domenica 20 febbraio 2022

I santi bambini di Fatima alla scuola della Santa Vergine





Prof. Plinio Corrêa de Oliveira su Santa Giacinta Marto (1910-1920) e San Francesco Marto (1908-1919).


20 febbraio. In località Aljustrel vicino a Fatima in Portogallo, beata Giacinta Marto, che, sebbene ancora fanciulla di tenera età, sopportò con pazienza il tormento della malattia da cui era affetta e testimoniò con fervore la sua devozione alla beata Vergine Maria. (Martirologio Romano ed. 2004)
4 aprile. Nella località di Aljustrel vicino a Fatima in Portogallo, beato Francesco Marto, che, rapidamente consumato ancora fanciullo da una malattia, rifulse per la soavità dei costumi, la perseveranza nelle avversità e nella fede e la costanza nella preghiera. (Martirologio Romano ed. 2004)


NOTA: sia il testo del prof. Plinio Corrêa de Oliveira sia l’ultima edizione del Martirologio Romano riportano gli attributi «beata» e «beato», in quanto la canonizzazione è avvenuta successivamente (2017).


L.V.


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20 febbraio

Beati Francesco e Giacinta di Fatima

Io do grande importanza a questa beatificazione. Quel che leggiamo sulla vita di Giacinta (1910-1920) e di Francesco (1908-1919) parla con enfasi di un’esistenza santa, tale da meritare l’onore degli altari. Sia Giacinta, per tutto ciò che soffrì, che Francesco si ammalarono ed ebbero a soffrire difficili e penose infermità. Tutto fa credere che Giacinta fosse pienamente gradita dalla Madonna, quando avvennero le apparizioni. Però, con suo fratello non era così.


Egli in qualcosa dispiaceva alla Vergine, il che comunque non gli impedì di essere un testimone delle apparizioni e, quindi, di costituire un trio con sua cugina, Lucia, e con la sorella. Infatti, Francesco non udiva ciò che la Madonna diceva, ma “soltanto” La vedeva … (Magari potessimo vederLa! Neanche immagino che cosa potrei esprimere!). Ma fu chiaro che lui “soltanto” vedeva perché in qualcosa dispiaceva alla Santissima Vergine.


Dunque, considerate il modo in cui Lei tratta le anime elette - come Francesco in effetti lo era e morì in odore di santità: la Madonna gli limitò in qualche modo la conoscenza di ciò che accadeva. Quindi, egli ricevette la grazia di vederLa, ma non quella di ascoltarLa. Così, la Madonna fu severa nel non consentire a Francesco di udire la sua voce; ma dopo, avendogli concesso la grazia di pentirsi, gli diede pure la grazia di emendarsi. Dunque, una vita breve, tutta fatta di olocausto, una vita santa e una morte in odore di santità.


Giacinta si trovava su un gradino più alto, perché udiva quel che la Madonna diceva. Quindi, si fece carico di tutto il peso delle privazioni e persino delle incomprensioni delle persone del suo tempo e morì amorosamente rivolta alla Vergine. Sono due anime che, se saranno beatificate, riuniranno in sé un ricco insieme di insegnamenti per noi. Coloro che ebbero la grazia di giammai peccare, potranno vedere in Giacinta una speciale protettrice; temo, però, che il numero dei protetti di Francesco sia maggiore e che coloro che hanno peccato vedano proprio in Francesco un particolare protettore. E che, insomma, in quell’occasione due nuovi protettori fioriranno per noi in Cielo. Che cosa vuol dire “fioriranno in Cielo”? Infatti, loro sono ormai in Cielo e, quindi, già sbocciati. Però, otterranno la gloria estrinseca (cioè terrena) che decorrerà dalla beatificazione ed è in questo senso che uso il termine “sbocciare”.


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Dal libro del P. Demarchi, Era una Signora più brillante del sole…, Seminario delle Missioni della Madonna di Fatima, Cova da Iria, 3ª Edizione:


«La vera direttrice spirituale di Giacinta, Francesco e Lucia fu, essenzialmente, la Madonna. La benevola Signora della Cova da Iria assunse l’incarico di realizzare questo capolavoro e, come non poteva essere altrimenti, lo portò a termine con pieno successo. Dalle sue mani sorsero tre angeli rivestiti di carne, che però, allo stesso tempo, erano tre autentici eroi. La materia prima era di una plasticità ammirevole, e cosa dire ancora sull’Artista? Alla sua scuola i tre piccoli montanari fecero, in breve tempo, passi da gigante nel cammino della perfezione. In essa si avverarono alla lettera le parole di un gran devoto di Maria, San Luigi Maria Grignion da Monfort. Egli ci conferma che alla scuola della Vergine, l'anima progredisce più in una settimana che nel corso di un anno fuori di essa.


