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Simon de Cyrène, 15 Luglio 2025
1. Il caso emblematico: un silenzio non neutro
Nel mese di luglio 2025, senza alcun preavviso e con una laconica motivazione legata a una generica “violazione della policy contro l’incitamento all’odio”, il blog messainlatino.it , da anni punto di riferimento per la liturgia tradizionale cattolica, è stato rimosso dalla piattaforma Blogger, di proprietà di Google. Non si tratta di un sito marginale: Messainlatino aveva raggiunto un traffico superiore al milione di visite mensili e raccoglieva contributi di sacerdoti, studiosi e semplici fedeli legati alla Tradizione.
Le reazioni sono state immediate, ma divergenti. Da un lato, diversi giornali e blog hanno denunciato un atto di censura ideologica, segnalando la totale assenza di indicazioni specifiche: quali articoli sarebbero stati “in odio”? Da parte opposta, alcune voci hanno colto l’occasione per accusare il sito di tendenze “reazionarie”, “divisive”, quando non apertamente “antipapali”. Il dibattito si è polarizzato, come quasi sempre accade oggi, lasciando però sullo sfondo la vera domanda: può ancora l’insegnamento cattolico, quello davvero integro e non modernista, trovare spazio stabile negli ambienti digitali di oggi?
2. Censura selettiva e algoritmi: quando l’errore diventa sistema
L’atto censorio non è neutro. Non lo è mai. Ma lo è ancora meno quando il criterio della censura non è dichiarato, o è affidato a formule elastiche e manipolabili come “hate speech”. Chi decide cosa è “odio”? In base a quali parametri? L’annuncio della verità, specie in ambito morale, non è mai indolore. Lo sa bene la Chiesa, che ha proclamato per secoli il peccato dell’aborto, l’oggettiva disordine dell’omosessualità, la regalità sociale di Cristo contro ogni indifferentismo relativista.
In un’epoca in cui la teologia morale cattolica è vista come “discorsivamente violenta” perché rifiuta il dogma laico dell’autodeterminazione assoluta, è “naturale” (sic) che venga letta, o fatta leggere, come espressione d’odio. Ma qui il punto è più profondo: l’algoritmo è un sistema epistemico che non si limita a distribuire contenuti: decide cosa è rilevante, cosa è degno di visibilità, cosa merita di essere cercato e trovato. È, in senso lato, un ordo, un “ordine di significati” che plasma il campo del pensabile. E dove questo ordo non è retto dalla veritas, ma dalla pulsazione dei dati, dal primato dell’emozione, dal diktat del consenso, il Logos si trova espulso.
3. Blogger non è la Chiesa: sulla fragilità dei luoghi digitali prestati
Chi oggi si scandalizza per la chiusura del blog deve anche riconoscere un errore strategico: affidare la trasmissione della Verità a piattaforme gratuite gestite da poteri ostili è un atto di ingenuità. Non si tratta solo di prudenza tecnica, ma di una questione ecclesiologica. Come la liturgia ha bisogno di uno spazio sacro, così l’annuncio della fede integrale ha bisogno di luoghi ordinati al Vero.
La “libertà” concessa da Blogger o YouTube non è che una tregua condizionata. È l’equivalente, in ambito digitale, del diritto di predicare concesso da un potere pagano: tolleranza finché si è irrilevanti o decorativi. Ma appena la parola diventa veramente efficace, cioè quando comincia a mettere in discussione l’ideologia dominante, la porta si richiude. È accaduto mille volte nella storia. Accade oggi con modalità nuove, ma logica identica.
La potestas iurisdictionis, direbbe san Tommaso, è necessaria per il bene comune che, in questo caso, è la visibilità del Vero. Quindi non possiamo pretendere visibilità quando abdichiamo alla nostra giurisdizione sui mezzi.
4. Strategie per il futuro: ricostruire, non solo reagire
a. Costruire infrastrutture proprie
Il primo passo è ovvio: non dipendere da chi ci può spegnere. Ciò significa:
Registrare e gestire direttamente un dominio (es. .org o .catholic).
Evitare piattaforme gratuite o politicamente allineate alla cancel culture.
Usare tecnologie di ridondanza: contenuti duplicati su server propri, copie in IPFS (Internet distribuito), mirroring su siti amici.
Creare canali su piattaforme resilienti (Odysee, Substack, Fediverse/Mastodon), non per “fuggire”, ma per preservare la parola.
b. Federare le voci resistenti
Siamo in tanti, ma divisi. Il mondo tradizionale ha voci brillanti, blog agili, canali video ben fatti. Ma la dispersione li rende facili da spegnere uno ad uno. Serve un Consorzio Veritatis: non una federazione ideologica, ma un’infrastruttura tecnica condivisa: Hosting collettivo.
Condivisione automatica dei contenuti.
Rete di soccorso in caso di attacchi o censura.
