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by Aldo Maria Valli
di padre Santiago Martín
Molti anni fa, quando ero ancora seminarista, sentii un sacerdote pronunciare un’espressione che allora non capii del tutto, ma che poi ho constatato essere piena di significato. «Quando Nostro Signore tornerà alla fine dei tempi – diceva quel sacerdote – non ci troverà uniti, ma sicuramente ci troverà riuniti».
Non credo che nessun laico possa immaginare il numero di riunioni a cui deve partecipare un sacerdote, molte delle quali sono pesantissime, estenuanti e inutili. Non solo ti rubano il tempo che dovresti dedicare alla preghiera, alla formazione e all’evangelizzazione, ma ti lasciano un senso di stanchezza che ti porta a chiederti se è per questo che sei diventato prete: per andare da una riunione all’altra?
Molti laici sanno cosa sono le riunioni dei condomini. Beh, moltiplicatele per dieci e non solo una volta al mese, ma quasi ogni giorno!
Ho ricordato le parole di quel bravo prete quando questa settimana ho letto il programma di attuazione della sinodalità. Forse mi sbaglio, ma la prima impressione che ho avuto è che comporterà riunioni, tempo e anche denaro, perché tutto questo ha un costo. Insomma: burocrazia. E tutto questo per cosa? Se è per ottenere che nella Chiesa ci sia più dialogo e che tutti, tutti, tutti siano ascoltati, l’obiettivo mi sembra ottimo, ma sono sicuro che tale traguardo si possa raggiungere in modo più semplice. Teniamo conto che nella maggior parte delle parrocchie del mondo funzionano già i consigli pastorali e i consigli economici, dove l’ascolto è efficace e produttivo. Ma se si tratta di utilizzare questi estenuanti processi di ascolto per modificare la morale cattolica e per far sì che la Chiesa passi dall’essere una casa dove tutti sono accolti a una sorta di gabbia di grilli dove tutto è lecito, allora non servono tante riunioni, basta dirlo una volta per tutte e la facciamo finita. D’ora in poi, dovrebbero dire, il parroco sarà un impiegato parrocchiale, agli ordini di uno o più laici – soprattutto donne – che saranno i veri padroni delle parrocchie. D’ora in poi, dovrebbero aggiungere, in nome dell’accoglienza di tutti, tutte e tutti, le donne potranno accedere al sacerdozio, all’episcopato e al papato. Da ora in poi, e con questo potrebbero concludere, si potrà ricevere la comunione senza tener conto se si è in grazia di Dio o se, soggettivamente, ciascuno pensa che ciò che fa non è sbagliato e che il Dio misericordioso gli permette di fare ciò che gli dice il corpo. Se questo è l’obiettivo, che lo dicano una volta per tutte e ci risparmiamo l’infinito numero di riunioni che ci aspettano, perché ad alcuni sembra che ascoltare il popolo di Dio in un’assemblea mondiale già convocata per il 2028 sia una sorta di Concilio Vaticano III, dove i vescovi saranno una minoranza e tutti potranno votare, al fine di approvare tutto ciò che ho detto prima.
Nel documento pubblicato dalla Segreteria del Sinodo si dice che bisogna cercare di integrare nel processo sinodale coloro che finora si sono sentiti distanti dal cammino già percorso. Spero che mi sia permesso di esprimere la mia critica a tante riunioni estenuanti senza essere mandato in un gulag in Siberia. Qualcuno deve avere il coraggio di dire basta e che bisogna pensare ai preti. Guareschi, l’autore di quei libri geniali in cui il prete don Camillo picchiava e veniva picchiato dal sindaco comunista Peppone – e i due si volevano molto bene e non potevano fare a meno l’uno dell’altro – scriveva che, secondo lui, il Concilio Vaticano II era stato un Concilio in cui i preti erano stati messi da parte e tutto il potere era passato nelle mani dei vescovi. Ora sembra che tutto il potere, o almeno gran parte di esso, passerà nelle mani dei laici. Rotto il legame tra il munus di governo e il sacramento dell’ordine sacerdotale, non solo il prete diventerà un impiegato delle signore che comandano nelle parrocchie, ma lo stesso accadrà ai vescovi, anche se teoricamente si dice che avranno l’ultima parola. L’avranno quando ci sarà un accanimento mediatico contro di loro, perché si dirà che i loro numerosi consigli deliberativi hanno approvato una cosa che loro non hanno accettato, come sta succedendo in Germania contro i pochissimi vescovi che resistono difendendo la vera fede cattolica.
