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Quando si pensa che non si possa andare più a fondo, si sprofonda ancora di più.

Il komissario Fidenzio Volpi ha negato il permesso a P. Stefano M. Manelli per andare a pregare sulle tombe dei suoi genitori, Settimio e Lucia Gualandris, ai quali la Chiesa ha dato il titolo di “servi di Dio”, anche se, come si può indovinare, al momento il processo di beatificazione è stato bloccato. Può una supposta “deriva cripto-lefebvriana” giustificare tanta durezza nei confronti di un uomo vecchio e malato? E pensare che neppure agli ergastolani viene negato un colloquio con i familiari… “Tenerezza” per tutti, soprattutto per quelli che se ne stra-fregano del Vangelo, ma non per coloro che prendono sul serio la santificazione personale.

Ultimamente un certo Marco Vannini, penna autorevole de “la Repubblica”, il quale sostiene che la risurrezione dai morti era una “antichissima fantasia apocalittica giudaica”, dunque quella di Cristo “fu più una costruzione teologica che un fatto reale”, ha scritto un paio di articolo per “L’Osservatore Romano”. Ormai quello che viene chiamato “il giornale del papa” è diventato una specie di “Repubblica” del Vaticano. Non mi stupirebbe se, tra qualche tempo, vi troveremo articoli in cui si afferma che i miracoli di Gesù in realtà erano “guarigioni spontanee psicologiche”, mentre invece ci sono prove storiche che le famose nozze di Cana erano fra due persone dello stesso, forse scritti da Niki Vendola o Vladimiro Guadagno.

All’attuale segretario della conferenza episcopale italiana, mons. Nunzio Galantino, non è piaciuta la prolusione dello scorso marzo del cardinal Bagnasco – verso il quale, per vari motivi non ho molta simpatia – in cui vi è una netta e giusta condanna della “dittatura dell’ideologia del gender”: all’udire la proposta di impegnare la CEI nell’organizzazione un “Family Day” come quello del 2007, che riuscì a frenare il disegno di legge sul riconoscimento delle coppie di fatto (i DiCo) voluto dal governo del “cattolico adulto” Prodi, ha espresso il suo disaccordo con molta fermezza.

Galantino non è assolutamente l’unico a pensarla così: come disse Paolo VI nel 1977, parlando con Jean Guitton, quel pensiero non-cattolico – quello che oggi è conosciuto come “cattolicesimo adulto” – è diventato il pensiero maggioritario nella Chiesa, anzi il pensiero unico. Il 1° maggio, infatti, nel discorso con cui ha aperto a Roma la XV assemblea nazionale dell’Azione Cattolica, Galantino ha, con estrema durezza, rifiutato questo tipo di iniziative:

“Ma cosa volete che se ne faccia oggi il nostro mondo di una Chiesa impegnata a difendere le proprie posizioni (qualche volta dei veri e propri privilegi) in un mondo che pullula di gente che già fa questo in nome della politica e che, per fortuna, qualche volta viene smascherata ed esposta al ridicolo?”.

Difendere il matrimonio, la famiglia e i bambini dalle mostruosità della diabolica ideologia gender significa tutelare i propri “privilegi”? Le manifestazioni contro la mafia sono giuste mentre invece quelle in favore della famiglia sono ridicole?

La Strega non si domanda cosa se ne faccia il mondo della Chiesa, ma cosa se ne faccia Cristo di una Chiesa impegnata non a compiacere il suo Sposo, ma indaffarata, come invece vogliono i “cattolici adulti” a piacere al mondo, il cui principe è il diavolo.

La tiepidezza nella fede – radice del cattolicissimo adulto – è ripugnate per il Signore: «Poiché sei tiepido, non sei cioè né freddo né caldo, sto per vomitarti dalla mia bocca» (Ap 3, 16).
IPSE DIXIT

«Il fumo di Satana è entrato, da qualche fessura, nel Tempio santo di Dio. Si nasconde, dissimula, seduce, possiede, divide, calunnia… Ma è lui – sempre lui – il principe delle tenebre, il serafino decaduto, la causa prima e ultima del male del mondo. Sociologismo, psicologismo, marxismo, hanno stemperato il male; lo hanno disciolto nelle infinite responsabilità di una società imperfetta e ingiusta. Hanno declassato le inquietudini, i dubbi, gli affanni degli uomini a problemi relazionali, incomprensioni genitoriali, frustrazioni sociali; hanno aspirato l’anima dal mondo, e il mondo si è trasformato in un enorme meccano mosso solo dalla legge di causa ed effetto. Questa società è incapace di capire che il male non è un accidente sulla via del progresso e del benessere. Il male è fin dall’inizio del mondo, è principio che attraversa la storia, è il nemico che contrasta il progetto provvidenziale di Dio. L’unica salvezza allora è ritrovare il giusto baricentro: ricollocare Dio al centro del mondo, là dove ora, con stoltezza, si è posto l’uomo. La Chiesa è sposa di Cristo, ma anche figlia del tempo e, come tale, soggetta alle insidie» (Papa Paolo VI, 29 giugno 1972).



Papale Papale 5 maggio 2014