maria è nostra madre. E perché siamo della famiglia della Vergine Maria che vogliamo custodire la fede da lei sempre professata. Vi è nel cuore della Vergine Maria altra cosa oltre il nome di Nostro Signore Gesù Cristo? Anche noi vogliamo avere nei nostri cuori un solo nome: quello di Gesù, come la Santissima Vergine Maria. [...] Siamo certi che un giorno tornerà la verità. Non può essere altrimenti, il Buon Dio non abbandona la sua Chiesa 52.
5. Saranno formati dei veri sacerdoti
Per questo si formeranno dei veri sacerdoti, cioè dei sacerdoti che offriranno il sacrificio, il vero sacrificio; e voi farete una vera Eucarestia, in modo che Nostro Signore sia presente sull'altare. È questo che vi ha spinto a venire nel seminario della Fraternità. La sintesi di tutta la vostra formazione è l’altare, il sacrificio della Messa”. Nel mio seminario non farò altro che riaffermare le verità che la Chiesa ha sempre professato. I giovani sono attirati all’altare da questo, dal santo sacrificio della Messa 54.
Senza alcuna ribellione, senza alcuna asprezza, senza alcun risentimento, perseguiamo la nostra opera di formazione sacerdotale sotto la stella del magistero di sempre, persuasi di non poter rendere un servizio più grande alla santa Chiesa cattolica, al Sovrano Pontefice e alle generazioni future. Noi ci appoggiamo fermamente su tutto ciò che è stato creduto e praticato dalla Chiesa di sempre nella fede, nei costumi, nel culto, nell’insegnamento del catechismo, nella formazione dei sacerdoti, nell’istituzione della Chiesa, e codificato nei libri editi prima dell’influenza modernista del concilio, aspettando che la vera luce della Tradizione dissipi le tenebre che oscurano il cielo della Roma eterna. Così facendo, con la grazia di Dio e il soccorso della Vergine Maria, di san Giuseppe e di san Pio X, siamo convinti di restare fedeli alla Chiesa cattolica romana, a tutti i successori di Pietro, e di essere fedeli dispensatori dei misteri di Nostro Signore Gesù Cristo nello Spirito Santo 55.
6. Che i seminaristi diventino santi sacerdoti
Vi domando di pregare con tutta la vostra anima per tutti questi giovani seminaristi che vengono a mettersi sotto la direzione e la protezione del seminario di Ecône, affinché comprendano queste cose, divengano santi sacerdoti, veri sacerdoti, sacerdoti di cui avete bisogno, che vi parlano di Dio, dell'eternità, della salvezza delle vostre anime: è questo che cercate, di cui avete bisogno, è questo che speriamo di trasmettervi con i nostri seminaristi di Ecòne. Vi domando di pregare per loro: ci vuole quasi dell’eroismo per continuare nella via in cui si trovano; spero che ne siano capaci, con il soccorso delle vostre preghiere! 56 -
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1 «Molti santi hanno alimentato la propria vita spirituale con le sue letture bibliche e le sue preghiere, ordinamento che, nell’essenziale, risaliva a san Gregorio Magno» (Costituzione apostolica promulgante il messale romano restaurato dal decreto del II Concilio Ecumenico del Vaticano, 3 aprile 1969; dalla prefazione del messale romano, Droguet- Ardant, 1969).
2 Conferenza spirituale, Zaitzkofen, 7 febbraio 1980. Cfr. concilio di Trento, 22a sessione, c. 4 (DS 1745).
3 Ritiro, Ecône, 22 settembre 1978.
4 Bolla Quo primum tempore di san Pio V: «Secundum pristinam normam sanctorum Patrum restituerunt missale».
5 Conferenza spirituale, Ecône, 27 settembre 1986. Le preghiere del Canone romano, per esempio, si trovano nel trattato De Sacramentis di sant'Ambrogio (fine IV secolo).
6 Concilio di Trento, 22a sessione, c. 4 (DS 1745): «Appare chiaro, intatti, che [il Canone] è costituito sia dalle parole stesse del Signore, sia dalle tradizioni degli Apostoli, e dalle pie istruzioni dei santi pontefici»; c. 5 (DS 1746): «La nostra santa Madre Chiesa [...] ha anche introdotto delle cerimonie, come le benedizioni mistiche, le luci, gli incensamenti, gli abiti, e numerose altre cose di tal genere, ricevute dall’autorità e dalla tradizione degli Apostoli».
