di Roberto de Mattei,23 Agosto 2023
La mattina di domenica 2 agosto 1903 iniziava nella Cappella Sistina del
Vaticano il terzo scrutinio per eleggere il successore di papa Leone XIII. Il
cardinale Mariano Rampolla del Tindaro, ex-segretario di Stato del defunto
pontefice, poteva contare sulla maggioranza dei voti e si apprestava ad essere
eletto, quando il cardinale Ian Puzyna, arcivescovo di Cracovia, chiese la
parola e, a nome di Sua Maestà Apostolica Francesco Giuseppe, Imperatore
d’Austria e Re d’Ungheria, dichiarò di opporre il veto di esclusione contro la
sua candidatura. Il veto di esclusione, abolito dopo questo conclave, era un
antico privilegio riconosciuto, oltre che all’Impero austriaco, ai regni
cattolici di Francia e di Spagna. L’elezione di Rampolla naufragò e la sera di
lunedì 3 agosto, al settimo scrutinio, il patriarca di Venezia Giuseppe Sarto,
venne eletto Papa con il nome di Pio X. Il nuovo Pontefice pregò il segretario
del conclave mons. Rafael Merry del Val di rimanere al suo fianco come
segretario di Stato. Sotto la loro guida, per undici anni, la Chiesa cattolica
conobbe una delle epoche più feconde della sua storia, interrotta da un altro
evento imprevedibile: l’uccisione dell’arciduca d’Austria Francesco Ferdinando
il 28 giugno 1914.
Quella domenica mattina l’arciduca e sua moglie arrivarono a Sarajevo,
capitale della Bosnia, e salirono a bordo di un’autovettura scoperta,
imboccando il lungofiume Appel per raggiungere il municipio al centro della
città. Un primo attentatore entrò in azione lungo il percorso affollato di gente,
ma la bomba mancò l’obiettivo ed esplose sotto la macchina successiva, ferendo
diversi degli ufficiali che vi si trovavano. L’arciduca invece di lasciare
immediatamente la zona a rischio, rimase ad assistere alle cure prestate ai
feriti e ordinò che il corteo di auto continuasse fino al municipio per
svolgere la cerimonia. Poi la fila di automobili lasciò il palazzo e attraversò
nuovamente la città, ma l’autista sbagliò strada e si trovò di fronte
all’osteria nella quale uno degli attentatori, Gavrilo Princip si stava
ubriacando. Il cospiratore si trovò inaspettatamente a pochi metri dalla sua
vittima e due colpi di rivoltella scatenarono la Prima guerra mondiale. I
cannoni cominciarono a tuonare in Europa e san Pio X, con il cuore schiantato
dal dolore per la catastrofe, venne a mancare il 20 agosto 1914.
Il veto del cardinale Puzyna, come l’assassinio dell’erede al trono
austriaco, furono fatti imprevedibili che cambiarono il corso delle vicende
umane. L’imponderabile fa parte della vita degli uomini, come ognuno di noi può
testimoniare anche con la propria esperienza personale. L’imponderabile,
l’imprevedibile, è ciò che non può essere previsto e programmato dagli uomini.
Esso esiste, fa parte della nostra vita, ma non è il caso. Il caso, che è
l’assenza di significato degli eventi, non esiste. Tutto ciò che accade,
infatti, nella nostra vita e in quella dell’universo intero, ha un significato.
Solo Dio conosce il significato di ogni cosa, e solo Lui attribuisce a ogni
cosa il suo significato, ma la storia come afferma san Bonaventura, nasconde in
sé luci e intelligenze spirituali.
Può succedere che eventi apparentemente imprevedibili non lo siano, perché
organizzati da forze occulte che cercano di dirigere la storia, ma spesso anche
questi eventi hanno conseguenze impreviste, perché solo Dio è il padrone della
storia e per quanto l’uomo si affanni a governarla, non riesce mai nel suo
intento.
