Pray in the Morning , Woman praying with hands together.
Unrecognizable woman praying, hands clasped together
5 FEBBRAIO 2024
Rubrica a cura di Corrado Gnerre
Oggi è molto diffusa, per cause che trovano la loro spiegazione nel modernismo teologico, una “sentimentalizzazione” della fede. Non è più la verità che garantisce l’esperienza, bensì contrario: è l’esperienza che deve garantire la verità. Si cercano, nella fede, consolazioni e stati di entusiasmo. Dimenticando che non vanno amate le consolazioni di Dio, quanto il Dio delle consolazioni. Indipendentemente da quello che si “sente”, bisogna amare Dio con tutto se stessi. Questa è la vera fede. Leggiamo cosa scrive in proposito padre Gabriele di Santa Maria Maddalena (1893-1953) nel suo Intimità Divina.
O Signore, fa’ che io ti ami per te stesso e non per la mia consolazione; fa’ che amandoti, cerchi sempre la tua volontà e non la mia.
[…] Amare è voler bene a qualcuno; si comprende quindi, che l’essenza dell’amore sta nell’atto della volontà con cui si vuol bene. Ciò non toglie che in noi quest’atto vada facilmente congiunto con l’affetto sensibile e allora l’amore è insieme atto della volontà e della sensibilità; tuttavia è chiaro che la sostanza del vero amore non sta nell’emozione del sentimento, ma nell’atto della volontà.
La carità non muta il nostro modo di amare, ma lo penetra, lo soprannaturalizza, rendendo la volontà, e la sensibilità capaci di amare Dio. Sì, anche il nostro affetto sensibile può essere impegnato nell’atto di amore soprannaturale; Dio non disdegna neppure questa più umile e meno elevata manifestazione del nostro amore per lui, tanto è vero che ci ha comandato di amarlo non solo con tutta la mente e con tutta l’anima, ma anche con tutto il cuore.
Tutte le nostre forze -intellettuali, volitive, affettive – vengono impegnate nell’atto di amore e, tuttavia, la sostanza di questo atto non sta nel sentimento, ma nella volontà. Perciò, quando nel tuo amore per Dio rimani freddo riguardo alla sensibilità e non «senti» nulla, non devi turbarti: troverai così minore soddisfazione nel tuo amore – perché sentire di amare è assai più dolce – ma il tuo atto di amore sarà ugualmente vero e pieno. Anzi, mancandoti l’appoggio e lo slancio che viene dal sentimento, sarai costretto ad applicarti con maggior decisione all’atto della volontà e ciò, lungi dal nuocere, renderà più volitivo, e perciò più meritorio, il tuo atto d’amore.
Appunto perché la sostanza dell’amore sta nell’atto della volontà che vuol bene a Dio, ecco che il Signore, per rendere più puro e più intenso il tuo amore, spesso lo priverà di ogni dolcezza di sentimento; non sentirai più di amare Dio e ciò ti darà pena, ma, in realtà, lo amerai nella misura in cui saprai decisamente volere la sua volontà, il suo beneplacito, il suo gusto al di sopra di tutte le cose.
Del resto, sentire l’amore non è in tuo potere, mentre è sempre in tuo potere fare atti d’amore con la volontà, è sempre in tuo potere voler bene a Dio cercando con tutte le tue forze di vivere per lui, di fargli piacere.
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