Qualche giorno fa in Italia si è suicidato un giovane sacerdote, molto stimato dai suoi parrocchiani, contro il quale non c’erano accuse di alcun tipo. Si sono sentite molte parole di cordoglio e molte domande sul fatto che i sacerdoti sono soli e sopraffatti, non solo dal lavoro pastorale, ma anche da una burocrazia infinita, senza che ai loro vescovi importi. Ebbene, la soluzione sembra essere quella di aumentare la burocrazia e lasciare i sacerdoti ancora più esausti e soli. Quando un bene scarseggia, il suo prezzo sale. Nella Chiesa, quando i sacerdoti scarseggiano, sembra che non si tratti di prendersi cura di loro, ma di emarginarli e di render loro la vita ancora più difficile. Se la sinodalità è ascolto e accoglienza, non c’è alcun problema. D’altra parte è già praticata da molto tempo. Se la sinodalità è un percorso tortuoso e faticoso per emarginare i sacerdoti e modificare la morale cattolica, ciò che otterranno è quello scisma che papa Leone dice di voler evitare e, con esso, la distruzione della Chiesa di Cristo.
Bisogna ringraziare il papa, tra l’altro, per aver scritto una bellissima lettera di congratulazioni al cardinale Burke nel suo cinquantesimo anniversario di sacerdozio. Burke, un uomo che è stato così osteggiato che in alcune diocesi gli è stato proibito di tenere conferenze, ora è lodato dal papa in persona. Dio voglia che questa rondine annunci la primavera e che non continuiamo a soffrire il rigido inverno.
Preghiamo per il papa.
by Aldo Maria Valli
di padre Santiago Martín
Molti anni fa, quando ero ancora seminarista, sentii un sacerdote pronunciare un’espressione che allora non capii del tutto, ma che poi ho constatato essere piena di significato. «Quando Nostro Signore tornerà alla fine dei tempi – diceva quel sacerdote – non ci troverà uniti, ma sicuramente ci troverà riuniti».
Non credo che nessun laico possa immaginare il numero di riunioni a cui deve partecipare un sacerdote, molte delle quali sono pesantissime, estenuanti e inutili. Non solo ti rubano il tempo che dovresti dedicare alla preghiera, alla formazione e all’evangelizzazione, ma ti lasciano un senso di stanchezza che ti porta a chiederti se è per questo che sei diventato prete: per andare da una riunione all’altra?
Molti laici sanno cosa sono le riunioni dei condomini. Beh, moltiplicatele per dieci e non solo una volta al mese, ma quasi ogni giorno!
Ho ricordato le parole di quel bravo prete quando questa settimana ho letto il programma di attuazione della sinodalità. Forse mi sbaglio, ma la prima impressione che ho avuto è che comporterà riunioni, tempo e anche denaro, perché tutto questo ha un costo. Insomma: burocrazia. E tutto questo per cosa? Se è per ottenere che nella Chiesa ci sia più dialogo e che tutti, tutti, tutti siano ascoltati, l’obiettivo mi sembra ottimo, ma sono sicuro che tale traguardo si possa raggiungere in modo più semplice. Teniamo conto che nella maggior parte delle parrocchie del mondo funzionano già i consigli pastorali e i consigli economici, dove l’ascolto è efficace e produttivo. Ma se si tratta di utilizzare questi estenuanti processi di ascolto per modificare la morale cattolica e per far sì che la Chiesa passi dall’essere una casa dove tutti sono accolti a una sorta di gabbia di grilli dove tutto è lecito, allora non servono tante riunioni, basta dirlo una volta per tutte e la facciamo finita. D’ora in poi, dovrebbero dire, il parroco sarà un impiegato parrocchiale, agli ordini di uno o più laici – soprattutto donne – che saranno i veri padroni delle parrocchie. D’ora in poi, dovrebbero aggiungere, in nome dell’accoglienza di tutti, tutte e tutti, le donne potranno accedere al sacerdozio, all’episcopato e al papato. Da ora in poi, e con questo potrebbero concludere, si potrà ricevere la comunione senza tener conto se si è in grazia di Dio o se, soggettivamente, ciascuno pensa che ciò che fa non è sbagliato e che il Dio misericordioso gli permette di fare ciò che gli dice il corpo. Se questo è l’obiettivo, che lo dicano una volta per tutte e ci risparmiamo l’infinito numero di riunioni che ci aspettano, perché ad alcuni sembra che ascoltare il popolo di Dio in un’assemblea mondiale già convocata per il 2028 sia una sorta di Concilio Vaticano III, dove i vescovi saranno una minoranza e tutti potranno votare, al fine di approvare tutto ciò che ho detto prima.