Biblioteca digitale comune dei testi fondanti (Encicliche, Padri, Liturgie).
c. Educare alla comunicazione veritativa
Non tutto ciò che è “contro” è “vero”. Non tutto ciò che fa indignare è degno. Serve una teologia della comunicazione, capace di formare autori che siano non solo ortodossi, ma anche ordinati, ieratici, sobri. Come scriveva Romano Guardini:
San Giovanni apre il suo Vangelo con una certezza ontologica: “Il Verbo era presso Dio, e il Verbo era Dio… la luce splende nelle tenebre, e le tenebre non l’hanno vinta.” (Gv 1,1.5). Nessun algoritmo, nessuna policy, nessuna opacità censoria potrà mai spegnere la forza generativa del Logos. Ma può oscurarlo per milioni di anime se i suoi servitori si rassegnano a delegarne la trasmissione agli strumenti del nemico.
La Tradizione cattolica, quella vera, liturgica, dogmatica, non folklorica, ha sempre saputo che la forma è parte della sostanza. E allora oggi, quando la forma digitale è ostile, non possiamo limitarci a lamentarci della censura ma dobbiamo fondare, come hanno fatto i Benedettini, i Gesuiti, i missionari in terre lontane cioè dobbiamo fondere verità, tecnica e comunità per far vivere la parola della Chiesa anche nell’epoca delle tenebre elettroniche.
Appendice tecnica e teologica
Tecnologie da conoscere:IPFS: rete di contenuti distribuiti, incensurabile.
Fediverse: alternativa decentralizzata ai social.
RSS mutuo: diffusione condivisa di contenuti.
DNS sicuro: server non soggetti a blacklisting.
Riferimenti dottrinali: Inter Mirifica (Conc. Vaticano II): sul dovere dei media cattolici.
Mirari Vos (Gregorio XVI): contro l’errore camuffato da libertà.
Veritatis Splendor (Giovanni Paolo II): verità morale e autorità.
Benedetto XVI, Discorso alla Curia romana, 22 dicembre 2005: sull’ermeneutica della continuità e la comunicazione.
Evitare piattaforme gratuite o politicamente allineate alla cancel culture.
Usare tecnologie di ridondanza: contenuti duplicati su server propri, copie in IPFS (Internet distribuito), mirroring su siti amici.
Creare canali su piattaforme resilienti (Odysee, Substack, Fediverse/Mastodon), non per “fuggire”, ma per preservare la parola.
b. Federare le voci resistenti
Siamo in tanti, ma divisi. Il mondo tradizionale ha voci brillanti, blog agili, canali video ben fatti. Ma la dispersione li rende facili da spegnere uno ad uno. Serve un Consorzio Veritatis: non una federazione ideologica, ma un’infrastruttura tecnica condivisa: Hosting collettivo.
Condivisione automatica dei contenuti.
Rete di soccorso in caso di attacchi o censura.
Biblioteca digitale comune dei testi fondanti (Encicliche, Padri, Liturgie).
c. Educare alla comunicazione veritativa
Non tutto ciò che è “contro” è “vero”. Non tutto ciò che fa indignare è degno. Serve una teologia della comunicazione, capace di formare autori che siano non solo ortodossi, ma anche ordinati, ieratici, sobri. Come scriveva Romano Guardini:
“La verità si impone con forza solo se rivestita della forma degna di essa. Senza stile, anche la dottrina più alta diventa voce sterile.”5. Conclusione: il Logos non si lascia bandire
San Giovanni apre il suo Vangelo con una certezza ontologica: “Il Verbo era presso Dio, e il Verbo era Dio… la luce splende nelle tenebre, e le tenebre non l’hanno vinta.” (Gv 1,1.5). Nessun algoritmo, nessuna policy, nessuna opacità censoria potrà mai spegnere la forza generativa del Logos. Ma può oscurarlo per milioni di anime se i suoi servitori si rassegnano a delegarne la trasmissione agli strumenti del nemico.
La Tradizione cattolica, quella vera, liturgica, dogmatica, non folklorica, ha sempre saputo che la forma è parte della sostanza. E allora oggi, quando la forma digitale è ostile, non possiamo limitarci a lamentarci della censura ma dobbiamo fondare, come hanno fatto i Benedettini, i Gesuiti, i missionari in terre lontane cioè dobbiamo fondere verità, tecnica e comunità per far vivere la parola della Chiesa anche nell’epoca delle tenebre elettroniche.
Appendice tecnica e teologica
Tecnologie da conoscere:IPFS: rete di contenuti distribuiti, incensurabile.
Fediverse: alternativa decentralizzata ai social.
RSS mutuo: diffusione condivisa di contenuti.
DNS sicuro: server non soggetti a blacklisting.
Riferimenti dottrinali: Inter Mirifica (Conc. Vaticano II): sul dovere dei media cattolici.
Mirari Vos (Gregorio XVI): contro l’errore camuffato da libertà.
Veritatis Splendor (Giovanni Paolo II): verità morale e autorità.
Benedetto XVI, Discorso alla Curia romana, 22 dicembre 2005: sull’ermeneutica della continuità e la comunicazione.
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