mercoledì 23 luglio 2025

Evviva! “Messainlatino” è tornato!




23 lug 2025

Saved in: Blog
by Aldo Maria Valli


Propongo da Messainlatino.it l’articolo con il quale si annuncia che il blog è stato reintegrato.

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Questa volta, la notizia siamo noi. Noi, miserrimi redattori di questo umile sito in piedi dal 2008 (sull’onda dell’entusiasmo per il motu proprio Summorum Pontificum di liberalizzazione dell’antica liturgia, nonché dell’indignazione per l’ostruzionismo di molti episcopati alla sua applicazione), abbiamo subìto l’onta della censura e della rimozione: questo blog è rimasto inaccessibile per una dozzina di giorni.

Che cosa è accaduto? Con una semplice email non firmata (vedila qui a fianco) ci è stato comunicato che il blog era stato rimosso per asserita violazione della ‘hate speech policy”.


Le vere ragioni sono ignote. Possiamo solo supporre, sulla base del fatto che nelle settimane immediatamente precedenti singoli post erano stati rimossi (ma poi ripristinati), sempre con la stessa genericissima motivazione, che qualche malevolo lettore (sappiamo di qualcuno che se ne è vantato) ci abbia preso di mira, ‘flaggando’ a ripetizione i nostri contenuti. In violazione del Digital Services Act europeo, Google non ha attuato un sistema per impedire allo stesso soggetto, con un minimo di capacità informatica (tipo saper cancellare i cookies) di reiterare all’infinito tale comportamento. L’intelligenza artificiale di Google, che evidentemente è molto stupida e rudimentale, deve aver reagito alla quantità di segnalazioni rimuovendo tutto; probabilmente ciò avviene automaticamente quando si eccede un certo numero o una certa frequenza nel tempo di segnalazioni per contenuto inappropriato. Sempre in grave violazione della legge europea (e della Costituzione, se riflettiamo che la libertà di manifestazione del pensiero, quando non si commettono reati, è assicurata dal suo art. 21), Google-Blogger non ha dato il minimo preavviso né ha indicato dettagliatamente le ragioni e le espressioni incriminate, e meno ancora ci ha consentito di replicare.

Solo adesso, dopo che abbiamo presentato un ricorso d’urgenza in Tribunale, il sig. Google si è piegato e, nuovamente con una scarna email priva di motivazioni, ha ripristinato tutto il blog. Tutto, quindi incluse le parti in teoria contenenti hate speech, se mai ve ne fossero state, negli oltre 22.000 post presenti in archivio e pubblicati in questi lustri. Ma non ve ne sono: e vi sfidiamo ad indicarci nei commenti dove mai possiamo avere ecceduto nelle espressioni o nella foga dimostrativa, sì da poter incorrere nell’infamante accusa di ‘incitamento all’odio‘ (tale è la traduzione in italiano di hate speech, nelle stesse Linee Guida di Google-Blogger).

Alcuni mesi orsono il Vicepresidente americano Vance è venuto in Europa a farci un’intemerata contro la violazione nel nostro continente della libertà di manifestazione del pensiero. Fervorino tanto sgarbato quanto fondato. Ma vorremmo fargli sapere che la sua nazione, dove ha sede Google, non è evidentemente da meno e la nostra vicenda lo dimostra.

Siamo onorati di avere suscitato tanta eco mediatica e di aver ricevuto innumerevoli attestati di solidarietà. Addirittura la nostra vicenda è divenuta oggetto di due interrogazioni parlamentari: una a Strasburgo, l’altra a Roma (perché la libertà di stampa, in definitiva, interessa tutti). Nel prossimo post daremo atto di tutto questo. Quel che vorremmo fosse chiaro è che, colpendo noi, il sistema ha rivelato che nessuno è al sicuro da questa strisciante e surrettizia censura, la quale, pur in assenza di qualsivoglia reato, è subappaltata ad oligarchi privati senza nome, ai miliardari in felpa della Silicon Valley. Hodie mihi, cras tibi: neppure, chessò, un sito di cucina potrà dirsi al sicuro, il giorno in cui subisse un’alluvione di segnalazioni malevole contro le ricette dell’arrosto da parte di qualche vegano fanatico.

Siamo di nuovo in pista ed abbiamo molte buone battaglie davanti. Il mondo della Tradizione, uscito dalle catacombe dopo quell’editto di Milano che è stato il motu proprio Summorum Pontificum, non vi è rientrato nemmeno con quella mossa velleitaria di retroguardia disperata, degna di un Giuliano l’Apostata, rappresentata da Traditionis Custodes del sepolto pontefice. Continueremo ad esprimere con chiarezza la nostra opinione, senza infingimenti e senza quegli odiosi eufemismi e giri di parole tanto cari alla cancel culture e all’ossessione woke dei nostri tempi. Sit sermo vester est est, non non; quod autem his abundantius est, a Malo est.

Egregio signor Google e voi tutti là fuori: sappiate fin d’ora che continueremo a scrivere che “il peccato dei sodomiti” (sì, useremo proprio questo termine) “grida al cospetto del cielo” e che “l’aborto è un delitto abominevole, al pari dell’infanticidio”. Delitto, crimine, omicidio, e chi abortisce o fa abortire è omicida, criminale e delinquente e merita la prevista scomunica automatica e rischia di bruciare all’inferno. Vi basta come hate speech? E se a qualcuno verrà in mente di censurarci per questo, sappia che dovrà censurare quelle esatte parole anche nel Catechismo della Chiesa Cattolica del 1992 (n. 1867), nella Gaudium et Spes del Concilio Vaticano II (n. 51) e nel vigente codice di diritto canonico (can. 1397 §2).

Enrico






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