In attesa che ciò avvenga, «è opportuno adottare misure che i giuristi definiscono “conservative”. Nel caso specifico, fare in modo che, su richiesta […] degli utenti della liturgia tradizionale, essa […] venga “salvaguardata” in attesa della decisione definitiva che questi utenti non dubitano verrà presa».
1 luglio 2025
Le sentinelle continuano per la 197ª settimana le loro preghiere in difesa della Santa Messa tradizionale davanti all’Arcivescovado di Parigi (in rue du Cloître-Notre-Dame, 10), dal lunedì al venerdì, dalle ore 13:00 alle ore 13:30
Cari amici, è importante ricordare il significato che ha avuto fin dall’inizio la nostra lotta per la libertà della liturgia tradizionale. La supplica del card. Alfredo Ottaviani, Pro-Prefetto emerito della Congregazione per la dottrina della fede, e del card. Antonio Bacci, che accompagnava il Breve esame critico del Novus Ordo Missae consegnato a San Paolo VI il 21 ottobre 1969, recava questo giudizio:
il Novus Ordo Missæ, considerati gli elementi nuovi, suscettibili di pur diversa valutazione, che vi appaiono sottesi ed implicati, rappresenta, sia nel suo insieme come nei particolari, un impressionante allontanamento dalla teologia cattolica della Santa Messa, quale fu formulata nella Sessione XXII del Concilio Tridentino […].La liturgia rappresenta la fede, lex orandi, lex credendi. In questo caso, la Santa Messa tradizionale esprime chiaramente la fede nel sacrificio eucaristico che riproduce sull’altare il sacrificio della Croce. Mentre la Messa che ha voluto sostituirla indebolisce questa espressione in modo «impressionante».
Quanto di nuovo appare nel Novus Ordo Missæ e, per contro, quanto di perenne vi trova soltanto un posto minore o diverso, se pure ancora ve lo trova, potrebbe dar forza di certezza al dubbio – già serpeggiante purtroppo in numerosi ambienti – che verità sempre credute dal popolo cristiano possano mutarsi o tacersi senza infedeltà al sacro deposito dottrinale cui la fede cattolica è vincolata in eterno.
La lettera dei Cardinali si concludeva con una richiesta molto semplice, che noi riproponiamo a distanza di quasi sessant’anni:
Supplichiamo perciò istantemente la Santità Vostra di non volerci togliere […] la possibilità di continuare a ricorrere alla integrità feconda di quel Missale Romanum di San Pio V […].
Richiesta che sarà finalmente accolta quasi quarant’anni dopo, con la lettera apostolica «motu proprio data» Summorum Pontificum sull’uso straordinario dell’antica forma del Rito Romano di Papa Benedetto XVI, che dichiarò che la Santa Messa tradizionale non era mai stata proibita. Logicamente, il Papa doveva dichiarare che essa rappresentava bene la fede eucaristica della Chiesa. Ma poiché non voleva né poteva muovere alcuna accusa contro la nuova Messa, che desiderava solo correggere, affermò nell’articolo 1 del motu proprio:
Il Messale Romano promulgato da Paolo VI è la espressione ordinaria della “lex orandi” (“legge della preghiera”) della Chiesa cattolica di rito latino. Tuttavia il Messale Romano promulgato da San Pio V e nuovamente edito dal Beato Giovanni XXIII deve venir considerato come espressione straordinaria della stessa “lex orandi” e deve essere tenuto nel debito onore per il suo uso venerabile e antico.Una soluzione poco elegante, ma comunque meravigliosamente efficace, che riconosceva il valore per la fede della Santa Messa tradizionale nel Messale tridentino precedente al Concilio Vaticano II.
Non meno logicamente, ma al contrario, la lettera apostolica «motu proprio data» Traditionis custodes sull’uso dei libri liturgici antecedenti alla celebrazione del Concilio Vaticano II del 21 luglio 2021 di papa Francesco, che intendeva abolire questa libertà e sostituirla con una tolleranza parsimoniosamente concessa dai Vescovi (tra l’altro sorvegliati da vicino da Roma), pretendeva di togliere questo valore dogmatico alla Santa Messa tradizionale. Nel suo articolo 1, la lettera apostolica «motu proprio data» Traditionis custodes contraddice direttamente l’articolo 1 della lettera apostolica «motu proprio data» Summorum Pontificum:
I libri liturgici promulgati dai santi Pontefici Paolo VI e Giovanni Paolo II, in conformità ai decreti del Concilio Vaticano II, sono l’unica espressione della lex orandi del Rito Romano.
Naturalmente, non abbiamo la pretesa di chiedere a Papa Leone XIV di tornare dalla seconda dichiarazione, quella del 2021, alla prima, quella del 2007. Speriamo solo che permetta concretamente di dire questa Santa Messa e di celebrare questa liturgia. Semplicemente perché un altro testo di portata generale non potrebbe che scontrarsi frontalmente con il principio intangibile secondo cui la liturgia è espressione della fede, e dovrebbe spiegare ciò che permette o ciò che proibisce.
Certamente, un giorno bisognerà decidere con l’autorità apostolica e ciò sarà in linea con la tradizione perenne della Chiesa. Ma i tempi non sembrano affatto maturi per questa separazione tra il grano e la zizzania dottrinale richiesta, ad esempio, da mons. Athanasius Schneider O.R.C., Vescovo ausiliare di Maria Santissima in Astana. Da entrambe le parti, da quella del Papa e dei Vescovi e da quella dei sacerdoti e dei fedeli – e di alcuni Vescovi – che conservano la liturgia tradizionale, è opportuno adottare misure che i giuristi definiscono «conservative». Nel caso specifico, fare in modo che, su richiesta dei «creditori», ovvero gli utenti della liturgia tradizionale, essa non venga «alienata», ma al contrario «salvaguardata» in attesa della decisione definitiva che questi utenti non dubitano verrà presa.
È questa libertà concreta, «conservativa», che chiediamo nelle nostre veglie parigine, nei Rosari che recitiamo davanti agli uffici dell’Arcivescovado (rue du Cloître-Notre-Dame, 10), dal lunedì al venerdì, dalle ore 13:00 alle ore 13:30, nell’Église Saint-Georges di La Villette (avenue Simon Bolivar, 114, nel XIX arrondissement), il mercoledì e il venerdì alle ore 17:00, davanti all’Église Notre-Dame-du-Travail (rue Vercingétorix, 59, nel XIV arrondissement), la domenica alle ore 18:15.
Echi delle veglie: una signora passa lentamente davanti a noi, scrutando i nostri cartelli, poi, prima di allontanarsi, torna verso di noi: «Cos’è la vostra Messa tradizionale?» ci chiede con un forte accento straniero. «Lei è cattolica?» «Assolutamente sì» risponde… «Intendete la Messa di prima?» «Sì, la Messa cattolica rivolta al Signore». «Io vengo da New Orleans e ogni domenica andiamo alla Santa Messa tradizionale; troviamo molti giovani e famiglie… mi scusi, ma sono rimasta sorpresa di trovarvi qui… posso fare una foto al vostro gruppo per mandarla a mia figlia… forse le verrà voglia di fare come voi, perché dove vive lei non trova una liturgia cattolica e di preghiera».
In unione di preghiera e amicizia.
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