Nel documento pubblicato dalla Segreteria del Sinodo si dice che bisogna cercare di integrare nel processo sinodale coloro che finora si sono sentiti distanti dal cammino già percorso. Spero che mi sia permesso di esprimere la mia critica a tante riunioni estenuanti senza essere mandato in un gulag in Siberia. Qualcuno deve avere il coraggio di dire basta e che bisogna pensare ai preti. Guareschi, l’autore di quei libri geniali in cui il prete don Camillo picchiava e veniva picchiato dal sindaco comunista Peppone – e i due si volevano molto bene e non potevano fare a meno l’uno dell’altro – scriveva che, secondo lui, il Concilio Vaticano II era stato un Concilio in cui i preti erano stati messi da parte e tutto il potere era passato nelle mani dei vescovi. Ora sembra che tutto il potere, o almeno gran parte di esso, passerà nelle mani dei laici. Rotto il legame tra il munus di governo e il sacramento dell’ordine sacerdotale, non solo il prete diventerà un impiegato delle signore che comandano nelle parrocchie, ma lo stesso accadrà ai vescovi, anche se teoricamente si dice che avranno l’ultima parola. L’avranno quando ci sarà un accanimento mediatico contro di loro, perché si dirà che i loro numerosi consigli deliberativi hanno approvato una cosa che loro non hanno accettato, come sta succedendo in Germania contro i pochissimi vescovi che resistono difendendo la vera fede cattolica.
Qualche giorno fa in Italia si è suicidato un giovane sacerdote, molto stimato dai suoi parrocchiani, contro il quale non c’erano accuse di alcun tipo. Si sono sentite molte parole di cordoglio e molte domande sul fatto che i sacerdoti sono soli e sopraffatti, non solo dal lavoro pastorale, ma anche da una burocrazia infinita, senza che ai loro vescovi importi. Ebbene, la soluzione sembra essere quella di aumentare la burocrazia e lasciare i sacerdoti ancora più esausti e soli. Quando un bene scarseggia, il suo prezzo sale. Nella Chiesa, quando i sacerdoti scarseggiano, sembra che non si tratti di prendersi cura di loro, ma di emarginarli e di render loro la vita ancora più difficile. Se la sinodalità è ascolto e accoglienza, non c’è alcun problema. D’altra parte è già praticata da molto tempo. Se la sinodalità è un percorso tortuoso e faticoso per emarginare i sacerdoti e modificare la morale cattolica, ciò che otterranno è quello scisma che papa Leone dice di voler evitare e, con esso, la distruzione della Chiesa di Cristo.
Bisogna ringraziare il papa, tra l’altro, per aver scritto una bellissima lettera di congratulazioni al cardinale Burke nel suo cinquantesimo anniversario di sacerdozio. Burke, un uomo che è stato così osteggiato che in alcune diocesi gli è stato proibito di tenere conferenze, ora è lodato dal papa in persona. Dio voglia che questa rondine annunci la primavera e che non continuiamo a soffrire il rigido inverno.
Preghiamo per il papa.
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