Ancora un calo delle nascite nel 2023, e il tasso di fertilità si abbassa ulteriormente, vicino al minimo storico. È una chiusura alla vita che passa da tanti atteggiamenti quotidiani. Ecco qualche esempio.
Più che d’inverno demografico dovremmo parlare di era glaciale demografica. Ultimo rapporto Istat sull’anno 2023: culle vuote e anche bare vuote. Partiamo dalle seconde: 8% di decessi in meno rispetto al 2022. In merito invece ai fiocchi azzurri e rosa: 6,4 bambini nati su mille abitanti contro il 6,7 nel 2022. Diminuzione delle nascite rispetto all’anno precedente: -3,6%. Dal 2008: - 34,2%. Ed arriviamo al dato saliente: il numero di figli per donna passa dall’ 1,24 nel 2022 al 1,20 nel 2023 (il fondo lo abbiamo toccato nel’95: 1,19). E tutti ormai sanno che una natalità sostenibile – tanto per usare un aggettivo à la page – necessita di un tasso di 2,1 figli a donna. Ormai un miraggio.
Non nasce un bambino ogni volta che una donna consegna un foglio di espulsione al figlio approdato nel suo ventre. Il 20% di tutti i concepimenti finisce in un aborto volontario. Volete far crescere la popolazione italiana in un solo anno del 20%? Rendete l’aborto illegale.
Non nasce un bambino ogni volta che qualcuno riceve un like su una piattaforma social – piatta-forma è un termine azzeccato per indicare il piattume che regna sui social – e per lui è un biglietto per il paradiso. Perché ogni like concima l’Io e rende sterile il Tu, coccola il narcisismo e umilia le relazione, ingozza l’individualismo e affama i legami. Malati di sé, molti temono la prole come un virus.
Non nasce un bambino ogni volta che un giovane invece di seguire i dettami della coscienza segue quelli degli influencer che dipingono mondi in cui tu basti a te stesso, in cui la libertà è sempre una libertà da e mai per, in cui il sole del successo non tramonta mai sulle teste dei single, in cui famiglia fa rima con fanghiglia e in cui non si è mai pronti per essere davvero pronti.
Non nasce un bambino ogni volta che una ragazza o un ragazzo usano un contraccettivo perché quella pillola o quel preservativo prima di prevenire una nascita previene una speranza di diventare vere donne o veri uomini, fuga il rischio di una felicità a tre, affossa il proprio futuro perché non più tramandato a terzi.
Non nasce un bambino ogni volta che un giovane o una giovane pensa che il sesso sia una maschera che si può cambiare a proprio piacimento e la vita un palcoscenico dove indossare questa maschera per impersonare prima un uomo e poi una donna e poi nessuno dei due, inventandosi esistenze aliene dalla realtà. In tali finzioni i figli non rientrano nel copione e, se vi sono, si muovono sul fondo della trama come comparse.
Non nasce un bambino ogni volta che un ragazzo viene ferito nell’intimo e il suo grido di disperazione viene raccolto da un altro ragazzo che come lui odia la sua immagine riflessa nello specchio. Due omosolitudini capaci di generare solo altro sordo sconforto, sordo alle orecchie di entrambe, e mai capaci di generare vita perché la natura si può perfezionare, ma non cancellare.
Non nasce un bambino ogni volta che una mamma o un papà scusano l’inescusabile del figlio; lo custodiscono sotto la teca dell’ansia perché lo splendore del suo tenero viso non venga offuscato dalla polvere dell’esistenza; lo guardano e scoprono in lui un delicato complemento d’arredo alla propria vita; tolgono ogni inciampo al suo grazioso piedino anche quando ormai calza il 43; berciano inviperiti contro insegnati, don, allenatori, parenti, compagni quando costoro non comprendono il fulgore del genio contenuto nella sua scatola cranica, continuando così a portarlo in grembo per tutta la vita, non volendo partorirlo alla dura e spietata realtà. E chi non si è mai avventurato nella pubertà esistenziale, mai potrà avventurarsi nella maternità e nella paternità.