«Infatti, la pedagogia della Madre di Dio non conosce confronti. In due anni la Vergine Santissima riuscì ad elevare i due fratellini – Francesco e Giacinta – sino alle più alte cime della santità cristiana. Il ritratto di Giacinta delineatoci dalla mano ferma di Lucia è rivelatore: ‘Giacinta aveva sempre un portamento serio, modesto e amabile, che sembrava trasmettere la presenza di Dio in tutti i suoi atti, il che è proprio delle persone di età già avanzata e di grande virtù. Non vidi mai in lei quella eccessiva leggerezza e quell’entusiasmo dei bambini per i gingilli e gli scherzi. Non direi che gli altri bambini corressero appresso a lei, come lo facevano con me, forse perché la serietà del suo atteggiamento era assai superiore alla sua età. Se alla sua presenza qualche bambino oppure un adulto diceva qualcosa o faceva qualunque azione meno che conveniente, lei li rimproverava dicendo: ‘Non lo fate perché offende Dio, Nostro Signore, ed Egli è già tanto offeso’».


Questo brano racconta la storia di una grazia straordinaria, segnalando diversi aspetti dell’opera della Madonna in relazione a questi tre bambini.


Anzitutto, dobbiamo considerare il valore simbolico dell’opera della Madonna sui bambini. Sbagliano coloro che immaginano che un’opera come questa miri soltanto ai tre bambini: è tutto un nuovo modo di operare della Grazia. Quest’opera trasformò soavemente quei piccoli, da un momento all’altro, con il semplice fatto delle ripetute apparizioni della Madonna.


Qui abbiamo qualcosa di somigliante al Segreto di Maria enunciato da San Luigi Maria Grignion da Monfort, cioè una di quelle azioni profonde della grazia sull’anima, che si sviluppano senza che la persona se ne renda conto, e la fa sentire sempre più libera, sempre più disinvolta nel praticare il bene, mentre i difetti che la intralciano e la legano al male man mano si dissolvono.


La persona cresce nell’amore di Dio, nel desiderio di impegnarsi nel bene, nell’opposizione al male. Tuttavia, tutto questo accade in maniera meravigliosa all’interno dell’anima, in modo che essa non intraprende le grandi e metodiche battaglie dell’ammirabile ascesi, della virtù, della santità come coloro che combattono secondo il sistema classico della vita spirituale; invece, la Madonna trasforma l'anima da un momento all’altro.


Possiamo ben domandarci se quest’opera della Madonna sui tre pastorelli, e specialmente su Francesco e Giacinta, non abbia un valore simbolico, e non indichi quale sarà l’azione di Maria Santissima su tutta l’umanità quando Ella compirà le promesse fatte a Fatima.


Possiamo, quindi, domandarci se non si dovrebbe vedere qui un inizio del Regno di Maria, cioè, del trionfo del Cuore Immacolato di Maria su due anime annunciatrici della grande rivelazione della Madonna, e che in seguito aiutarono tante anime – con i loro sacrifici e preghiere sulla terra, e poi con le loro suppliche in Cielo – ad accogliere il messaggio di Fatima. E lo fanno ancora.


Questo ci porta direttamente a una conclusione: Se così fosse, allora Francesco e Giacinta sono gli intercessori naturali perché si chieda alla Madonna che inizi al più presto il Regno di Maria dentro di noi, mediante questa misteriosa trasformazione che è il Segreto di Maria.


Dobbiamo chiedere con insistenza – sia a Giacinta sia a Francesco – che comincino a trasformarci, ad ottenere per noi i doni che loro stessi hanno ricevuto, e che abbiano cura specialmente di coloro che, come noi, hanno la missione di diffondere il messaggio di Fatima.


