mercoledì 28 febbraio 2024

L’eutanasia di coppia in Olanda e il «cambiamento culturale dell’Occidente»


Dries van Agt e la moglie Eugenie Krekelberg 
si sono uccisi con l’eutanasia a 93 anni (Radbound University)

L'ex premier cattolico Dries van Agt e la moglie Eugenie si sono suicidati insieme a 93 anni. I media, italiani e stranieri, esultano e sottolineano come la vita degli anziani non sia «poi così degna di essere vissuta». Così crolla l'intera società



Quale modo migliore di un doppio suicidio coordinato per coronare un amore e un matrimonio durati ben 66 anni? Per i quotidiani di tutto il mondo, sempre eccitati quando la morte è l’esito di un presunto libero processo di autodeterminazione, l’eutanasia di coppia è l’ideale. Per questo guardano con ammirazione all’Olanda e descrivono con toni entusiasti la morte dell’ex premier Dries van Agt e della moglie Eugenie Krekelberg, che si sono tolti la vita con l’eutanasia il 5 febbraio a 93 anni.


Eutanasia di coppia in Olanda


Nessuno dei due ultranovantenni era in fin di vita né soffriva di patologie letali, ma erano entrambi fortemente debilitati dall’età avanzata e dalle malattie che inevitabilmente ad essa si accompagnano. Dal 2019 l’ex premier faticava a parlare in seguito a un’emorragia cerebrale e dopo i settant’anni vissuti insieme alla moglie non sopportava l’idea di passare neanche un istante senza di lei. Anche Krekelberg, assicurano i loro amici, «non poteva vivere senza di lui».

Ecco perché hanno deciso di comune accordo di suicidarsi con l’eutanasia, sfruttando la legge del 2002 che garantisce in Olanda la morte a una platea sempre più ampia di persone. Da anni, infatti, non è più necessario essere affetti da una patologia letale per ottenere la “buona morte”, basta essere anziani e non avere più voglia di vivere.


I casi aumentano ogni anno del 10 per cento


Anche se in Parlamento non è ancora passata la legge “vita completa” che garantirebbe il diritto a essere uccisi per tutte le persone che superano i 75 anni, nella realtà quotidiana questa prassi esiste già. Sono tanti gli anziani che vengono uccisi solo per trascurabili acciacchi legati all’età, insieme a depressi, dementi, autistici, disabili e malati mentali.

L’ultimo rapporto disponibile sull’eutanasia in Olanda riguarda l’anno 2022, quando sono state uccise 8.720 persone, 24 al giorno, tra cui 288 dementi e 115 malati psichiatrici. Il 5,1% dei decessi in Olanda avviene ormai attraverso l’iniezione letale e mediamente ogni anno i morti aumentano del 10 per cento. Vanno sempre più di moda anche le eutanasie di coppia: 58 nel 2022 contro i 22 casi del 2020.


«L’eutanasia è diventata normale»


Nessuno in Olanda ha alzato un sopracciglio alla notizia, dal momento che «qui interrompere attivamente la vita delle persone è diventato normale», come dichiarava a Tempi Theo Boer, docente di Etica della salute all’Università teologica protestante di Groeningen, ex membro della Commissione incaricata di valutare la corretta applicazione della legge sull’eutanasia, oggi feroce oppositore della pratica.

Qualcuno si è piuttosto stupito che sia stato proprio Van Agt a uccidersi con l’eutanasia, visto che il primo leader del Partito cristiano-democratico si è sempre opposto, durante la sua carriera politica, all’eutanasia e all’aborto. Ma, assicurano gli amici, negli ultimi anni il suo pensiero era divenuto sempre più progressista.


Le vite dei vecchi considerate «inutili»

In una società ossessionata dalla produttività, dove anche la dignità umana dipende dalla performance, due 93enni, pur avendo avuto un ruolo importante nella vita del paese, non possono che essere considerati inutili. Questa visione non è propria solo dell’Olanda, ma è pensiero comune in tutta Europa. Si legge infatti in un articolo di commento della vicenda sulla Stampa che la vita, quando entra nella fase della «vecchiaia estrema», «non vale poi così la pena di essere vissuta».

Il giudizio culturale per cui i vecchi nella società sono solamente un peso inutile, da eliminare quanto prima, è imbellettato con tanti dettagli utili a indorare la pillola, anzi la “kill pill”. I coniugi, scrive ancora Caterina Soffici sulla Stampa, sono morti «mano nella mano», rispettando da cattolici «in modo non dogmatico la formula dell’indissolubilità del matrimonio: “Finché morte non vi separi”».

Addirittura, continua la giornalista, marito e moglie «hanno ucciso la morte prima che la morte uccidesse loro». Togliendosi la vita, avrebbero dunque sconfitto la morte, ponendo fine al loro amore l’avrebbero reso davvero eterno. Espressioni che avrebbero facilmente trovato il loro posto nella Neolingua ideata da George Orwell in 1984 e che difettano non solo di logica, ma anche di pietà.


Il «cambiamento culturale dell’Occidente»


Come dichiarato ancora a Tempi dal professore Theo Boer, che non smette di denunciare il pericoloso «piano inclinato» in atto in Olanda e di mettere in guardia altri paesi dall’approvare una legge sull’eutanasia, siamo davanti a un drammatico «cambiamento culturale in Occidente». Che la vicenda dei coniugi Van Agt conferma:

«Oggi non diamo più alla vita umana il valore che le veniva attribuito dai filosofi del mondo antico o dai pensatori cristiani o dai filosofi moderni, secondo i quali la dignità umana è indivisibile e connaturata a ogni persona, sia essa in grado di intendere e di volere o meno, cosciente o meno, malata o meno, felice o meno. La dignità umana tradizionalmente era un concetto “tutto o niente”. Ma ora le cose sono cambiate: alcune persone, si ritiene, non hanno dignità. Ci sono quindi persone che non sono come le altre e che possono essere uccise. Se andiamo avanti su questa strada, se continuiamo a sostenere che la vita umana ha valore solo a certe condizioni, l’eutanasia finirà per ritorcersi contro tutti, anche coloro che la sostengono. Se a chi vuole morire, diciamo: “Beh, se vuoi possiamo organizzare noi la tua fine”, inviamo un messaggio estremamente cinico che alla fina mina la società. Quello che bisognerebbe fare, invece, è prenderci cura di queste persone».



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