7 Conferenza, Firenze, 15 febbraio 1975, in La messa di Lutero.
8 Conferenza spirituale, Ecône, 14 settembre 1975
9 Ritiro, Avrillé, 18 ottobre 1989.
10 Conferenza spirituale, Ecône, 14 settembre 1975.
11 Conferenza spirituale, Zaitzkofen, 7 febbraio 1980.
12 Conferenza spirituale, Ecône, 27 settembre 1986.
13 Conferenza spirituale, Ecône, 14 settembre 1975.
14 Conferenza spirituale, Ecône, 27 settembre 1986.
15 Lettera a Libre Belgique, 21 agosto 1975.
16 Il cardinale Stickler lo ricordava il 27 novembre 2004, nella prefazione della riedizione del Breve esame critico del nuovo ordo missa dei cardinali Ottaviani e Bacci: «Fortunatamente, la Messa romana latina detta di san PioV non è mai stata proibita: i sacerdoti ed i fedeli possono sempre attingere alla fonte della Lex orandi e vivere così fedelmente la Lex credendi».
17 Lettera aperta ai cattolici perplessi, p. 147
18 Conferenza spirituale, Ecône, gennaio 1974.
19 Conferenza spirituale, Écône, 14 settembre 1975.
20 Conferenza spirituale, Écône, 19 gennaio 1982.
21 Atque ut hoc ipsum Missale in missa decantanda aut recitanda in quibusvis Ecclesiis absque ullo conscientia scrupolo (senza nessun scrupolo di coscienza) aut aliquarum penarum sententiarum, censurarum incursu posthac omnino sequantur coque libere et licite uti possint et valeant auctonitate apostolica tenore prasentium etiam perpetuo concedimus et indulgemus. 22 Etiam perpetuo concedimus et indulgemus.
23 Et alii quocumque nomine nuncupati.
24 Conferenza spirituale, Ecône, 16 gennaio 1975.
25 Conferenza spirituale, Écône, 14 settembre 1975
26 Messa Tridentina, così detta in riferimento al Concilio di Trento.
27 Lettera aperta ai cattolici perplessi, pp. 146-147
28 Ivi, p. 147.
29 Ivi, p. 136.
30 Omelia, Ecône, 29 giugno 1976. È da notare che mons. Lefebvre poggia l’essenza della sua argomentazione non sulla questione canonica, con l’esame delle condizioni di promulgazione della nuova messa, ma sull’aspetto teologico della nuova messa, che non è più un'espressione cattolica della fede e dunque non è più una legge nel senso profondo del termine. Il Breve esame critico, realizzato per iniziativa di mons. Lefebvre, tocca d’altronde la questione secondo questa prospettiva, concludendo che il N.O.M. «si allontana in modo impressionante, nel suo insieme come nel dettaglio, dalla teologia cattolica della santa Messa». È questa quindi la ragione essenziale del rifiuto del N.O.M. da parte di mons. Lefebvre.
31 Depositum custodi.
32 Permane, o Timothee, permane in iis quæ didicisti ab avia tua Loide ab infantia tua (2 Tm. 1,5).
33 Omelia, Lione, 8 febbraio 1976.
34 «Lo Spirito Santo non è stato promesso ai successori di Pietro perché facciano conoscere sotto la sua rivelazione una nuova dottrina, ma perché con la sua assistenza conservino santamente ed espongano fedelmente la dottrina esposta dagli Apostoli, cioè il deposito della fede» (Concilio Vaticano I, Pastor Æternus, DS 3070). Omelia, ordinazioni sacerdotali, Écòne, 29 giugno 1976.
