di don Alfredo Morselli
Tra gli errori di Martin Lutero, eccelle per malizia la sua dottrina sulla giustificazione, secondo la quale il buon Dio non distruggerebbe i peccati dell'uomo, ma gli imputerebbe - estrinsecamente e arbitrariamente - la sua giustizia; è così il predestinato (colui a cui è capitato in mano il più fortunato dei gratta e vinci, nella lotteria del servo arbitrio) si ritrova ad essere simul iustus et peccator, nello stesso tempo giusto e peccatore.
La giustificazione dell'uomo si riduce così ad essere un velo pietoso su un cadavere putrefatto.
Ad errore particolarmente grave, lo Spirito Santo ha suggerito un formidabile antidoto: il decreto sulla giustificazione, promulgato dal Concilio di Trento, in data 13 gennaio 1547.
"Mediante la libera accettazione della grazia, l'uomo da ingiusto diventa giusto, da nemico amico, ed erede secondo la speranza della vita eterna".
Possiamo e dobbiamo dunque credere fermamente che il nostro Signore e Salvatore Gesù Cristo, ogni qual volta gli chiediamo perdono, distrugge radicalmente i nostri peccati, bruciandoli nel fuoco della fornace ardente della carità del suo Cuore; giacché una sola goccia del suo Sangue - che pur Egli ha voluto versar tutto quanto ne scorreva nel suo Corpo - salvum facere totum mundum quit ab omni scelere, può salvare tutto il mondo (e non solo pochi predestinati), da ogni peccato (numero, genere, varietà e profondità di radicamento nell'anima).
E così la misericordia di Dio non è meramente inclusiva, limitandosi ad accogliere il malato nell'ospedale da campo e poi lasciandolo infermo, simul obiectum misericordiae et peccator; la vera misericordia non quella che semplicemente non ha discriminato Maria di Magdala, ma quella che ne ha fatto un grandissima santa, avendone cacciato sette demoni; è quella che ha fatto sì che il ladrone Disma, che aveva riconosciuto la giustezza del supplizio a cui era sottoposto, entrasse per primo in Paradiso tra i figli di Adamo; è quella che ha fatto, del soldato che ha colpito - a nome di tutta l'umanità peccatrice - il Divin Cuore, San Longino...
Purtroppo si constata, leggendo tanti interventi di chi vuole sovvertire la dottrina della Chiesa sull'Eucarestia e sul matrimonio, un radicato pessimismo nei confronti di quei fratelli verso i quali si vorrebbe esercitare la misericordia. Da un lato le persone con tendenza omosessuale e i divorziati risposati sarebbero soggetti ad una concupiscenza invincibile - sempre di sapore luterano - giansenista -, per cui si ha persino paura a proporre loro la Verità di Cristo; dall'altro lato si dimentica che non c'è più nessuna condanna per coloro che sono di Cristo Gesù, che cioè la Misericordia di Dio non solo ci accoglie come siamo (simul iusti et peccatores), ma ci vuole veramente liberare, guarire, bruciare il nostro stato di peccato... far di noi dei grandi santi.
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Padre Spadaro ha diffuso sui social media un compendio di otto regole entro le quali dovrebbe incanalarsi la discussione Sinodale («Otto punti chiave per leggere il lavoro dei circoli minori», ) https://www.facebook.com/groups/460589750712022/permalink/754561671314827/).
Alla luce di quanto sopra, provo a chiosare quanto afferma il direttore della Civiltà Cattolica (in grassetto quanto scrive Spadaro, testo normale le mie annotazioni):
1) Basta con una visione pessimistica della realtà e della sessualità.
... purché l'ottimismo non venga dimenticando le ferite del peccato, ma scaturisca dalla ferma certezza della vittoria della grazia.
2) Usare un linguaggio comprensibile e che favorisca il dialogo con i nostri contemporanei.
... e quindi non quello dell'Instrumentum laboris.
3) Non limitarsi al linguaggio normativo ma usare quello positivo e aperto del Concilio #Synod15.
... e fatto proprio dal magistero di San Giovanni Paolo II, Benedetto XVI, Francesco e dal Catechismo della Chiesa Cattolica.
4) Imparare a leggere i segni dei tempi, cioè della grazia nel mondo contemporaneo.
... grazia che viene offerta da Cristo al mondo, e non grazia del mondo.
5) Valutare il proprio approccio pastorale alla luce dello stile di #PapaFrancesco.
... secondo l'ermeneutica della riforma e della continuità, e non della rottura e opposizione con il magistero della Chiesa precedente.
6) Non parlare più della famiglia in termini astratti o idealizzati.
... senza neppure idealizzare, escatologizzare, gradualizzare la possibilità reale di un divorziato risposato o di un omosessuale di riuscire a vivere in castità secondo il suo stato.
7) La natura dell'Instrumentum Laboris è di essere un documento "martire" fatto per essere rivisto.
... Deo gratias
8) Occorre discernere attentamente il bene e il male anche nelle posizioni più lontane dalle nostre.
... per aiutare il nostro prossimo a distruggere il male partendo dal bene, senza rassicurarlo su una impossibile coesistenza di luce e tenebre.
http://blog.messainlatino.it/2015/10/
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