martedì 19 novembre 2013

RECENSIONE: Silvano Fausti S.J., Occasione o tentazione





di Stefano Chiappalone

(recensione a: Silvano Fausti S.J., Occasione o tentazione, Ancora editrice, Milano 2005, pp. 176, € 13,50)

Chi ha fatto gli Esercizi spirituali di sant’Ignazio di Loyola (1491-1556) sicuramente troverà in questo libro una salutare occasione per ripassarli e chi non li ha mai fatti potrebbe esserne finalmente attratto. Silvano Fausti, gesuita e già autore di altri testi di spiritualità, dedica quattro capitoli a tre elementi fondamentali del ritiro ignaziano: l’esame di coscienza particolare e generale, il discernimento degli spiriti, l’elezione.
In sostanza, l’autore espone quelle regole che sant’Ignazio fornisce per aiutarci a districare il groviglio di “voci” che si affollano nella nostra anima, capire se provengono dal piano superiore o dal piano inferiore – e a quale di essi ci conducono –, e svelare così le tentazioni che si celano dietro ogni occasione e le occasioni che si celano dietro ogni tentazione: «Svincolati dalla legge, consegnati al nostro arbitrio, come distinguere le une dalle altre? Come fare della tentazione un’occasione o, almeno, non fare dell’occasione una tentazione? Perché il fine della libertà non sia ineluttabilmente la fine della realtà stessa, che possibilità ci sono, e quali sono i criteri per riconoscerle?» La mancanza di criteri spesso paralizza l’uomo che non sa più a chi dar retta e si ritrova perennemente indeciso oppure schiavo dei propri mutevolissimi sentimenti. «Per agire non è sufficiente la semplice indicazione: va’ dove ti porta il cuore. Il cuore è “un vaso che contiene insieme l’acqua e il fuoco”. Biforcuto al centro come la Via Lattea, porta sempre da due parti. Ha desideri tra loro contrari (cf Gal 5, 17). Bisogna ascoltarli e conoscerli bene», cioè imparare l’arte del discernimento per distinguere nella propria anima il “tocco” di Dio – o quello del nemico - , perché solo quando si conosce ciò che ci muove siamo davvero liberi. «Discernere è necessario perché il nostro agire sia umano: cosciente e voluto, libero e responsabile, capace di decidere che fare qui e ora e di imprimere l’orientamento di fondo alla vita».


Il primo capitolo è dedicato alla pratica dell’esame particolare, che consiste nel prendere di mira un solo difetto per volta, quello principale – senza che ciò implichi cedere sul resto: «Ti accorgerai che, vigilando su un solo punto, ti risveglierai con stupore anche su tante altre cose che sono in te e che ignoravi» - prendendone coscienza e dissociandosi da esso per farne, alla fine, il proprio punto di forza, trasformando una tentazione in occasione di avanzamento: «Il tuo vuoto è il castone dove brillerà il diamante».
Una volta entrati in noi stessi mediante l’esame particolare, è la volta – secondo capitolo – di guardare noi stessi e soprattutto l’azione che Dio compie in noi: «Vedrai che non si è accorciato il braccio di Dio: c’è una cosa nuova che proprio ora germoglia, non te ne accorgi? Per te lui compie qui e ora le sue meraviglie». Il metodo proposto da sant’Ignazio per l’esame di coscienza non si limita infatti ad un meccanico promemoria delle malefatte del giorno, ma inizia col ricordo dei benefici ricevuti da Dio, per poi chiederGli la grazia di conoscere e combattere le proprie mancanze: «L’esame della coscienza ti serve per renderti conto non di cosa hai fatto, ma di ciò che è avvenuto oggi nella tua coscienza», innanzitutto cogliendo i segni dell’amore di Dio mediante il ringraziamento iniziale, quindi leggendo la pagina di storia della salvezza che Egli scrive giorno per giorno nell’anima e nella vita di ciascuno.

Arriviamo così al capitolo centrale – e più lungo - del libro, dedicato al discernimento degli spiriti, per fare chiarezza tra le innumerevoli voci che parlano al nostro cuore: «Secondo le diverse situazioni in cui ti trovi, Dio e il nemico ti parlano in modo diverso, con sentimenti e pensieri molteplici che possono ridursi a quelli opposti di gioia/tristezza». Naturalmente occorre distinguere la gioia vera da quella apparente, la tristezza che spinge alla conversione da quella che spinge alla disperazione.
Le regole ignaziane sono diverse, a seconda della direzione in cui camminiamo, perché differente è l’agire di Dio e del nemico. Ma è possibile riconoscerli perché Dio dice la verità e il nemico no.
Quando si va di male in peggio il demonio parla col piacere apparente mentre Dio parla col rimorso; ma la gioia proposta dal nemico è falsa e soltanto dopo rivela la sua vera essenza, è un piacere che non soddisfa: «Per capire se ciò che ti attira è bello o brutto, dolce o amaro, bene o male, canto delle Sirene o di Orfeo, vedi sempre “il dopo”, anche dall’esperienza altrui oltre che dalla tua: se dà gioia anche dopo, è da Dio, se dà rimorso, è dal nemico. Il bene lo paghi subito, ma meno di quel che pare; il male lo paghi dopo e ben più di quanto supponi. Il bene lo paghi prima, ma poco, e ti appaga tanto; il male è offerto gratis, ma lo paghi dopo e tanto, e non ti appaga per niente».