35 Omelia, ordinazione sacerdotale, Ecône, 29 giugno 1976.
36 Conferenza spirituale, Ecône, 2 dicembre 1974.
37 Conferenza spirituale, Ecône, 13 marzo 1975.
38 Omelia, Ginevra, 15 maggio 1978.
39 Omelia, Lione, 8 febbraio 1976.
40 Hic est calix sanguinis mei, novi et eterni Testamenti.
41 Omelia, Écône, 29 giugno 1981.
42 Omelia, Écône, 14 settembre 1975.
43 Omelia, Lione, 8 febbraio 1976.
44 Mons. Lefebvre e il sant'Uffizio, p. 72.
45 Traduzione libera del Te Deum.
46 Omelia, Ecône, 1° novembre 1990.
47 Conferenza spirituale, Ecône, 27 settembre 1986.
48 Cfr. a questo riguardo La condamnation sauvage de Monseigneur Lefébvre, Itinéraires, fuori serie, 8a ed. aprile 1977
49 Padre Edouard Dhanis era giunto da Roma, inviato da mons. Benelli, l’antivigilia delle ordinazioni, per convincere mons. Lefebvre a concelebrare con lui.
50 Nonostante le persecuzioni, l'epopea della Fraternità, Fideliter, n. 59, settembre-ottobre 1987, p. 73.
51 Omelia, Ecône, 29 giugno 1976.
52 Omelia, Ginevra, 15 maggio 1978.
53 Conferenza spirituale, Ecéne, 30 maggio 1971.
54 Pellegrinaggio, Mariazell, 8 settembre 1975
55 Dichiarazione, 21 novembre 1974; il testo integrale in Vi trasmetto quello che ho ricevuto, pp. 84-85.
56 Omelia, Garges-lès-Gonesse, 11 febbraio 1973
1 «Molti santi hanno alimentato la propria vita spirituale con le sue letture bibliche e le sue preghiere, ordinamento che, nell’essenziale, risaliva a san Gregorio Magno» (Costituzione apostolica promulgante il messale romano restaurato dal decreto del II Concilio Ecumenico del Vaticano, 3 aprile 1969; dalla prefazione del messale romano, Droguet- Ardant, 1969).
2 Conferenza spirituale, Zaitzkofen, 7 febbraio 1980. Cfr. concilio di Trento, 22a sessione, c. 4 (DS 1745).
3 Ritiro, Ecône, 22 settembre 1978.
4 Bolla Quo primum tempore di san Pio V: «Secundum pristinam normam sanctorum Patrum restituerunt missale».
5 Conferenza spirituale, Ecône, 27 settembre 1986. Le preghiere del Canone romano, per esempio, si trovano nel trattato De Sacramentis di sant'Ambrogio (fine IV secolo).
6 Concilio di Trento, 22a sessione, c. 4 (DS 1745): «Appare chiaro, intatti, che [il Canone] è costituito sia dalle parole stesse del Signore, sia dalle tradizioni degli Apostoli, e dalle pie istruzioni dei santi pontefici»; c. 5 (DS 1746): «La nostra santa Madre Chiesa [...] ha anche introdotto delle cerimonie, come le benedizioni mistiche, le luci, gli incensamenti, gli abiti, e numerose altre cose di tal genere, ricevute dall’autorità e dalla tradizione degli Apostoli».
7 Conferenza, Firenze, 15 febbraio 1975, in La messa di Lutero.
8 Conferenza spirituale, Ecône, 14 settembre 1975
9 Ritiro, Avrillé, 18 ottobre 1989.
10 Conferenza spirituale, Ecône, 14 settembre 1975.
11 Conferenza spirituale, Zaitzkofen, 7 febbraio 1980.
12 Conferenza spirituale, Ecône, 27 settembre 1986.
13 Conferenza spirituale, Ecône, 14 settembre 1975.
14 Conferenza spirituale, Ecône, 27 settembre 1986.
15 Lettera a Libre Belgique, 21 agosto 1975.
16 Il cardinale Stickler lo ricordava il 27 novembre 2004, nella prefazione della riedizione del Breve esame critico del nuovo ordo missa dei cardinali Ottaviani e Bacci: «Fortunatamente, la Messa romana latina detta di san PioV non è mai stata proibita: i sacerdoti ed i fedeli possono sempre attingere alla fonte della Lex orandi e vivere così fedelmente la Lex credendi».