Sarebbe molto importante dire una parola sul rapporto tra il messaggio di Fatima e noi. È già stato detto mille volte tra noi, che la nostra vita spirituale cresce nella misura in cui prendiamo sul serio il fatto che il mondo attuale si trova in una deplorevole decadenza e che si avvicina alla sua rovina. Inoltre, che questa rovina significa la realizzazione dei castighi previsti dalla Madonna a Fatima e che, di conseguenza, quanto più ci collochiamo in questa prospettiva, tanto più la nostra vita spirituale si infervorerà. E che, al contrario, quanto più ci allontaniamo da questa ottica, tanto più la nostra vita spirituale decadrà.


Dunque, per intercessione di Francesco e di Giacinta, dobbiamo dire alla Madonna: Venga a noi il vostro Regno, o Signora, venga con urgenza!


Fonte: Plinio Corrêa de Oliveira, Cum Sanctis Tuis, ChoraBooks (QUI per acquistare)


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LA MALATTIA DI GIACINTA E LA SUA SALITA IN CIELO


Racconta suor Lucia di Fatima:
Trascorrevano così i giorni di Giacinta, finché nostro Signore non mandò la polmonite che la gettò a letto, insieme col suo fratellino. Il giorno prima di ammalarsi diceva: 'Mi fa tanto male la testa e ho tanta sete! Ma non voglio bere, per soffrire per i peccatori'.
Tutto il tempo che mi restava libero dalla scuola e da qualche cosetta che mi facevano fare, andavo dai miei compagni. Un giorno passo da loro prima di andare a scuola e Giacinta mi dice: 'Senti! Di' a Gesù nascosto che io gli voglio molto bene e che lo amo molto'. Altre volte diceva: 'Di' a Gesù cbe gli mando tanti saluti affettuosi'. Se passavo prima dalla sua stanza, diceva:
'Ora va' a vedere Francesco; io faccio il sacrificio di stare qui sola'.
Un giorno sua madre le portò una tazza di latte e le disse di prenderlo.
- Non io voglio mamma, - disse allontanando la tazza con la manina.
La zia insistette un poco e poi se ne andò dicendo:
- Ma non so che cosa devo fare, se tutto ti ripugna.
Appena rimasti soli, le domandai: 'Ma perché disobbedisci così a tua madre e non offri questo sacrificio a nostro Signore?'. All'udire questo, lasciò cadere alcune lacrime, che io ebbi il piacere di asciugare e disse: 'io adesso non mi ero ricordata'. Chiama la madre, le chiede perdono e le dice che prende tutto quello che vuole. La mamma le porta la tazza di latte. Lo prende senza mostrare la minima ripugnanza. Dopo mi dice: 'Se tu sapessi quanto mi è costato a berlo!'.
Un'altra volta mi disse: 'Faccio sempre più fatica a bere latte e brodo; ma non dico niente. Bevo tutto per amore di nostro Signore e del Cuore imma­colato di Maria, la nostra mammina del cielo'.
- Stai meglio? - le chiesi un giorno.
- Tu sai bene che non sto meglio - e aggiunse - ho un dolore forte al petto, ma non dico niente. Soffro per la conversione dei peccatori.
Un giorno, arrivata vicino a lei, mi domandò: 'Hai già fatto tanti sacri­fici oggi? Io ne ho fatti tanti. Mia madre è andava via e a me molte volte mi è venuta la voglia dì andare a visitare Francesco, ma non ci sono andata'
La sua salute però migliorò un pochino. Poté alzarsi e passava allora le giornate seduta sul letto del fratellino. Un giorno mi fece chiamare perché andassi in fretta da lei. Andai di corsa.
La Madonna è venuta a vederci e dice che tra poco verrà a prendere Francesco e a portarlo in cielo. A me ha domandato se volevo convertire an­cora altri peccatori. Le ho detto di sì. Mi ha detto che andrò in un ospedale e che là soffrirò molto. Mi ha detto di soffrire per la conversione dei peccatori, in riparazione dei peccati contro il Cuore immacolato di Maria e per amore di Gesù. Le ho domandato se anche tu venivi con me. Ha detto di no. Questa è la cosa che mi costa di più. Ha detto che veniva mia madre a portarmi e poi resto là da sola. - Rimase pensierosa per un po', poi ag­giunse: - Se tu venissi con me! Quel che mi costa di più è andare senza di te! E forse l'ospedale è una casa molto oscura, dove non si vede niente e io sto li a soffrire da sola! Ma non importa: soffro per amore di nostro Signore, per riparare le offese al Cuore immacolato di Maria, per la con­versione dei peccatori e per il santo Padre.
