venerdì 16 febbraio 2024

I “tre giorni di buio” e lo stato attuale della Chiesa. Indagando su una profezia





15 FEB 2024

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by Aldo Maria Valli



di Robert Lazu Kmita

Non c’è argomento più impegnativo di quello delle profezie non realizzate. Che si tratti di testi sacri della Bibbia, di opere religiose non cristiane o di creazioni letterarie (non solo quelle appartenenti al genere fantasy), le profezie sono ovunque. Soprattutto in tempi bui come i nostri, quando accadono eventi epocali, le previsioni sul presente e sul futuro vengono continuamente esplorate. In un recente articolo [qui] Timothy Flanders afferma inequivocabilmente: “Stiamo assistendo a qualcosa di enorme”.

È vero. La tempesta di eresie e immoralità che scuote la Chiesa è terribile. Il fatto che vediamo cardinali e vescovi sollevare sempre più spesso seri dubbi sull’attuale pontificato è segno sicuro di una situazione straordinaria. Pur essendo consapevoli che ciò che sta accadendo supera qualsiasi altra catastrofe avvenuta nella storia della Chiesa, dobbiamo fare ciò che i cristiani hanno sempre fatto in tempi di tali proporzioni: esaminiamo diligentemente le antiche profezie bibliche e anche quelle più recenti, di santi come Ildegarda di Bingen, Bartolomeo Holzhauser, o Francesco e Giacinta Marto.

Allo stesso tempo, però, vediamo che la proliferazione di false versioni delle profezie ufficialmente riconosciute dalla Chiesa (come i segreti di Fatima) sta raggiungendo proporzioni incredibili. Pseudoprofeti e pseudoprofetesse sono ovunque. Ecco perché il nostro Salvatore Gesù Cristo inizia il suo discorso apocalittico nel Vangelo secondo Matteo proprio con questo avvertimento:

«Badate che nessuno vi seduca: perché molti verranno nel mio nome dicendo: “Io sono il Cristo”, e ne sedurranno molti» (Matteo 24:4-5). E, poco dopo, ribadisce: «Sorgeranno molti falsi profeti che sedurranno molti» (Matteo 24:11).

Discernere le profezie e coltivare la virtù della prudenza

Oltre agli immancabili impostori, abbiamo, ancora più numerose, le interpretazioni errate dei testi biblici. Ma Dio lo ha previsto. Perciò, oltre ad alcune regole di interpretazione lasciateci nelle pagine dei testi canonici della Bibbia e della Sacra Tradizione, ci ha trasmesso alcuni avvertimenti molto chiari. In questo articolo, citerò solo una parola divina trasmessaci attraverso il santo apostolo Paolo:

Non disprezzare le profezie. Esaminate ogni cosa, tenete ciò che è buono (1 Tessalonicesi, 5:20-21).

Quindi, da un lato, dobbiamo dare valore alle profezie, soprattutto a quelle dei testi rivelati e privi di errori dell’Antico e del Nuovo Testamento. Dall’altro lato, è assolutamente necessario provare le interpretazioni proposte per quelle della Bibbia, così come le profezie più antiche o più recenti dei santi di tutti i tempi. Quando ci avviciniamo alle profezie la virtù che dobbiamo coltivare con la massima attenzione è la prudenza. Come? L’applicazione di questa virtù avviene in alcuni modi molto semplici.

A) Dobbiamo ammettere, fin dall’inizio, che le profezie non sono destinate a soddisfare la curiosità umana. Il loro scopo è di aiutare i cristiani a decifrare, in determinati contesti storici, le misteriose decisioni e opere della Divina Provvidenza. D’altra parte, esse devono rafforzarci in tutte le decisioni personali volte a coltivare in noi l’osservanza della religione. In altre parole, sono un’esortazione al pentimento, alla penitenza, alla preghiera, all’approfondimento della propria fede e alla pratica delle virtù.

B) Qualsiasi fonte deve essere verificata con molta attenzione. Soprattutto nell’era di Internet, quando leggiamo profezie su miriadi di siti web, la verifica delle fonti deve essere fatta con grande attenzione. Se non possiamo farlo, è prudente astenersi dall’accettare una profezia, evitando di rimanere invischiati in discussioni sterili e interminabili.

C) Se una delle presunte profezie e visioni attuali è associata a guadagni materiali, si raccomanda sempre di rifiutarla senza esitazione.

