mercoledì 23 luglio 2025

I cattolici smarriti in preda delle più nefande ideologie




“Per vivere in eterno non occorre ingannare la morte, ma servire la vita”. I cattolici ai tempi del suicidio assistito


Di Sabino Paciolla, 23 lug 2025

Si assiste oggi ad uno sport che da oltre un decennio è diventato particolarmente trendy, ovvero la semina della confusione e del dubbio, in particolare sulla Dottrina della Chiesa, con l’esito di creare cattolici incerti, smarriti e preda delle più nefande ideologie. La particolarità di questo ultimo decennio è che questo sport sia appannaggio non solo di esponenti esterni alla Chiesa ma anche di personaggi un tempo difensori dell’ortodossia, ed ora apparentemente normalizzati alla media della cultura nichilista di massa. Ad aggravare la situazione è il fatto che tale “patologia”, tale debolezza culturale, pare attaccare anche alti esponenti della Chiesa.

Accade che forze e testate cattoliche si prodighino per la proposta e approvazione di un disegno di legge sul suicidio assistito.

Eppure, la dottrina della Chiesa Cattolica, a tal proposito, è chiara. Essa considera la vita umana sacra e inviolabile, dal concepimento fino alla morte naturale, e di conseguenza si oppone fermamente sia all’aborto sia all’eutanasia sia al suicidio assistito, anticamera culturale e porta di servizio per l’eutanasia tout court. Questa posizione è radicata in documenti magisteriali fondamentali, come le encicliche Humanae Vitae (1968) di Papa San Paolo VI, Evangelium Vitae (1995) di Giovanni Paolo II e il Catechismo della Chiesa Cattolica (CCC).

Posizione della Chiesa riguardo l’eutanasia


L’eutanasia, intesa come un’azione o omissione volta a provocare deliberatamente la morte di una persona per alleviarne le sofferenze, è definita un “atto intrinsecamente cattivo” (CCC, n. 2277; Evangelium Vitae, n. 65). La Chiesa distingue l’eutanasia dalla sospensione di trattamenti sproporzionati (accanimento terapeutico), che è moralmente accettabile quando rispetta la dignità del malato e il decorso naturale della vita.

Partecipazione alla votazione da parte dei politici

La dottrina cattolica invita i fedeli a vivere coerentemente con la propria fede in tutti gli ambiti, inclusa la partecipazione politica e il voto. In particolare, la Chiesa sottolinea che i cattolici hanno il dovere di promuovere il bene comune e difendere la vita umana. Questo implica un orientamento chiaro contro leggi o politiche che favoriscano aborto o eutanasia.

Punti chiave
  • Responsabilità morale nel voto: Secondo la Nota dottrinale circa alcune questioni riguardanti l’impegno e il comportamento dei cattolici nella vita politica (2002) della Congregazione per la Dottrina della Fede (Prefetto Card. Ratzinger), i cattolici devono opporsi a leggi che violano i principi morali fondamentali, come il diritto alla vita. Non sostenere o non votare per proposte che promuovano aborto o eutanasia è considerato un dovere morale, specialmente per chi ricopre ruoli pubblici (es. parlamentari cattolici).
  • Coscienza ben formata: Il Catechismo (n. 1789) e altri documenti sottolineano che i cattolici devono agire secondo una coscienza ben formata, conforme agli insegnamenti della Chiesa. Partecipare a una votazione che promuova direttamente la “cultura della morte” (es. leggi che legalizzano aborto o eutanasia) contraddice questo principio.
  • Gerarchia dei valori: In Evangelium Vitae (n. 73-74), Giovanni Paolo II chiarisce che “Nel caso quindi di una legge intrinsecamente ingiusta, come è quella che ammette l’aborto o l’eutanasia, non è mai lecito conformarsi ad essa, «né partecipare ad una campagna di opinione in favore di una legge siffatta, né dare ad essa il suffragio del proprio voto». (n.22 di Dichiarazione sull’aborto procurato)
Un particolare problema di coscienza potrebbe porsi in quei casi in cui un voto parlamentare risultasse determinante per favorire una legge più restrittiva, volta cioè a restringere il numero degli aborti autorizzati, in alternativa ad una legge più permissiva GIA’ IN VIGORE o MESSA AL VOTO (da altri, ndr).”. (maiuscolo ed enfasi miei, ndr)

