La Roma eterna.
Sintesi degli scritti di Mons. Piolanti (a cura di Don Stefano Carusi)
Gli Angeli compagni insostituibili dell’uomo
La solennità di tutti i Santi s’apre coll’antifona al Magnificat dei Primi Vespri e, prima ancora di glorificare i Patriarchi e i Profeti, gli Apostoli e i Martiri, gli Anacoreti e i Confessori, la Chiesa chiede l’intercessione di tutti gli Angeli Santi: “Angeli, Archangeli, Troni et Dominationes, Principatus et Potestates, Virtutes caelorum, Cherubim atque Serafim…intercedite pro nobis”.
La festa della Comunione dei Santi - quanto poco vi si pensa in questi tempi in cui il razionalismo ammorba tanto la fede quanto la pietà - rimanda ad una grande verità di nostra santa Religione : la vita della Chiesa e gli scambi fondati sulla carità tra il Cielo, la Terra e il Purgatorio, ma lo stesso ordine naturale del creato, non potrebbero andare avanti senza l’aiuto degli Angeli. Senza di essi l’edificazione del Corpo Mistico si bloccherebbe quasi come la costruzione d’un palazzo non potrebbe procedere senza supervisori al servizio dell’Architetto autore del progetto, senza messaggeri d’ordini che facciano l’andirivieni fra i diversi piani, senza esperti con maggior scienza che istruiscano il manovale ignaro. E’ quasi una necessità; non che Dio abbia strettamente bisogno di essi, ma l’ordine dell’insieme in quanto opera d’infinita saggezza quasi lo esige. Per San Tommaso tanto sono legati il mondo materiale e quello spirituale, tanto sono complementari che egli propende addirittura per la tesi teologica per cui la creazione dei due mondi - quello angelico e quello materiale - sia simultanea e ciò perché in certo modo sono fatti l’uno per l’altro; essendo parti complementari dell’unico universo uscito dalle mani di Dio e che a Lui ritorna c’è una certa convenienza a che insieme siano venuti all’esistenza[1].
Offriremo dunque qualche spunto alla riflessione sull’importanza del ministero degli angeli, seguendo anche lo spirito di Mons. Antonio Piolanti[2], il quale sempre privilegiava la visione d’insieme dei misteri divini: come l’Aquinate non vuol mai parlare degli Angeli quasi fossero un universo chiuso ed autonomo, così il Maestro della Scuola Romana invitava spessissimo a leggere la storia della salvezza sotto l’occhio della Comunione dei Santi, Santi Angeli compresi. Ed è così d’altronde - in una visione d’insieme, come lascia intendere il citato maestro - che lo sforzo teologico può liberarsi dalle catene del mero esercizio accademico, che rischierebbe di ridurlo talvolta a piacere naturale per le intelligenze più acute, tarpando piuttosto le ali alla vera assimilazione del mistero finalizzata al bene dell’anima.
Una verità consolante e metafisicamente fondata
Sgombriamo dapprima il campo dagli ostacoli che hanno seminato il razionalismo e il giansenismo di ieri e di oggi: il primo incapace di concedere l’esistenza di ciò che non vede e non dimostra con sillogismo categorico, il secondo - da buon figlio del protestantesimo - sistematico negatore della necessità della mediazione dei Santi nella nostra salvezza[3].
Basta osservare il creato con occhi puri per rendersi conto che Dio ha voluto che vi fosse una vastissima gamma di creature la cui “intensità di perfezione” per così dire non è la stessa. Che l’uomo sia intelligente, come non lo è la formica e che vi siano uomini più intelligenti di altri, che possono vantare quindi un titolo nella guida - se non nel governo - di chi è meno dotato, può essere concesso anche dal miscredente (benché talvolta non lo sia dal panteista modernista). Nella creazione naturale infatti c’è il “di più” e il “di meno”, ma tutti gli esseri sono ordinati a Dio e concorrono all’unico bene dell’universo[4]. Anche nell’universo soprannaturale, nella Comunione dei Santi, c’è il “di più” e il “di meno”, ma tutti uniti nella carità concorrono al bene soprannaturale: nello specifico gli Angeli, più dotati di noi viatori, sono lì per condurci a quel Fine che essi contemplano, ma che noi possiamo solo intravedere nella fede.
