domenica 20 maggio 2012

Maggio con Maria donna della Pasqua


Il preside del Marianum: il Rosario preghiera col cuore della Vergine




di Giacomo Gambassi 

Se si guarda al ciclo delle stagioni, è il mese della primavera che avanza. Invece, per la liturgia, è il «tempo dell’alleluia» e dello svelarsi del mistero di Cristo alla luce della Risurrezione, ma anche il tempo dell’attesa dello Spirito Santo che scende sulla Chiesa nascente a Pentecoste. Due contesti, quello «naturale» e quello liturgico, che si intonano bene con la tradizione di dedicare il mese di maggio a Maria.

La donna, che nelle litanie lauretane è definita «rosa mistica» e che Benedetto XVI ha chiamato «il fiore più bello sbocciato dalla creazione, è al centro di queste settimane rigogliose che la pietà popolare alimenta da secoli. «Il popolo cristiano – spiega padre Salvatore Perrella, religioso dell’Ordine dei Servi di Maria e preside della Pontificia Facoltà teologica Marianum – è oggi toccato dalla fluidità delle relazioni. Però continua a intuire che Maria è la catena dolce che ci riannoda a Dio».

Le radici del culto mariano che segna questo mese sono profonde. «Da sempre la Chiesa ha voluto consacrare alcuni momenti dell’anno a Maria – riferisce il religioso –. In Oriente il mese di agosto è dedicato alla Dormitio. Nella Chiesa copta il tempo del Natale è anche quello della Vergine che viene onorata come madre del Salvatore». In Occidente sarà il Medio Evo a far fiorire una devozione senza tramonto. «Ne è la testimonianza una composizione alla Madonna del re e poeta Alfonso X di Castiglia – aggiunge il preside del Marianum –. Poi nel 1549 un monaco benedettino pubblica il primo libro sul maggio mariano. Ma saranno soprattutto i gesuiti ad ampliare questa tradizione che fra il Settecento e l’Ottocento passa dalle case alle chiese. Così in questo mese la Vergine viene presentata come summa delle virtù cristiane, come colei che intercede presso il Figlio e come protettrice della Chiesa».

Con il Concilio Vaticano II la pratica mariana si sintonizza con il tempo di Pasqua. «Accade talvolta che la presenza di Maria nel mistero di Cristo sia messa in relazione soltanto con l’Incarnazione – sottolinea padre Perrella –. Invece la Madonna è anche donna della Pasqua. E non soltanto sotto la croce. Perciò la Vergine va venerata come icona della gioia in quanto è la prima a esultare per la Risurrezione».

I giorni di maggio sono scanditi dalla recita del Rosario che il Papa considera una «scuola di contemplazione e silenzio». «L’intuizione di Benedetto XVI – dichiara il preside del Marianum – può essere una risposta a chi ritiene questa preghiera una meccanica recitazione di formule. Nulla di più errato. Il Rosario è meditazione dei misteri di Cristo a cui Maria è stata associata e, con la corona fra le mani, invita a riflettere sulla vita del Signore. Per questo non solo è preghiera a Maria, ma con il cuore di Maria».

La vicinanza alla Madonna si esprime anche con segni esteriori, a cominciare dai fiori che decorano gli altari e che sono richiamo alla bellezza. «Quella di Maria è una bellezza di redenzione – afferma il religioso –. Dio ha rivisto nella Vergine l’uomo appena creato che era bello e buono. Si legge nel libro dei Salmi: "Tu sei il più bello tra i figli dell’uomo, sulle tue labbra è diffusa la grazia". Ecco, abbiamo bisogno della bellezza autentica che è quella del Crocifisso, del Samaritano, del Risorto. Ed è questo che Maria insegna con il suo magistero quotidiano».

Il mese di maggio si conclude con la festa liturgica che ricorda il secondo «mistero gaudioso»: la visita della Madonna a Elisabetta. «Se Maria è la prima evangelizzata in quanto porta nel grembo il Verbo che si farà carne, al tempo stesso diventa la prima evangelizzatrice quando si reca dalla cugina. Così la Madre di Dio visita il popolo cristiano e ricorda l’essenziale della fede che consiste nel "fare quello che lui vi dirà", come indica ai servi di Cana». Fulcro dell’episodio della Visitazione è il Magnificat. «Con questo inno – conclude padre Perrella – Maria celebra l’amore che il Signore ha per l’umanità, in particolare per gli ultimi. Del resto è lei la prima beneficata da questa opzione di Dio. Ecco perché il Magnificat è un canto che sconvolge: nelle parole accolte da Elisabetta, la Madonna annuncia che sarà la forza dell’umiltà a sconfiggere il male. E ci esorta a essere collaboratori di questa rivoluzione della carità che Cristo ci consegna».

Avvenire   18 maggio 2012

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