Tre giorni di buio: verità e menzogna

Dopo questo invito alla prudenza, affrontiamo ora una delle profezie più discusse dei nostri giorni: i tre giorni di buio. Il testo ampiamente diffuso che parla di questo evento recita quanto segue:

Verrà su tutta la terra un’intensa oscurità che durerà tre giorni e tre notti. Non si potrà vedere nulla e l’aria sarà carica di pestilenze che colpiranno soprattutto, ma non solo, i nemici della religione. Durante questa oscurità sarà impossibile usare qualsiasi illuminazione artificiale, eccetto le candele benedette. Chi, per curiosità, aprirà la finestra per guardare fuori o uscirà di casa, cadrà morto sul posto. Durante questi tre giorni, le persone dovrebbero rimanere nelle loro case, pregare il rosario e implorare la misericordia di Dio. Durante questa oscurità universale tutti i nemici della Chiesa, conosciuti o sconosciuti, periranno sull’intera terra, ad eccezione di alcuni che Dio convertirà. L’aria sarà infettata dai demoni che appariranno sotto ogni sorta di forme orrende.

Come ho detto nell’introduzione, la prima cosa da fare di fronte a una profezia è verificare le fonti. Per quanto riguarda il testo citato, di solito non viene indicata alcuna fonte. A volte viene citata una singola opera: Profezia privata (pubblicata nel 1863). Ma questo libro non si trova da nessuna parte. E il motivo è semplice: non esiste un libro con questo titolo. Lo ha sostenuto Jimmy Akin sul sito web Catholic Answers [qui] e dopo un’attenta verifica ho scoperto che l’affermazione è corretta: non esiste un’opera del genere. Tuttavia, ciò che sembra essere sfuggito a Jimmy Akin è l’esistenza di un’altra opera in cui, in effetti, viene menzionata la vera profezia sui tre giorni di buio e anche la sua autrice: una beata italiana di nome Anna Maria Taigi [Anna Maria Giannetti Taigi (Siena, 1769 – Roma, 1837) fu una terziaria secolare dell’ordine della Santissima Trinità, proclamata beata da Benedetto XVI nel 1920, N.d.T.].

Ho scoperto la monografia sulla vita e le profezie di questa donna molti anni fa. La si può leggere integralmente su Internet Archives. Il titolo completo, il luogo e l’anno di pubblicazione sono i seguenti: The Life of the Venerable Anna Maria Taigi, the Roman Matron, London, Burns and Oates, 1873 [qui]. L’autore non è menzionato. Nello specifico, la monografia si basa principalmente sui documenti del processo di beatificazione della veggente italiana aperto nel 1863, sotto papa Pio IX.

Moglie e madre di sette figli, Anna Maria viene proposta in questo libro – soprattutto alle donne – come modello di santità cristiana. Oltre che per le sue virtù assolutamente notevoli, si distinse per una ricchezza di grazie mistiche e profetiche che la portarono a essere paragonata, in modo per nulla esagerato, a santa Ildegarda di Bingen (1098-1179 circa).

Sebbene il dossier sulla beatificazione e i documenti ufficiali non contengano nulla di esplicito sulle sue profezie apocalittiche, ci sono testimoni credibili che vengono citati. Il più importante è padre Raffaele Natali, suo confessore. A lui Anna Maria rese note tutte le sue profezie, sotto obbedienza. E tra queste c’è una visione riguardante un grande castigo che si abbatterà su tutta l’umanità. Ed ecco in cosa consisterebbe:

Questo flagello, disse a molte persone, sarebbe stato un’oscurità soprannaturale, che sarebbe durata tre giorni, durante i quali solo le candele benedette avrebbero dato luce [1].

Questo è tutto. Se confrontiamo il testo riportato da padre Raffaele Natali con la “profezia” dei tre giorni di buio citata, e giustamente messa in discussione da Jimmy Akin, troviamo alcune differenze molto importanti. In primo luogo, nella profezia apocrifa vengono forniti dettagli molto precisi: l’aria sarà pestilenziale, molti nemici della religione periranno, le fonti di luce create dall’uomo non funzioneranno, le finestre dovranno essere tenute chiuse e chi le aprirà morirà, i demoni appariranno in forme orrende. In realtà, se prestiamo molta attenzione, capiamo cosa vuole suggerire l’autore di questa pseudo-profezia: che tutto avverrà fisicamente, nei termini della nostra esistenza ordinaria. In questa prospettiva, avremo a che fare con un evento di origine soprannaturale che, però, si svolgerà esattamente come nei film horror con gli zombie. Niente di nuovo sotto il sole! Potremmo raccontare innumerevoli profezie di questo tipo, e non solo di origine giudaico-cristiana.

Invece, se prestiamo attenzione alla profezia citata, reale, del 1873, essa menziona solo questo riguardo al castigo (cioè al flagello):

1) l’oscurità soprannaturale durerà tre giorni;

2) solo le candele benedette daranno luce.

