Per ora abbiamo assistito a un cambiamento di atteggiamento, con una maggiore attenzione ai simboli e al protocollo che si è estesa a tutti i cardinali.
Pubblicato 22 luglio 2025
di Andrea Gagliarducci, 21-07-2025
Il cardinale Agostino Vallini ha 85 anni e non ricopre alcun incarico in Vaticano da tempo. Dal 2017, tuttavia, era legato pontificio presso le Basiliche Papali di Assisi, incarico che Papa Francesco gli aveva assegnato dopo la morte del cardinale Attilio Nicora. Il 16 luglio, anche Vallini ha lasciato quell’incarico.
Sempre la scorsa settimana, Papa Leone XIV ha nominato il Cardinale Ángel Fernández Artime, salesiano e pro-prefetto del Dicastero per la Vita Consacrata, suo delegato ad Assisi. I cambiamenti non sono stati sconvolgenti. Anzi, sono passati appena inosservati persino sulla stampa cattolica.
Presi insieme, tuttavia, segnano davvero la fine di un’epoca, o meglio l’inizio di un cambio generazionale. Vallini era sulla loggia centrale con Papa Francesco nel 2013 e, in qualità di vicario del Papa per la diocesi di Roma (nel 2008, Vallini era succeduto al leggendario cardinale vicario dell’era di Giovanni Paolo II, Camillo Ruini), accompagnò Francesco in tutte le sue prime uscite, a partire dalla sua prima visita a Santa Maria Maggiore, che sarebbe diventata una costante del pontificato di Francesco e che è la sua ultima dimora.
Vallini non può essere considerato un cardinale di Papa Francesco, eppure è stato una figura chiave nella prima fase del pontificato di Francesco, fino al suo ritiro. Il fatto che non ricopra più alcun incarico è indicativo di un mondo vaticano che cambierà rapidamente la sua demografia e i suoi punti di riferimento.
Nei prossimi mesi, Leone XIV sarà chiamato a gestire un ricambio generazionale che rappresenterà anche un cambio d’epoca. I cardinali Kurt Koch, Kevin J. Farrell, Marcello Semeraro, Arthur Roche e Michael Czerny hanno tutti compiuto 75 anni. I dicasteri per la Promozione dell’Unità dei Cristiani, per i Laici, la Famiglia e la Vita, per le Cause dei Santi, per il Culto Divino e per lo Sviluppo Umano Integrale avranno quindi nuovi responsabili.
Non tutti i nuovi capi dicastero saranno cardinali. Ma, considerando che solo l’anno prossimo il numero dei cardinali elettori scenderà al limite stabilito di 120, è improbabile che Leone XIV li crei cardinali subito.
Questa decisione, tuttavia, non inciderebbe sull’attuazione del Praedicate Evangelium, la costituzione apostolica con cui Papa Francesco ha riformato la Curia. I nuovi capi dei dicasteri potrebbero non essere cardinali semplicemente perché Leone XIV potrebbe ritenere inopportuno aumentare il numero dei cappelli rossi, che Papa Francesco aveva già portato a oltre 120 membri votanti.
È interessante però che il ricambio generazionale inizi con una nomina considerata “minore”, ovvero quella di legato pontificio per le Basiliche papali di Assisi.
Le Basiliche papali di Assisi sono soggette direttamente al Papa fin dalla bolla Is Qui Ecclesiam di Gregorio IX, promulgata il 22 aprile 1230. Nel 1753 Benedetto XIV, con la costituzione apostolica Fidelis Dominum, elevò la Basilica di Assisi al rango di “Basilica Patriarcale”, titolo poi caduto in disuso quando Benedetto XVI decise di eliminare dall’Annuario Pontificio il titolo di “Patriarca d’Occidente”.
Nel 1968 Paolo VI decise di assegnare alla Basilica un cardinale legato residente a Roma con il potere di esercitare, a nome del Pontefice, l’ordinariam et immediatam iurisdictionem sulla Basilica, concedendogli al tempo stesso il diritto di delegare tale giurisdizione al Custode del Sacro Convento, quale suo vicario.
Benedetto XVI modificò lo status della Basilica con il motu proprio Totius Orbis, che assegnò al vescovo di Assisi-Nocera Umbra-Gualdo Tadino «la giurisdizione prevista dal diritto sulle chiese e sulle case religiose, per quanto riguarda tutte le attività pastorali». Benedetto XVI stabilì inoltre che vi fosse un cardinale come suo legato, «il quale, pur non godendo di giurisdizione, avrà il compito di perpetuare con la sua autorità morale gli stretti vincoli di comunione tra i luoghi sacri alla memoria del Poverello e questa Sede Apostolica».