Quali sono le implicazioni pratiche?
  • Cattolici laici: I fedeli sono chiamati a scegliere rappresentanti politici e politiche che rispettino la dignità della vita.
  • Politici cattolici: Per chi ricopre cariche pubbliche, l’obbligo è ancora più stringente rispetto ad un semplice elettore. La Chiesa considera moralmente inaccettabile sostenere attivamente leggi che favoriscano la “promozione della morte”.
  • Eccezioni e discernimento: In situazioni complesse, come referendum o leggi che toccano molteplici questioni, il cattolico è chiamato a discernere in coscienza, dando priorità alla difesa della vita mediante un’attenta valutazione per evitare una cooperazione formale al male.
Occorre anche ricordare la Dichiarazione Samaritanus Bonus della Congregazione per la Dottrina della Fede (oggi Dicastero) del 22 luglio 2020 (approvata da Papa Francesco il 25 giugno 2020):
«Quand’anche la domanda di eutanasia nasca da un’angoscia e da una disperazione [(Catechismo)], e “benché in casi del genere la responsabilità personale possa esser diminuita o perfino non sussistere, tuttavia l’errore di giudizio della coscienza – fosse pure in buona fede – non modifica la natura dell’atto omicida, che in sé rimane sempre inammissibile” [(Iura et Bona, II)]. Lo stesso dicasi per il suicidio assistito. Tali pratiche non sono mai un autentico aiuto al malato, ma un aiuto a morire».
Infine, è opportuno richiamare la dichiarazione di Papa Paolo VI contenuta nell’enciclica Humanae Vitae (25 luglio 1968), al paragrafo 14 dove si legge:
«Non è lecito, neppure per ragioni gravissime, fare il male affinché ne venga il bene (cfr. Rm 3,8), cioè fare oggetto di un atto positivo di volontà ciò che è intrinsecamente disordine e quindi indegno della persona umana, anche se nell’intento di salvaguardare o promuovere beni individuali, familiari o sociali.» 
Tenuto conto di quanto sopra, come è allora possibile che dei cattolici, politici e non, si facciano promotori di una legge sul fine vita, persino appoggiati da alcuni esponenti del clero?

La ragione, addotta dai promotori, in sintesi, è che la Corte Costituzionale, avendo eccepito, con la sentenza n. 242/2019, la parziale incostituzionalità dell’articolo 580 del codice penale (quello che vieta l’aiuto al suicidio) ha depenalizzato in alcune circostanze, anche se non ha legittimato, l’aiuto al suicidio assistito. Con la stessa sentenza la Corte ha sollecitato il legislatore a porvi rimedio nel rispetto di quattro paletti. Tale sentenza ha di fatto aperto il varco a casi concreti di suicidio assistito avallati da parte di vari giudici ordinari e alcune regioni (vedi quella della Toscana del 2025) che alla predetta sentenza si appellano. Di qui il disegno di legge in parola per scongiurare una legge più permissiva.

Ma è mai possibile che un cattolico proponga una legge meno permissiva al fine di scongiurare una legge più permissiva in tema di suicidio assistito? E’ come dire che per evitare una legge imminente che permettesse più aborti, noi cattolici proponessimo una che permettesse meno aborti. Scusate, ma stiamo comunque parlando di aborti! Sempre permissiva è. E’ di tutta evidenza che abbiamo a che fare con due leggi che, anche se in varia misura, permettono entrambe un male morale. Tali leggi sono dunque entrambe malvagie. Una tale azione si pone in netto contrasto con tutto quanto è stato riportato più sopra della Dottrina della Chiesa proprio per il semplice fatto che un’azione parlamentare di limitazione dei danni deve essere necessariamente essa stessa moralmente lecita, altrimenti si ricadrebbe nella massima «Il fine giustifica i mezzi», che è vietata dal Catechismo al n. 1753.

Diverso il caso in cui la legge iniqua esistesse già ed i cattolici, al fine di ridurre la sua malvagità intrinseca, al fine di ridurre i suoi effetti letali (meno aborti, meno atti eutanasici) proponessero una proposta legislativa ad hoc. In questo caso, infatti, si proporrebbe una rettifica lecita e moralmente giusta ad una legge che è invece intrinsecamente ingiusta e malvagia.