Se si esce dall’individualismo mentale, cui il liberalismo ci ha sì gravemente abituati, e se si entra con San Tommaso in una prospettiva che guarda dapprima all’armonia dell’ordine universale voluto da Dio, il mistero della Comunione dei Santi e dell’opera degli Angeli, si fa meno difficile da avvicinare. Non si guarda più al bene isolato della persona, non si privilegia il bene del singolo su quello della civitas, ma si guarda con raggio più ampio all’insieme del piano di Dio, quasi cercando di lasciarsi elevare fino a Lui, e partecipando del Suo sguardo universale si concepisce il bene delle parti solo all’interno dell’ordine. Che gli inferiori siano governati dai superiori, infatti, rientra nell’ordine della Divina Provvidenza, e ciò vale per l’universo intero, ma specialmente quando si parla degli Angeli rispetto agli uomini, afferma San Tommaso[5].
Va sottolineato inoltre che chi agisce opera dapprima su ciò che gli è più vicino ed è così che può poi arrivare ad estendere la sua opera anche su ciò che gli è più lontano[6]. E ciò nel nostro caso vale nei due sensi, tanto discendente che ascendente. Ovvero Iddio si serve di una catena di mediatori intelligenti, quindi a Lui più vicini, per giungere fino al governo delle cose più infime. Pur potendo sempre intervenire direttamente, non salta ordinariamente questa magnifica graduazione di perfezione nelle creature, di cui è l’Autore e che vuole associare alla Sua opera di governo in una sorta di meravigliosa “cascata” di ruoli ordinati.
La Divina Provvidenza dunque si serve di coloro che per natura sono più vicini a Dio: i ministri di un re sono a lui più vicini ed è nell’ordine delle cose, che gli ordini per tutte le province del regno passino da essi[7]. Allo stesso modo avviene per risalire questa discesa dal basso verso l’alto, ove la legge permane invariata: non si possono infatti troppo saltare i gradini della scala ed i sudditi passano ordinariamente dal ministro per far giungere al re le richieste. Una volta convintisi della naturalezza della graduazione di tale ordinazione si comprende che non ci si può fermare all’uomo e poi “saltare” direttamente a Dio. A ben pensare infatti fra la più elevata delle creature materiali, l’uomo, e Dio si aprirebbe una sorta d’abisso se non vi fossero quelle creature spirituali che sono gli angeli, capaci - con acutissima intelligenza e con integra volontà - d’essere i più efficaci ministri del governo di Dio, in modo particolare quando si tratta di distribuire e far circolare i doni di grazia.
Un aiuto concreto per condurci alla gloria
Nella liturgia della Santa Messa tradizionale per esempio, dopo la consacrazione, si invoca l’intervento della mano “Sancti Angeli tui”, che porti fino a Dio tutto ciò che nella Messa è stato offerto, fino all’offerta dei cuori che si sono uniti al Sacrificio eucaristico, perché ridiscendano le benedizioni e riempiano le anime dei presenti o di coloro per cui s’è pregato. Nella nuova liturgia purtroppo questo concetto è presente soltanto in uno dei Canoni a scelta (ufficialmente il primo, ma - di fatto - il meno frequente nelle celebrazioni). L’immagine infatti è delle più eloquenti e rimanda diritto alla “circolazione mistica” dei beni nella Comunione dei Santi, la quale passa dalle “mani” dell’Angelo. Non che l’infusione della grazia santificante sia veicolata dagli angeli come un regalo può esser trasferito di mano in mano, ma nel senso che i benefici derivanti dall’unione dei membri della Comunione dei Santi abbisognano d’amministratori sapienti, i quali se da una parte già contemplano Dio, sono dall’altra vicini agli uomini, di cui vogliono la salvezza e che raggiungono “agilmente”. Per esempio quando un pensiero importante ci è tornato alla mente in maniera inspiegata o quando un’ispirazione ha fatto sì che pensassimo al nostro amico che da anni non contattiamo e che aveva bisogno di una parola di conforto, non va assolutamente escluso l’influsso angelico che può mettere in rapido contatto persone molto distanti fisicamente.
