di Miguel Cuartero Samperi, 21 agosto 2023
È un mondo al contrario quello in cui viviamo. Un mondo in cui prima di dire che 2+2 fa 4 siamo invitati a valutare se, al di là della matematica (roba da medievali!) non sia meglio lasciare aperta la questione per non offendere nessuno. Né i due, né i quattro, né i cinque, né coloro che pensano, ragionano o vivono diversamente la “loro” matematica: magari con un pensiero più “aperto” e meno tradizionale, più moderno e avanguardista per cui 2+2 può fare quello che tu vuoi tu, basta volersi bene. Fa nulla se a offendersi sia la maestra di matematica della prima elementare. Gli adulti, i vecchi, i boomer si adeguino al nuovo corso fatto di libertà, di sfumature e di spensieratezza ecoostenibile e arcobaleno.
È un mondo al contrario e ne abbiamo la prova ogni giorno. Un mondo nel quale una scrittrice di fama e di successo (premiata, intervistata, incensata, incattedrata, lodata da ogni parte persino da coloro che lei accusava) viene definita “controcorrente” pur avendo essa prestato la propria voce al padrone, mentre chi pensa diversamente viene insultato, sbeffeggiato, censurato, querelato e sanzionato.
Un mondo al contrario che, mentre incentiva la diversità come valore assoluto, censura ogni “pensare altrimenti” (D. Fusaro) e zittisce ogni voce che non si conforma e non si adegua.
La scrittrice Guia Soncini ne parla con immancabile ironia nel suo saggio “L’era della suscettibilità” dove descrive un fenomeno grottesco e sempre più pervasivo per cui ogni frase, ogni parola, ogni ragionamento libero rischia di far scattare ondate di indignazione di massa (o meglio, di mass-media) con annessa iscrizione all’albo dei cattivi maestri.
“Al contrario” è quel mondo che anziché guardare a ciò che di buono ci hanno lasciato i nostri padri, a ciò che ha forgiato la nostra nazione, a ciò che ha dato lustro al nostro paese, a ciò che ha reso grande la nostra cultura e ha dato un anima alle nostre vite, in una parola alle radici che ci alimentano, disprezza il proprio passato, si pente, si vergogna, chiede scusa e invita ad accogliere il nuovo, il diverso, lo straniero come portatore di civiltà e cultura, di ricchezza e splendore che – a prescindere – sono migliori dei nostri.
Va bene tutto. Ma se uno non fosse d’accordo e osasse esprimere la propria opinione? Nella dittatura della diversità e della differenza governa l’omologazione e l’uniformità del pensiero. Proprio perché è un mondo al contrario. Dunque, chi non pensa correttamente, chi non parla correttamente, chi non agisce correttamente è da considerare delinquente (perché “delinque”), eretico da sanzionare, punire, rieducare.
Gli esempi, le testimonianze, gli aneddoti si sprecano e non è possibile contenerli in un libro. O forse un libro potrebbe aiutare a sistematizzarli e a organizzarli, a offrire una dignitosa e ragionata rappresentazione plastica. Ce ne sono all’estero (in Spagna, in Francia e nel Regno Unito non mancano i dissidenti che fanno uso contemporaneamente delle facoltà cognitive e della tastiera) ma in Italia il panorama è desolante. Chi avrebbe il coraggio di scriverne? E una volta scritto chi avrebbe il coraggio di pubblicarlo? Eppure – forse durante la notte di San Lorenzo – sembrerebbe che gli astri si siano allineati e un uomo coraggioso ha trovato modo di pubblicare qualche riflessione politicamente, sessualmente e religiosamente scorretta. Il coraggio dimostrato in guerra non poteva venir meno nel confronto intellettuale ed ecco dunque il testo.
Mentre per aggirare il muro di gomma dell’editoria italiana (estremamente politicizzata quando non più attenta al fatturato che ai contenuti e al pensiero), ci è voluta l’auto-publicazione su Amazon, unico editore che ricorda di avere degli autori pur non conoscendoli (provateci voi a chiedere le già misere remunerazioni previste a un editore “classico”).
Il libro ha il merito di evidenziare le contraddizioni della “moderna società progressista ed inclusiva”. E per questo, sempre perché viviamo nel regime della libertà (libero pensiero, libera espressione, libero comportamento…), ha provocato un rumoroso e fragoroso strappo di vesti tra i benpensanti al potere. Giornali, tv e i loro padroni (in crisi di astinenza da potere politico) hanno alzato un polverone mediatico contro l’eresia del pensiero di un generale troppo loquace, accusandolo di fascismo e di omofobia.
Il libro spiega perché viviamo in un mondo al contrario. E lo spiega due volte: prima con le considerazioni scritte, poi con gli eventi annessi. Solo in un mondo al contrario un’intera classe politica si leva contro un cittadino che esprime liberamente le proprie idee. E solo in un mondo al contrario il ministro della difesa si inchina ossequioso all’opposizione per sanzionare pubblicamente il cittadino preso di mira dai propri avversari politici.
In molti hanno ricordato la frase di George Orwell secondo il quale “Nel tempo dell’inganno universale dire la verità è un atto rivoluzionario“. Non che si voglia identificare “la verità” col pensiero del generale Vannacci (questo il suo cognome) ma nel libro ci sono molte verità che cozzano con le falsità del pensiero unico.
Sappiamo che in Italia (nel mondo) ci sono degli argomenti tabù sui quali non è possibile dissentire dal mainstream. Argomenti sui quali non è consentito dibattito, né sono permesse obiezioni. Nel parlare di cambiamento climatico, di migranti e di omosessualità, di ebrei o di fascismo non è consentito dissentire da ciò che giornali, libri e tv considerano verità consolidate e indiscutibili. E il peccato più grande commesso dal generale è quello di esprimersi proprio su questi temi provocando l’ira e il furore dei buoni. Lo ha fatto con rispetto e argomentando (onore al giornale che ha pubblicato degli stralci per far valutare ai lettori usando la propria testa). Ma lo ha fatto. Osando persino affermare ciò che è normale e ciò che non lo è. Dicendo che 2+2 fa 4, senza sentimentalismi di sorta.
In un mondo al contrario poco importa che fino a ieri si sia lodato il pensiero controcorrente, le provocazioni, il ragionamento non conforme, che ci aiutava a crescere, a ragionare e a non “essere scontati né supponenti”. Ieri l’eretico ci salvava la vita. Ora l’eretico la rischia. Perché nel mondo al contrario, se sei dalla parte sbagliata, si finisce facilmente etichettato e a testa in giù, anche senza un giudizio che emetta una sentenza che non sia quella mediatica e sommaria mossa dai censori del politicamente corretto.
Nel frattempo, il libro del generale è diventato il primo in classifica nelle vendite (pur non essendo presente nelle librerie, neanche in quelle che contano!). Perché in un mondo al contrario i padroni pensano di dominare il mondo, ma la gente comune pensa, tenacemente e caparbiamente, altrimenti.
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