Sottolineo: questo è tutto ciò che ci dice la vera profezia della venerabile Anna Maria Taigi.

Dalla lettura dell’intero libro, posso dire che l’autore è un teologo cattolico molto preparato, un vero conoscitore delle Sacre Scritture e della Tradizione. Egli cita un’altra profezia della venerabile, in cui ella vide il mondo intero «avvolto da una densa e terribile oscurità, accompagnata dalla caduta di muri e di legname, come se un grande edificio si stesse sgretolando in frammenti» [2]. Tuttavia, ciò che è molto importante per noi segue solo ora. L’autore, infatti, dopo aver riportato tutti questi dettagli, solleva la questione più importante relativa all’interpretazione delle profezie affermando che «resterebbe ancora da stabilire se si parli di tenebre morali o fisiche» [3]. Sono assolutamente d’accordo: questo è il punto chiave.

Per chiunque abbia letto i commenti all’Apocalisse di san Giovanni scritti da grandi autori come i santi Agostino, Girolamo, Cirillo di Gerusalemme, il venerabile Beda, Alberto Magno, Tommaso d’Aquino e molti altri, è certo che la questione cruciale è sempre quella sollevata dall’autore che commenta la visione dei tre giorni di buio della venerabile Anna Maria Taigi: si tratta di un evento fisico, concreto, come un’eclissi solare che chiunque può vedere, oppure di un evento mistico che avviene nell’anima di tutti ma visibile solo a quei pochi che sanno interpretare simbolicamente e allegoricamente i segni dei tempi?

L’autore, senza escludere un’interpretazione strettamente spirituale e simbolica, propende per un’interpretazione fisica, concreta. Naturalmente, una tale comprensione delle cose è possibile. Egli evidenzia anche alcuni parallelismi fra i tre giorni di buio e due testi biblici: quello dell’Antico Testamento, dove si parla della nona piaga inflitta da Dio attraverso Mosè agli egiziani, i tre giorni di buio (Esodo 10, 21-29), e quello dell’Apocalisse di san Giovanni dove, all’apertura del sesto sigillo, «il sole diventerà nero come un sacco di crine» (Apocalisse 6, 12), dopo che, per prima cosa, si sarà verificato un grande terremoto. Interpretando questi passi contemporaneamente all’enfasi sulla manifestazione del male nella seconda metà del XIX secolo, quando fu scritto e pubblicato il libro sulla venerabile Anna Maria Taigi, l’autore propende, come già detto, per un’interpretazione letterale. Secondo questa, la profezia si riferirebbe a un evento concreto che avrebbe dovuto verificarsi sotto il pontificato di Pio IX (terminato nel 1878).

Nelle tenebre: un’interpretazione alternativa


Il particolare che mi ha indirizzato verso un’altra possibile interpretazione, di natura spirituale-simbolica, si trova in una nota del testo, dove viene citato nuovamente il confessore di Anna, Raffaele Natali. Egli ha riferito che la venerabile «non ha assegnato alcuna data a questo evento, ma ha detto che esso avverrà quando ogni speranza umana per la Chiesa perseguitata sarà svanita» [4]. Quando ho letto queste parole, una cosa mi è apparsa subito evidente: la profezia non si è ancora compiuta. Innanzitutto, non conosciamo alcun evento al tempo di Pio IX e dei suoi successori che possa essere considerato l’adempimento della profezia (la profetessa non ha mai affermato che si tratta di una profezia che dovrebbe realizzarsi nel XIX secolo). Poi ho avuto – e ho tuttora – l’impressione schiacciante che, in realtà, si parli di noi, dei cristiani di questi nostri tempi. Vedendo ciò che sta accadendo in questo momento nella Chiesa, credo che proprio noi siamo quelli di cui si potrebbe dire che «ogni speranza umana per la Chiesa perseguitata sarà svanita».

Ho dunque seguito il suggerimento dell’autore e ho cercato possibili riferimenti biblici. Senza citare i dettagli, ritengo che il parallelo più calzante non sia quello con i tre giorni di buio che Dio mandò agli egiziani. Considero probabile l’interpretazione che cita l’apertura del sesto sigillo nell’Apocalisse, quando il sole si oscurò dopo un grande terremoto. Ma i parallelismi più probabili e suggestivi, a mio avviso, sono altri.

