di Andrea Tornielli
Il controllo sulle azioni di Karol Wojtyla da parte della polizia segreta comunista fu di proporzioni impressionanti…». Marek Lasota, classe 1960, laurea in filologia polacca e specializzazione in storia, vive tra chilometri di carte accumulate dal regime comunista e conservate nell’Istituto Nazionale della Memoria (IPN) del quale dirige la sezione di Cracovia. Dopo anni di pazienti ricerche ha isolato rapporti e dossier riguardanti Wojtyla. Viene pubblicato in questi giorni in italiano «Karol Wojtyla spiato» (Interscienze, pp. 288, 23.40 euro, non reperibile nelle librerie ma solo online sul sito il libro di Lasota con i documenti segreti del regime sul Pontefice scomparso nel 2005. Lo studioso, nel colloquio con la Stampa, rivela anche i nomi di alcuni preti collaborazionisti che non sono stati inseriti nel libro.
«Durante il comunismo ogni prete era considerato dalle autorità come un nemico del popolo e del partito – spiega Lasota – e messo sotto osservazione dalla polizia politica, la “Bezpieka”. Wojtyla era controllato fin dal 1946. Questa attività di intensifica nel 1958 quando diventa ausiliare di Cracovia. Negli anni Sessanta, come arcivescovo, viene ritenuto un pericoloso oppositore ideologico. Per questo il controllo su tutte le sue azioni assunse proporzioni impressionanti».
Tra i documenti presentati nel libro colpisce quello con le 98 domande a cui dovevano rispondere le spie che controllavano il futuro Papa: un’attenzione maniacale ad ogni dettaglio della sua quotidianità. Dall’ora in cui si alza ogni giorno, alle attività compiute ogni mattina e in quale ordine; dalla frequenza con cui si rasava ai «cosmetici» usati. Vengono richieste informazioni sulle sue abitudini in ufficio, su quali documenti portasse con sé a casa, se avesse con sé le chiavi della scrivanie, di che cosa parlava dopo il pranzo, se gradiva «giocare a bridge o altri giochi di carte, o a scacchi» ed eventualmente con chi, se fumava e se gli piacevano gli alcolici. La polizia segreta voleva sapere persino «chi gli fornisce la biancheria intima» e chi «fa il bucato della sua biancheria, dei calzini, ecc.», se «è in possesso di un armadietto dei medicinali, quali medicinali».
Dalla ricerca dello storico negli archivi della «Bezpieka» emergono le inquietanti proporzioni del fenomeno: «Si stima – afferma – che circa il dieci per cento del clero in Polonia abbia collaborato in qualche modo con i comunisti. Wojtyla era attorniato da alcuni preti che collaboravano con la polizia segreta e comunicavano notizie su di lui». Alcuni di questi preti venivano avvicinati in momenti di debolezza, perché coinvolti in qualche vicenda di alcol, soldi o sesso.
«A controllare Wojtyla – rivela Lasota – erano i sacerdoti Wladyslaw Kulczycki, Mieczyslaw Satora, Boleslaw Sadus, Chris Michalowski, Zygmunt Siudmak, Joseph Szczotkowski. Padre Sadus, morto nel 1990, era parroco di una parrocchia di Cracovia e collaborava con il nome in codice “Brodecki”. Mentre don Szczotkowski, nome in codice “Rosa”, morto nel 2000, era canonico della cattedrale di Cracovia e lavorava nella curia metropolitana. E non solo i preti informavano la polizia segreta: molte delle persone più vicine a lui finirono per collaborare».
Il controllo su Wojtyla continuò anche dopo il 16 ottobre 1978, quando il cardinale di Cracovia a sorpresa venne eletto Papa. «In un rapporto del 30 novembre 1984 si riportano i nomi in codice di undici collaboratori segreti: Sylwester, Turysta, Sowa, Wolski, Pawlik, Lucjan, Janowski, Robert, Gross, Seneka e Filozof». «Tourist – ci spiega Lasota – era il sacerdote Antoni Siuda; Seneka era un impiegato del settimanale cattolico “Tygodnik Powszechny”». Ma ci sono stati anche casi in cui chi collaborava, credeva di incontrare informatori di Paesi occidentali: era la forma di «arruolamento sotto bandiera straniera», che emerge in alcuni rapporti riguardanti il domenicano polacco Konrad Hejmo.
Dalla mole di rapporti e dossier su Wojtyla, la sua figura emerge senza alcuna ombra, anche minima. Non era ricattabile né influenzabile. Il quotidiano check-up della polizia comunista conferma dunque che al conclave dell’ottobre 1978 i cardinali scelsero bene.
Vatican Insider 29 maggio 2012
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