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by Aldo Maria Valli
Caro Valli,
desidero segnalare a Duc in altum questo breve articolo del giornale cronachepicene.it, dal titolo piuttosto eloquente: Anche ad Ascoli la messa secondo l’antico rito: il vescovo Palmieri autorizza ma non nasconde le perplessità. Sostanzialmente il succo è il seguente: sì alla messa in latino come concessione, ma il vescovo tiene a sottolineare di essere d’accordo con i preti che la rifiutano.
La messa vetus ordo qui si celebra per grazia di un bravo sacerdote di Roma, don Giorgio Lenzi, che ogni mese tra andata e ritorno si sottopone a oltre quattro ore di viaggio (neppure comodo, visto che deve attraversare gli Appennini su una strada che è un perenne cantiere) per servire circa una trentina di cattolici fedeli alla tradizione.
E il vescovo, anziché ringraziare, che fa? Dice di condividere i motivi che spingono i sacerdoti del territorio a rifiutare la celebrazione della messa apostolica: “La liturgia della Chiesa è una sola ed è quella riformata dal Concilio Vaticano II”. La paura? Che si crei una spaccatura. Come se già non ci fosse!
Faccio notare la conclusione dell’articolo, là dove il vescovo (forse per ignoranza? nel senso che ignora di cosa stia parlando) descrive il silenzio e la musica d’organo come se questi fossero un difetto e non un pregio della liturgia, e accusa questi elementi di allontanare il popolo dalla parola di Dio.
Segnalo anche l’osservazione sulle letture, che nella messa antica, dice il vescovo, sono troppo poche. Come se una volta finita la messa, durante la settimana, un buon cristiano non potesse trovare modo e tempo di meditare le scritture.
E perché il vescovo, anziché prendersela con il silenzio e la musica d’organo, non parla del fatto che le omelie nel corso delle messe riformate sono ormai ridotte a propaganda ecologista o a cartoni animati (perché è questo che accade nelle chiese del territorio)? Sarebbe questa, signor vescovo, la messa che noi cattolici ci meritiamo? Quella che Gesù ci ha tramandato?
Lettera firmata
by Aldo Maria Valli
Caro Valli,
desidero segnalare a Duc in altum questo breve articolo del giornale cronachepicene.it, dal titolo piuttosto eloquente: Anche ad Ascoli la messa secondo l’antico rito: il vescovo Palmieri autorizza ma non nasconde le perplessità. Sostanzialmente il succo è il seguente: sì alla messa in latino come concessione, ma il vescovo tiene a sottolineare di essere d’accordo con i preti che la rifiutano.
La messa vetus ordo qui si celebra per grazia di un bravo sacerdote di Roma, don Giorgio Lenzi, che ogni mese tra andata e ritorno si sottopone a oltre quattro ore di viaggio (neppure comodo, visto che deve attraversare gli Appennini su una strada che è un perenne cantiere) per servire circa una trentina di cattolici fedeli alla tradizione.
E il vescovo, anziché ringraziare, che fa? Dice di condividere i motivi che spingono i sacerdoti del territorio a rifiutare la celebrazione della messa apostolica: “La liturgia della Chiesa è una sola ed è quella riformata dal Concilio Vaticano II”. La paura? Che si crei una spaccatura. Come se già non ci fosse!
Faccio notare la conclusione dell’articolo, là dove il vescovo (forse per ignoranza? nel senso che ignora di cosa stia parlando) descrive il silenzio e la musica d’organo come se questi fossero un difetto e non un pregio della liturgia, e accusa questi elementi di allontanare il popolo dalla parola di Dio.
Segnalo anche l’osservazione sulle letture, che nella messa antica, dice il vescovo, sono troppo poche. Come se una volta finita la messa, durante la settimana, un buon cristiano non potesse trovare modo e tempo di meditare le scritture.
E perché il vescovo, anziché prendersela con il silenzio e la musica d’organo, non parla del fatto che le omelie nel corso delle messe riformate sono ormai ridotte a propaganda ecologista o a cartoni animati (perché è questo che accade nelle chiese del territorio)? Sarebbe questa, signor vescovo, la messa che noi cattolici ci meritiamo? Quella che Gesù ci ha tramandato?
Lettera firmata
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