sabato 19 febbraio 2022

Le linee guida del Giubileo del 2025








di Cristina Siccardi, 16 Febbraio 2022 

Si sono avviati i lavori, sul piano delle idee, per impostare il prossimo Giubileo che si terrà nel 2025. Papa Francesco, infatti, il giorno di Nostra Signora di Lourdes, l’11 febbraio u.s., ha indirizzato una lettera a monsignor Rino Fisichella, presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione, al fine di comunicargli le linee guida che dovranno essere seguite per l’Anno Santo che, stando al documento emesso da San Giovanni in Laterano, si prospetta essere il Giubileo più vicino alle istanze del mondo rispetto a tutti gli altri che l’hanno preceduto.

Sarà il primo Giubileo ordinario di papa Francesco, che ne ha indetti già due straordinari, il primo per celebrare i 50 anni dalla fine del Concilio Vaticano II (8 dicembre 2015 – 20 novembre 2016) e il secondo in occasione del centenario della proclamazione della Madonna di Loreto (8 dicembre 2019 – 10 dicembre 2021). Il Giubileo è l’anno della conversione e della penitenza sacramentale per antonomasia. Quanti fedeli nel 2025 andranno pellegrini a Roma per essere redenti dai peccati e per cambiare vita, con il fermo proposito di seguire gli insegnamenti di Cristo? «In verità, in verità ti dico», disse Gesù a Nicodèmo, un capo dei Giudei, «se uno non rinasce dall’alto, non può vedere il regno di Dio» (Gv 3,2). Senza la dimensione soprannaturale la Fede è priva di ossatura e di anima, rimane infruttuoso sentimentalismo.

Così, anche laddove la lettera del Papa invita alla preghiera e alla presenza del Signore – tutto il 2024 dovrebbe essere dedicato alla preparazione del Giubileo tenendo conto dell’aspetto oratorio – la tensione è rivolta comunque alla dimensione orizzontale: «Preghiera che permette ad ogni uomo e donna di questo mondo di rivolgersi all’unico Dio, per esprimergli quanto è riposto nel segreto del cuore», ogni uomo e donna anche non convertito alla Fede cattolica? Unico Dio, compreso quello dei musulmani, degli ebrei… degli Aymara e dei Quechua, cultori della Pachamama? La chiarezza, quando si tratta di coscienza, è indispensabile, altrimenti è caos che si tramuta in aridità e/o indifferenza, proprio quello che stiamo vivendo, in accelerazione continua, da 50 anni a questa parte, ovvero dal Concilio Vaticano II in poi, che il Pontefice prende sempre come punto dogmatico: «Le quattro Costituzioni del Concilio Ecumenico Vaticano II, unitamente al magistero di questi decenni, continueranno ad orientare e guidare il popolo santo di Dio, affinché progredisca nella missione di portare a tutti il gioioso annuncio del Vangelo». Tuttavia il popolo santo di Dio non è tutta l’umanità: «Perché molti sono chiamati, ma pochi eletti» (Mt 22,14) e la santità presuppone il premio eterno e non gli onori laici e mondani.

La Santa sede è tenuta ad essere inclusiva, relativizzando i suoi principi al fine di dare priorità all’obiettivo, che non è quello di convertirsi a Cristo, unica strada di Salvezza, ma alla globalizzazione e all’ecologismo, quasi come se l’essere cattolico significasse essere addomesticati dalle ideologie che ci martellano, dal mattino alla sera, attraverso i megafoni dei media dei poteri forti. Papa Bergoglio non ha dubbi: «il pellegrinaggio verso il Giubileo potrà rafforzare ed esprimere il comune cammino che la Chiesa è chiamata a compiere per essere sempre più e sempre meglio segno e strumento di unità nell’armonia delle diversità», quindi, ogni mente e anima è libera di stare dove sta e ciò sarà sufficiente per sentirsi ed essere fratelli di un’unica madre terra e di un Dio generico. L’illusione moderna di cercare di risolvere ogni problema scavalcando le questioni che la realtà impone non può che portare l’uomo ad una sempre maggiore confusione perché la persona ha bisogno di certezze e di stabilità, altrimenti il suo equilibrio personale e anche di aggregazione sociale vacilla e talvolta si distrugge, come molte famiglie contemporanee dimostrano e come molti educatori scolastici testimoniano, che cercano di tamponare contesti slabbrati, precari, disperati e pensano che affidare le povere nuove generazioni agli psicanalisti, agli psichiatri, agli psicofarmaci possa essere l’unica risorsa per sanare le patologie di bambini e ragazzi corrotti dalle movide, dai social, dagli influencer a caccia di successo e di denaro, come Chiara Ferragni docet, si pensi al suo lancio urbi et orbi (14 febbraio) del suo nuovo progetto «#LoveFiercely »: una campagna social con Arcigay che «porta l’amore egualitario a scuola», questo slogan «per me, non è solo il motto del mio percorso di essere umano, ma un credo da condividere con tutti e un ideale per il quale battersi». Questi sono i credi religiosi-politici attuali. La sua è una «missione» e ha ancora dichiarato, «Amare con fierezza, amare come vuoi e chi vuoi è il significato di tutto quello che ha spinto le mie scelte, sempre, tutto quello in cui ho sempre creduto, tutto quello che oggi mi permette di essere la persona innamorata delle della mia vita e di chi la popola». Oggi l’“amore” proposto dalla Ferragni, quotata in Borsa, ha più presa sugli infanti e sui giovani che l’incomparabile Amore di cui parla san Paolo… e questo perché la Santa Sede abbandona la gioventù in balia degli ipnotizzatori odierni e allora: «Grazie a questa iniziativa e ad una mia donazione personale supporteremo il progetto Scuola di @cigarcigaymilano: andremo nelle scuole di Milano e provincia per raccontare queste storie d’amore […] Adesso è il tuo turno, raccontami la tua storia di amore fiero taggami e utilizza #LoveFiercely così io possa vederla».