Quando invece ci si impegna per uscire dal male e cercare il bene, avviene l’esatto contrario: Dio ci incoraggia, mentre il nemico tende a distoglierci dalla nuova direzione intrapresa con false paure, sfiducia, oscurità e tristezza. Ancora una volta il gioco del nemico si riconosce dalla sua falsità. Dio parla tramite la consolazione, il nemico con la desolazione. Nella prima bisogna stare attenti a cercare Dio in essa, e non la consolazione in quanto tale, ma fare “rifornimento” per quando verrà la desolazione durante la quale bisogna lottare, senza cedere al vittimismo, anzi aumentando la fiducia in Dio: «Con questo atteggiamento ti educhi a diventare libero dai tuoi umori, senza lasciartene dominare. Diversamente non farai nessun cammino spirituale […]. Sarai esaltato quando va bene, depresso quando va male; sarai al di sopra o al di sotto di te, sempre fuori di te e mai in te stesso!». E soprattutto, in questa fase non si deve cedere alle preoccupazioni sul futuro, suggerite dal demonio al solo scopo di avvilirci: «Il 90% delle forze è sprecato per resistere a difficoltà irreali che (ancora) non ci sono, o non ci saranno mai; il resto per contrastare ciò che avviene lo stesso, e che poi scopri essere bene!».

Ulteriori regole spiegano poi la strategia del nemico contro coloro che vanno di bene in meglio: in questo caso egli suggerisce di fare un bene talmente alto e irraggiungibile da far perdere la pace interiore – e proprio questo rivela l’autore di così “santi” pensieri. «Per toglierti la gioia, in genere il nemico ti porta a fissare l’attenzione su un solo punto – negativo da togliere o positivo da perseguire -, fino a farlo diventare la tua idea fissa, a cui sacrifichi te stesso, gli altri e anche Dio, perché è diventato il senso della tua vita, il tuo idolo».

Infine, avendo imparato a districare un po’ il groviglio del cuore, è possibile fare una scelta libera, l’elezione, spiegata nell’ultimo capitolo: «Oggi le possibilità sono, o sembrano, pressoché infinite. Ma la realtà è una sola, determinata e finita: la tua, che è solo tua. Se non decidi, tutto resta possibile, ma nulla è reale».
È molto frequente il rischio di non voler mai rischiare: «Puoi fare nessuna scelta, come molti fanno, e allora non arrivi da nessuna parte. Nessun vento è propizio a chi non vuol sciogliere le vele». Bisogna dunque scegliere e scegliere bene. Tanto nelle scelte mutabili – lavoro, beni, amministrazione - quanto in quelle immutabili - matrimonio, vita religiosa, ecc. - gli oggetti di entrambe vanno considerati mezzi, non fini, quindi la scelta va effettuata senza sbilanciarsi in un senso o nell’altro – è l’indifferenza ignaziana – se non nella misura in cui conducono al vero fine, che è Dio. Diversamente, «Saresti come uno che si ferma sotto il tabellone dell’indicazione stradale, credendo di essere già arrivato a casa».

«Tolta la confusione col discernimento e la schiavitù con l’esercizio della lotta interiore, raggiungerai la tua casa: la felicità alla quale sei destinato dal tuo desiderio». È proprio questo lo scopo degli esercizi – di cui l’appendice riporta i passi relativi agli argomenti trattati – proposti da sant’Ignazio. Aggiungiamo, in chiusura, un piccolo avviso per il lettore: le regole esposte non sono fatte per curarsi da soli, ma solo per fornire informazioni più precise al medico; e un altro elemento fondamentale degli esercizi è il ricorso alla guida spirituale. Pertanto, finito il libro, niente di meglio che rimettere un po’ in ordine la propria vita con un ritiro ignaziano di 5 giorni poiché “[…] quanto più l’anima si trova isolata e in solitudine, tanto più diventa capace di cercare e trovare il suo Creatore e Signore; e quanto più si avvicina a lui, tanto più si dispone a ricevere i doni dalla divina bontà” (ES, n. 20).






http://www.totustuus.it


Nessun commento:

Posta un commento