martedì 27 maggio 2014

Il presente è adesso




Leggevo l’altro giorno che le autorità cinesi stanno eliminando tutte le croci dallle chiese perché “troppo vistose”. In qualche maniera la notizia mi si è collegata con un altro articolo, dove una parlamentare europea asseriva che sì, lei era cattolica, ma non lo dava a vedere.

Il governo cinese e la parlamentare fanno tutt’e due la stessa cosa, nascondere una presenza.
Una presenza è qualcosa di presente. Non qualcosa di passato, ricordo più o meno pio, non qualcosa di futuro buono per politici e talk show; presente, ora. Altrimenti non darebbe noia. Quello che dà noia lo nascondiamo, o lo distruggiamo.

Ciò che non trasforma il presente, che non ha la capacità di farlo, è una fragile illusione. Ciò che si rifugia nella protezione di un passato o verso un futuro che potrebbe arrivare mai è sogno: leggero e inconsistente.
Se il nostro presente, l’azione nel nostro presente non nasce da un ideale non è che dopo ce lo possiamo appicicare. Senza significato non c’è tempo, dice Eliot. Il presente nasce da un significato, o è una perdita di tempo. Altrimenti è un momento che non c’è, che viviamo senza accorgerci di viverlo, tanto che dopo ci chiediamo che fine ha fatto il nostro tempo.

I governanti cinesi, quella parlamentare e noi siamo infastiditi dal presente, perché ci costringe ad essere veri. Il presente non mente. Cerchiamo quindi di liberarcene, perché ostacola la nostra illusione: il restare aggrappati ad un passato morto e ad un futuro immaginario.

Eppure è questa tremenda consistenza che ci fa essere vivi: possiamo essere vivi solo adesso, possiamo avere significato solo adesso, solo se l’adesso ha un significato.








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