Non ci sono soltanto i peccati di pensiero e di parola, ma esistono anche i peccati di omissione quando chi dovrebbe parlare e agire non lo fa. Il Giubileo potrebbe essere un’ottima cattedra petrina per condannare errori, cattivi maestri e corruttori di innocenti.

Insuccessi e contraddizioni si susseguono in questa civiltà occidentale che ha perso il senso della sacralità della vita, dal suo sorgere al suo naturale tramonto terreno. Ecco, avremmo bisogno di un Giubileo ricco di spiritualità, di valori costruttivi, di pienezza di vita, tutta intera, quella presente e quella che ci aspetta e dove sono già coloro che ci hanno preceduto: meritare qui ciò che sarà dopo, è questo l’autentico scopo della vita, sia del ricco che del povero, del sano che del malato, del giovane che dell’anziano, perché, anche se la Chiesa scimmiottante i versi del mondo di oggi fa finta di niente, Inferno e Purgatorio esistono per davvero, come insegna il Vangelo.

Il Giubileo viene detto «Anno Santo» non solo perché si inizia, si svolge e si conclude con solenni riti sacri, ma anche perché è destinato a promuovere la santità di vita nella luce della Santissima Trinità. L’Evangelizzazione per essere efficace e non portare alle emorragie (di numeri e di qualità) a cui assistiamo, che cos’è se non un ritorno a quello che si è sempre detto nella Chiesa, ma sfruttando nuovi ed efficaci mezzi (i Santi sanno sempre ottenere il massimo rendimento dagli strumenti che hanno a diposizione)? Questa è la Chiesa che ha portato salvezza e civiltà ovunque è andata, con risultati impressionanti e che non hanno eguali nel mondo. Invece, la «nuova Evangelizzazione» presuppone una nuova dottrina, ecumenica ed interreligiosa, e un nuovo catechismo, liberalista ed ecologista. L’utopia di evangelizzare attraverso un nuovo “vangelo” umano e progressista è destinata a fallire, come è accaduto per tutti gli errori che hanno minacciato Santa Romana Chiesa. Anche in questa lettera, come in altre occasioni, il Papa sottolinea l’essenzialità della laica «fraternità universale», senza considerare che il legame fra le persone e la loro pace interiore può provenire solo dalla fonte di Pace e di Carità, il Creatore, attraverso il Crocifisso. L’anno giubilare è sempre stato vissuto come «l’Anno di Cristo» e non come anno della fratellanza universale o del pianeta terra. Nel Nuovo Testamento Gesù si presenta come colui che porta a compimento l’antico Giubileo (Lev 25, 10-13), essendo venuto a «predicare l’anno di grazia del Signore», come afferma il profeta Isaia, ripreso anche dall’evangelista Luca (4, 19): «Lo spirito del Signore Dio è su di me perché il Signore mi ha consacrato con l’unzione; mi ha mandato a portare il lieto annunzio ai miseri, a fasciare le piaghe dei cuori spezzati, a proclamare la libertà degli schiavi, la scarcerazione dei prigionieri, a promulgare l’anno di misericordia del Signore, un giorno di vendetta per il nostro Dio, per consolare tutti gli afflitti» (Is 61, 1-2) ed ora di afflitti, che si sentono orfani di buoni pastori, sono davvero tanti, troppi.





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