Quando arrivò l'ora che il suo fratellino partiva per il cielo, lei gli fece le sue raccomandazioni: 'Tanti cari saluti da parte mia a nostro Signore e alla Madonna e digli che soffro tutto quello che vogliono per convertire i peccatori e in riparazione al Cuore immacolato di Maria.
Sofferse molto per la morte del fratello. Restava a lungo pensierosa e se le domandavano a che cosa stesse pensando, rispondeva: 'A Francesco. Come mi piacerebbe rivederlo. E gli occhi le si riempivano di lacrime.
Un giorno le dissi:
- A te ormai manca poco per andare in cielo. Io invece...
- Poverina! - rispose non piangere! Lassù io pregherò molto, mol­to per te. Sai, è la Madonna che vuole così per te. Se avesse scelto me, io sarei contenta, per poter soffrire di più per i peccatori.
Arrivò anche il giorno di andare all'ospedale, dove ebbe a soffrire mol­to davvero. Quando la madre andò a visitarla, le domandò se voleva qualche cosa. Le disse che voleva vedere me. Mia zia, a costo di molti sacrifici, mi ci portò, non appena poté ritornarci. Appena mi vide, mi abbraccio con gioia e chiese alla madre che mi lasciasse li e andasse a fare la spesa.
Le domandai allora se soffriva molto.
- Altro che! Ma offro tutto per i peccatori e in riparazione al Cuore immacolato di Maria.
Poi parlò con entusiasmo di nostro Signore e della Madonna e diceva:
- Mi piace tanto soffrire, per amor suo, per fargli piacere. Loro vogliono molto bene a chi soffre per convertire i peccatori.
Il tempo destinato alla visita passò in fretta e mia zia era già tornata a riprendermi. Domandò alla figlioletta se voleva qualche cosa. Chiese che riportasse anche me quando tornasse a vederla. E la mia buona zia, che voleva far piacere alla sua bambina, mi ci portò una seconda volta. La trovai con la stessa gioia di soffrire per amore del nostro buon Dio, del Cuore im­macolato di Maria, per i peccatori e per il santo Padre: era il suo ideale e parlava sempre di questo.
Tornò ancora per qualche tempo alla casa paterna. Aveva nel petto una grande ferita aperta e sopportava la medicazione quotidiana senza un la­mento, senza mostrare il minimo segno di malessere. Ciò che le costava di più erano visite e interviste frequenti di persone che la cercavano e dalle quali ora non poteva nascondersi.
- Offro anche questo sacrificio per i peccatori, - diceva con rassegna­zione. - Oh, se potessi arrivare fino al Cabeco a dire ancora un rosario nella nostra grotta! Ma ormai non ce la faccio più. Quando vai a Cova da Iria, prega per me. Là non ci vado più di sicuro. - E le lacrime le scor­revano sul viso.
Un giorno mia zia mi disse: 'Domanda a Giacinta a che cosa sta pensan­do, quando sta tanto tempo con le mani sulla faccia, senza muoversi. Io gliel'ho domandato, mi ha sorriso, ma non mi ha risposto'. Feci la domanda e mi rispose:
- Penso al Signore, alla Madonna, ai peccatori e a... (accennò ad alcune cose del segreto). Mi piace molto pensare.
La zia mi domandò che cosa aveva risposto la sua bambina e io le dissi tutto con un sorriso. Allora mia zia disse a mia madre, raccontando il fatto:
'Io non capisco. La vita di questi bambini è un enigma'. E mia madre ag­giungeva: 'Quando sono soli, parlano e parlano a non finire e anche sforzan­dosi di ascoltare, non si riesce a capire una parola. Se arriva qualcuno, ab­bassano la testa e non dicono una parola. Non posso capire questo mistero.