Ironia della storia e palesi contraddizioni

Nonostante la Dottrina della Chiesa sia chiara, accade di leggere articoli su testate cattoliche (qui e qui) di Domenico Menorello, ex parlamentare, con i quali si fa attivo promotore del disegno di legge sul suicidio assistito. Non c’è chi non veda la palese contraddizione tra l’essere lui contemporaneamente sia il vicepresidente del Movimento per la Vita sia il promotore di una legge che asseconda il desiderio di morte. Non so perché, ma questa contraddizione mi fa venire in mente una famosa canzone di Giorgio Gaber, che recitava: “Qualcuno era comunista perché la rivoluzione oggi no, domani forse, ma dopodomani sicuramente”.

Accade anche di leggere che mons. Pegoraro, promosso recentemente da Papa Leone XIV a Presidente della Pontificia Accademia per la Vita (PAV), sottolinei (qui) la necessità del solito “dialogo”, ribadisca la solita “sconfitta” (“Il suicidio assistito è una sconfitta per tutti”), puntualizzi la necessità di una “mediazione” (“In una società pluralista è necessario trovare delle mediazioni”), senza però che alla fine esprima una chiara ed esplicita condanna del principio che sta alla base del disegno di legge. Il tutto è in linea con quanto ha già detto qualche anno fa, quando rivestiva la carica di Cancelliere della PAV e era stretto collaboratore del discusso mons. Vincenzo Paglia, allora presidente della PAV: “il suicidio assistito [rispetto all’eutanasia, ndr] è quello che limita maggiormente gli abusi”.

Occorrerebbe obiettare al mons. Pegoraro che è certo necessario che vi sia il dialogo, ma che è altresì opportuno che esso avvenga senza compromettere i principi etici fondamentali. Il fine principale del dialogo non può essere il dialogo o la mediazione fine a se stessa.

Accade pure di apprendere che il Card. Parolin sembra aver dato il via libera a «legiferare salvaguardando la dignità umana». Si ricordi che il Card. Parolin è anche l’architetto dell’accordo, che ancora oggi rimane segreto, tra la Chiesa ed il regime di Pechino. Quell’accordo, molto criticato da cattolici e alte personalità della Chiesa, ha nella sostanza “scaricato” i cattolici cinesi fedeli al Papa, quei fedeli che costituiscono la cosiddetta “chiesa sotterranea”, coloro che vivono da decenni la loro fede in clandestinità, subendo persecuzioni, a causa del divieto governativo e della creazione dell’Associazione Patriottica Cattolica Cinese. Questa associazione, creata con il sostegno del governo, mira a controllare le attività cattoliche e non riconosce l’autorità del Papa.

Accade, infine, di leggere un articolo di Tempi, la rivista di quei cattolici che un tempo erano tutti d’un pezzo ma che da un po’ sembrano essere a pezzi, che inizia con un cappello strappalacrime di una donna la cui sorella ha avuto accesso al suicidio assistito. Non che non si debba avere rispetto e pietas per una storia drammatica, ma cominciare l’articolo con una tale apertura mi ricorda la strategia dei radicali che per supportare le loro proposte di leggi (dall’aborto alla droga, all’eutanasia) usavano, nel senso letterale del termine, casi limite e dramatici per trasformarli in bisogni di massa. L’Associazione Luca Coscioni docet. Non è un caso che il titolo dell’articolo della rivista cattolica in questione sia eloquente: “Perché sono favorevole a una legge sul suicidio assistito

E’ curioso, per altro, il fatto che molti di questi cattolici siano gli stessi che durante la pseudo pandemia COVID si battevano per la tessera verde (green pass), degna di un regime comunista à la page come quello cinese, creata per soffocare la libertà personale e costringere la gente alla inoculazione di massa con un prodotto a mala pena sperimentale, che chiamavano e chiamano vaccino (ma che vaccino non è), foriero di innumerevoli eventi avversi, anche letali. Ne vediamo oggi le conseguenze con eccesso di mortalità. Una coincidenza?

