Nel Vangelo di Marco (6,3) troviamo che Gesù è
chiamato "il carpentiere", "il falegname". Matteo 13,55 però, nel passo
parallelo ci informa che i paesani di Gesù si chiedevano: "Non è egli forse il
figlio del carpentiere?" (CEI 1974) oppure: "Non è costui il figlio del
falegname?" (CEI 2008). Solo Luca aggiunge il nome: "Non è costui il figlio
di Giuseppe". Sommando questi dati i cristiani hanno sempre conosciuto il lavoro
dell'artigiano Giuseppe, sposo della Vergine Maria e Padre putativo del
Salvatore. La festa in onore di san Giuseppe artigiano o lavoratore
(opifex) è certo di recente istituzione. Anche le immagini che ritraggono
il padre di Gesù al lavoro nella sua bottega non risalgono a prima del XV
secolo. Ma una chiarissima indicazione del lavoro di Giuseppe l'abbiamo fin dal
V secolo, nella formella che decora la copertina di evangeliario in avorio
conservata a Milano (vedi foto a sinistra e ingrandimento sotto). Vi
troviamo la scena della Natività, e sulla sinistra Giuseppe con una sega vicino
alla gamba: inequivocabile strumento della sua professione.
La festa del primo
maggio così è presentata dal Martirologio Romano:
San Giuseppe
lavoratore, che, falegname di Nazareth, provvide con il suo lavoro alle
necessità di Maria e Gesù e iniziò il Figlio di Dio al lavoro tra gli uomini.
Perciò, nel giorno in cui in molte parti della terra si celebra la festa del
lavoro, i lavoratori cristiani lo venerano come esempio e patrono.
La festa odierna
si innesta su quella detta "del Patrocinio di San Giuseppe" (estesa nel 1847
alla Chiesa universale da Pio IX), e fu voluta esplicitamente da Pio XII nel
1955, per "cristianizzare" il giorno festivo dedicato ai lavoratori. Già papa
Leone XIII, molto attento alla questione operaia, aveva dedicato - prima volta
nella storia - al Santo Falegname di Nazareth un'enciclica: la Quamquam pluries.
Tutti i papi del
'900 additarono Giuseppe come esempio per i lavoratori, senza mai
dimenticare la sua speciale protezione sugli operai, artigiani e su ogni
lavoro, in qualunque genere: Angelo Giuseppe Roncalli, che volle essere
consacrato vescovo il 19 marzo, onorava in san Giuseppe il patrono dei
diplomatici. Tanta era la sua devozione per lo Sposo di Maria che non esitò,
eletto papa (Giovanni XXIII), a inserirlo nel Canone della Messa, modificando il
venerabile testo che nessun suo predecessore aveva mai osato toccare.
Alla protezione
di San Giuseppe affidiamo oggi tutti coloro che hanno perso il lavoro e lo
cercano con ansia e speranza per provvedere alle necessità delle loro famiglie
in questi tempi così
difficili.
Testo preso da: Il Figlio del carpentiere e carpentiere lui stesso. San Giuseppe e il lavoro http://www.cantualeantonianum.com/2012/05/il-figlio-del-carpentiere-e-carpentiere.html#ixzz1tcNEAfzR
http://www.cantualeantonianum.com
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