La santissima Vergine si degnò di nuovo di visitare Giacinta, per annun­ciarle nuove croci e nuovi sacrifici. Mi dette la notizia e mi diceva: 'Mi ha detto che vado a Lisbona, in un altro ospedale; che non rivedrò più nemme­no i miei genitori; che dopo molto soffrire, morirò sola, ma che non abbia paura, perché verrà Lei là a prendermi per portarmi in cielo'. E piangendo mi abbraccia e diceva: 'Non ti rivedrò mai più. Tu là non verrai a visitarmi. Senti: prega molto per me che muoio sola'.
Nel frattempo, finché non arrivò il giorno di andare a Lisbona, sofferse in modo orribile. Mi abbracciava e diceva piangendo:
- Non ti rivedrò mai più. Né la mamma, né i miei fratelli, né il mio papà! Non rivedrò più nessuno e poi muoio sola sola!
- Non ci pensare - le dissi un giorno.
- Lascia che ci pensi, perché più ci penso, più soffro; e io voglio soffrire per amore di nostro Signore e per i peccatori. E poi non fa niente. La Madonna viene a portarmi in cielo...
A volte baciava un crocifisso, lo abbracciava e diceva:
- O mio Gesù, io vi amo e voglio soffrire molto per amor vostro.
Quante volte diceva:
- O Gesù, ora puoi convertire molti peccatori, perché questo sacrificio è molto grande.
Mi chiedeva a volte:
- E morirò senza rivedere Gesù nascosto? Se me lo portasse la Madonna, quando viene a prendermi!...
Le chiesi una volta:
- Che cosa farai in cielo?
- Amerò molto Gesù, il Cuore immacolato di Maria, pregherò molto per te, per i peccatori, per il santo Padre, per i miei genitori e fratelli e per tutte le persone che mi hanno domandato di pregare per loro.
Quando la madre si mostrava triste a vederla così malata, le diceva:
- Non ti rattristare, mamma. Io vado in cielo. Pregherò molto per te.
Altre volte diceva:
- Non piangere, sto bene.
Se le chiedevano se aveva bisogno di qualche cosa, diceva:
- Tante grazie, non ho bisogno di nulla. - Ma quando se ne andavano aggiungeva – Ho molta sete, ma non voglio bere, offro tutto a Gesù per i peccatori.
Un giorno che mia zia mi faceva delle domande, mi chiamò e mi disse: - Non voglio che tu dica a nessuno che io soffro. Nemmeno a mia madre, perché non voglio che si rattristi.
Un giorno la trovai mentre abbracciava un quadro della Madonna e diceva: - Oh, mammina del cielo, allora devo morire sola sola?
La povera bambina pareva terrorizzata all’idea di morire sola. Per incoraggiarla, le dicevo: - Che cosa t’importa di morire sola, se la Madonna viene a prenderti? – E’ vero, non m’importa niente. Ma non so com’è! A volte non mi ricordo che Lei viene a prendermi. Solo mi ricordo che muoio e tu non sei vicino a me.
E venne alla fine il giorno della partenza per Lisbona. L’addio spezzava il cuore. Mi rimase parecchio tempo abbracciata al collo e diceva piangendo: - Non ci rivedremo mai più. Prega molto per me, finché non andrò in cielo. Lassù, dopo, io pregherò per te. Non dire mai il segreto a nessuno, anche se ti ammazzano. Ama molto Gesù e il Cuore immacolato di Maria e fa molti sacrifici per i peccatori.
Da Lisbona mi mandò ancora a dire che la Madonna era già andata a trovarla, che le aveva detto l’ora e il giorno della sua morte e mi raccomandava di essere molto buona.
Termino così, ecc.mo e rev.mo signor vescovo di raccontare all’E.V rev.ma quello che mi ricordo della vita di Giacinta.
Chiedo al nostro buon Dio che si degni di accettare questo atto di ubbedienza per accendere nelle anime la fiamma d’amore ai Cuori di Gesù e di Maria.
Adesso domando un favore. E’ questo: se V.E. pubblicherà alcune cose di quelle che ho appena finito di raccontare, lo faccia in modo tale che non parli in nessuna maniera della mia povera e miserabile persona. E confesso, ecc.mo e rev.mo signor vescovo, che se venissi a sapere che l’E.V. avrà bruciato questo scritto senza nemmeno leggerlo, sarebbe per me un grande piacere, perché l’ho scritto solo per ubbidire alla volontà del nostro buon Dio, manifestata a me dal volere espresso della V.E. rev.ma.



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