domenica 4 agosto 2024

Prima o poi l’allucinazione finirà



Qui l'indice degli articoli sulla realtà distopica.Liberarsi dalle allucinazioni per affermare
umani percorsi di liberazione




Antonio Catalano, 3 agosto 2024

Prima o poi l’allucinazione finirà, ma lo stordimento, lo stato di confusione, il senso di smarrimento non svaniranno immediatamente, dovranno smaltirsi i fumi dello stato psicotico, poi, come un fiume che ritrova il suo alveo, l’acqua tornerà a scorrere con destinazione mare.

L’abbandono della realtà come misura fondamentale del pensare e dell’agire è forse oggi la situazione di scompenso più grave e drammatica che il nostro mondo “avanzato” esprime. La perdita del normale rapporto con la realtà sviluppa allucinazioni, ma la sostanza alterante la sfera sensoriale e percettiva non è lo psichedelico bensì l’ideologia secondo la quale l’uomo deve liberarsi dei costrutti sociali che lo hanno imprigionato nel corso della sua storia.

È l’eterna illusione dell’uomo di sfidare l’Eterno, di osare contro l’ordine naturale delle cose, di negare il limite della propria condizione raccontate negli antichi miti: la caduta di Icaro che si avvicina troppo al sole, l’atroce supplizio di Prometeo che aveva osato rubare il fuoco agli Dei… Gli antichi greci parlavano di hybris per indicare l’eccesso, la tracotanza dell’uomo la cui condotta non è segnata dal “metron” (misura), dalla giusta misura; e per mettere in guardia dalla superbia insita in queste condotte elaboravano quei miti in cui i protagonisti facevano una brutta fine.

Ciò non toglie che l’essere umano – ed è giusto che sia così – provi continuamente a superare se stesso, specialmente quando dispone di una tecnologia che gli permette di spostare in avanti limiti prima considerati supremi ma… attenzione, se non coltiva il senso del metron, della misura, l’hybris è sempre lì pronta ad esercitare il suo malefico fascino, con le conseguenze che sappiamo.

Non è strano che i cosiddetti progressisti siano oggi i migliori portatori di hybris, perché in essi è cieca la fiducia salvifica nella tecnica – che ignorantemente confondono con la tecnica – come se questa possa da sola, magicamente, condurre l’uomo alla condizione di superamento di quei limiti imposti dalla Natura (o dal Creato, per i credenti).

La Natura non esiste, esistono solo “costrutti sociali” che, in quanto tali, rappresentano un limite insopportabilmente odioso da dover necessariamente abbattere. Un materialismo molto volgare che contiene un’idea di libertà che induce a odiare e vilipendere il passato (cancel culture) solo perché non contiene la modernità del presente. La tradizione: il nemico assoluto.

Il progressismo contemporaneo, figlio legittimo del tecno-turbo capitalismo, è l’arma ideologica per decostruire, e quindi destabilizzare, la resistenza umana all’oppressione nelle sue variegate forme.

Oggi la resistenza umana all’oppressione è inefficace se non comprende che la battaglia è da combattere su diversi piani, limitarlo a quello economico, seppur importante, è perdere in partenza.

Il terreno quindi di chi oggi vuol provare a rovesciare i rapporti di forza in favore delle classi oppresse non è quello di uno sterile conservatorismo, ma della battaglia a tutto campo a una modernità psichedelica che intende distruggere la stessa identità umana.








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