Questi cattolici dimenticano che Papa Leone XIV, non a caso, qualche giorno fa, nell’omelia pronunciata durante la Messa nella Parrocchia Pontificia di San Tommaso da Villanova a Castel Gandolfo il 13 luglio 2025, ci ha sollecitati a “servire la vita”. Egli infatti ha detto:

“Vedere senza passare oltre, fermare le nostre corse indaffarate, lasciare che la vita dell’altro, chiunque egli sia, con i suoi bisogni e le sofferenze, mi spezzi il cuore.”

E perché si capisse meglio, durante l’Angelus dello stesso giorno, Papa Leone XIV ha ulteriormente elaborato il concetto:
“Per vivere in eterno non occorre ingannare la morte, ma servire la vita, cioè prendersi cura dell’esistenza degli altri nel tempo che condividiamo. Questa è la legge suprema, che viene prima di ogni regola sociale e le dà senso.”
Questo passaggio sottolinea l’importanza di prendersi cura degli altri come espressione di servizio alla vita, intesa come un atto di amore e attenzione verso il prossimo, in linea con il messaggio cristiano di carità e comunione. E dunque, Papa Leone XIV con questo passo ci sta sottolineando che prendersi cura degli altri non equivale a farsi promotori di servizi di morte.

Probabilmente questi cattolici hanno anche dimenticato quello che Gesù ci dice in Matteo 5,13, all’interno del Discorso della Montagna:
«Voi siete il sale della terra; ma se il sale perde il suo sapore, con che cosa lo si renderà salato? A null’altro serve che ad essere gettato via e calpestato dagli uomini.»
E ancor di più in Matteo 5,14-16, subito dopo il riferimento al sale della terra, sempre all’interno del Discorso della Montagna:
«Voi siete la luce del mondo; non può restare nascosta una città che sta sopra un monte, né si accende una lampada per metterla sotto il moggio, ma sul candelabro, e così fa luce a tutti quelli che sono nella casa. Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al Padre vostro che è nei cieli.»
Dunque, Gesù non ci ha invitato a fornire agli altri servizi di morte, ma solo un tanto al chilo; non ci ha detto di predisporre per gli altri servizi di morte, ma con misura, e ciò perché i tempi sono cambiati, la società è diventata multiculturale e post-cristiana e ad essa bisogna che ci si adatti in qualche modo; non ci ha detto di proporre una verità confessionale, una verità “parrocchiale”, una verità personale piccola piccola, fatta per l’uomo d’oggi piccolo piccolo, fluido e senza identità; non ci ha neanche detto di proclamare un cristianesimo ridotto, o una opinione in mezzo ad altre opinioni (n.4 di Dichiarazione sull’aborto procurato), non ci ha infine detto di partecipare alla lotteria delle opzioni, tutte egualmente lecite. Ci ha detto invece di proclamare la verità tutta intera, la grande verità che rende la società più umana, che rende grande e vero l’uomo, nonostante la sua pochezza, la sua pusillanimità, la sua grettezza omicida e suicida. Egli ci ha sollecitati ad essere “il sale della terra” e “la luce del mondo”, anche a costo di essere ridotti ad una sparuta ma fedele minoranza.

Spiace che, almeno una parte di questi cattolici, siano quegli stessi che un tempo, UN TEMPO, amavano ripetere il famoso passo tratto dal Racconto dell’Anticristo di Vladimir Solov’ëv. Nel testo, lo staretz Giovanni, figura spirituale particolarmente importante nella Chiesa ortodossa russa, simbolo di un cristiano fedele, risponde all’Imperatore, che rappresenta l’Anticristo, il quale chiede ai cristiani cosa abbiano di più caro nel cristianesimo. Allora, lo staretz Giovanni si alza e dice:
«Grande sovrano! Quello che abbiamo di più caro nel cristianesimo è Cristo stesso! Lui stesso e tutto ciò che viene da Lui, giacché noi sappiamo che in Lui dimora corporalmente tutta la pienezza della Divinità!»
E’ bene per tutti noi che si ritorni ad ascoltare la splendida esposizione del Racconto dell’Anticristo fatta dal grande Card. Giacomo Biffi che in uno dei primi post di questo blog proposi ai lettori. E’ un video che caldamente propongo di vedere o rivedere.

Sabino Paciolla

Tratto da http://www.sabinopaciolla.com

(Foto di Dyu – Ha su Unsplash)





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