Il 27 febbraio la Chiesa celebra san Gabriele dell’Addolorata, il quale ebbe, dopo la sua morte terrena, un influsso straordinario sul cammino spirituale di santa Gemma Galgani. Tutto iniziò con la lettura della vita di Gabriele (allora venerabile) da parte di Gemma…
La storia dei santi è sempre così particolare, così affascinante. L’Autore del tutto è un perfetto romanziere che riesce a scrivere pagine bellissime, dense di colpi di scena e di testimonianze vive del Suo amore per l’uomo. Ci troviamo di fronte, nel caso di san Gabriele dell’Addolorata (1838-1862) e di santa Gemma Galgani (1878-1903), a due vite che si incrociano; due biografie legate da un filo che si chiama Dio; e, sullo sfondo di queste storie, la Carità, l’Amore per il prossimo. I due santi, distanti per tempo, ma non per spirito, rappresentano come nella “logica” di Dio lo spazio e il tempo non contino, essendo Lui stesso l’Eternità. E, impresse in questa Eternità, le storie dei due giovani santi riescono a segnare la Storia con una forza incredibile. In fondo, già nei loro nomi, è possibile trovare il seme della loro vocazione ed esistenza: Gemma e Gabriele. Gemma, come il minerale prezioso reso famoso per la sua purezza. Gabriele, dal nome ebraico Gavri’el, composto da gebher che significa “uomo”, o “essere forte” e da El che si traduce con “Dio”: può quindi significare “uomo di Dio” o “uomo forte di Dio”.
Ma, ora, entriamo nelle biografie di questi due santi, partendo da un dato storico che ci fa riflettere sul loro legame. Primo dato: Gabriele dell’Addolorata vola al cielo all’età di quasi ventiquattro anni (1862), quindi, sedici anni prima della nascita di Gemma (1878). Secondo dato: il giovane passionista viene dichiarato santo nel 1920, cioè diciassette anni dopo la morte di Gemma.
Gemma legge quindi la vita di Gabriele quando questi era ancora “solo” venerabile. La legge e la medita, immergendosi nella biografia di quel giovane: e quelle pagine creano già un legame spirituale fra i due. Sarà a lui che Gemma chiederà la protezione per il suo cammino spirituale, sarà a lui che chiederà di soccorrerla contro le tentazioni diaboliche. Gemma si procura addirittura un’immagine del futuro santo, scrivendo nel suo Diario: “Da quel giorno che il mio nuovo protettore Venerabile Gabriele mi aveva salvata l’anima, cominciai ad averne divozione particolare: la sera non trovavo il sonno, se non avevo l’immagine Sua sotto al guanciale, e cominciai fino d’allora a vedermelo vicino (qui non so spiegarmi: sentivo la sua presenza). In ogni atto, in ogni azione cattiva che avessi fatta, mi tornava alla mente Confratel Gabriele, e mi astenevo”.
Il legame fra i due, così, comincia davvero ad essere molto forte. Avviene poi qualcosa di straordinario: un miracolo per la salute di Gemma, grazie all’intercessione di Gabriele dell’Addolorata. La storia è questa: Gemma, a vent’anni, comincia ad avvertire nel suo corpo delle sofferenze dovute a una curvatura alla spina dorsale. E, inoltre, si ammala di meningite, malattia che la lascia temporaneamente sorda; dei grossi ascessi le si formano sul capo fino a farle cadere i capelli. Le condizioni di salute della giovane si aggravano giorno dopo giorno. Non c’è più nulla da sperare, se non nella preghiera, nell’intervento di Dio.
È la maestra Giulia Sestini, che parecchie volte passa a trovarla, a parlarle dell’allora venerabile Gabriele. È sempre la maestra Sestini a fornire a Gemma qualche immaginetta e reliquia del santo. Ed è allora che la futura santa si abbandona alla protezione di san Gabriele. Comincia una novena. È il 23 febbraio 1899, quando Gemma, recitando il Santo Rosario, si accorge della presenza di san Gabriele. Tale visione è raccontata, nel suo Diario, con queste parole: “Vuoi guarire?… prega con fede il Cuore di Gesù; ogni sera, fino che non sarà terminata la Novena, io verrò qui da te, e pregheremo insieme il Cuor di Gesù”. Il primo marzo la novena è finita e la grazia è stata accordata: Gemma guarisce totalmente.
Il Diario di Gemma Galgani rappresenta la fonte prima per comprendere appieno il legame che si instaura fra i due. Vengono descritti i loro colloqui, il loro scambio di confidenze che ha come unica “tematica” il Signore. Le parole del Diario, gli episodi raccolti in queste pagine di sublime bellezza poetica, sono di una tenerezza infinita. I due giovani si incontrano, i loro occhi si incrociano in un unico grande sguardo, quello di Dio: è il loro particolare, possiamo chiamarlo, “Cantico dei Cantici”, dove l’Amato e l’Amata parlano dell’unico, immenso, Amore per Dio. C’è un altro tratto che colpisce in questa storia. Potrebbe sembrare soltanto estetico, dunque secondario, certamente: chiunque si trovi di fronte alle loro due immagini non può non notare una sorta di somiglianza fra i due volti. E non poteva, in fondo, non essere così: entrambi sono stati plasmati dall’Amore di Dio per diffondere il Suo Messaggio. Il loro singolare “Cantico” viaggia su note di un pentagramma segnato dalla divina penna di Gesù. Una delle più belle pagine è certamente il racconto di una lettera scritta a Gabriele: Gemma la consegna al proprio angelo custode, messaggero delle parole e dei pensieri rivolti a Gabriele. “Ora poi oggi faccio una cosa: voglio scrivere a confratel Gabriele un biglietto; dopo lo consegno all’angelo custode, e ne aspetterò la risposta. E l’ho fatto: ho scritto una lettera assai lunga, ho parlato di tutte le mie cose senza tralasciarne alcuna; poi ho avvisato l’angelo custode che era in punto, e se la voleva… L’ho posta stasera, mercoledì, sotto il guanciale, e stamani, quando mi sono alzata, non ho pensato a guardarci, perché avevo di meglio in mente: andavo da Gesù. (...) Subito tornata, ho guardato e, curiosa!, la lettera non ci era più. Dico curiosa, perché lo sento dire da altri che è una cosa strana; a me non mi sembra però”.
Naturalmente a Gemma non poteva sembrare strano tutto questo. I santi hanno un’unica ratio: quella di Dio, e - quindi - proiettata verso le “cose del Cielo” che non sempre possono essere spiegate con la ratio delle “cose della terra”. È l’ossimoro della santità.
Gemma morì a soli 25 anni, è stata beatificata nel 1933 da Pio XI e canonizzata da Pio XII nel 1940, dunque vent’anni dopo la canonizzazione di Gabriele. I due ragazzi di Dio splendono nella Gloria eterna, continuando il loro dialogo e soprattutto parlando ai giovani d’oggi.
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