La Corte d'Appello di Milano ordina la cancellazione dall’anagrafe dei nomi delle donne che non sono madri biologiche: genitore è solo la donna partoriente. Una sentenza che ribalta le trascrizioni dei sindaci, ma fa pressing sul Parlamento perché legiferi sull'omogenitorialità.
Tommaso Scandroglio, 07-02-2024
Ancora un caso di omogenitorialità al vaglio dei giudici. Ricapitoliamo. Il nostro ordinamento giuridico, legge Cirinnà compresa, non riconosce l’omogenitorialità. Un bambino può essere figlio solo di un padre e di una madre. Detto ciò, negli anni molti giudici e sindaci hanno fatto i furbi e, tramite soluzioni diverse, hanno invece riconosciuto alcune coppie gay come genitori di altrettanti minori. A rompere le uova nel paniere arrivò nel gennaio del 2023 una circolare del Ministero dell’Interno che chiedeva ai prefetti di interrompere le trascrizioni all’anagrafe di figli di coppie omosessuali.
Ed ecco che nel giugno del 2023 la Procura di Milano chiedeva l’annullamento di tre trascrizioni di due coppie lesbiche. Solo la madre biologica poteva figurare come legittimo genitore. Allora il Tribunale aveva rigettato la richiesta avendo «rimandato tutto ad un procedimento contenzioso di cognizione, specificando che, se l’annullamento ci deve essere, questo non possa realizzarsi tramite mera rettificazione, ma tramite appunto un procedimento più articolato», come avevamo scritto a suo tempo. Insomma, i giudici avevano sollevato meramente una questione di forma, non erano entrati nel merito.
Ieri invece la Corte di Appello di Milano, richiamandosi anche ad alcune sentenze della Corte di cassazione del dicembre 2022 e della Corte costituzionale del 2021, ha ribaltato il giudizio di primo grado ed ha ordinato la cancellazione dall’anagrafe dei nomi delle donne che non sono madri biologiche. Genitore può essere solo la donna partoriente. Detto ciò, però i giudici hanno aggiunto che «la materia richiede l’intervento del legislatore». Tradotto: che il Parlamento si svegli approvando il prima possibile una norma che legittimi l’omogenitorialità.
Quindi niente trascrizione per le coppie gay per figli avuti all’estero tramite fecondazione artificiale. Queste semmai possono ricorrere alla stepchild adoption, secondo un orientamento ormai consolidato in giurisprudenza. Tra le varie pronunce ricordiamo la sentenza della Cassazione del 2018 (lo strumento della stepchild è illegittimo come abbiamo spiegato in questi articoli: Adozioni gay: via libera dal giudice, come previsto, Fatta la legge si ripete l'inganno: altre adozioni gay , Acrobazie legali sulla pelle dei bambini e I giudici replicano: altra adozione per una coppia gay). Il rimando alla stepchild adoption per risolvere questi casi è illogico: se per legge è vietata l’omogenitorialità, questa deve essere vietata anche quando si realizza tramite stepchild adoption.
Se infine gettiamo uno sguardo d’insieme al tema dell’omogenitorialità dal punto di vista giuridico possiamo in sintesi individuare una dinamica fatta di spinte in avanti e di frenate. Alcuni giudici e amministrazioni locali benedicono l’omogenitorialità, poi prefetti, Ministero dell’Interno, alcune procure, la Corte di cassazione e la Corte costituzionale mettono i bastoni tra le ruote, pur aprendo, come abbiamo visto, alla stepchild adoption. Ma i piatti della bilancia non sono perfettamente in equilibrio: quello dell’omogenitorialità pesa di più. Infatti non solo la Corte di Appello di Milano, citata in questo caso, ma anche la Corte costituzionale nel 2021 e la Corte di Cassazione nel 2022 hanno chiesto al Parlamento un intervento doveroso su questo tema perché legittimi in qualche modo l’omogenitorialità.
La situazione è dunque la seguente: crepe vistose si notano nella diga – stepchild e fughe in avanti di giudici e sindaci – che finora tiene anche per l’intervento dei soggetti prima ricordati, ma il crollo è vicino perché le corti supreme, consce che non spetta a loro sdoganare l’omogenitorialità, fanno pressing sul Parlamento affinché legiferi. In breve, è tutto questione di tempo. Prima o poi la diga cederà.
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