Insomma, il cardinale Artime non è stato trasferito ad altro incarico. Il suo ruolo di “pro-prefetto” rimane (e rimane una strana configurazione giuridica e istituzionale, poiché “pro” significa “al posto di”, ma Artime lavora a fianco del prefetto del dicastero, suor Simona Brambilla, che, tra l’altro, non essendo sacerdote, non può prendere decisioni disciplinari nei confronti dei sacerdoti).
Leone XIV, quindi, non modificò completamente la riforma voluta da Papa Francesco. Dimostrò tuttavia un diverso insieme di interessi e, soprattutto, una maggiore attenzione al suo ruolo istituzionale.
Resta da vedere come questa attenzione istituzionale si tradurrà in pratica. Per ora, abbiamo assistito a un cambiamento di atteggiamento, con una maggiore attenzione ai simboli e al protocollo che si è estesa a tutti i cardinali.
Ora, Leone XIV avvia il cambio generazionale, partendo da Assisi, rassicurando coloro che si aspettavano un cambiamento radicale e rapido. Passo dopo passo, prenderà decisioni, a volte sorprendenti, a volte no.
Che tipo di Curia ci si aspetta dunque che circondi Leone XIV?
Finora, le persone scelte personalmente dal Papa – il suo segretario personale, il suo direttore di viaggio – hanno alcuni tratti caratteriali in comune: tranquillità, lealtà e senso del dovere. È probabile che anche le altre scelte di collaboratori diretti si muoveranno in questa direzione.
Leone XIV non è un Papa solitario e definitivo, come lo era Papa Francesco, ma dovrà imparare a delegare, cosa che non può fare a meno di fare. Nel frattempo, Leone è a Castel Gandolfo e sta lavorando alla sua prima enciclica, il cui argomento non è ancora chiaro. Poi, formerà la sua squadra, e da lì potremo dedurre la direzione che potrebbe prendere il suo pontificato. Almeno inizialmente. Leone XIV è un Papa giovane, e ha almeno un altro importante cambio generazionale da gestire nella sua vita.
Traduzione da MondayVatican a cura della redazione Il fumo di Satana
Il cardinale Agostino Vallini ha 85 anni e non ricopre alcun incarico in Vaticano da tempo. Dal 2017, tuttavia, era legato pontificio presso le Basiliche Papali di Assisi, incarico che Papa Francesco gli aveva assegnato dopo la morte del cardinale Attilio Nicora. Il 16 luglio, anche Vallini ha lasciato quell’incarico.
Sempre la scorsa settimana, Papa Leone XIV ha nominato il Cardinale Ángel Fernández Artime, salesiano e pro-prefetto del Dicastero per la Vita Consacrata, suo delegato ad Assisi. I cambiamenti non sono stati sconvolgenti. Anzi, sono passati appena inosservati persino sulla stampa cattolica.
Presi insieme, tuttavia, segnano davvero la fine di un’epoca, o meglio l’inizio di un cambio generazionale. Vallini era sulla loggia centrale con Papa Francesco nel 2013 e, in qualità di vicario del Papa per la diocesi di Roma (nel 2008, Vallini era succeduto al leggendario cardinale vicario dell’era di Giovanni Paolo II, Camillo Ruini), accompagnò Francesco in tutte le sue prime uscite, a partire dalla sua prima visita a Santa Maria Maggiore, che sarebbe diventata una costante del pontificato di Francesco e che è la sua ultima dimora.
Vallini non può essere considerato un cardinale di Papa Francesco, eppure è stato una figura chiave nella prima fase del pontificato di Francesco, fino al suo ritiro. Il fatto che non ricopra più alcun incarico è indicativo di un mondo vaticano che cambierà rapidamente la sua demografia e i suoi punti di riferimento.
Nei prossimi mesi, Leone XIV sarà chiamato a gestire un ricambio generazionale che rappresenterà anche un cambio d’epoca. I cardinali Kurt Koch, Kevin J. Farrell, Marcello Semeraro, Arthur Roche e Michael Czerny hanno tutti compiuto 75 anni. I dicasteri per la Promozione dell’Unità dei Cristiani, per i Laici, la Famiglia e la Vita, per le Cause dei Santi, per il Culto Divino e per lo Sviluppo Umano Integrale avranno quindi nuovi responsabili.