Non nasce un bambino ogni volta che qualcuno non si accorge che lui stesso è figlio, figlio di un Padre che se non fa mancare il cibo ai piccoli passeri, non lo farà mancare ai piccoli uomini; che provvede a noi perché è Lui che ci ha chiamato all’esistenza e non ci può abbandonare; che desidera regalarci la sua paternità e renderla numerosa «come le stelle del cielo».
Non nasce un bambino ogni volta che una donna consegna un foglio di espulsione al figlio approdato nel suo ventre. Il 20% di tutti i concepimenti finisce in un aborto volontario. Volete far crescere la popolazione italiana in un solo anno del 20%? Rendete l’aborto illegale.
Non nasce un bambino ogni volta che qualcuno riceve un like su una piattaforma social – piatta-forma è un termine azzeccato per indicare il piattume che regna sui social – e per lui è un biglietto per il paradiso. Perché ogni like concima l’Io e rende sterile il Tu, coccola il narcisismo e umilia le relazione, ingozza l’individualismo e affama i legami. Malati di sé, molti temono la prole come un virus.
Non nasce un bambino ogni volta che un giovane invece di seguire i dettami della coscienza segue quelli degli influencer che dipingono mondi in cui tu basti a te stesso, in cui la libertà è sempre una libertà da e mai per, in cui il sole del successo non tramonta mai sulle teste dei single, in cui famiglia fa rima con fanghiglia e in cui non si è mai pronti per essere davvero pronti.
Non nasce un bambino ogni volta che una ragazza o un ragazzo usano un contraccettivo perché quella pillola o quel preservativo prima di prevenire una nascita previene una speranza di diventare vere donne o veri uomini, fuga il rischio di una felicità a tre, affossa il proprio futuro perché non più tramandato a terzi.
Non nasce un bambino ogni volta che un giovane o una giovane pensa che il sesso sia una maschera che si può cambiare a proprio piacimento e la vita un palcoscenico dove indossare questa maschera per impersonare prima un uomo e poi una donna e poi nessuno dei due, inventandosi esistenze aliene dalla realtà. In tali finzioni i figli non rientrano nel copione e, se vi sono, si muovono sul fondo della trama come comparse.
Non nasce un bambino ogni volta che un ragazzo viene ferito nell’intimo e il suo grido di disperazione viene raccolto da un altro ragazzo che come lui odia la sua immagine riflessa nello specchio. Due omosolitudini capaci di generare solo altro sordo sconforto, sordo alle orecchie di entrambe, e mai capaci di generare vita perché la natura si può perfezionare, ma non cancellare.
Non nasce un bambino ogni volta che una mamma o un papà scusano l’inescusabile del figlio; lo custodiscono sotto la teca dell’ansia perché lo splendore del suo tenero viso non venga offuscato dalla polvere dell’esistenza; lo guardano e scoprono in lui un delicato complemento d’arredo alla propria vita; tolgono ogni inciampo al suo grazioso piedino anche quando ormai calza il 43; berciano inviperiti contro insegnati, don, allenatori, parenti, compagni quando costoro non comprendono il fulgore del genio contenuto nella sua scatola cranica, continuando così a portarlo in grembo per tutta la vita, non volendo partorirlo alla dura e spietata realtà. E chi non si è mai avventurato nella pubertà esistenziale, mai potrà avventurarsi nella maternità e nella paternità.
Non nasce un bambino ogni volta che qualcuno non si accorge che lui stesso è figlio, figlio di un Padre che se non fa mancare il cibo ai piccoli passeri, non lo farà mancare ai piccoli uomini; che provvede a noi perché è Lui che ci ha chiamato all’esistenza e non ci può abbandonare; che desidera regalarci la sua paternità e renderla numerosa «come le stelle del cielo».
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