Proponiamo questo interessante post tratto da Traditio Liturgica
--------------------------------------------------------------------------------------------------------
Il presente
passo, tratto dall’opera Institutions
liturgiques, di Dom Prosper Gueranger, è attualissimo. In
Occidente oramai è assai riscontrabile una lettura razionalistica della liturgia
cristiana, lettura che l’abate di Solesmes ritrovava già in un autore del XVII
secolo, Dom Claude de Vert. Chi combatte il senso simbolico antico della
liturgia – i settari antiliturgici, come Gueranger li denomina – è in effetti
succube d' una visione razionalistica della stessa e non avverte più il suo
significato spirituale insito negli orientamenti tradizionali. Nel momento in
cui questo significato non è più avvertito è logico sovvertirla e rimodellarla
con criteri che non sono quelli della tradizione, come accade oggi giorno in
tutte le realtà ecclesiali antitradizionali.
Questa critica di
Gueranger è, dunque, attualissima e sembra fatta proprio per i tempi odierni.
Non meraviglia che, forse per questo, l’opera sia praticamente introvabile. Che
direbbe l’abate di Solesmes davanti alle desolazioni della liturgia occidentale
attuale?
Dom Prosper Louis Pascal Gueranger (1805-1875) |
La religione cristiana, che basa i suoi mezzi di salvezza attraverso i sacramenti, proclama la necessità dei riti sacri, in quanto, essendo d'istituzione divina, contengono la grazia che significano. [...]
Tuttavia nulla è stato più violentemente perseguitato dalla setta antiliturgica, quanto il simbolismo cristiano che dà un valore mistico al suo gesto, a un oggetto materiale, che anima la creazione visibile e realizza lo scopo dell'incarnazione espresso in quest'ammirevole frase liturgica: "Ut dum Deum cognoscimous, per hunc in invisibilium amorem rapiamur" (in modo che, riconoscendo Dio in forma visibile, siamo istruiti da lui all'amore dei beni invisibili -. Prefazio di Natale del Messale Romano).
Quando l'eresia è stata in grado d'agire direttamente, ha schiacciato il simbolismo [...]
Era facile prevedere che lo stesso movimento che ha prodotto il rovesciamento della tradizione dei messali e breviari a Parigi, Cluny e Troyes, che portava un gran numero di sacerdoti a infrangere i momenti di silenzio dei misteri nella celebrazione della Messa, tendeva, in questa secolarizzazione universale della liturgia, a materializzare le cerimonie il cui misticismo antico era in troppo flagrante contraddizione con tutto quest'insieme di naturalismo [...]
[Si disse che] generalmente i nostri dottori cattolici si posero troppo esclusivamente sulla difensiva di fronte alla pretesa Riforma protestante: così [i critici] minarono il dogma estraendo dal culto quanto sembrava difficile da difendere davanti ai loro avversari. Essi non vollero scioccare, vollero addirittura soddisfare la ragione dei protestanti; ne accordarono una certa vittoria, convenendo, così, che la Riforma aveva criticato contro la Chiesa per aver peccato d'esagerazione. Fu una tattica imprudente, da non giustificarsi per il suo successo [...]
Dom Claude de Vert, il nostro tesoriere di Cluny, s'era incaricato di "naturalizzare" le cerimonie della Messa... In un suo viaggio a Roma, verso il 1662, nel quale fu testimone delle pompose cerimonie che si praticavano in questa capitale del mondo cristiano, invece di gustarne i misteri, concepì l'idea d'una opera in cui, trascurando di spiegare i simboli della liturgia con delle ragioni mistiche, come aveva fatto fino ad allora ogni tradizione liturgica delle Chiese d'Oriente e d'Occidente, ne ricercò solo le ragioni fisiche con l'aiuto delle quali cercava di spiegare tutto [...]
La dottrina di Dom de Vert è pertanto più dannosa, poiché pare all'inizio molto innocente. Così la Chiesa, istituendo le cerimonie non ha avuto per fine l'istruzione e l'edificazione dei fedeli. Le ragioni mistiche non devono essere rigettate, anche se arbitrarie in se stesse. L'essenziale è avere in mente la causa naturale di ogni rito sacro e stare attenti a non dire che tali riti sono eseguiti per rappresentare ragioni morali o mistiche [...]
Così agli occhi del tesoriere di Cluny, "l'immersione del battesimo trae la sua origine nella consuetudine di lavare i neonati al momento della loro nascita per ragioni fisiche".
Se il cristiano battezzato riceve l'unzione del Crisma uscendo dall'acqua, Dom de Vert ci dice che "quest'unzione non era affatto una pratica particolare alla Chiesa. Si sa che in ogni nazione, soprattutto tra i giudei e i popoli orientali, dopo essersi lavati e bagnati, l'acqua dissecca e raggrinza la pelle per cui si ha cura di strofinare con dell'olio le parti bagnate. Da qui deriva che l'unzione è quasi sempre aggiunta al bagno nella Scrittura. E' a tal proposito che le donne, in parecchi luoghi, dopo aver lavato i panni, si strofinano le mani e le braccia d'olio, per impedire, esse dicono, che la pelle raggrinzisca".
I riti sacramentali dell'estrema unzione sono sottomessi allo stesso sistema di spiegazione razionalista. "Come pregando per i malati - dice Dom de Vert - si domanda sempre il sollievo dai loro mali così non si trascura neppure d'impiegare allo stesso tempo dei lenitivi e di dare sollievo alle parti malate con unzioni d'olio [...]".
Se il prete, rivestendosi con i paramenti sacri per celebrare il santo sacrificio, incrocia la stola sul suo petto, "è perché le due strisce di stoffa, venendosi a sovrapporre verso la parte alta del petto, possano coprire il camice in quel posto in cui l'apertura della casula lascia un vuoto e così il tutto diviene un abito completo".
Se al termine di ciascun notturno il coro, precedentemente seduto durante le letture, si alza al "Gloria Patri" dell'ultimo responsorio, non è, come dice san Benedetto nella sua regola "ob reverentiam sanctissimae Trinitatis"; ma lo si fa per uscire dal coro stesso poiché, in altri tempi, s'usciva alla fine d’ogni notturno [...], ecc., ecc.
Si può ben immaginare l'effetto che fece l'apparizione d'una simile opera nei primi anni dell'epoca razionalista. Se ne stamparono molte edizioni. Oramai non si fece più attenzione al simbolismo della liturgia senza correre il rischio d’essere considerati privi di scienza e uomini attaccati alle immaginazioni mistiche dei "secoli oscuri".
Dom prosper Gueranger, Insitutions liturgiques, Editions de Chiré, Chiré-en-Montreuil, 1977, pp. 152-154.
Nessun commento:
Posta un commento