Non tutti i nuovi capi dicastero saranno cardinali. Ma, considerando che solo l’anno prossimo il numero dei cardinali elettori scenderà al limite stabilito di 120, è improbabile che Leone XIV li crei cardinali subito.
Questa decisione, tuttavia, non inciderebbe sull’attuazione del Praedicate Evangelium, la costituzione apostolica con cui Papa Francesco ha riformato la Curia. I nuovi capi dei dicasteri potrebbero non essere cardinali semplicemente perché Leone XIV potrebbe ritenere inopportuno aumentare il numero dei cappelli rossi, che Papa Francesco aveva già portato a oltre 120 membri votanti.
È interessante però che il ricambio generazionale inizi con una nomina considerata “minore”, ovvero quella di legato pontificio per le Basiliche papali di Assisi.
Le Basiliche papali di Assisi sono soggette direttamente al Papa fin dalla bolla Is Qui Ecclesiam di Gregorio IX, promulgata il 22 aprile 1230. Nel 1753 Benedetto XIV, con la costituzione apostolica Fidelis Dominum, elevò la Basilica di Assisi al rango di “Basilica Patriarcale”, titolo poi caduto in disuso quando Benedetto XVI decise di eliminare dall’Annuario Pontificio il titolo di “Patriarca d’Occidente”.
Nel 1968 Paolo VI decise di assegnare alla Basilica un cardinale legato residente a Roma con il potere di esercitare, a nome del Pontefice, l’ordinariam et immediatam iurisdictionem sulla Basilica, concedendogli al tempo stesso il diritto di delegare tale giurisdizione al Custode del Sacro Convento, quale suo vicario.
Benedetto XVI modificò lo status della Basilica con il motu proprio Totius Orbis, che assegnò al vescovo di Assisi-Nocera Umbra-Gualdo Tadino «la giurisdizione prevista dal diritto sulle chiese e sulle case religiose, per quanto riguarda tutte le attività pastorali». Benedetto XVI stabilì inoltre che vi fosse un cardinale come suo legato, «il quale, pur non godendo di giurisdizione, avrà il compito di perpetuare con la sua autorità morale gli stretti vincoli di comunione tra i luoghi sacri alla memoria del Poverello e questa Sede Apostolica».
Insomma, il cardinale Artime non è stato trasferito ad altro incarico. Il suo ruolo di “pro-prefetto” rimane (e rimane una strana configurazione giuridica e istituzionale, poiché “pro” significa “al posto di”, ma Artime lavora a fianco del prefetto del dicastero, suor Simona Brambilla, che, tra l’altro, non essendo sacerdote, non può prendere decisioni disciplinari nei confronti dei sacerdoti).
Leone XIV, quindi, non modificò completamente la riforma voluta da Papa Francesco. Dimostrò tuttavia un diverso insieme di interessi e, soprattutto, una maggiore attenzione al suo ruolo istituzionale.
Resta da vedere come questa attenzione istituzionale si tradurrà in pratica. Per ora, abbiamo assistito a un cambiamento di atteggiamento, con una maggiore attenzione ai simboli e al protocollo che si è estesa a tutti i cardinali.
Ora, Leone XIV avvia il cambio generazionale, partendo da Assisi, rassicurando coloro che si aspettavano un cambiamento radicale e rapido. Passo dopo passo, prenderà decisioni, a volte sorprendenti, a volte no.
Che tipo di Curia ci si aspetta dunque che circondi Leone XIV?
Finora, le persone scelte personalmente dal Papa – il suo segretario personale, il suo direttore di viaggio – hanno alcuni tratti caratteriali in comune: tranquillità, lealtà e senso del dovere. È probabile che anche le altre scelte di collaboratori diretti si muoveranno in questa direzione.
Leone XIV non è un Papa solitario e definitivo, come lo era Papa Francesco, ma dovrà imparare a delegare, cosa che non può fare a meno di fare. Nel frattempo, Leone è a Castel Gandolfo e sta lavorando alla sua prima enciclica, il cui argomento non è ancora chiaro. Poi, formerà la sua squadra, e da lì potremo dedurre la direzione che potrebbe prendere il suo pontificato. Almeno inizialmente. Leone XIV è un Papa giovane, e ha almeno un altro importante cambio generazionale da gestire nella sua vita.
Traduzione da MondayVatican a cura della redazione Il fumo di Satana

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