Bisogna sgombrare il campo infatti da una troppo eterea visione dei citati benefici angelici. Nell’economia dell’Incarnazione infatti l’aiuto che si porta ad un’anima unita ad un corpo risponde sempre ad una logica ilemorfica, così come la vera carità risiede nella preghiera e nella mortificazione personale, ma comporta anche sovvenire concretamente al bisognoso con nutrimento materiale o al dubbioso con consiglio veridico.
Gli angeli, che esercitano una vera e propria custodia dell’anima e del corpo, preservano la nostra salute, le nostre case, ma anche le comunità religiose e le chiese, fino ai regni e alle nazioni, ma ancor più agiscono istruendo le anime e indicando loro la via della salvezza. Essi mettono in guardia dalla fallacia del demonio, illuminano le intelligenze, riportando per esempio alla memoria un evento o favorendo una sensazione corporale che non influenzerà direttamente l’intelligenza, ma almeno solleciterà l’immaginazione. L’angelo ha questo potere ed ancor più l’Angelo custode, che riceve da Dio uno speciale mandato e una speciale facoltà di vigilare ed operare su una determinata persona.
Quanto alle modalità di tale azione si ricordi che le creature spirituali possono per esempio con facilità intervenire sulla materia, l’angelo custode può farci evitare quel particolare pericolo che incombeva sulla nostra salute fisica, ma possono - in nome dello stesso principio - essere causa di buoni pensieri e di consiglio esterno.
L’orgoglio cieco del pensiero moderno invece, che tutto vuol chiudere nell’autonoma coscienza, “sacrario dell’uomo” (K. Rahner), non vuol concedere che l’intelligenza dell’uomo non è mai sola ed isolata su questa terra e specialmente per ciò che riguarda l’eterna salvezza. La nostra povera intelligenza non è un assoluto, ma stante la sua natura inferiore ha bisogno d’aiuto e di guida superiore nei giudizi, nelle scelte, nell’azione pratica, a maggior ragione se l’oggetto è soprannaturale; addirittura gli infedeli sono guidati dall’angelo custode che li consiglia perché possano dire di sì a Dio che li chiama innanzitutto a conversione, benché sempre resti la possibilità del rifiuto dell’aiuto altrui.
L’attività del pensiero dell’uomo quindi non è mai in quella solitudine cara agli immanentisti più coerenti, non può esserlo perché ha sempre bisogno d’aiuto e di sostegno nel suo lento e faticoso avanzamento discorsivo. Ciò vale, a fortiori, per l’uomo in grazia, il quale però gode d’essere unito a quella moltitudine di Santi - senza escludere le anime sante del Purgatorio - che lo segue e lo consiglia con speciale attenzione e premura; egli è in compagnia di una moltitudine di consiglieri anche se non sempre se ne rende conto. Questa consolante verità di fede, nel caso degli angeli si fonda sulla loro facoltà di sollecitare la conoscenza umana secondo le leggi di quest’ultima. L’uomo infatti ha un intelletto meno potente di quello angelico, la sua composizione col corpo fa sì che debba sempre passare dal sensibile; l’angelo quindi - nel pieno rispetto dell’ordine creato dice l’Aquinate - farà ricorso, per illuminare l’uomo su una verità che vuol trasmettergli, a delle “similitudini sensibili”[8]. Ma va ripetuto che solo raramente l’uomo si rende conto dell’origine di quel pensiero o del fatto che la conoscenza di quella verità o la possibilità di fare quell’azione siano state suggerite dagli angeli[9].
