E
12-10-2015
Se apro la finestra del mondo e mi affaccio sul cortile della Chiesa per vedere che cosa sta succedendo, ho la netta sensazione che sia iniziato una specie di Concilio Vaticano III “a pezzi”. Quando fu fatto Papa il cardinale Montini, uscì fuori una battuta che diceva: «Giovanni XXIII ha aperto il concilio e Paolo VI lo ha chiuso». Essa appare oggi estremamente attuale. In effetti, sembra che si siano riaperti tutti quei punti che il beato Paolo VI (e poi san Giovanni Paolo II), per fedeltà alla parola di Dio e alla tradizione, avevano “chiuso”: contraccezione, morale sessuale, ordinazione delle donne, celibato dei preti, democrazia nella Chiesa, ecc.
Esultano i “progressisti”, perché finalmente è stato ripreso lo “spirito” del Concilio, e si è capito che indietro non si può più andare. Esultano molti ortodossi e i protestanti, perché vedono che i cattolici stanno arrivando dove loro sono già giunti da molto tempo. Esultano, a loro modo, anche i tradizionalisti, perché dicono: «Avevamo ragione noi, quando dicevamo che il Concilio è stato una catastrofe per la Chiesa». Solo i poveri cristiani ordinari non sanno che dire e rimangono smarriti. Sentono che si dice tutto e il contrario di tutto. I problemi della Chiesa sono messi sulla piazza della pubblica opinione, dove tutti sono diventati maestri. Quello che conta è l’idea che passa attraverso le interviste: «Tu cosa pensi del celibato dei preti? Cosa pensi dei matrimoni gay? Cosa pensi dell’ordinazione delle donne? Cosa pensi della comunione ai divorziati risposati?, ecc. ecc.». È la risposta della gente che fa da magistero.
È vero che il Sinodo dei vescovi è solo consultivo; ma, dicono, chi se ne importa? Ci sono regole scritte a tavolino, che poi vengono superate dai fatti. Una volta che un argomento diventa di dominio pubblico, si va avanti a maggioranza. Un cattolico convinto, tuttavia, afferma che spetta al Papa l’ultima parola, quella decisiva e vincolante. Ma sapranno i “cristiani adulti” accettare le decisioni del Papa, anche se saranno controcorrente e non secondo la maggioranza? I poveri cristiani comuni che cosa fanno allora? Si rifugiano nella preghiera, dicono il rosario, vanno nei santuari mariani, confessano i loro peccati, ma per il resto soffrono e tacciono.
Non tocca a loro dire che cosa la Chiesa deve fare o non fare. Cercano di trasmettere ai figli ciò che essi stessi hanno ricevuto dai loro padri e dai loro nonni, e cioè le preghiere, le devozioni, il rispetto dei comandamenti e dei precetti della Chiesa, le opere di carità corporale e spirituale. Anche le suore di clausura, non discutono, ma pregano. E hanno fiducia nel Signore. E non c’è dubbio che anche molti fratelli ortodossi e protestanti in questo momento stanno pregando perché la Chiesa cattolica romana rimanga quello che è sempre stata.
http://www.lanuovabq.it/
12-10-2015
Se apro la finestra del mondo e mi affaccio sul cortile della Chiesa per vedere che cosa sta succedendo, ho la netta sensazione che sia iniziato una specie di Concilio Vaticano III “a pezzi”. Quando fu fatto Papa il cardinale Montini, uscì fuori una battuta che diceva: «Giovanni XXIII ha aperto il concilio e Paolo VI lo ha chiuso». Essa appare oggi estremamente attuale. In effetti, sembra che si siano riaperti tutti quei punti che il beato Paolo VI (e poi san Giovanni Paolo II), per fedeltà alla parola di Dio e alla tradizione, avevano “chiuso”: contraccezione, morale sessuale, ordinazione delle donne, celibato dei preti, democrazia nella Chiesa, ecc.
Esultano i “progressisti”, perché finalmente è stato ripreso lo “spirito” del Concilio, e si è capito che indietro non si può più andare. Esultano molti ortodossi e i protestanti, perché vedono che i cattolici stanno arrivando dove loro sono già giunti da molto tempo. Esultano, a loro modo, anche i tradizionalisti, perché dicono: «Avevamo ragione noi, quando dicevamo che il Concilio è stato una catastrofe per la Chiesa». Solo i poveri cristiani ordinari non sanno che dire e rimangono smarriti. Sentono che si dice tutto e il contrario di tutto. I problemi della Chiesa sono messi sulla piazza della pubblica opinione, dove tutti sono diventati maestri. Quello che conta è l’idea che passa attraverso le interviste: «Tu cosa pensi del celibato dei preti? Cosa pensi dei matrimoni gay? Cosa pensi dell’ordinazione delle donne? Cosa pensi della comunione ai divorziati risposati?, ecc. ecc.». È la risposta della gente che fa da magistero.
È vero che il Sinodo dei vescovi è solo consultivo; ma, dicono, chi se ne importa? Ci sono regole scritte a tavolino, che poi vengono superate dai fatti. Una volta che un argomento diventa di dominio pubblico, si va avanti a maggioranza. Un cattolico convinto, tuttavia, afferma che spetta al Papa l’ultima parola, quella decisiva e vincolante. Ma sapranno i “cristiani adulti” accettare le decisioni del Papa, anche se saranno controcorrente e non secondo la maggioranza? I poveri cristiani comuni che cosa fanno allora? Si rifugiano nella preghiera, dicono il rosario, vanno nei santuari mariani, confessano i loro peccati, ma per il resto soffrono e tacciono.
Non tocca a loro dire che cosa la Chiesa deve fare o non fare. Cercano di trasmettere ai figli ciò che essi stessi hanno ricevuto dai loro padri e dai loro nonni, e cioè le preghiere, le devozioni, il rispetto dei comandamenti e dei precetti della Chiesa, le opere di carità corporale e spirituale. Anche le suore di clausura, non discutono, ma pregano. E hanno fiducia nel Signore. E non c’è dubbio che anche molti fratelli ortodossi e protestanti in questo momento stanno pregando perché la Chiesa cattolica romana rimanga quello che è sempre stata.
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