Una di queste potrebbe essere rappresentata dalle tre ore di buio che calarono sul mondo intero alla crocifissione del nostro Salvatore Gesù Cristo: «Dall’ora sesta si fece buio su tutta la terra fino all’ora nona» (Matteo 27:45). Qualcuno potrebbe dire: qui si parla di tre ore, non di tre giorni, ed è vero. Ma che dire dei tre giorni che il Salvatore trascorse nel mondo invisibile, durante i quali il suo corpo – non toccato dalla putrefazione – rimase nella tomba? Questi potrebbero essere interpretati come i tre giorni di buio. In realtà, questa spiegazione è ispirata da san Bonaventura, il quale ritiene che la Passione del nostro Re e Signore, Gesù Cristo, «si estende dal Capo al Corpo» [5]. Secondo questa interpretazione, ciò che nostro Signore ha sofferto nella sua Passione la Chiesa stessa dovrà sopportarlo in tutti i suoi fedeli, membra del suo corpo mistico (1 Corinzi 12:12-27).

Fermiamoci a riflettere per un momento. Qual era lo stato degli apostoli sconvolti dall’uccisione del loro amato Maestro? Qual è lo stato di quei pochi vescovi di oggi che ancora credono nei suoi insegnamenti e li vedono calpestati da altri gerarchi che, invece di difenderli a costo della vita, li vendono per trenta pezzi d’argento? E noi, piccoli e insignificanti fedeli, cosa pensiamo? Non desideriamo tutti che Dio intervenga e sconfigga le tenebre in cui siamo immersi? Con questa domanda arriviamo al secondo e ultimo punto della vera profezia: le candele benedette. Solo loro daranno luce in mezzo alle tenebre.

Probabilmente tutti sappiamo cosa simboleggia la candela accesa che il sacerdote consegna al battezzato (nel caso degli adulti) o al genitore (nel caso dei bambini) alla fine del rito del Battesimo, quando pronuncia le seguenti parole:

Ricevi questa luce ardente e osserva il tuo Battesimo in modo da essere senza colpa; osserva i comandamenti di Dio, affinché quando il Signore verrà alle nozze, tu possa incontrarlo insieme a tutti i Santi nella corte celeste, e possa avere la vita eterna e vivere per sempre.

Questo si riferisce alla grazia santificante che deve essere mantenuta inalterata nell’anima del neo-battezzato. Dunque, le candele benedette non potrebbero simboleggiare quei cristiani battezzati che hanno mantenuto accesa la grazia santificante compiendo le cose richieste dal sacerdote a nome di Dio e della sua Chiesa? Il fatto che le cose possano andare così sembra essere evidente dalla qualità delle candele che possono dare luce durante i tre giorni di buio: sono benedette. Purtroppo, ci sono altre candele che hanno perso la benedizione di Dio: innumerevoli cristiani uccisi dallo tsunami di peccati mortali che hanno coperto, come il diluvio, l’intera umanità. In tutti loro, che sono le membra del corpo mistico del Salvatore Cristo, Dio stesso è stato ucciso dai peccati mortali [9].

La prudenza mi spinge a ricordare che, al di fuori di eccezionali doni mistici (che io non possiedo), interpretare le profezie è un’impresa rischiosa. Pertanto, voglio sottolineare che non sto affermando che l’interpretazione che ho proposto per la visione di Anna Maria Taigi sia esattamente e necessariamente quella che ho detto sopra. Affermo solo che potrebbe essere così. Ma quello che so per certo è che siamo letteralmente avvolti nella più terribile oscurità che sia mai scesa sulla Chiesa e sull’umanità intera. E non si tratta di un’oscurità fisica, naturale, ma di un’oscurità spirituale, morale.

Cosa possiamo fare? Solo una cosa: mantenere la luce accesa. Il rituale del santo Battesimo ci mostra chiaramente come: osservando i comandamenti di Dio. Questo si fa con le azioni e, aggiungerei, combattendo ovunque possiamo le eresie morali, siano esse “materiali”, “formali” o, come dice Timothy Flanders, “pratiche”. E questo indipendentemente dal fatto che siano promosse o tollerate da sacerdoti, vescovi, cardinali o persino dal papa stesso. Allo stesso tempo, non dimentichiamo che un giorno la luce eterna della Sposa del Signore, la sua Chiesa una, santa, cattolica e apostolica, tornerà a splendere.

Che la speranza sia con voi!




[1] The Life of the Venerable Anna Maria Taigi, the Roman Matron, London, Burns and Oates, 1873, p. 314.

[2] Ibidem, p. 315.

[3] Ibidem, p. 315.

[4] Ibidem, p. 315.

[5] Joseph Ratzinger, Teologia della storia in san Bonaventura, Franciscan Herald Press, 1989, p. 28.

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Fonte: remnantnewspaper.com





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