L’angelo può facilitare il riordino dei pensieri attraverso l’immaginazione, ma anche facilitare una scelta volontaria intervenendo sulle nostre passioni, che sono legate alla corporeità della nostra natura sulla quale l’angelo può agire. Si pensi per esempio alla facoltà che ha un oratore a forza di figure retoriche di suscitare le passioni di una folla e ciò solo con l’ausilio della parola, non desti quindi meraviglia che l’angelo possa sollecitare immaginazione e passioni in un senso o nell’altro. Egli può ad esempio favorire disposizioni di compassionevole misericordia verso un povero oppure di santa collera verso i nemici della Chiesa; sosterrà poi l’atto volontario - che resta sempre e solo nostro - nel senso della misericordia o dell’audacia a seconda dell’esigenza. Quanto al potere consolatorio degli angeli, che il nostro pensiero corra all’Orto degli Ulivi, ove nelle ore tremende dell’Agonia, Nostro Signore stesso volle che la Sua santa umanità fosse riconfortata - con lezione insuperata d’umiltà - da qualcuno che Gli era inferiore secondo la divinità. Gesù stesso quindi viene a dirci di ricorrere spesso con umiltà e convinzione agli angeli e specialmente al nostro Custode.
La compagnia soprannaturale
Nelle ore difficili poi, come quelle che precedono la morte, in cui la lotta coi demoni si fa più dura e in cui l’immaginazione può essere influenzata verso la disperazione (è noto che i demoni si scatenano particolarmente, ricordando all’agonizzante i peggiori peccati e tentando contro la fede e la speranza), lì si fa ancora una volta presente il conforto angelico, volto a portare quell’anima nella stessa società celeste in cui egli già vive e a strapparla a quella infernale, per la quale tanto si spendono i demoni. Ancora una volta la visione che la Chiesa suggerisce - se vogliamo uscire dalla a-sociale chiusura in sé stesso dei tempi nostri, pur nella volgare massificazione imperante - è quella di pensare spesso alla Comunione dei Santi, perché come la vita della gloria sarà sociale in compagnia degli angeli e degli uomini santi, già tale sia anche la vita dei cristiani che vivono ancora sulla terra.
Angele Dei,
Qui custos es mei,
Me tibi commissum pietate superna,
Illumina, custodi, rege et guberna. Amen.
[1] “Probabilior videtur, quod angeli simul cum creatura corporea sunt creati. Angeli sunt quaedam pars universi : non enim constituunt per se unum universum, sed tam ipsi quam creatura corporea in constitutionem unius universi conveniunt”, S. Th., Ia, q. 61, a. 3, c.
[2] Mai troppo raccomandati restano in proposito due testi dell’autore: A. PIOLANTI. La Comunione dei Santi e la vita eterna, Città del Vaticano, 1992 (pp. 297-395) e IDEM, Dio nel mondo e nell’uomo, Città del Vaticano, 1994 (pp. 231-234).
[3] S. T. BONINO, Les Anges et les Démons, quatorze leçons de théologie, Paris, 2007 (Bibliothèque de la Revue Thomiste). L’autore in un testo denso d’angelologia e di profonde riflessioni metafisiche sulla natura angelica, dedica ben due capitoli propedeutici alla comprensione dell’importanza del ruolo degli angeli (la lectio IV e V); nel secondo affronta il problema della “demitizzazione” moderna della Rivelazione in chiave razionalista, denunciandone l’approccio profondamente anti-metafisico, quindi anti-razionale (pp. 93- 109).
[4] S. Th., Ia, q. 67. Per l’ unitas ordinis nella distinzione e nell’ineguaglianza cfr. Ibidem, a. 3, c. : “quaecumque autem sunt a Deo, ordinem habent ad invicem et ad ipsum Deum”.
[5] “Hoc habet ordo divinae providentiae, non solum in angelis, sed etiam in toto universo, quod inferiora per superiora administrantur” S.Th., Ia, q. 112, a.2. c.
[6] A. PIOLANTI, La Comunione dei Santi, cit., p. 298.
[7] Ibidem, pp. 298, 299.
[8] S. Th., Ia, q. 111, a. 1, c.
[9] Ibidem, ad 3. Sulla possibilità di influire sull’immaginazione cfr. anche l’articolo 3 della medesima questione.
Pubblicato da Disputationes Theologicae
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