Centoventi anni dopo l’elezione di san Pio X, il caos in cui siamo immersi è
l’esito ultimo di un processo rivoluzionario che ha origine remote e un suo
dinamismo plurisecolare. Mons. Jean-Joseph Gaume (1802-1879) individuava
l’anima di questo processo nel nichilismo. «Se, strappando alla Rivoluzione
la maschera, le chiederete: Chi sei? essa vi dirà: Io sono l’odio per ogni
ordine religioso e sociale che l’uomo non ha stabilito e nel quale egli non è
re e Dio insieme. Io sono la filosofia della rivolta, la politica della
rivolta, la religione della rivolta: io sono la negazione armata (nihil
armatum); sono la fondazione dello stato religioso e sociale sulla volontà
dell’uomo al posto della volontà di Dio! In una parola sono l’anarchia, perché
sono Dio detronizzato e l’uomo al posto di lui. Ecco perché mi chiamo
Rivoluzione, cioè rovesciamento».
L’anarchia planetaria è voluta dalle forze rivoluzionarie per distruggere in
radice l’ordine naturale e cristiano. Questo disordine non è limitato al piano
politico e sociale, ma oggi si estende al modo di essere e di pensare degli
individui, provocando contraddizioni, irrazionalismo e squilibrio nel pensiero
e nei comportamenti. Chi ha le massime responsabilità di governo, sul piano,
politico od ecclesiastico, non sfugge a questo processo di destabilizzazione
psicologica che moltiplica l’imponderabilità degli eventi.
Le forze rivoluzionarie cercano oggi di dominare il processo che hanno
generato affidandosi agli algoritmi dell’intelligenza artificiale, ma ogni
tentativo di questo genere è destinato al fallimento. La matematica può, sulle
base di calcoli, costruire rappresentazioni convenzionali del mondo, ma è
incapace di comprendere la natura metafisica della realtà. La scienza degli
algoritmi non serve a capire il mondo e non cancella l’imponderabilità del
futuro.
La nostra previsione di un’imminente conflagrazione bellica non si fonda
sulle scienze matematiche, ma sulla logica, che ci dice che la violazione
pubblica e sistematica della legge morale porta con sé la distruzione globale.
Nessuno può prevedere però dove e come scoppierà il conflitto. Allo stesso modo
è la logica a dirci che, se la Chiesa ha sempre conosciuto grandi scismi ed
eresie, nell’epoca di apostasia liquida in cui siamo immersi, c’è da aspettarsi
l’esplosione di una miriade di scismi e di conflitti al suo interno, anche se
non si può prevedere quale sarà l’evento che li farà detonare in maniera
visibile.
L’uso della logica però non è sufficiente senza l’esercizio della fede. Dio,
infatti, come osserva il padre Calmel, si manifesta negli avvenimenti storici,
ma a condizione che portiamo nei nostri cuori quella luce soprannaturale che li
trascende e li giudica.
Centoventi anni dopo l’elezione di san Pio X, la sua prima enciclica E
supremi apostolato, del 4 ottobre 1903, proietta sulla nostra epoca confusa
la luce soprannaturale necessaria a comprendere gli eventi contemporanei.
Mirando le funestissime condizioni in cui versava il genere umano, Pio X
affermava: «Chi non scorge che la società umana, più che nelle passate età,
si trova ora in preda a un malessere gravissimo e profondo che, aggravandosi
ogni giorno di più e corrompendola in ogni fibra la conduce allo sfacelo? Voi
comprendete, o venerabili Fratelli, quale sia questo morbo: l’apostasia di Dio
alla quale è inesorabilmente associata la rovina, secondo le parole del
Profeta: “Ecco, coloro che si allontanano da te periranno” (Salmi
72, 27).
Ma nessuno sano di mente – aggiungeva san Pio X – può mettere in
dubbio l’esito della battaglia condotta dai mortali contro Dio. È concesso
infatti all’uomo, che abusa della propria libertà, di violare il diritto e
l’autorità del Creatore dell’universo; tuttavia è da Dio che dipende sempre la
vittoria: ché anzi è tanto più prossima la sconfitta, quanto più l’uomo,
sperando nel trionfo, si ribella con maggiore audacia». Con questa fiducia
nella Divina Provvidenza e per l’intercessione di san Pio X, cerchiamo di
discernere e di affrontare con coraggio l’imponderabile che ci aspetta.
Nessun commento:
Posta un commento