17 Lettera aperta ai cattolici perplessi, p. 147
18 Conferenza spirituale, Ecône, gennaio 1974.
19 Conferenza spirituale, Écône, 14 settembre 1975.
20 Conferenza spirituale, Écône, 19 gennaio 1982.
21 Atque ut hoc ipsum Missale in missa decantanda aut recitanda in quibusvis Ecclesiis absque ullo conscientia scrupolo (senza nessun scrupolo di coscienza) aut aliquarum penarum sententiarum, censurarum incursu posthac omnino sequantur coque libere et licite uti possint et valeant auctonitate apostolica tenore prasentium etiam perpetuo concedimus et indulgemus. 22 Etiam perpetuo concedimus et indulgemus.
23 Et alii quocumque nomine nuncupati.
24 Conferenza spirituale, Ecône, 16 gennaio 1975.
25 Conferenza spirituale, Écône, 14 settembre 1975
26 Messa Tridentina, così detta in riferimento al Concilio di Trento.
27 Lettera aperta ai cattolici perplessi, pp. 146-147
28 Ivi, p. 147.
29 Ivi, p. 136.
30 Omelia, Ecône, 29 giugno 1976. È da notare che mons. Lefebvre poggia l’essenza della sua argomentazione non sulla questione canonica, con l’esame delle condizioni di promulgazione della nuova messa, ma sull’aspetto teologico della nuova messa, che non è più un'espressione cattolica della fede e dunque non è più una legge nel senso profondo del termine. Il Breve esame critico, realizzato per iniziativa di mons. Lefebvre, tocca d’altronde la questione secondo questa prospettiva, concludendo che il N.O.M. «si allontana in modo impressionante, nel suo insieme come nel dettaglio, dalla teologia cattolica della santa Messa». È questa quindi la ragione essenziale del rifiuto del N.O.M. da parte di mons. Lefebvre.
31 Depositum custodi.
32 Permane, o Timothee, permane in iis quæ didicisti ab avia tua Loide ab infantia tua (2 Tm. 1,5).
33 Omelia, Lione, 8 febbraio 1976.
34 «Lo Spirito Santo non è stato promesso ai successori di Pietro perché facciano conoscere sotto la sua rivelazione una nuova dottrina, ma perché con la sua assistenza conservino santamente ed espongano fedelmente la dottrina esposta dagli Apostoli, cioè il deposito della fede» (Concilio Vaticano I, Pastor Æternus, DS 3070). Omelia, ordinazioni sacerdotali, Écòne, 29 giugno 1976.
35 Omelia, ordinazione sacerdotale, Ecône, 29 giugno 1976.
36 Conferenza spirituale, Ecône, 2 dicembre 1974.
37 Conferenza spirituale, Ecône, 13 marzo 1975.
38 Omelia, Ginevra, 15 maggio 1978.
39 Omelia, Lione, 8 febbraio 1976.
40 Hic est calix sanguinis mei, novi et eterni Testamenti.
41 Omelia, Écône, 29 giugno 1981.
42 Omelia, Écône, 14 settembre 1975.
43 Omelia, Lione, 8 febbraio 1976.
44 Mons. Lefebvre e il sant'Uffizio, p. 72.
45 Traduzione libera del Te Deum.
46 Omelia, Ecône, 1° novembre 1990.
47 Conferenza spirituale, Ecône, 27 settembre 1986.
48 Cfr. a questo riguardo La condamnation sauvage de Monseigneur Lefébvre, Itinéraires, fuori serie, 8a ed. aprile 1977
49 Padre Edouard Dhanis era giunto da Roma, inviato da mons. Benelli, l’antivigilia delle ordinazioni, per convincere mons. Lefebvre a concelebrare con lui.
50 Nonostante le persecuzioni, l'epopea della Fraternità, Fideliter, n. 59, settembre-ottobre 1987, p. 73.
51 Omelia, Ecône, 29 giugno 1976.
52 Omelia, Ginevra, 15 maggio 1978.
53 Conferenza spirituale, Ecéne, 30 maggio 1971.
54 Pellegrinaggio, Mariazell, 8 settembre 1975
55 Dichiarazione, 21 novembre 1974; il testo integrale in Vi trasmetto quello che ho ricevuto, pp. 84-85.
56 Omelia, Garges-lès-Gonesse, 11 febbraio 1973
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