La Madonna è un'icona controcorrente di fronte alla "donna in carriera" che rifiuta la maternità o alla "mamma eterodiretta" che cede ai ricatti del figlio. Modelli dominanti che hanno finito tuttavia per sminuire la femminilità.
Maggio mese mariano per eccellenza. Cogliamo l’occasione per un confronto, secondo alcuni criteri, tra la donna incarnata dalla beata Vergine e la tipologia di donna disegnata dai media, dagli influencer, dai social, insomma dalla vulgata corrente. Maria e le altre, potremmo intitolare questo confronto.
Primo criterio: i figli. Maria ha detto sì alla vita, sì a suo figlio Gesù. È stata accogliente, fiduciosa, sebbene intimorita dall’annuncio di una possibile maternità, “turbata” ci racconta il Vangelo. Una nuova vita entusiasma ed insieme spaventa. L’ha vinta la fede in Dio: ha costretto le sue paure a fare un passo indietro ed ha anteposto la volontà divina. Non ha messo lei al primo posto, bensì la vita. E dunque da sempre Maria rappresenta l’icona della maternità, la madre per antonomasia.
La donna postmoderna invece mette lei al centro, viene prima lei del figlio. Doveroso anteporre la propria realizzazione sociale, economica, formativa e poi, quando tutto è pronto ed hai un bell’anta di anni, semmai cercare un figlio, necessariamente in provetta perché l’orologio biologico ad un certo punto esaurisce la carica. E se costei decide di abortire vuol dire che ha fatto una scelta libera, consapevole, che esprime tutta la sua forza perché, si sa, l’aborto è un dramma. La donna che troviamo nelle pagine delle riviste come Cosmopolitan o Io Donna è quella aperta alla vita altrui solo se utile a realizzare la propria.
Secondo criterio: il rapporto con i figli. Maria interpretava il ruolo di genitore con autorità, sebbene avesse un figlio tanto speciale che di mestiere faceva Dio. Quando a dodici anni Gesù scomparve nella carovana per poi ritrovarlo a Gerusalemme, Maria lo rimproverò. Questi «stava loro sottomesso», a significare che Maria e Giuseppe vivevano appieno l’autorità di genitori. La mamma di Gesù poi di certo lo comandava, perché, seppur Dio, rimaneva sempre suo figlio. Tutti ricordano infatti le nozze di Cana. Leggiamo con attenzione il Vangelo di Giovanni: «venuto a mancare il vino, la madre di Gesù gli disse: “Non hanno più vino”. E Gesù rispose: “Che ho da fare con te, o donna? Non è ancora giunta la mia ora”. La madre dice ai servi: “Fate quello che vi dirà”» (Gv 2, 3-5). Gesù fa presente che non è ancora venuto il momento della sua epifania pubblica e Maria fa finta di non sentire e va per la sua strada, che è quella del figlio. Rimane, cioè, rispettosissima della volontà del figlio: come infatti si può contestare la frase “Fate quello che vi dirà”? Si può forse obiettare che è sbagliato assecondare la volontà di Cristo? Ma così facendo fa anche la sua di volontà. Le astuzie femminili.
Le mamme di oggi sono assai spesso eterodirette dai capricci dei figli, li assecondano non di rado in tutto, si trasformano in zerbini viventi, prendono le loro difese a scuola anche quando sono indifendibili, li divinizzano anche se non sono Gesù, mancano di autorità e nerbo perché temono che il figlio, di fronte ad un loro rifiuto, non voglia più bene a loro. Cedono quindi facilmente a ricatti emotivi più o meno consci, più o meno espliciti.
Terzo criterio: il carattere. Maria è pura. Le “altre” fanno a gara per mercificarsi su Instagram, Facebook, TikTok, Only Fans che diventano l’Amazon dei corpi femminili. Maria è umile: il Signore «ha guardato l'umiltà della sua serva», ci rammenta il Magnificat. L’umiltà oggi è derisa: la donna deve farsi valere, primeggiare, essere dura, tosta, quasi un uomo, indipendente da tutto e da tutti, tanto emancipata da rimanere sola. La singletudine è uno status tanto sbandierato, quanto vissuto con amarezza nei 40 mq del proprio monolocale. Tutte bastano a se stesse e l’unica compagnia è una desolante solitudine che poi nei social trascende in un narcisismo consolatorio e un cinismo compensativo.
Maria poi ha amato il nascondimento: non ha fondato associazioni, fondazioni, chiese particolari, non ha scritto il quinto vangelo (o il primo per ordine di importanza). I Vangeli, a ben guardare, le dedicano solo qualche paginetta e poi, una volta che il figlio è asceso al Cielo, non ne abbiamo più notizia. E questo, secondo la teologia cattolica, per la più grande creatura dell’universo mai esistita e che mai esisterà.
Di contro, nel percepito comune proprio della nostra contemporaneità, la donna per essere tale deve apparire, riuscire, farcela, brillare. Le donne in carriera equivalgono a donne realizzate, risolte, come si dice oggi presumendo che si nasca problematiche. Le lauree in discipline con nomi sempre più lunghi, i master in università doverosamente straniere, le aziende fondate o dirette, viaggiare in business, essere nel gotha dei clienti top di qualche banca svizzera, sono ingredienti indispensabili per affermarsi come donne.
Nell’Ave Maria si chiede alla Madonna di pregare ora e nell’ora della nostra morte. Oggi assistiamo alla morte della femminilità e della maternità. E dunque, mamma del Cielo, prega per noi.
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